Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Silly Secrets

Questa è una traduzione di una one-shot di raelle

La prima volta che Vegas aveva sentito della strana abitudine di Pete fu dopo qualche mese da quando si erano messi insieme. Porsche aveva cominiciato a visitare occasionalmente l'appartamento di Vegas e Pete durante i pomeriggi. Vegas aveva avuto l'impressione che gli mancasse Pete e l'altro aveva correttamente supposto che loro non sarebbero andati a trovarlo nella casa della seconda famiglia.

Erano seduti sul tetto, sotto un cielo terso, bevendo vino attorno ad un tavolo da esterni. Porsche era seduto su un lato, Pete e Vegas opposti a lui, il braccio di Vegas avvolto sulle spalle di Pete, stavano parlando di niente di importante quando improvvisamente Porsche aveva indossato uno sguardo malizioso sul suo viso.

"Di un po' Vegas- Cosa ne pensi dell'abitudine di Pete di non indossare-?"

Prima che potesse terminare, Pete lo aveva calciato talmente forte sotto al tavolo che lui aveva sussultato massagiandosi lo stinco.

"Ow, cazzo-"

Pete aveva rivolto uno sguardo a Porsche che Vegas aveva correttamente interpretato come se-parli-di-nuovo-ti-uccido. Vegas aveva inarcato un sopracciglio , guardando Pete "Oh? Non indossare cosa?"

Pete aveva immediatamente fatto una delle sue disagevoli risate ansimanti che usava ogni volta che stava cercando di nascondere qualcosa a Vegas, accompagnata con uno dei suoi sorrisi fin troppo entusiasti. "Non è niente, Porsche si sta solo inventando cose."

Vegas aveva guardato Porsche di traverso, il quale si stava ancora massaggiando lo stinco, poi aveva guardato Pete cautamente, avendo notato lo sguardo di Vegas aveva immediatamente cominciato a ridere prendendo chiaramente il lato del suo migliore amico in modo calcolato "Già, sto solo dicendo stronzate, non preoccuparti."

Vegas sapeva che stavano entrambi mentendo ed era stato lasciato a domandarsi quale strana abitudine avesse potuto tirare fuori una reazione così forte da Pete.

Quando Porsche se ne era andato, Vegas aveva provato a strappare via l'informazione a Pete, imprigionandolo contro il divano e facendogli il solletico fino a farlo ridere così forte da piangere, ma Pete aveva continuato a sostenere che Porsche lo stava solo prendendo in giro. Dunque Vegas aveva lasciato perdere per il momento, ma era certo che Pete gli stesse mentendo e che ci fosse qualcosa che non sapeva.

-

La seconda volta che Vegas udì qualcosa sulla strana abitudine di Pete fu da Kinn. Era andato da solo ad un incontro di famiglia quel giorno, poiché stava seguendo la missione personale di non lasciare Macau e Pete da nessuna parte vicino a loro se avesse potuto (Pete era quello difficile nell'equazione). Non era stata la prima volta che era tornato dopo l'attacco alla casa e la morte di suo padre, ma esservi all'interno continuava a renderlo nervoso.

Dopo che l'incontro era stato terminato e Vegas si stava sentendo soffocato, Kinn lo aveva spinto di lato. Vegas voleva andarsene. Aveva un'opprimente bisogno di fumare una sigaretta o sei e magari anche di urlare. Ma allo stesso modo non sentiva ancora il bisogno di antagonizzare Kinn. Dunque aveva lasciato che Kinn lo trascinasse nella sua camera privata e versasse ad entrambi dello scotch.

"Come stanno andando le cose Vegas?" chiese Kinn osservando il proprio drink.

Vegas aveva anusato il proprio. Non era perché credeva che fosse avvelenato -non era così stupido- ma ricordare a suo cugino che era sempre allerta non avrebbe fatto male, inoltre aveva semplicemente un buon odore. "In che senso?"

"Beh, ti stai riprendendo da un po'. Sei in una relazione seria ora e ti stai prendendo cura di tuo fratello minore..." Kinn si interruppe, guardandolo per un istante "Sono più responsabilità di quelle alle quali sei abituato. Come sta andando?"

Vegas si chiese se avesse dovuto sentirsi offeso all'insinuazione di suo cugino sul fatto che non aveva responsabilità prima. Anche se, in qualche modo, aveva ragione. Non aveva mai dovuto tenere fisicamente vivo qualcuno prima di allora. Ma non era più soggetto a completare i piani di suo padre o dover orchestrare i suoi propri schemi. 

Così com'erano le cose, semplicemente lo rendevano stanco. "Va bene, Macau è bravo a scuola".

"E per quanto riguarda te e Pete?"

C'era un tempo in cui Vegas avrebbe messo su un'aria arrogante e si sarebbe vantato di quanto erano felici insime (ovviamente era vero) ma non sentiva più il bisogno di fare le bizze intorno a Kinn o nessuno del resto della famiglia, perché semplicemente non gliene importava abbastanza. "Stiamo bene" aveva risposto onestamente sebbene un po' silenzioso.

Kinn annuì prendendo un altro sorso del suo scotch. " E cosa ne pensi delle sue strane abitudini?"

Ciò fece inarcare un sopracciglio a Vegas. "Di cosa stai parlando?"
"Oh, quindi non lo hai ancora visto." quella fu una risposta irritante e fece affilare lo sguardo a Vegas.

"Kinn, di che diavolo stai parlando?"

