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Deadly cold

*attenzione in questo capitolo è presente violenza in varie forme, sia fisica che sessuale.

La relazione tra Vegas e Pete sembrava proseguire senza particolari problemi e questo aveva sollevato quel peso che Porsche aveva avuto per mesi sul proprio petto, si fidava ciecamente del suo amico e sapeva che era capace di predere delle buone decisioni da solo, tuttavia non aveva potuto evitare di preoccuparsi quando lo aveva visto tornare devastato nel corpo e nell'animo e pur sapendo quanto disperato fosse stato l'ex capo della famiglia secondaria nel offrire il proprio aiuto pur di ottenere una piccola opportunità di vederlo, era normale che fosse irrequieto, temendo che la storia avrebbe potuto ripetersi. Fortunatamente però il cugino di Kinn aveva fatto del suo meglio per aprirsi e dimostrare quanto più apertamente possibile il profondo amore che nutriva nei confronti dell'ex guardia del corpo, per questo era contento di aver assecondato la richiesta di Vegas quel giorno, mentre osservava il luminoso sorriso di Pete, mitigato dalle luci soffuse del locale di Yok: «Ti vedo felice, uh?» ammiccò maliziosamente, ottenendo in risposta una fragorosa risata: «Certo che lo sono, senza offesa ma credo di essermi preso il più sexy della famiglia» l'attuale capo della famiglia secondaria fece una smorfia fintamente offeso: «Certo, Vegas non è male ma Kinn...» si morse il labbro inferiore trattenendo un sospiro, già, aveva ricordato per l'ennesima volta il tentativo del proprio ragazzo di convincerlo a rimanere a letto ed era stato sul punto di cedere quando un messaggio lo aveva salvato dalla sensuale trappola dell'uomo che amava.

«Porsche, dannazione, non pensare a cose sconce qui. Non ho bisogno di sapere quello che tu e Kinn fate a letto» storse il naso il ragazzo dalla pelle candida, facendo scivolare la propria lingua lungo il bordo del bicchiare, prima di prendere un sorso del liquido ambrato al suo interno: «Scusa, scusa » ridacchiò l'altro spiacente mettendo le mani avanti: «Comunque, tutto ok con Macau?» «Si, in realtà pensavo che all'inizio sarebbe stato restio ad accettare la mia presenza, ma invece mi ha accolto a braccia aperte, ha detto che è grato che io mi prenda cura di suo fratello. Sai, è davvero dolce» «Deve essere una cosa tipica dei fratelli minori, guarda Porchay» quasi gli vennero gli occhi a cuoricino mentre parlava di quanto fosse gentile e adorabile il suo amato fratellino e Pete, mordendosi la lingua, si chiese se avrebbe dovuto dirgli o meno di come l'ultima volta che era uscito a fare spesa nel negozietto vicino alla scuola di Porchay il ragazzo litigare con Khun Kim, sembrava piuttosto rabbioso nonostante la sua solita natura gioviale ed era piuttosto sicuro di aver captato qualcosa del tipo che il maggiore dei Theerapanyakun aveva giocato con i suoi sentimenti, poi però scosse la testa dicendosi che era meglio di no, non voleva creare l'opportunità per un omicidio.

I due trascorserlo la serata bevendo, non abbastanza per perdere la ragione, solo il necessario per soddisfare il loro sfizio e rilassarsi in maniera leggera, parlando delle loro vite amorose, delle loro routine di allenamento o semplicemente delle ultime serie che avevano deciso di seguire, cose insomma abbastanza normali, considerando il tipo di vita che conducevano in qualità di membri attivi nel mondo della mafia. Sarebbe andato tutto bene se non fosse stato per lo squillo acuto del cellulare di Pete che lo avvisava di un messaggio in arrivo, appena la notifica apparve sul suo display corrucciò le sopracciglia nel rendersi conto che il mittente era uno sconosciuto, ma la sua espressione mutò velocemente quando premette sul video che gli era stato inoltrato: gli occhi si fecero scuri e gelidi, le labbra strette in una linea impercettibile che dava vita ad un aspetto imperturbabile, tradito dalla mascella tanto contratta che la pelle del suo collo pareva sul punto di scoppiare assieme all'arteria che pulsava violentemente a segnalare tutta la rovente ira che aveva infiammato il suo animo. L'altro preoccupato gli chiese cosa stesse succedendo e un ringhio fu tutto quello che ottenne prima di vedere ciò che aveva scatenato la bestia che solitamente si nascondeva sotto adorabili sembianze nell'amico: «Hay Pete, senti-» un altro bestiale ringhio, cupo e terrificante sfuggì alle labbra dell'uomo davanti a lui: «Non preoccuparti Porsche, è una cosa che posso risolvere tranquillamente da solo. Ora scusami» se ne andò velocemente pagando il conto per entrambi e con le dita che prudevano terribilmente, con il pressante desiderio di stringersi attorno alla propria pistola, ma doveva rimanere lucido o avrebbe davvero ucciso qualcuno di innocente.

