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Raw Jelousy

SEGUITO DI DEADLY COLD

Pete era più affascianante del solito: indossava un maglioncino a collo alto con una fantasia romboidale che sarebbe stata adorabile, non fosse per la completa assenza del suo solito sorriso gentile tutto denti e fossette, degli occhi a mandorla strizzati in quel modo tanto carino che aveva fatto dimenticare a molti quale bestia dimorasse in quel corpo ben allenato, percorso da aggettanti vene che svettavano lungo il suo braccio destro, appoggiato distrattamente sul divano in pelle del bar di Yok, mentre sorreggeva languidamente il suo viso con espressione inquisitoria.

Un'aura di minaccia e potenza veniva irradiata dal suo semplice rimanere comodamente seduto, con una gamba sopra l'altra in maniera piuttosto rara per un uomo, ciò rendeva forse più solenne la sua presenza piena in quell'angolo appartato del locale e quell'io predatorio ora non più così nascosto, non era sfuggito agli sguardi affamati di uomini e donne che, incerti, mordevano le loro bocche, ponderando se fosse stato saggio o meno prodigarsi a parlare con quel giovane uomo dalla chioma corvina e lo sguardo di Lucifero, incantatore si, ma anche terribilmente spaventoso, in un mix che per molti poteva essere letalmente irresistibile.

Kinn rideva nervosamente fissando il proprio bicchiere, gettando di tanto in tanto uno sguardo fugace verso il bancone che prima, ci avrebbe scommesso una mano, non gli era parso tanto lontano quanto in quel momento, mentre sperava che finalmente Porsche si liberasse dalle sue mansioni che non aveva potuto rifiutare dopo gli occhioni di Yok, che in fin dei conti era quasi stata una figura materna per lui. In quella zona privata c'erano anche i suoi amici, i quali erano piuttosto divertiti e sorpresi dalla situazione, di come la figlia di uno dei loro partner di lavoro avesse adocchiato proprio Vegas in quella marmaglia di gente, avvinghiando le sue braccia sottili attorno al suo collo, spingendo deliberatamente il suo seno contro il retro della sua testa e protendendo il viso innaturalmente pallido, con labbra rosso fuoco, vicino agli zigomi spigolosi dell'uomo, completamente assorbita dal parlargli in maniera civettuola, tanto che non si era accorta del completo cambiamento che era scivolato addosso a Pete.

Egli continuò a non dire nulla e non pianificava affatto di fare qualche assurda e sconsiderata scenata per nessuna valida ragione, poteva rimanere lucido anche quando i suoi risvegliati istinti gli urlavano di marchiare ciò che gli apparteneva e che nessuno aveva il diritto di toccare ciò che era suo, sospirò a denti stretti in maniera impercettibile, sapeva che il problema era suo perché si era represso nella sua natura più intima tanto a lungo, tanto che non era più capace di mediare quelle primordiali pulsioni che facevano vibrare il suo corpo di tensione, sotto le calde luci soffuse del familiare ambiente. Ma i buoni propositi di trattenersi ed affrontare la cosa quanto più razionalmente possibile, andarono in fumo quando si rese conto che il suo fidanzato aveva chiaramente notato il suo fastidio e con un ghigno provocatorio aveva avvolto il suo braccio destro attorno alla vita snella della castana, Pete gli regalò un sorriso gelido che parve accendere una scintilla di provocazione ed interesse nel suo partner, dopotutto era qualcosa che succedeva spesso tra di loro, quando uno dei due si mostrava geloso rispetto a qualcuno, conducevano quel gioco di provocazioni che finiva inevitabilmente con una notte di sesso sfrenato, con il più basso legato al letto, gambe spalancate a urlare il nome altrui.