Kinn scosse le spalle, l'ombra di un sorriso era scivolata sulla sua bocca mentre prendeva un altro sorso di scotch. "Pete ha delle abitudini interessanti quando è a casa da solo. Sono sicuro che eventualmente le vedrai"

Vegas aggrottò le sopracciglia. Poteva chiaramente vedere che Kinn lo stava deliberatamente infastidendo, ma lo irritava ancora di più che Kinn e Porsche conoscessero Pete così bene. Sapeva che non stavano cercando di sbatterglielo in faccia, ma a volte lo facevano.

Si scolò il resto del suo scotch e posò il bicchiere offrendo a Kinn un gelido sorriso "Grazie, cugino, per l'incoragiamento. Vado a casa."

"Guida con prudenza" disse Kinn, divertito.

-

Vegas voleva provare a far vuotare il sacco a Pete nuovamente facendogli il solletico, ma sapeva che non avrebbe funzionato. Pete non era nulla se non ostinato, Vegas lo aveva imparato con le maniere forti, ancora ed ancora.

Ma aveva un nuovo piano. Dopotutto Kinn gli aveva dato un indizzio su quando questa stranezza aveva luogo, sebbene non su cosa fosse esattamente.

Dunque aveva creato un piano. Normalmente se ne andava il mercoledì per dare a Pete del tempo per sé stesso e tornava insieme a Macau dopo la scuola, nel pomeriggio (cosa facesse dipendeva dal giorno. A volte comprava dei libri. Altre volte spendeva il suo tempo riparando o sostituendo parti della sua moto, altre ancora la guidava per ore sul circuito. Ma era positivo che avessero del tempo da spedere per loro stessi in quell'occasione, dato che nessuno dei due lavorava -in più uno dei libri che Vegas aveva letto sulle relazione sane aveva detto che dello spazio era un bene per le coppie e voleva che le cose con Pete fossero salubri ).

Il mercoledì successivo, come al solito se ne era andato dopo colazione con Pete e Macau. Ma invece di rimanere fuori tutto il giorno, era tornato a casa per il pranzo. In fin dei conti era qualcosa che Pete faceva quando era solo, secondo Kinn.

L'appartamento era silenzioso quando Vegas vi aveva messo piede, chiudendo di proprosito la porta principale silenziosamente. Normalmente quando Macau era lì c'erano i suoni della musica o dei videogiochi che riverberavano nella casa. Anche a Vegas piaceva riprodurre musica, dipendendo da quello che stava facendo. Il silenzio gli ricordò che non sapeva cosa facesse Pete quando era da solo, cosa che gli fece sentire il bisogno di corrugare le sopracciglia.

Ma era in missione, dunque aveva posato le chiavi e aveva iniziato ad agirarsi per l'appartamento, cercando Pete. Non era in cucina, o nell'aria prinicpale e nemmeno sul balcone. Non era neppure nella sala da pranzo o l'ufficio. La camera pradonale era vuota e Vagas non aveva perso tempo a controllare nella camera di Macau poiché sapeva che Pete non sarebbe stato lì. Era sempre un disastro e nessuno di loro avrebbe messo piedi lì se avessero potuto evitarlo.

Erano rimasti solamente tre posti: la camera degli ospiti, il tetto o la camera libera che avevano convertito nella loro palestra personale (avevano discusso sul trasformarla in qualcosaltro  ma  nessuno dei due aveva il pressante desiderio che Macau scorprisse il loro kinks , quindi si sono accontentati di questo per ora). Delle tre Vegas non riusciva a trovare nessuna ragione per la quale Pete sarebbe dovuto essere sul tetto o nella camera degli ospiti. Dunque aveva attraversato la hall fino alla stanza alla sua fine, notando che la porta era accostata e poteva sentire dei suoni ovattati provenineti dall'interno.

Perciò Vegas aveva allegerito i suoi passi e aveva attentamente spinto la porta in avanti per poter vedere all'interno.

E che vista.

Prima di tutta la stanza era rivestita da legno, come il resto dell'appartamento. Era vuota eccetto per una selezione di attrezzi da palestra -pesi liberi, tapis roulants, sacchi da box, tra le altre cose- e  al centro del pavimento c'erano dei pannelli imbottiti sopra al pavimento per allenarsi nella lotta corpo a corpo.

E lì c'era Pete, in piedi con la schiena rivolta verso la porta davanti allo stand dei pesi liberi. Indossava un tank top e c'erano delle impronte di mano fatte con il gesso sui suoi bicipiti e lungo il suo collo dove lui -presumibilmente- si è palpato dopo aver fatto sollevamento pesi. Cosa che stava continuando a fare, sollevando e abbassando due pesi con degli assolutamente comici grugniti. Aveva anche un asciugamano abbandonato sulla sua spalla, per qualche ragione.

E non stava indossando i pantaloni.

E non  senza pantaloni nel senso che non stava indossando i jeans (in inglese la frase è He was waring no pants and not 'no pants' as 'not waring jeans' è un gioco di parole). Vegas ha sempre preferito i boxer come intimo. Ma quel giorno non stava indossando nemmeno quelli e come sollevava i pesi, l'orlo della sua maglietta si sollevava mostrando la parte inferiore del suo perfetto sedere muscoloso.

Vegas dovette mordere forte la sua lingua per evitare di ridere di riflesso. Non era ancora pronto a rovinare la vista. Perciò si appoggiò contro la porta sorridendo a sé stesso, con le braccia incrociate, semplicemente osservando.

Gli piaceva il modo in cui i bicipiti di Pete si contraevano mentre spingeva i pesi verso l'alto e poi li riportava verso il basso fino a ché i suoi gomiti erano nuovamente al livello delle spalle. Era un peccato che stesse indossando quel tank top e Vegas non poteva vedere come i muscoli della sua schiena si flettessero mentre lo faceva. Ma andava bene così -il modo in cui la maglietta si sollevava ad ogni movimento per mostrare degli scorci di piccole mezze lune del perfetto sedere di Pete, rimediava.