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Vegas si svegliò con la testa dolorante e il sapore ferroso del sangue nella bocca, merda, aveva subito un'imboscata e non aveva la minima idea di dove lo avessero portato, era certo soltanto di essere stato disarmato e che avesse la baccia legate insieme contro una superficie metallica, il respiro era irregolare e la testa gli girava dolorosamente e questo non era normale, perciò gli venne il dubbio di essere stato drogato. Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi si rese conto di trovarsi in quello che sembrava una sorta di scantinato ammuffito, non aveva addosso niente eccetto i suoi boxer, sulla sua destra c'era un ammasso di legno che doveva ricordare un comodino sul quale erano appoggiati preservati e lubrificanti, a quella vista un terribile dubbio si instillò nella sua mente, cercò di non pensarci mentre muoveva freneticamente le sue dita nella speranza di riuscire a disfare il nodo che lo ancorava saldamente a quel letto dall'odore disgustoso, il problema fu che più si agitava, maggiormente si divincolava e peggiore diventava il suo stato di salute, arrivando ad un punto in cui non riusciva più a pensare lucidamente, anche la sua temperatura corporea parve salire improvvisamente, accompagnata con il sentore di soffocamento che non riusicva a spiegarsi.

Uno scricchiolio eccheggiò nella stanza, tuttavia l'uomo immobilizzato era troppo confuso per rendersene conto e fu così finché un uomo che non riusciva avedere bene a causa della patina umida che aveva ricoperto i suoi occhi, si sedette accanto a lui, afferrando bruscamente la sua mascella: «Oh, bene, vedo che sei sveglio Vegas. Ma immaggino che la droga che ti ho inettato abbia cominciato a fare effetto» un risata viscida uscì dalla gola dell'uomo che parlava un terribile tailandese, un accento familiare che non riuscì a decifrare, come avrebbe potuto quando sentiva un bollore insopportabile nel suo basso ventre, insieme al desiderio impellente di vomitare tutto quello che aveva mangiato prima di andare a eseguire quella fottuta missione per il cugino.

«Ucciderti non sarebbe abbastanza, dopotutto mi hai portato vio il mio caro fratello e la famiglia non si tocca Vegas, quindi ho pensato che sarebbe stato peggio per te essere vivo e libero quando verrai allontanato e rifiutato dalla persona che ami tanto. Oh, non pensavi davvero che sarebbe stato difficile scoprire della tua bella relazione con Pete Pongsakorn» quell'uomo rise nuovamente, facendo scivolare la sua mano lungo il petto nudo e umido di sudore della sua preda con un sorriso meschino: «Pensavo che sarebbe stato un problema mettere in atto il mio piano, non mi sono mai piaciuti gli uomini dopotutto, ma vederti in queste condizioni ha un che di eccitante» bisbigliò accanto all'orecchio di un Vegas ormai semi-incosciente, capace di concentrarsi soltanto sul pizzicore insopportabile che avvertiva nel suo basso ventre, perciò non si rese conto della telecamera fissata alla sua sinistra, che stava reggistrando le sue membra statuarie contorcersi bisognose sotto le dita del suo rapitore, non sapeva nemmeno di come morsi feroci stessero tormentando il suo petto scolpito, facendogli ruotare il bacino alla ricerca di sollievo dalla propria erezione. I pensieri erano come stati inghiotti da una pesante nube che non riusciva a scostare, tutto ciò ancora funzionava in lui erano le sensazioni piacevoli di chiunque lo stesse liberando da quel tormento che non riusciva più a sopportare, era così terribile quella sensazione che sarebbe stato pronto a strapparsi la pelle pur di alleviarla, ma fortunatamente qualcunaltro ci stava già pensando.