Solo che Vegas non aveva considerato che l'inaudita violenza che Pete aveva mostrato in relazione all' "incidente" non era morta con l'uomo che si era tanto divertito a terrorizzare e torturare fino a fargli desiderare la morte più di ogni altra cosa, oh no, quella bestia affamata e desiderosa di sangue era come destata da un periodo letargico, tornando a viva forza e rinnovata presenza perciò, si disse, contorcendo la bocca in un'espressione a metà tra il malefico e il divertito, che avrebbe insegnato al cugino di Kinn chi dei due poteva essere il peggiore tra i due e non si sarebbe rispariamto i tiri mancini quella notte, bevendo il suo amato Wisky nel realizzare che l'altro era così emotivamente fragile che un minimo sforzo sarebbe bastato a stravolgere completamente i loro equilibri di coppia, ma era solo ragionevole che fosse così, altrimenti come sarebbe riuscito Pete ad amare Vegas, se non fosse stato terribile almeno quanto lui?

Le sue spalle si rilassarono, beveva tranquillo in un modo che fece arricciare le sopracciglia in maiera evidentemente scontenta ed irritata al fidanzato, gettando sguardi disinteressati proprio dietro la schiena dell'uomo che cercava di farlo ingelosire, in direzione del bancone dietro al quale un Porsche sorridente si muoveva rapido ed ipnotico, servendo un grande numero di clienti, tra quelli seduti c'era uno sconosciuto dalle spalle larghe, la muscolatura chiaramente sviluppata sebbene fosse più basso di Vegas, dai tratti del suo viso poteva intuire che fosse un meticcio e che fosse interessato a lui, da come faceva passare lo sguardo verde lungo ogni movimento che veniva sapientemente compiuto. Per testare questa sua teoria Pete abbassò il proprio bicchiere inumidendosi le labbra, poi fece scivolare l'indice contro l'orlo di esso, leccandolo in maniera provocatoria senza distogliere lo sguardo dall'ignota presenza che era balzata in piedi, dirigendosi verso di lui.

Perfetto, non aveva dovuto davvero fare nulla ed era già riuscito a raggiungere il suo scopo, ora gli restava soltanto d'imprimere nella mente di Vegas che c'erano momenti in cui era ok giocare con lui, altri in cui non lo era e che si sarebbe fatto davvero male se non avesse imparato a prestare attenzione, in quel momento si domandava solo quanto profondamente avrebbe marchiato l'animo del suo partner quella notte, di quante lacrime gli avrebbe fatto versare.

«Posso sedermi?» chiese l'atteso ospite con voce bassa e sensuale, lui gli sorrise languidamente, sistemando le sue gambe perché egli potesse sedersi al suo fianco, spalla contro spalla: «Mi chiamo Jake, tu?» domandò curiosamente, con sguardo magnetico, deliberatamente ignorando tutti gli altri presenti e allo stesso tempo rendendo incredibilmente chiare le sue intenzioni, come a marcare il territorio e dallo scurirsi dell'espressione di Vegas, fu subito chiaro che la cosa non gli era andata a genio, il più basso curvò le labbra terribilmente: «Pete» si presentò semplicemente, riprendendo il proprio drink e sorseggiandolo con fare invitante, senza staccare per un istante gli occhi da lui, parlando tranquillamente per circa un'ora nella quale non aveva rivolto, neppure per errore, il minimo segno di interesse al proprio compagno che stava a quel punto ribollendo di rabbia, era sul punto di cercare di attirare la sua attenzione facendo qualcosa, qualsiasi cosa, ma prima che potesse anche solamente elaborare un piano, il tizio invitò Pete fuori per una sigaretta, lui accettò seguendolo con un sorriso tranquillo, mascherando le risa crudeli che minacciavano di risalire la sua gola davanti alle iridi tremanti dell'ex erede della seconda famiglia, bene aveva già cominciato a dubitare perciò non avrebbe dovuto continuare sopportare quell'insulso essere ancora a lungo e non fu sorpreso quando poco dopo Vegas si unì insieme a quella gallina.