Il calore dell'eccitazione si era già depositato nel ventre di Vegas ed egli non aveva fatto nulla a riguardo, facendo scorrere la sua lingua lungo il suo labbro inferiore mentre guardava Pete completare il suo set, continuando a fare degli esagerati suoni "chu" facendolo. Era tutto così adorabilmente, affettuosamente divertente che Vegas poteva a stento trattenere la sua risata nel suo petto. Ma ci riuscì mordendo il suo labbro inferiore, sorridendo attorno ad esso.

E' quasi scoppiato quando Pete si è piegato in avanti per posare i pesi e la sua maglieta è scivolata verso l'alto abbastanza da mostrare delle impronte di mano di gesso sul suo sedere, le quali significavano che ad un certo punto doveva aver schiaffeggiato le sue stesse natiche.Vegas dovette mordere così forte le sue labbra che i suoi occhi si inumidirono nel trattenere le risate. Certo, Vegas aveva fatto uno studio dell'apprezzare  il corpo di Pete ad ogni opportunità. Ma non sapeva che Pete ammirasse sé stesso così tanto. E' sexy, Pete. Amo la confidenza.

Ma quando Pete aveva cominciato a fare pose e a mettere in mostra i propri muscoli, con la testa che girava da un alto all'altro così che potesse controllarli, facendo suoni ridicoli e affaticati facendolo, Vegas non potè più trattenersi. La risata era sgusciata fuori da lui, dovette aggrapparsi alla porta per evitare di cadere ansimando tra le risa.

Pete si era voltato bruscamente con un guaito "Vegas?!" si era strappato l'asciugamano dalla spalla e aveva tentato di usarlo per corprirsi dal bacino in giù -un po' in ritardo per il modesto imbarazzo, però.

La faccia di Pete era rossa, gli occhi sbarrati in chiaro imbarazzo. "Pensavo che non saresti stato a casa fino a tardo pomeriggio".

"Ho finito prima". Vegas aveva inarcato un sopracciglio verso Pete e si era allontanato sinuosamente dallo stipite della porta, rendendo di proposito i suoi passi uguali e sensuali mentre camminava sul pavimento. Pete era indietreggiato di riflesso mentre Vegas si avvicinava, dunque Vegas aveva immediatamente aggiustato l'angolo, poi aveva spinto Pete verso un pezzo nudo di muro  tra l'espositore dei pesi e il tapis roulant. Non si era lasciato sfuggire il modo in cui il respiro di Pete si era fatto più rapido quando la sua schiena aveva colpito la parete.

"Mi stavo solo godendo lo spettacolo."

Il rossore sulle guance di Pete si era fatto più vivido e la sua chiara mortificazione era ancora più adorabile. Il ghigno di Vegas si era fatto più ampio e si era avvicinato per afferrare l'asciugamano, facendolo scivolare via. Gli occhi di Pete si  allargarono per la sorpresa "Che stai facendo?"

"Non c'è bisogno di modestia con me, babe." Pete si era proteso e aveva offerto un ghigno impertinente "Ho già visto tutto."

Pete, se possibile, era riuscito ad arrossire ancora di più. Ma non aveva fermato Vegas da afferrare l'asciugamano e lanciarlo da qualche parte. L'eccitazione di Vegas lo spingeva a toccare Pete, dunque lo fece, facendo scorrere una mano lungo il petto di Pete fino al collo, sgrullando via la polvere di gesso da lì, tracciando con il pollice il contorno dela sua mascella. Aveva visto le pupille di Pete infiammarsi di eccitazione e aveva ghignato maggiormente, poi lo aveva squadrato dalla testa ai piedi. Era mozzafiato in quel modo -indietreggiato fino al muro, arrossato, senza pantaloni. Vegas sentiva il pressante bisogno di essere più vicino, dunque era scivolato proprio contro di lui, spingendolo contro la parete e aveva cominciato a baciarlo lungo il collo. I suoi nervi avevano cantato al contatto, il suo pene aveva già cominciato a muoversi nei suoi pantaloni. La testa di Pete era ricaduta con un leggero gemito, lasciando più spazio a Vegas. La sua pelle aveva il sapore di gesso e sudore, ma a Vegas non importava minimamente.

"Così è questo che Porsche intendeva?" chiese dolcemente Vegas, poi aveva passato la lingua sul polso di Pete provocandogli un delizioso brivido. "Ti togli i pantaloni quando ti alleni?"

Pete aveva sussultato contro il muro e Vegas si era abbassato e aveva afferrato la sua vita, impriggionandolo in modo che non potesse muoversi, facendo scorrere il suo pollice contro la pelle nuda di Pete. Si era allontanato per guardare nella sua faccia, facendogli silenziosamente pressione affinché rispondesse. Finalmente Pete -continuando ad arrossire visibilmente- aveva annuito, sorridendo imbarazzato a Vegas. "Si."

"Perché me lo hai nascosto?" aveva chiesto Vegas, spostando di lato la sua testa curiosamente.

"Era imbarazzante." aveva bisbigliato Pete con una smorfia.

Vegas aveva riso, un basso, rauco suono nel retro della sua gola. "Penso che sia sexy." Si era proteso nuovamente in avanti usando il suo petto per spingere nuovamente Pete contro la parente con il suo peso. Le mani di Pete si erano appoggiate sul suo bacino, avvicinandolo, cosa che aveva aizzato ancora di più l'eccitazione di Vegas. Era tornato a baciare e leccare il collo di Pete. Egli sapeva maggiormente di sudore, ma Vegas aveva sempre amato ciò. Il forte sapore salato su di lui era delizioso.