Non si cueò più neppure dell'identità di colui che gli aveva abbassato con un veloce gesto della mano l'intimo, aggrappandosi bruscamente attorno al suo pene rigido, strappandogli un gemito soffocato che vibrò fuori dalle sue labbra tremanti, presto però una sinfonia di ansimi e suoni goderecci abbandonarono la sua bocca, mano a mano che la frizione si faceva più afrodisiaca per il povero uomo incapace di rendersi conto di quello che gli stava accadendo. Un brivido attraversò la sua schiena, facendolo inarcare contro il materasso, si lamentò a causa del dolore che sentì ai polsi a causa dell'improvviso movimento e dell'orgasmo impedito, infatti l'assalitore con sorriso sadico aveva programmato di far agire bene la droga che gli aveva inettato, di negargli il rilascio, unico modo perché potesse in qualche modo rinsavire e catturare bene in video il momento nel quale lo avrebbe implorato di scoparlo, dopo aver mandato un video del genere a Pete non c'era modo che questi continuasse la sua relazione con Vegas e a quel punto c'era la grande possibilità che quello si sarebbe suicidato, almeno questo era quello che le sue fonti avevano detto e pensò che quella sarebbe stata la fine perfetta per quel bastardo.

Strofinò nuovamente la propria mano lungo il sesso sensibile dell'uomo, raccogliendo un po' del pre-sperma che era scivolato lungo la sua lunghezza, usandolo come lubrificante per rendere più fluidi i propri movimenti e ripetè quello che aveva fatto prima un paio di volte, ottenendo dei lamenti animaleschi e disperati di Vegas, incredibile quanto fosse stato facile assoggettare il terribile figlio dell'ex capo della seconda famiglia e la cosa che più lo divertiva era sapere che non avrebbe subit alcuna ripercussione in quanto il comportamento subdolo della sua vittima era ben conosciuto e nessuno avrebbe mai creduto alla sua versione della storia. Rise allegro pregustando la propria vittoria nell'osservare il suo pene ormai rosso e dolorante poi prese a dilatarlo grossolanamente, non gli importava davvero di stargli facendo male o meno e quando lo video sussultare con un urletto strozzato  capì d'aver trovato la sua prostata, zona che tormentò fino ad avvertire i muscoli caldi avvinghiarsi alle sue dita, pulsando, come una donna pronta a raggiungere l'orgasmo pensò e si fermò.

Si abbassò i pantaloni e i boxer rivelando il suo sesso semi duro, guardare quell'uomo potente gemere e lamentarsi in modo tanto adorabile lo aveva fatto fremere di libidine e ora accarezzava il suo membro allungandosi contro quel corpo indubbiamente maschile sotto di lui, pensando che poi non era così di verso dallo scopare una di quelle troie che si buttavano ai suoi piedi: «Lo vuoi Vegas?» ghignò premendo la propria punta contro l'entrata pulsante della vittima, abbastanza da penetrare appena il cerchio di muscoli, provocandogli un sussulto: «Se lo vuoi implora come la brava puttanella che sei» Vegas ovviamente non capiva più niente, sentiva solo il suo corpo bollente, quel pizzicore insopportabile al'interno del suo intestino causato dal lubrificante afrodisiaco e il risultato fu che ruotò il proprio bacino, abbastanza da spingere più a fondo l'uomo tra le sue gambe e gemette estasiato, mgugnando soddisfatto come se la sua stessa vita dipendesse da quell'unico contatto finché venne in una candida esplosione che ricadde contro il suo stesso stomaco, lasciandolo ansante e estasiato. Qui il video era stato interrotto, non venne ripreso il momento nel quale Vegas si era voltato sul fianco vomitando anche l'anima o quello in cui era svenuto in preda ai tremori causati dallo schock del suo corpo che stava metabolizzando la sostanza stupefacente che circolava al suo interno, neppure venne reggistrato il momento in cui solo, si svegliò confuso, con il corpo dolorante e la testa che martellava, le lacrime represse che infiammarono i suoi occhi non appena si posarono verso il suo corpo nudo o il gemito di dolore che si fece scappare contraendosi su sé stesso, a causa della forte fitta al petto che lo colse quando si rese conto che, pur non volendo, aveva tradito la persona che amava.