Ricambiò pigramente, ma in modo del tutto credibile, il flirt dell'estraneo, lasciando che lo toccasse leggermente come se la naturale chimica che li aveva attratti non gli avesse fatto notare quegli attimi di avvicinamento, stronzate, non c'era nessunaltro oltre che il suo fidanzato capace di far vibrare le sue cellule con adrenalina ed eccitazione, nessuno poteva essere un partner perfetto per l'altro eccetto loro due perché si completavano nell'unico modo in cui potevano funzionare come persone decentemente normali, Pete amava per esempio quanto disperatamente l'altro avesse bisogno di lui per non avere dei crolli, di quanto profondamente dipendesse da lui in un modo insalubre e allo stesso modo Vegas amava il modo in cui il corpo del suo amato si aggrappava a lui, con un coinvolgimento che con altri non potevano ottenere ed il modo in cui venisse amato nonostante tutto. Insomma, nessuno dei due avrebbe liberato l'altro da quella relazione, solo che in caso fosse successo qualcosa, ne sarebbero stati entrambi devastati ma tra i due, quello che avrebbe potuto sopportare meglio e anestetizzare il suo cuore, era Pete, la sua mente era incrollabile ormai, beh, nei limiti.

La voce trillante della donna viziata graffiava le orecchie di Vegas come lo stridio di unghie contro una lavagna e alla fine mandò al diavolo i suoi propositi, accettava di aver perso pateticamente al gioco che egli stesso aveva cominciato, la allontanò bruscamente e rimase rigido nella propria posizione, incrociando lo sguardo di Pete in modo silenzioso dicendogli che si era arreso e poteva smettere di provocarlo, no, non glielo stava domandando cortesemente, arrivato a quel punto lo stava pregando con una patina lucida sopra le sue iridi profondamente scure, il respiro bloccato nel petto e il cuore tremante, non capiva più se era davvero solo una messa in scena o se stava venendo sostituito.

Soffriva sebbene tentasse di nasconderlo e quando fu troppo decise di rientrare, la rabbia mista alla gelosia che solitamente lo caratterizzavano non riuscivano ad accendersi nel suo petto, soffocate dall'imenso terrore di perdere l'unica persona che aveva mai tanto follemente amato, che lo aveva amato nonostante tutto. Si diresse dritto verso il bagno chiudendosi in uno dei loculi, abbassò la tavoletta del water e si sedette con i palmi pressati duramente contro il viso. Aveva forse fatto più del solito? No, a dire il vero quando avevano intrapreso una sorta di sfida su chi era più geloso, chi si sarebbe arreso prima nel rivendicare l'altro, le cose avevano preso una piega incredibilmente più spinta ma era completamente diverso, si erano cercati continuamente per studiare l'espressione altrui eppure quel giorno era stato diverso, Pete non lo aveva nemmeno guardato, era arrabiato? Si, si lo era stato nell'esatto momento in cui la ragazza persistente lo aveva toccato ma oltre a qualche sguardo furibondo di avvertimento non aveva avuto altre reazioni ed era passato all'ignorarlo completamente e doveva sapere che questo lo avrebbe ferito, riportando a galla le sue più nere insicurezze quindi concluse che doveva averlo fatto di proposito.

Un brivido gli attraversò la schiena, stava per sussurrare tra sé e sé che quel tipo di comportamento non si adattava al suo amante, poi però come un flash nella sua mente si susseguirono gli avvenimenti di qualche mese prima, della scoperta di quella bestia selvaggia e predatoria che si era come destata dentro Pete, ingoiò a vuoto dopo aver rilasciato un sospiro, lo sguardo assassino, la postura rigida e la sua pelle lattea ricoperta di sangue gli fecero girare la testa sebbene fossero solo una rimembranza e fu grato di essere seduto, si morse il labbro inferiore riaprendo gli occhi, liberandoli dalle proprie mani e capì cosa stava succedendo. Pete gli stava dimostrando che sebbene solitamente lasciasse il potere nelle sue mani, questo non significava che poteva prenderlo quando voleva, gli stava ricordando che, in fin dei conti, era sempre il più basso che aveva il controllo.