Un pensiero aveva colpito Vegas e un'improvvisa ondata di gelosa possessività. "Sono piuttosto arrabiato che sia Kinn che Porsche ti abbiano visto così," aveva mormorato e quando Pete si era irriggidito contro di lui a causa della sorpresa, Vegas aveva morso il suo collo.

Pete aveva lasciato uscire un basso gemito e era ricaduto pigramente contro il muro, con le dita strette contro la vita di Vegas, "Come lo sai?" aveva chiesto, con la voce già rauca a causa della libidine.

Vegas aveva ghignato attorno al prossimo morso sul collo di Pete. Amava quanto Pete lo desiderasse. "Era un'ipotesi plausibile che tu hai confermato." aveva mormorato, poi aveva mordicchiato il lobo del suo orecchio, facendolo rabbrividire nuovamente. "Dopotutto, in che altro modo avrebbero potuto saperlo entrambi?"

Pete aveva tentato di divincolarsi ancore e Vegas lo aveva spinto più duramente contro la parete, successivamente aveva fatto scivolare il suo ginocchio tra le gambe di Pete finché aveva potuto  sfregare contro il suo pene semi duro, cosa che lo aveva fatto boccheggiare. "A-anche Kinn lo ha menzionato?" era riuscito a dire Pete.

Vegas aveva ghignato al lato della sua faccia, forse sentendosi fin troppo divertito. "Si, anche se non voleva dirmi esattamente cosa. Mi ha semplicemente rivelato che tu avevi delle strane abitudini quando eri a casa da solo."

"Quindi è per questo che sei tornato prima."

Vegas aveva fatto un verso affermativo, ancora una volta passando la bocca lungo il collo di Pete.

Continuò a tenere la sua coscia dov'era, in mezzo alle gambe di Pete -sfregando contro la sua erezione ora apparentemente molto dura- ma aveva rilasciato il suo bacino, lasciando scivolare invece le sue mani attorno e sotto la sua maglietta, per palpare con i palmi pieni il suo sedere. Vegas amava la sensazione del didietro di Pete nelle sue mani -muscoloso e saldo, ma abbastanza morbido da consentirgli di avere una buona presa. "Dovrei ucciderli dopo questo," aveva borbottato nell'orecchio di Pete, il quale aveva tremato contro di lui. Le mani di Pete avevano tastato la schiena di Vegas, prendendo una manciata della sua larga camicia in seta.

"Vegas," aveva mormorato, suonando per metà come un rimprovero e metà eccitato.

Vegas aveva ignorato il rimprovero e aveva usato la sua forza sul sedere di Pete per strofinare la sua coscia ancora più duramente contro le sue gambe, facendolo inarcare e gettare indietro la testa fino a colpire la parete con un rumoroso thump. "Sono l'unico che può vederti così, Pete," aveva mormorato Vegas, poi ancora una volta aveva morso lungo il collo di Pete, facendolo agitare e gemere ancora, stringendo la sua presa sul suo sedere, forte abbastanza da lasciare dei marchi. "Se non posso ucciderli, dovrò eliminarlo dalle loro menti."

"Ve gas" gemeva Pete, ancora un po' rimproverante, ma invece di cercare riprenderlo per la sua violenta pillow-talk, aveva invece afferrato e tirato fuori la camicia di Vegas dai suoi pantaloni. Prima che potesse cominciare a sbottonarla, Vegas aveva catturato l'orlo del tank top e lo aveva tirato sopra la sua testa, gettandolo da qualche parte. In seguito aveva fatto un passo indeitro, afferrando le spalle di Pete a lo aveva girato fino a che aveva fronteggiato il muro, prima di cominciare a lasciare dei baci a bocca aperta lungo le sue spalle nude. Vegas li amava in quel modo -Pete nudo, inchiodato alla parete, mentre egli indossava ancora tutti i vestiti.

Pete rabbrividì con i palmi premuti contro il muro e Vegas aveva calciato leggermente le sue gambe perché si separassero, in modo che lui potesse stare in mezzo ad esse, poi aveva appoggiato il proprio avanbraccio attorno alle spalle di Pete, spingendolo più fermamente contro la parete. Pete si era fatto immediatamente molle, facendo un gemito così basso che Vegas l'aveva più sentito che udito. Come sempre, il modo in cui Pete si sottometteva a Vegas era così fottutamente eccitante che lo aveva reso dolorosamente eretto nei suoi pantaloni. Ma lo aveva ignorato, prendendosi il suo tempo per far scivolare la sua altra mano verso il basso e afferrando una manata di una delle natiche di Pete, poi l'altra, palpandole con fermezza. Pete aveva fatto lo stesso gemito basso che aveva rimbombato in lui a causa della sensazione

Ancora una volta, il pensiero di cosa Kinn e Porsche avessero visto era apparso nella testa di vegas e lo aveva fatto sentire geloso e possessivo. Aveva strofinato la sua mano ancora una volta contro la natica destra di Pete, poi l'aveva schiaffeggiata fermamente.

Pete aveva guaito sorpreso, la sua vita aveva cercato di ruotare in avanti, ma non aveva nessun posto in cui andare, vincolata contro il muro com'era. il suo guaito si era trasformato immediatamente in un basso gemito e Vegas aveva strofinato il suo palmo lungo la ora arrossata pelle del suo sedere lentamente, in modo rassicurante. "Mio, Pete" aveva mormorato, parlando con una voce bassa direttamente nell'orecchio di Pete. L'uomo immobilizzato tremava sotto di lui e Vegas aveva delicatamente mordicchiato il lobo del suo orecchio.   