Rimase immobile, pallido a causa in parte di quello che aveva vissuto ed in parte per il profondo terrore che scosse le sue viscere nell'immaginare lo sguardo deluso e disgustato del suo Pete, forse ancora per gli effetti della droga o per il malessere emotivo, si liberò dei propri succhi gastrici più volte, rimanendo con il fiato spezzato e la fronte sudata alla quale erano aderite alcune ciocche di capelli, con i polsi doloranti e divenuti ormai viola attorno alla stretta corda che lo ancorava su quel dannato letto, successivamente, più lucido riconobbe l'uomo che lo aveva rapito come il fratello di Don, il capo della mafia italiana della Tailandia, quello stronzo che aveva ucciso nella missione con Porsche, aveva dunque compreso quello che doveva essere successo, una talpa di quel gruppo si era infiltrata nella famiglia principale o qualcuno di quelli che non doveva avere Vegas in simpatia aveva semplicemente venduto l'informazione a quei bastardi perché si occupassero loro di tutto, ah dannazione, sarebbe dovuto stare più attento ma era inutile rifletterci sopra.

«Oh cosa c'è non sei ancora soddisfatto? Eppure eri così contento mentre ti scopavo» storse il naso disgustato all'esclamazione goliardica di quell'uomo, non gli era mai piaciuto il ruolo passivo soprattutto perché suo padre da giovanissimo lo aveva obbligato a passare del tempo con i suoi clienti in modo da addolcirli e concludere i suoi affari, perciò combatté un altro conato, ci era abituato, continuando ad ascoltare il proprio rapitore: «Ho pensato di ucciderti, ma sai, ho creduto che lasciarti vivere odiato dalla persona che ami di più sarebbe perfino peggio per te. Ho mandato un bel video dimostrativo al tuo caro Pete e quando ti odierà mi chiedo che reazione avrai, oh ma ne sono certo, la tua morte sarà patetica quanto lo sei tu» rise divertito osservando come l'impenetrabile espressione dell'uomo davanti ai suoi occhi tremò, rivelando un profondo tormento che lo scosse, probabilmente era stato l'unico a scoprire il punto debole del terribile Vegas, questo pensiero inebriò il capo della mafia italiana con un senso di potere che non sapeva però sarebbe svanito nel giro di qualche minuto. Il suono della notifica di un messaggio rimbombò nel silenzio opprimente di quella stanza e il sorriso maligno sulle sue labbra si estese quando mostrò il messaggio che Pete aveva inoltrato in risposta: "Questo è fottutamente disgustoso, non credo di essere mai stato così fottutamente incazzato in tutta la mia vita" rise di gusto quando gli occhi della sua vittima si spalancarono e le sue labbra si arricciarono in una smorfia dolorante, fortunatamente per Vegas uno dei suoi uomini lo chiamò per un affare importante, una chiamata da qualcuno e lasciò il povero moro da solo, con i denti infilati a forza nel labbro inferiore per sopprimere i singhiozzi con un rivolo di sangue e le lacrime che bagnavano silenziosamente le sue guance.

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Porsche era corso da Kinn, era saltato in groppa alla proprio moto sportiva ignorando bellamente che non avrebbe dovuto a causa dell'alcol ingerito, aveva ignorato tutte le guardie che avevano provato a chiedergli cosa fosse successo a causa del fiato corto, l'espressione furibonda e la camicia sgualcita e con uno sguardo truce, pieno dell'autorità che solitamente non dimostrava, aveva ordinato che il suo fidanzato si sbrigasse a terminare qualsiasi inutile conversazione stesse avendo con suo fratello maggiore per raggiungerlo nella loro camera da letto, dove si era cambiato velocemente dandosi una rinfrescata, non abbandonando l'inquietudine mista a ira che lo stavano facendo uscire fuori di testa, come aveva potuto fare una cosa del genre Vegas? Scosse la testa, la reazione del suo amico lo aveva fatto proeccupare e a dire il vero non importa quanto cercasse di convincersi della colpevolezza dell'uomo, lo aveva visto troppe volte rivolgere sguardi fugaci ma pieni di adorazione nei confronti del suo migliore amico per credere che non lo amasse e un dubbio lo assalì improvvisamente. Magari aveva ingerito la stessa droga che in passato aveva spinto Porsche a fare sesso con Kinn, avrebbe avuto senso dato che il cugino si era lamentato sul fatto che non lo aveva chiamato per riferirgli l'esito della missione o il fatto che l'espressione sul suo volto gli fosse sembrata persa.