Vegas conosceva la sensazione bruciante che pareva graffiargli la pelle da dentro quando non aveva il controllo sulle cose, quella frustrazione pericolosa che minacciava di farlo uscire di testa e indovinò che doveva essere lo stesso sentimento che aveva lo spinto a dargli quella lezione e rise, oh, il suo caro angioletto gli stava finalmente mostrando zanne e corna, non avrebbe dovuto trovarlo eccitante, non sarebbe dovuto piacergli e soprattutto non avrebbe dovuto trovarlo rassicurante, non quando gli abusi sessuali che aveva subito avevano continuato a scottare la sua mente con ricordi spiacevoli della sua gioventù, radici del suo io sadico e spietato che ora vibrava all'idea che il suo compagno solitamente sottomesso, avesse invertito i ruoli senza che se ne accorgesse.

Pete gli apparteneva tanto quanto Vegas apparteneva a lui e si rilassò nel rendersi conto che non sarebbe più stato capace di ferirlo al punto da spingerlo a puntarsi un'altra volta un coltello alla gola, lo faceva sentire felice e privato di un grosso peso realizzare che questa volta era lui quello a dovere avere paura, perché l'altro non era indebolito, non era legato e non erano più nella casa tra i boschi, lui non era più quello con tutte le responsabilità, lui poteva essere vulnerabile e Pete se ne sarebbe occupato. Inaspettatamente amò il fatto che tutto il potere non fosse più nelle sue mani, non significava che avrebbe quietamente accettato di perdere la sua dominante posizione, ma probabilmente non era quello che sarebbe successo, solo che talvolta si sarebbero ritrovati in una situazione come quella notte, dove l'agnello non era più l'altro ma lui. Sapere che Pete stava giocando con lui per mostrargli in maniera controllata la sua perfidia e quando in là si sarebbe spinto, non rendeva le cose sopportabili, solo meno soffocanti e con questi sentimenti uscì dal bagno per tornare al suo posto sul divano, con le dita strette intorno al suo bicchiere, pronto ad affrontare la serata con tutta la sua ostinazione.

Fortunatamente però tra lo sconosciuto e il più basso non ci furono ulteriori interazioni, anzi, Pete palesò del tutto il suo disinteresse, Kinn con una scusa si era allontanato il più velocemente possibile da quel luogo pieno di tensione, Time e Tay si erano limitati a ridacchiare della situazione, anche se il sorriso che l'ultimo aveva messo sulle labbra era chiaramente fasullo, una maschera amara che celava il dolore nel cuore che provava in quella relazione così sbagliata e dalla quale non riusciva ad allontanarsi, dopotutto Time non gli era mai stato fedele ma poiché lo amava non era riuscito a trovare la forza di abbandonarlo, sapendo bene che per una loro rottura l'altro non avrebbe versato nemmeno una lacrima. Diciamo che per il resto della serata si instaurò una sorta di gelido equilibrio tra Vegas e Pete, il quale venne frantumandosi una volta che furono nella camera da letto, dove la prorompente forza fisica del più basso dei due gli permise di immobilizzare Vegas contro la porta in legno della stanza, non è che l'altro non avesse tentato di divincolarsi, solo che era fin troppo evidente che a livello fisico l'ex guardia del corpo era il migliore, perciò dovette arrendersi con un grugnito scontento, non più abituato ad avere il proprio viso esposto a violenti impatti, fu diverso, infinitamente dai clienti disgustosi di suo padre o dagli abusi che quello gli riservava, un brivido di ignota ragione percorse la sua schiena rigida mentre si domandava se era in quel modo che Pete si sentiva quando si dedicavano ai loro carnali diletti.