La successiva sculacciata sulla sua altra natica era stata data con più forza, facendolo contorcere contro il muro e gemere nuovamente mentre Vegas strofinava il suo palmo sulla pelle rossa ancora una volta.

"Non voglio che tu mostri questo sedere a chiunque," aveva sibiliato, la voce bassa e Pete aveva fatto un suono di protesta nella gola.

"Non era mia intenzione - agh!"

Vegas lo aveva interrotto sculacciandolo ancora, facendolo inarcare e ansimare, cercando di trattenere i suoi gemiti tra i denti stretti, Vegas aveva ghignato, avvertendo la sua sfida. Amava il gioco a cui giocavano -nel quale Pete faceva il difficile, protestando prima di arrendersi inevitabilmente. Era delizioso.

"Non glielo ho mica mostrato di - mmm Vegas!" questa volta la sculacciata aveva tirato fuori un gemito da lui, facendolo inarcare, anche mentre il suo sedere diventava di un succulento rosso sotto le mani di Vegas.

Vegas si era sporto contro il suo braccio, spinguendo Pete ancora di più contro il muro. Poteva vedere i lati dell'espressione di Pete da dove la sua guancia era premuta contro la parete. Non poteva perdersi il rossore sulla sua faccia, il modo in cui le sue pupille si fossero dilatate incredibilmente o il modo in cui mordeva il suo labbro inferiore per sopprimere i suoi gemiti.

Vegas lo sculacciò nuovamente, alternando un lato all'altro per completezza, il suo palmo pulsava a causa dei colpi. Non era nulla comparato a come si sarebbe sentito poi Pete -livido e doloroante quando avrebbe tentato di sedersi. Poprio come desiderava.

"Dillo, Pete."

"Cos- mnnng!"

Vegas aveva ghignato ancora e morso in maniera gioconda l'orecchio di Pete, strofinando il suo palmo lungo il suo sedere caldo e dolorante. "Di' che il tuo sedere appartiene a me."

Pete si contorse contro il muro, continuando a mordere il suo labbro senza dire nulla, ciò era praticamente un invito per Vegas di continuare. Dunque lo fece, un'altra forte sculacciata su una delle sue natiche, poi un'altra, la quale fece dimenare e gemere Pete contro la parete.

"Vegas," gemette, pregandolo.

"Dillo, Pete."

"Mnnnn – ahh!" Pete guaì dato che la successiva sculacciata di Vegas arrivò un po' più forte.

"Mi fermerò quando lo dirai per me."

Pete ancora una volta si contorse contro di lui, aveva stretto i denti così la sua mascella si era contratta, cosa che faceva sempre venire voglia a Vegas di leccare il suo collo. Lo fece, trascinando la sua lingua verso l'alto, lentamente lungo i muscoli tesi mentre affondava le sue dita nei muscoli doloranti del sedere di Pete.

La successiva scuolacciata di Vegas fece sobbalzare il suo sedere e strillare leggermente prima di gemere.

"Se fossimo nella camera da letto, userei la mia frusta su di te" sussurrò Vegas. "Pensa ai meravigliosi piccoli segni che potrei lasciare sul tuo sedere con quella."

Pete si era inarcato contro di lui, fallendo nel sopprimere un gemito al pensiero. " Vegas –!"

"Fai il bravo per me, Pete. Dillo."

L'ultima sculacciata fece mandare indietro la testa a Pete, gli occhi si chiusero mentre gemeva. "E' tuo, Vegas," aveva finalmente ansimato.

"Cosa lo è?" mormorò Vegas, facendo scorrere la sua mano rincuorante lungo la dolorante pelle arrossata di Pete.

"Il mio sedere"

"Dillo per me, Pete."

"Il mio sedere ti appartiene, okay!"

Vegas ghignò poi mordicchiò nuovamente il lobo dell'orecchio di Pete. Vegas amava davvero quel gioco. Pete lo amava altrettanto, lo sapeva. Perché nel caso non lo avesse fatto, avrebbe potuto fermarlo in qualsiasi momento con la sua safe word. (quest'ultimo termine non l'ho tradotto poiché nel gergo bdsm si usa il termine anglosassone. Indica una parola di sicurezza che mette fine al "gioco".)

"Bravo ragazzo." Pete rabbrividì al complimento, un altro basso gemito scappò dalla sua bocca che Vegas potè più avvertire che sentire.

Ora che la sua gelosia era stata soddisfatta, Vegas aveva lasciato la sua espressione mutare, muovendo il suo braccio lontano dalle spalle di Pete in modo che potesse baciarle gentilmente. Aveva sentito Pete tremare sotto la sua bocca, poi rilassarsi mentre Vegas cominciava a baciare lentamente la sua colonna vertebrale. Pete non protestò e si afflosciò ancora contro il muro, gemendo ogni volta che Vegas usasse i suoi denti per lasciare dei piccoli segni rossi sulla sua pelle altrimenti perfetta. Prese il suo tempo, leccando e mordendo lungo la schiena di Pete e lentamente lungo la sua colonna vertebrale, stuzzicando ogni centimetro di lui che poteva.

Pete tremò positivamente sotto la sua bocca e le sue mani mentre Vegas scivolava sulle proprie ginocchia, baciando in maniera rassicurante la pelle ancora arrossata del suo sedere. Aveva resistito al bisogno di mordere e lasciare altri marchi -avrebbe fatto più male di quanto desiderasse in quel momento. Ma non sembrava averne abbastanza dei succosi, carnosi muscoli del sedere di Pete, dunque afferrò nuovamente una manata dei suoi muscoli e li aprì così che potesse leccare lungo il suo bersaglio.