Grugnì irritato, il problema è che da solo non poteva agire, in quanto quei pocchi attimi di video che aveva guardato con sconcerto non lo aiutavano a prendere una decisione e in quanto affiliato della famiglia principale aveva comunque la necessità di chiedere l'opinione dell'attuale in comando che era proprio colui che stava attendendo con tanta impazienza e quasi la sua crescente smania lo avesse raggiunto, Kinn si presentò nella stanza dopo un'evidente corsa e prima ancora che potesse fare domande l'altro gli riversò  addosso tutte le infromazioni e le idee che gli stavano circolando in mente, sottolineando soprattutto la preoccupazione che nutriva nei confronti di Pete, ma il suo fidanzato riuscì a calmarlo stringendoselo contro e accarezzando lentamente la sua schiena: «Ascolta, Pete è dannatamente e bravo, se è uno dei capi delle guardie del corpo e se gli ho chiesto di indagare su Vegas non è un caso, ok? Se ti ha detto che si occuperà lui della faccenda devi credergli e probabilmente è ciò che vuole, non vuole nessuno sulla sua strada perché beh, Pete sa essere davvero terribile quando vuole solo che solitamente non ha ragione di dimostrarlo. In questa famiglia non sali di rango solo perché sei simpatico Porsche» «Non puoi dirmi di non preoccuparmi» «Lo so. ricorda che per quanto sia uno stronzo, Vegas rimane mio cugino e ultimamente stavamo facendo progressi, prova solo a non pensarci troppo e fidati di Pete, se entro domani non abbiamo notizie interberremo, d'accordo?» la gentle voce sussurrata che utilizzò fece miracoli, tanto che l'adrenalina lasciò completamente il corpo dell'olivastro, facendolo quasi crollare contro l'altrui corpo con uno sbadiglio, Kinn non disse nulla e gli accarezzo il capo in maniera rassicurante finché non si fu assicurato che si fosse addormentato, solo allora prese il suo cellulare per scrivere un messaggio a Pete: "Porsche mi ha raccontato in breve. Fai quello che vuoi ma se entro domani mattina non avrò tue notizie interverremo" aveva usato il numero che la sua ex guardia del corpo portava sempre dietro in missione, uno colegato con un cellulare particolare che continuava a dare un segnale gps anche una volta spento, sperando che anche questa volta fosse con lui ed effettivamente ricevette una risposta: "Ok".

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Pete conosceva Vegas come il palmo della sua mano, perciò appena aveva visto quel dannato video aveva capito he c'era qualcosa che non andava e si era reso tutto più chiaro quando aveva notato che il suo fidanzato sebrava completamente sconnesso dalla realtà e conoscendo il passato di abusi che aveva subito, era certo che non avesse scelto di proprio accordo di sottomettersi all'uomo che muoveva le sue anche come un animale imbizzarrito, la sua mente era stata come oscurata da una nebulosa rossastra dalla quale emergeva solo una parola ed era vendetta, così tornò a casa, uno sguardo e le guardie del corpo che lo avevano visto in azione sul campo, quelle che avevano lavorato da più tempo per i Theerapanyakun presero Macau di forza e lo trascinarono nella zona sicura della villa, altri si sbrigarono ad aprire l'armeria e si offrirono di aiutare il diavolo che camminava per quella silenziosa casa, ma lui disse che aveva bisogno solo di un autista e un medico, gli altri non avevano bisogno di intralciarlo mentre si divertiva.