Non seppe come ma riuscì a bloccare in gola un forte gemito di dolore dovuto ai denti del più basso che erano affondati nella sua spalla destra, con il corpo pressato contro la superficie lignea, senza la minima possibilità di muoversi, con i polsi saldamente tenuti in una ferrea stretta dalle mani dell'altro, respirò piano realizzando che aveva ragione, quella notte si sarebbero invertiti i ruoli: «Vegas» sibilò il suo nome duramente, con le labbra accanto al suo orecchio destro, in uno sbuffo d'aria che solleticò la zona sensibile dietro il lobo che lo fece sussultare: «Non credi di aver sottovalutato un po' troppo quello che è successo mesi fa?» la domanda gelidamente posta suonava retorica dunque l'altro non rispose, sentendo il sangue pompare a tutta forza nel suo corpo, si morse il labbro inferiore anche se sapeva che questo non sarebbe passato inosservato agli occhi di Pete che ora ricopriva la posizione dominante e dunque avrebbe fatto attenzione ad ogni suo piccolo gesto, al suono della sua voce e ogni istante di esitazione per poter scovare modi e punti deboli da usare quella notte e obbligarlo alla competa sottomissione, la cosa non lo infastidiva, non lo faceva sentire come se la sua pelle bruciasse perché c'era qualcosa di sbagliato, non era come tutte le altre volte, con tutte le persone con le quali era andato a letto, che fossero partner di lavoro o ragazzi che aveva rimediato da qualche parte, questa volta sembrava che il suo fisico non avesse alcun problema ad accettare qunato avveniva e forse era perché si fidava del ragazzo alle sue spalle, magari perché si era già mostrato a lui nel suo lato più vulnerabile, non lo sapeva, era certo che le cose fossero diverse perché lui era Pete, non sarebbe stato così ben disposto o addirittura eccitato se fosse stato qualcunaltro. «Hai presente quando mi hai chiesto perché fossi rimasto al tuo fianco e io ti ho detto che non avevo altro posto dove andare?» che domanda sciocca, come poteva Vegas dimenticare il giorno nel quale si era sentito felice come non lo era mai stato prima, quando finalmente qualcuno era riusicto ad amarlo nonostante avesse viSto il peggio di lui: «Si» rispose secco «Hai idea di quello che significasse?» soffiò interrogativo prima di mordere più delicatamente la pelle subito sotto al suo orecchio abbastanza da lasciare le impronte dei suoi denti ma non forte come prima: «Significa che possiamo stare insieme perché siamo simili abbastanza da essere compatibili e comprendersci, forse in più aspetti di quanto hai preventivato, uh, Vegas. Sei stato distratto oggi oppure ti saresti accorto che non era un buon giorno per quel tipo di gioco» disse con tono sprezzante stringendo ancora di più la presa sui suoi polsi facendogli sfuggire un lamento ovattato: «Il fatto che ti abbia dato il ruolo di padrone non significa che tu non abbia bisogno di essere punito quando sbagli, magari oggi sarà la buona occasione per fartene ricordare» terminò il suo breve discorso godendosi il rossore che si dirmava sotto le sue dita, sapendo che a Vegas sarebbero rimasti dei lividi subito sotto i palmi delle mani.

L'altro rimase con il respiro bloccato nel petto, sentendo le morbide labbra del suo ragazzo regalare baci umidi alla pelle scoperta del suo collo e petto a causa della camica malamente abbottonata, dei brividi fecero fremere i suoi muscoli scolpiti e tesi a causa della scomoda posizione nella quale era mentenuto dall'Adone che premeva il proprio corpo contro la sua schiena, un guizzo di eccitazione gli infiammò gli occhi scuri nel percepire l'altrui membro ormai indurito scivolare provocante tra le sue natiche sode. Nelle sue orecchie parve riverberare in maniera quasi diabolica la risata di scherno che scivolò contro la parte superiore del suo pettorale sinistro: «Oh andiamo Vegas, non pensavo che sarebbe stato così facile» Vegas, che solitamente aveva sempre la lingua abbastanza affilata da poter rispondere a tono non spiccicò parola, in quel momento la sua mente era fin troppo concentrata sulle nuove soverchianti sensazioni mai sperimentate e suoi lenti ma calcolati movimenti che le altrui mani compivano, abbandonò la sua testa all'indietro, con la nuca poggiata contro la spalla sinistra di Pete, sopprimendo a fatica un gemito quando i suoi denti bianchi affondarono tra il morbido tessuto del suo vestiario, stuzzicando attraverso questo il suo capezzolo destro. Merda, non era mai stato così reattivo e sensibile, con gli occhi socchiusi languidamente realizzò che, probabilmente, stava per avere la tangibile conferma che quello che c'era tra loro non era sindrome di Stoccolma, del fatto che non avrebbe potuto mai più ferire l'uomo che amava senza il suo consenso e che egli era geloso tanto quanto lui.