Quando aveva strisciato la sua lingua lungo il buco increspato di Pete, l'uomo sopra di lui aveva sobbalzato e le sue ginocchia si erano affolosciate mentre lasciava  fuoriuscire un gemito sorpreso e senza fiato. Aveva uggiolato mentre Vegas muoveva la sua lingua, producendo suoni oscieni di riuscchio nel farlo.

"Vegas!!"  gemette mentre Vegas era riuscito a infilare la sia lingua nei muscoli stretti che c'erano lì, violandolo. Vegas mugugnò e provò a spingersi più in profondità, ma Pete si strinse attorno a lui. Tuttavia Vegas non fu scoraggiato e come Pete si diatò leggermente egli infilò la sua lingua più a fondo, strappando a Pete una serie di estrememaente deliziosi  gemiti e piagniucolii.

Finalmente, Vegas si allontanò abbastanza da poter leccare una delle sue dita e aveva cominciato a farla entrare nello stretto calore di Pete, il quale si contorse sopra di lui. " Vegas ," gemette Pete in quel modo che era capace di accendere un fuoco sotto la pelle di Vegas, "smetti di stuzzicarmi!"

Vegas ghignò mentre lappava la sua lingua attorno all'antro di Pete, facendolo fremere e gemere, spingendo più profondamente il suo dito. " Mi sto godendo ciò che è mio."

Pete gemette mentre Vegas portava il suo dito contro la sua prostata, la lingua ancora impegnata nello stuzzicare il suo antro. " Cazzo , Vegas!"

Vegas aveva mugugnato iniziando ad infilare il secondo dito, velocemente. Non gli sarebbe dispiaciuto tenere Pete in quello stato ancora per un po', tormentandolo fino a farlo pregare. Anche se l'erezione di Vegas era dolorosamente dura e stava lasciando una larga macchia umida nelle sue mutande. Aveva la pazienza necessaria.

Perciò fu quello che fece, prendendosi il suo lento e dolce tempo, dilatando Pete con la lingua e le dita, stimolando periodicamente la sua prostata solo per sentirlo stringersi e ascoltare i suoi respiri spezzati ed i gemiti che faceva, continuando a affondare le dita della sua mano libera nei muscoli del sedere di Pete per sentirli flettere e rilassare

Nel momento nel quale ebbe tutte e tre le sue dita sepolte profondamente dentro Pete, lubrificate solamente con la saliva, le gambe di Pete tremavano e si contorcevano contro il muro, gemendo e singhiozzando ogni volta ch Vegas stuzzicava la sua prostata.

Ma  questo non fermò Vegas dal farlo ancora, trascinando le sue tre dita lungo quel fascio di nervi lentamente e deliberatamente. Pete si inarcò contro il muro "Vegas!"

"Si, Pete?" rispose Vegas con noncuranza, prima di tornare a stimolare con la sua lingua il buco di Pete, facendolo gemre.

"Mi scoperai?!" chiese, la voce tremava.

"Chiedimelo gentilmente," rispose Vegas, la voce bassa.

"Aghhh!" Pete si lamentò mentre Vegas lo stuzziva ancora. "Sbrigati e scopami, bastardo!"

"Questo non è chiedere gentilmente" Vegas ghignò e la volta successiva che  sforbiciò dentro Pete ebbe cura di trascinare le sue dita sulla sua prostata, facendolo urlare.

"Hnng – okay, perfavore!"

"Perfavore cosa, Pete?"

"Perfavore scopami, Vegas!"

"Molto bene," mormorò Vegas tirando via le proprie dita e si alzò, avendo bisogno di muoversi per un momento per riprendere la sensibilità nei piedi dopo essere rimasto inginocchiato tanto a lungo. Fece il veloce movimento di slacciare la propria cinta e abbassare i propri pantaloni abbastanza da poter liberare il suo pene dolorante, poi pescò il suo portafogli per tirare fuori il preservativo che teneva sempre lì, strappando la confezione con i suoi denti e infilandolselo.

Pete ansimò contro la parete, immobile, aspettando e lasciò uscire un basso gemito quando Vegas si appoggiò contro di lui, allineandosi con il buco dilatato di Pete prima di afferrare i suoi polsi e inchiodarli al muro. Si protese in avanti, stuzzicando l'entrata di Pete e respirò contro il suo orecchio "Non ho il lubbrificante." Vegas leccò lungo il collo di Pete, premendo contro di lui abbastanza da violarlo, stuzzicandolo tanto da farlo contorcersi e cercare di premere contro l'altro. "Ma va bene. Voglio che tu sia capace di sentirmi ogni volta che ti siedi, Pete, così che tu non dimentichi a chi appartiene questo sedere."

Pete rabbrividì e gemette forte, spingendo il proprio fondoschiena contro di lui, implorando per avere di più. E Vegas non fu capace di negarglielo -dopotutto, voleva Pete tanto quanto l'altro e il suo pene desiderava essere sepolto dentro di lui. Dunque si appoggiò nuovamente contro di lui usando il peso del proprio corpo per fermare Pete contro la parete mentre affondava lentamente dentro di lui, il loro unico lubbrificante era la saliva che Vegas aveva usato per dilatarlo e quel poco che era nel preservativo. Esalò un gemito forte a causa della sensazione. "You feel so good for me" (intende letteralmente che dentro di lui è una bella sensazione e che è sua esclusiva, non sapevo bene come tradurlo quindi ho lasciato così, tanto ogni tanto a Vegas prende di parlae inglese) sibilò, poi morse la sua soale mentre spingeva il suo bacino in avanto finché non fu capace di andare più a fondo nel calore di Pete.

Pete si contorse contro il muro, gemendo. "Vegas – ungh !"