I più giovani ed inesperti trattennero il fiato davanti a quella versione del fidanzato del loro capo che non erano assolutamente abituati a vedere e solo quando egli se ne fu andato alla ricerca dell'amato osarono chiedere: «Cosa diavolo è successo?» «Oh, voi non c'eravate ancora quando Pete era solo una recluta. Siete degli ingenui se credete che sia salito di rango solo perché giocava insieme a Thankun. Quell'uomo nei suoi giorni migliori, o peggiori a seconda dei punti di vista, era consciuto come il diavolo in persona e nessuno osava essere sulla sua strada quando lavorava. Se aveva dei giorni no rischiava di uccidere gli alleati che si trovavano sul suo cammino se finivano con l'essere da impedimento all'eliminazione del proprio obbiettivo, non è solo lesto con le mani e abile con la pistola ma è fottuttamente forte. Siete fortunati ad esservi allenati con lui in questi ultimi anni che si è addolcito, non dovendo più andare sul campo, altrimenti vi sareste rotti qualcosa» da quel momento in poi una comprensibile paura del gentile ragazzo della casa pervase tutte le guardie del corpo e una nota mentale fu fatta di non farlo arrabiare per nessuna ragione al mondo, al giovane adolscente rinchiuso nel bunker sotterraneo non venne detta una parola dai due uomini più fidati di suo fratello e date le loro espressioni truci non osò chiedere perché Pete non fosse con lui o perché non aveva avuto notizie da suo fratello, aveva troppa paura di consocere la risposta.

L'italiano era tranquillamente seduto nel salotto di casa sua a fumare il sigaro e non notò come le sue guardie del cropo fossero state annientate una dopo l'altra, attirate in stratecighe trappole che avevano fatto suo dei sistema di comunicazione interni di cui era dotata ciascuna unità, era così preso da quella che credeva essere la sua vittoria che neppure si rese conto dell'improvviso, gelido silenzio mortale che lo aveva avvolto o di due occhi afilati e gremiti di intento omicida che lo fissavano dall'ombra, aspettando che tornasse nel luogo dove teneva rinchiuso Vegas in modo da trovarlo pià in fretta e allo stesso tempo neutralizzarlo, anche se stava pensando di prendersi il suo tempo, questa volta era diversa dalle precedenti in quanto si trattava di qualcosa di etsremamente personale e non un semplice distaccato incarico perciò non era il diavolo quella notte, ma Lucifero in persona. «Chi immaginava che fosse una tale troia per il mio pene» bisbigliò tra sé e sé l'uom firmando inconsapevolmente la sua condanna a morte, che si presento sottoforma di Pete che mostrava un agghiacciante sorriso che non aveva nulla di umano, tanto che una paura strana formicolò attraverso il corpo del malavitoso, mentre cliccava sul pulsante nella propria tasca per chiamare i propri scagnozzi, perché diavolo ci mettevano tanto?

«Non disturbarti, sono tutti morti» sibilò il più giovane dei due avvicinandosi sempre di più al suo bersaglio chiaramente disarmato, per come tastava in giro stava cercando un qualsiasi oggetto con il quale difendersi, era stato così sciocco da rimanere disarmato in casa sua dopo aver toccato il suo uomo, era stato davvero uno stupido, ghignò terribilmente dicendo: «Vedi, non sono così stupido da non conoscere il mio compagno, le sue preferenze o le sue espressioni. Pensavi veramente che sarebbe bastato così poco? Sei davvero disgustoso per quello che hai fatto al mio Vegas e ora ti farò consocere il gusto della mia fottuta ira e posso prometterti che non ti piacerà» le sue parole si spezzarono contro la pelle raggrinzita di quell'uomo tramutato in bestia, era balzato giù dalla poltrona a quattro zampe cercando di scappare ma Pete gli aveva tagliato la strada tirandogli un calcio ben assestato in faccia, sbattendolo con ferocia nella parete opposta, rompendogli il naso grazie all'angolo bel calcolato. Si assicurò di farsi dare la chiave della zona dove era tenuto il suo fidanzato prima di trascinarlò nella "camera" accanto, sempre situata nel seminterrato dell'edificio con tutta la chiara intenzione di sfogare la propria rabbia su di lui, non poteva presentarsi all'uomo ferito quando ancora aveva del desiderio di vendetta in lui perché avrebbe dovuto prendersene attentamente cura.