Questo lo avevano reso più felice di quanto aveva creduto, tanto che ogni sua cellula sembrava vibrare tra estasi e sollievo, un mix che era stato capace di soffocare la sua indole omicida, uno strano stato di rilassamento e un'improvvisa cessazione dei suoi costanti pensieri negativi lo lasciarono più vulnerabile alla presenza del partner.

Vegas si sentiva strano, come se fosse diventato progressivamente sempre più difficile riuscire a mantenere chiara la sua percezione dei dintorni, ma le sensazioni dei denti, dei tocchi e della voce di Pete si erano fatte più acute che mai, come il fruscio della seta della sua camicia che era stata aperta senza fatica dalla mano libera dell'altro, il quale con pochi gesti l'aveva fatta scivolare a terra, percorrendo poi con le dita le ruvide cicatrici lasciate dai proiettili che lo avevano quasi ucciso, scendendo in modo lento ma insoddisfaciente lungo i suoi addominali, fino a slacciare i pantaloni, ormai troppo stretti per la sua intimità ben attiva. Pete aveva parlato di punirlo ma il modo in cui mappava il suo intero essere era estremamente gentile e quasi reverenziale, come se stesse studiando ed imprimendo nella sua mente ogni sua piccola reazione, poi inaspettatamete con bruschi gesti venne spinto sul letto a pochi passi di distanza dalla porta e con l'illuminazione soffusa della stanza ebbe una visuale perfetta sul suo personale Lucifero: egli lo guardava con gli occhi scuriti da un'inebriante indole predatoria, i suoi lineamenti morbidi apparivano più mascolini e rilucenti a causa del velo di sudore che lo ricopriva, il modo in cui lo scrutava dall'alto in basso, liberandosi della propria cravatta e successivamente di tutta quella stoffa fastidiosa che fasciava il suo busto, fece come divempare quella fiamella di eccitazione che si era già accesa nel suo basso ventre.

Non si rese conto di essere rimasto completamente immobile con i polsi accanto al viso, di come avesse cominciato a respirare affannosamente, divorando con lo sguardo famelico e lucido di desiderio Pete, che notandolo si leccò le labbra soddisfatte, mal celando il ghigno divertito che si sarebbe portato lungo tutta quella nottata della quale Vegas aveva ricordi fumosi. In realtà era come se si fosse perso alcuni degli atti di quella sorta di spettacolo teatrale che era stato il loro sesso,  era ancora lucido quando la voce normalmente morbida dell'altro aveva assunto una sfumatura più bassa, sussurrandogli: «Oh ma che bravo che sei, dovrei farti scegliere cosa vuoi che accada ora?» rammentava perfettamente gli elettrici brividi che lo avevano fatto sussultare quando la mano del suo ragazzo si era posata leggermente sulla sua gola, non aveva posto la ben che minima pressione eppure il solo significato che quell'unico gesto portava, fu abbastanza per fargli rispondere: «Niente vanilla, corde» era sicuro che avesse balbettato metà della frase a causa della sua respirazione irregolare ma l'altro non aveva fatto commenti. Pete si era assentato per un breve istante dal suo corpo, solo per poi ripresentarsi con la loro corda e legarlo saldamente al letto, facendo passare il filo di fibbre ruvide lungo il suo petto, le sue gambe e in fine le caviglie, per tenerlo completamente immobilizzato, disteso, con le cosce leggermente divaricate, era completamente vulnerabile a lui, ovviamente tutto questo era avvenuto dopo che entrambi i suoi boxer e pantaloni erano stati lanciati in un angolo dimenticato, inoltre ricorda bene con quanta foga l'uomo si sia divertito a stuzzicarlo e lasciargli lividi o segni di morsi profondi davvero ovunque, solo che i ricordi iniziano a farsi fumosi nel momento in cui Pete si è divertito con qualcosa di completamente inaspettato, tirando fuori dal cassetto del suo latto del letto un lungo bastoncino di metallo scanalato che poi aveva infilato nella sua uretra, decidendo che sarebbe stato il perfetto modo di punirlo dato che Vegas odiava non raggiungere l'orgasmo.