"Fa male, baby?" Vegas achiese quando si fu calmato, dettando un ritmo lento, focoso nell'oscillare all'indietro e poi spingere in avanti ancora una volta.

"Cazzo, si," gemette Pete alla spinta successiva mentre Vegas si portava a toccare la sua prostata.

"Bene. Voglio che tu pensi a me ogni volta che ti muovi." Pete si lamentò e sispinse contro Vegas come potè dalla sua posizione contro la parete, a causa della sensazione Vegas sibilò. La volta successiva si ritirò lentamente come la precedente, poi spinse la propria vita bruscamente, facendo lamentare a voce alta Pete contro il muro, stringendosi forte attorno al pene di Vegas, respirando affannosamente. Vegas rimase lì per un momento, baciando lungo il collo di Pete finché egli cominciò a rilassarsi e allargarsi leggermente.

Quando sentì che Pete era abbastanza rilassato, Vegas impostò un ritmo tenatore, allontanandosi dolorosamente, stuzzicandolo lentamente solo per poi tornare a spingere contro di lui brutalmente ancora, strappando da Pete piangucolii che si trasformarono rapidamente in ansimi, gmeiti spezzati.

Vegas lo tirò per il bacino lontano dal muro, finché i palmi delle mani di Pete si adagiarono su di esso, prendendo il peso di entrambi con ogni spinta in avanti. Calmatosi, Vegas si accontentò nel lasciare scorrere i suoi palmi lentamente lungo gli addominali tesi di Pete, raschiando con le sue unghie contro la pelle sensibile fino a farlo fremere, gmendo, mentre Vegas continuava a misurare il ritmo.

Iniziando a sentire Pete rispondere meglio alle sue spinte -incontradosi con esse con dei leggeri movimenti all'indietro- Vegas andò più veloce, ritirandosi lentamente e con bruschi scatti dell'anca avanti e indeitro, spingendosi duramente contro Pete, trascinandosi proprio contro la sua prostata ad ogni spinta. I lamenti di Pete cominciarono a diventare disperati, le gambe tremavano.

Vegas incitò l'altro facendo scivolare lenamente la sua mano fino al basso ventre di Pete, l'altra tirava in modo punitivo uno dei suoi capezzoli, cosa che lo fece miagolare. " Vegas!"

"Si, baby?" mormorò Vegas, muovendo le sue dita lentamete verso il basso, avvicinandosi verso il pene bisognoso di attenzioni di Pete. Quando Vegas strizzò forte il suo capezzolo, la vita di Pete si mosse in avanti, cercando di ottenere frizione contro il suo sesso ma senza successo.

"Toccami," ansimò e Vegas si mosse nuovamente verso il suo capezzolo.

"Ti sto toccando, baby," mormorò Vegas per niente di aiuto, premendo i suoi popastrelli contro il bacino di Pete, le dita ora abbastanza in basso da sentire i peli attorno al suo pene. La spinta successiva dentro Pete gli fece buttare indietro la testa e lo singhiozzare.

"Più in basso."

"Mmm. Qui?" Vegas lentamente spostò una mano di lato, strofinandola contro la coscia di Pete, facendolo tremare e soffiare a causa della frustrazione.

" No, dannazione, Vegas!"

"Usa le tue parole, baby. Dove vuoi che ti tocchi?"

Vegas spinse bruscamente la propria vita in avanti, arrivando dritto contro la prostata di Pete, che rispose con un altro singhiozzo spezzato. Pete rabbrividì contro di lui, tremando, stringendosi attorno a Vegas alla spinta seguente.

"Masturbami, Vegas," riuscì a dire, la voce tremava.

Vegas ghignò e spinse più forte, più veloce e poi si concesse un morso sulla spalla di Pete, facendolo gemere ."Forse non voglio," sussurrò parlando proprio contro il suo orecchio, facendolo sussultare nuovamente, gemendo disperatamente nel retro della sua gola. "Magari voglio tenerti qui, teso, mentre ti scopo, così che tu possa ricordare a chi appartieni".

La spinta successiva in Pete staccò le sue mani dal supportarlo ed entrambi caddero contro la parete, Pete tremando. Vegas prese l'opportunità per trascinare le sue braccia verso l'alto, fermandole sopra la sua testa con una mano e Pete si contorse contro di lui.

"Vegas, perfavore."

"Implorami."

" Vegas!" Pete singhiozzò, la sua voce di tonalità alta a causa del bisogno, tremante e il suo corpo si strinse forte con ogni spinta che Vegas gli infliggeva, alimentando il suo stesso orgasmo con il passare del tempo. Vegas aveva un eccellente controllo su sé stesso, altrimenti avrebbe già eiaculato, ma voleva che durasse più a lungo.

Anche se Pete era vicino al suo punto di rottura, se ne accorse. Infilò il lobo dell'orecchio di Pete nella sua bocca e lo tirò crudelmente mentre ancora una volta distendeva la sua mano sul suo basso ventre, usandola come leva per trascinarlo all'indietro contro di lui ad ogni spinta. Lasciò che il lobo sfuggisse dai suoi denti mentre sibilava, "Continua, Pete, implora."

Pete lasciò uscire un singhiozzo spezzato. "Perfavore , Vegas, lasciami venire! Perfavore!"

Vegas mugugnò, facendo scivolare nuovamente le sue dita verso il basso. "Penso che tu possa fare meglio di così."

Pete lasciò uscie un altrosinghiozzo. "Perfavore, toccami  – non posso sopportarlo – Vegas – perfavore – sono tuo, solo – lasciami venire!"