«T-ti prego farò tutto quello che vuoi ma non farmi del male?» non aveva neppure cominciato ad essere torturato eppure tutto quel potere che aveva percepito sembrava essere evaporato dalle sue mani, in quel momento si sentì come un maiale al macello ed il sorriso aguzzo di Pete, reso spettrale dalla scarsa illuminazione del luogo non rese meno terrificante l'esperienza. Nella porta opposta Vegas non aveva potuto fare altro che piangere e dannarsi per essere stato uno stolto, per non aver portato più uomini e per non essere stato cauto come invece lo era sempre stato, era disperato poiché temeva che l'uomo che amava con ogni singola cellula del suo corpo ora lo disprezzasse profondamente e sospirò sconfortato quando si rese conto che non aveva neppure il lusso di abbandonarsi al proprio dolore a causa delle forti e continue urla, seguite a piangiucoli disperati e patetiche implorazioni che riverberavano nella sua stanza, fino ad attraversargli le ossa e contrariamente alle sue abitudini, non trovò piacevole il pensiero di altri che soffrivano, forse perché il suo cuore stava annegando nel nero mare della disperazione e certamente non si aspettava che una manciata d'ore dopo, non seppe dire quante con esattezza, la porta si aprisse rivelando un pesante tanfo di sangue e pipì, residui della tortura ormai terminata, con una figura tinta quasi completamente di sangue che si rivelò essere proprio Pete, il quale lo slegò velocemente stringendolo nelle sue braccia: «Va tutto bene ora Vegas, sono qui per te» le lacrime gli riempirono nuovamente gli occhi ma le trattenne insieme al respiro, non credendo di non essere odiato: «Appena ho visto quel video mi sono preparato e sono venuto qui, scusa se ci ho messo tanto ma quel pezzo di merda meritava di soffire per quello cheti ha fatto, mio amato Vegas» marcò con voce bassa e ringhiante la propria possessività e una nuova sconosciuta emozione pervase l'intero essere dell'altro che si lasciò ricondurre a casa.

Quella stessa notte Vegas scoprì che forse non era il più terribile tra i due in quella relazione e pensò che forse poteva fare qualche eccezione sul proprio ruolo quando Pete lo guardava con quei suoi occhi scuriti dalla rabbia e ricolmi di intento omicida, ma non quella volta, no, in quel momento si godette semplicemente il calore del bagno che il compagno gli aveva preparato e la gentilezza dei suoi tocchi contro la pelle che parevano sovrascrivere il ribrezzo che la consapevolezza aveva portato nella vittima di quel terribile abuso, a dire il verso fu grato di essere stato drogato perché non ricordava la maggiorparte di quello che era successo, giusto abbastanza da capire cosa gli fosse stato fatto, a grandi linee. Amò il modo in cui venne amorevolmente coccolato, osservato con espressione dolce e sollevata in contrasto con l'aroma di sangue che ancora la sua pelle emanava, non importa che si fosse fatto una doccia veloce prma di predersi cura di Vegas, Pete aveva ancora addosso quell'odore animalesco, come di un predatore che si vanta del proprio bottino.

La situazione fu chiarita in fretta, quando un video e vari pezzi irriconoscibili dell'uomo vennero spediti anonimamente ai capi della mafia dei dintorni con una semplice lettera:"Omaggio di Pete Phongsakron Seangtham" una missiva di scuse venne velocemente recapitata alla famiglia principale dicendo che non sarebbe mai più successo nulla del genere e con i nomi di tutti coloro che avevano loro venduto informazioni, Kinn e Vegas ebbero il terrore di chiedere come diavolo Pete ci fosse riuscito, non avendo idea dell'esistenza di una prova video dell'accaduto in cui però non si vedeva il volto del colpevole di tali violenze. Solo che Vegas non tenne da conto che una volta che una tale bestia si desta, non torna a sopirsi tanto facilmente e per quanto la prima volta ne fosse rimasto sorpreso, aveva provato un certo diletto nel rendersi conto che aveva a che fare con un partner forse più geloso e morboso di quanto lo fosse lui, imparandolo a sue spese nel retro di un bar dopo aver dato troppe attenzioni ad una ragazza per provocarlo, ma questa è un'altra storia.

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