Gli sovviene che ad un certo punto era come se non riuscisse più a pensare a nulla, i suoni si erano fatti sempre più silenziosi fino a sparire completamente e una scarica di adrenalina, o forse altro, lo aveva attraversato carpendogli gemiti e urletti disperati che non avrebbe creduto di essere capace di compiere, la stimolazione e gli orgasmi fantasma sperimentati lo avevano portato ad un'estasi sconosciuta che lo aveva fatto sentire leggero come una piuma, al punto che temeva che, non fosse stato legato, sarebbe potuto volare via, con il corpo completamente abbandonato alle mani di Pete, ai tocchi gentili che gli dedicava in un equilibrato misto di sofferenza e piacere che lo aveva fatto perdere completamente, ah, doveva essere andato in subspace, sebbene avesse creduto che non sarebbe mai stato possibile per lui, beh, con il senno di poi non gli parve così incredibile considerando che l'ingradiente chiave era la completa fiducia nel proprio partner.

Sbuffò contrariato, gli faceva male la testa da impazzire e di tanto in tanto provava una sgradevole sensazione di freddo sui suoi pettorali, perciò si sforzò di dischiudere gli occhi, notando che non si trovava affatto sul materasso ma immerso nell'acqua calda nella vasca da bagno, appoggiato completamente contro Pete che gli stava strofinando gentilmente le dita tra i capelli bagnati, insaponandoli bene, prima di sciaccquarli stando attento a non fargli finire il sapone negli occhi. Quando notò che finalmente Vegas lo stava guardando, gli strinse la guancia sinistra con la mano che aveva tenuto fino a quel momento lungo la sua fronte per fare da visiera contro il liquido: «Tutto ok?» l'altro arricciò il naso sorpreso quando si rese conto che non riusciva a parlare e che aveva la gola secca, ma dato che Pete era avvezzo a quello stato comprese velocemente: «Non preoccuparti è normale, sei andato in subspace, lascia che mi prenda cura di te ora» bisbigliò gentilmente lasciandogli un baci sul naso prima di finire di pulirlo approfonditamente, successivamente lo aiutò ad uscire dall'acqua, avvolgendolo in un grosso asciugamano morbido, gli asciugò i capelli, lo vestì e lo prese in braccio fino al letto dove lo adagiò.

Aveva già cambiato le lenzuola, perciò potè infilarcisi, sorreggendo una bottiglietta perché l'altro bevesse, poi rimase a coccollarlo finché non si addormentarono entrambi stremati e con una nuova serenità che era scesa tra di loro: Vegas non aveva piùil costante terrore che si ripetesse nuovamente quello che era successo nella sua camera nella casa tra i boschi, si era reso conto che non doveva più temere di vedere Pete puntarsi un coltello alla gola dicendo che voleva morire e l'altro non aveva più la costante paura di rivelare anche il lato più profondamente oscuro di sé al proprio partner, fino a quel momento aveva avuto il terribile sentore che se Vegas avesse visto che anche lui poteva essere dominante e letale quanto lui le cose sarebbero cambiate e in un certo senso era successo proprio questo, ma con un esito completamente diverso da quello che aveva immaginato, infatti apparentamente il suo fidanzato aveva amato questo particolare.

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