Vegas ghignò e si spinse più duramente all'interno di Pete, facendo boccheggiare disordinatamente l'uomo immobilizzato. Poi Vegas finalmente lasciò la sua mano verso il basso aggrappandosi attorno al pene di Pete ed il suono di sollievo che Pete fece fu quasi disumano.  "Bravo ragazzo," sussurrò nell'orecchio di Pete cominciando a masturbarlo, velocemente e bruscamente, facendo contorcere, tremare e singhiozzare Pete. "Implori così adorabilmente per me. Così fottutamente bene, solo per me, giusto baby?"

Il corpo di Pete era teso come una corda di violino, vibrando mentre Vegas lo masturbava velocemente, simultaneamente abbandonando le redini del suo stesso controllo e spingendo nello stretto calore di Pete più velocemente, stringendo i denti nel sentire il proprio orgasmo avvicinarsi.

Pete lo battè, la schiena si inarcò mentre si lamentava a voce alta, fece un suono spezzato, animalistico nel rilasciare il proprio liquido ovunque sul muro e sulla mano di Vegas. Si contrasse attorno a Vegas, cosa che lo vece ringhiare e lancire la ragione fuori dalla finestra, spingendo l'ormai debole Pete contro il muro e scopandolo rapidamente, caoticamente e brutalmente, finché Pete singhiozzò nuovamente a causa della troppa stimolazione e finalmente l'orgasmo di Vegas lo colpì,  togliendogli il fiato.

Collassò contro la schiena di Pete, entrambi estasiati e ansimanti. Dopo un momento, si riprese  abbstanza  da liberarsi dal preservativo con un sussulto dovuto alla sovrastimolazione, continuando a stringere la vita di Pete con il suo altro braccio.

Pete rabbirvidì contro di lui, diventando gradualmente debole e Vegas dovette ripenderlo velocemente attorno allo stomaco in modo da far scivolare entrambi contro il pavimento. Pete era fiacco e molle tra le braccia di Vegas, ancora ansimante, ricoperto da sudore e con la faccia meravigliosamente arrossata. Vegas lo strinse contro il proprio petto, poi si sporse per raccogliere l'asciugamano dal pavimento e pulire velocemente entrambi.

Pete continuava ad essere appoggiato contro di lui, respirando gradualmente. Mormorò quando Vegas passò le proprie dita tra i suoi capelli, poi i suoi occhi si splancarono "Okay, baby?" chiese gentilmente Vegas e Pete sollevò la sua testa per guardare la faccia di  Vegas, offrendogli un sorriso vago.

"Mm, fantastico," farfugliò e Vegas  stampò un bacio sulla sua fronte, per poi stringerlo nuovamente. In un certo senso desiderò di essersi preso il suo tempo per spogliarsi così avrebbe potuto godere di quel momento pelle contro pelle insieme a Pete. Ma non gli dispiaceva davvero. Prese l'opportunita di quel momento silenzioso per far scorrere le sue mani lungo il corpo di Pete, massaggiandolo gentilmente, sciogliendo i suoi muscoli, lenendo le aree che aveva contuso teneramente

Pete mugugnò e quando sis edette sul pavimento sussultò, cosa che fece ghignare Vegas di piacere perverso. Mi sentirai davvero ogni volta che ti muovi. Comunque, continuò a lenire il corpo di Pete silenziosamente , riflettendo sugli ultimi momenti. "Dovrei davvero ucciderli." mormorò dopo un istante e Pete si fece sfuggire una risata, per poi colpire il suo braccio.

"Comportati bene."

"Sono l'unico con il diritto di vederti così."

"Oh, adesso basta, amore. Nessuno di loro due voleva realmente vedermi così, lo sai."

"Mm," Vegas mormorò poco convinto. Come poteva qualcuno guardare Pete vestito in quel modo e non pensare a quanto fosse sexy e desiderabile? Certo, Kinn e Porsche erano idioti, dunque era comunque plausibile. Strinse nuovamente Pete più vicino a sé, affondando il proprio viso nel suo collo, respirando il suo odore di sudato. "Non hai bisogno di nascondermi le cose, lo sai." bisbigliò silenziosamente "Anche quelle imbarazzanti."

"Lo so," rispose Pete dolcemente. "Non sapevo semplicemente come farlo."

Vegas sorrise contro il suo collo. "La prossima volta vieni semplicemente a dirmi che ti piace toglierti i pantaloni quando ti alleni."

"Cosa avresti fatto se te lo avessi detto?"

"Avrei preso una sedia per guardare."

Pete lo colpì ancora, ma scosse la testa con una risata appena soppressa. "Pervertito."

Vegas scosse le spalle, non preoccupato. "Ogni volta che vuoi toglierti i pantaloni va bene per me, baby."

"Smettila, sei incredibile," rise Pete, spostandosi. "A proposito... possiamo pulire e farci una doccia? Voglio mettermi i pantaloni prima che Macau torni da scuola, preferibilmente."

Vegas lasciò uscire una bassa risata. Anche lui si sentiva appiccicoso e voleva togliersi i pantaloni. Senza contare il fornire più necessarria aftercare a Pete per aiutarlo a fare i conti i conti con un corpo mlto dolorante. "Va bene, baby, andiamo a fare una foccia." (aftercare nel linguaggio bdsm indica un processo di cure e attenzioni rivolto alla parte sottomessa, in quanto a causa dei rapporti vengono rilasciate delle endorfine capaci di causare immensi stati di euforia e quello che viene chiamato subspace, tuttavia quando queste si esauriscono tendono a farlo velocemente creando la possibilità di subdrop, ovvero uno stato simil-depressivo. L'aftercare viene solitamente performata da parte del dom verso il sub per evitare il subdrop, tuttavia a volte persino il dom potrebbe aver bisogno di una qualche forma di aftercare)









Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro