VII
Dopo una cena a base di tartine al tonno e formaggio, pesce al forno con patate, calamari in padella e come dessert un dolce alla crema, nessuno osa alzarsi da tavola. David ci guarda compiaciuto, proprio come farebbe un padre con i propri figli, un padre che per nessun motivo si diverte a rimirarli. Ha un viso rosso come il fuoco, e ciò è dovuto ai cinque bicchieri di vino che ho notato versarsi nel corso dei pasti.
Sembra esausto.
Stormy e Max, invece, continuano a sghignazzare senza pietà, probabilmente brilli anche loro; questa sera le bevande erano particolarmente forti. Tranne per Adrian, che non sembra scomporsi, rivelando la sua natura di precisino.
Adrian, mangiando rigorosamente in silenzio, ha consumato la sua cena ascoltando le conversazioni dei due amici e ogni tanto prestando attenzione a David. Ma non l'ho mai sentito parlare, se non prima della cena e solo per lasciare ch'io mi sedessi. Devo ammettere, comunque, che è stato davvero gentile.
" Oh, ragazzi miei, avevo in mente un altro discorso, ma credo che dovremo rimandare a domattina..."
" Oddio Dave, quando la smetterai con questi sermoni e ci lascerai un po' liberi?"
A parlare è Stormy, con voce gracchiante e parendo un vero e proprio corvo urlante. Max al suo fianco sghignazza ancora, lasciandosi poi sfuggire un boato che oserei definire sgradevole rutto. Adrian li guarda, allibito, alzando gli occhi al cielo e mandando giù un sorso d'acqua.
" Oh, Stormy, Stormy cara, mai. Non sarete mai liberi, non fino a quando non farete ciò che mi avete promesso..."
Cala il silenzio. Stormy lo guarda, Max ha smesso di ridere. Adrian, dal canto suo, poggia il bicchiere con un tonfo.
" Mi pare che quello che abbia promesso qualcosa a noi, qui, sia tu."
David guarda Adrian stupito, non aspettandosi quell'uscita. Immagino stia pensando come mai Adrian, che ha tanto acclamato nella presentazione, ora si permetta di riprenderlo.
Io mi faccio piccola piccola, il cuore che inizia a martellare forte e all'improvviso in pensiero per il ragazzo di fronte a me. Ma cosa gli salta in mente?
" Su questo hai ragione, figliolo, e la mia promessa non sarà vana. Ma ciò che aspettate giungerà nel momento in cui quattro giovani ragazzi, seduti proprio a questa tavola, si daranno finalmente da fare."
" Finalmente?!"
Ora Adrian è paonazzo, e si alza con uno scatto dalla tavola, facendo sussultare tutti quanti. Con la coda dell'occhio, noto un cameriere fare retro front.
" Come se fino ad oggi non avessimo fatto nulla, vero?! Tu non puoi saperlo, David... Non ci sei stato, non hai potuto vedere i nostri progressi! Non hai potuto vedere il duro lavoro che..."
" Basta così, Adrian. Ho un'emicrania fin troppo forte per starti a sentire."
La voce di David risuona gelida in tutta la sala, la sua figura ora ben eretta, un bicchiere in mano. Adrian non è spaventato, anzi; spavaldo, lo guarda con rabbia negli occhi.
" Mi pare che ne avessimo già discusso, poi, no?Smettila di fare il ragazzino viziato, perché tutti abbiamo dei problemi. Metti da parte questa stupida fretta e arrenditi. Non siete ancora pronti."
" A te conviene dirci questo, non è vero? Così potrai tenerci qui come schiavi, pronti a fare tutto ciò che ci comandi!"
" HO DETTO BASTA COSÌ."
David scatta, rompendo il bicchiere in mille pezzi e facendo saltare tutti dalle sedie. Stormy si lascia scappare un urlo, mentre Max guarda Adrian scuotendo la testa; nel frattempo due maggiordomi accorrono con scope e scopette, per raccogliere il vetro ormai infranto. David, invece, è una bestia; il taglio alla mano mi mette i brividi, con gocce di sangue che atterrano sulla tovaglia. Compatisco le urla di Stormy.
" Tu non mi comanderai mai, David. Mai."
Adrian borbotta, per poi scansare la sedia con rabbia ed uscire a grandi passi dalla sala. Stormy accorre al fianco di David, che ora si sta facendo medicare la mano da una domestica.
" Ti fa tanto male, Dave?"
Chiede la biondina, mentre lui alza gli occhi al cielo e scosta bruscamente la domestica. Quest'ultima, con fare intimorito, sistema la fascia e scappa via, rivolgendo uno strano sguardo al cameriere alla sua destra.
" Non come il dolore che ho ora nel petto, Stormy cara. Ma non badiamo a lui, badiamo a noi; allora, volete seguirmi nel salottino?"
Stormy annuisce convulsamente, con un ampio sorriso che le illumina il viso; Max, invece, rizza in piedi chiaramente euforico. Io mi limito a fissare il centro tavola, un enorme bouquet di fiori blu.
Mi sento tanto in pensiero per Adrian, anche se non lo conosco poi così bene.
" Morgana, ti unisci a noi?"
David ora si è alzato assieme ai due scagnozzi, che ora mi guardano divertiti. Formano un trio talmente perfetto che non mi sembra il caso di disfarlo. Così scuoto la testa, alzandomi lentamente; sento le gambe come intrappolate in sabbie mobili.
" No, no... Io credo che andrò a letto. Sono tanto stanca..."
Mormoro, deglutendo a fatica ed evitando gli sguardi inquisitori di Stormy e Max. David sembra piuttosto indifferente, invece, perché si limita a scrollare le spalle e a salutarmi con un flebile " a domani" prima di sparire con i due alle calcagna.
Non so per quale motivo, ma uscendo dalla sala è come fossi reduce da un brutto sogno.
—
In verità ho mentito, prima; non credo sia ora di andare a dormire, non con questa strana agitazione nel petto. Decido così di dare un'occhiata in giro, giusto per distrarmi.
Non essendomi stata mostrata gran parte della casa decido di fare da me, avvicinandomi al maggiordomo che mi ha accolto ore prima: William.
" Ehm... Mi scusi, Signor William..."
Lui s'illumina, ed esattamente come Costance pare deliziato del fatto che qualcuno si ricordi di lui.
" Oh, signorina, che piacere vederla! Desidera?"
" Io... io non desidero niente, in realtà. Volevo solo sapere se fosse possibile andare un po' in giro... Non che io debba avventurarmi in corridoi o porte segrete, volevo solo..."
" È tutto a posto, Signorina."
William mi rivolge uno di quei sorrisi che si rivolgono a quei bambini sperduti, bambini che senti il bisogno di rassicurare affinché si fidino del fatto che vada tutto bene, che troveranno la loro strada. Ma io non voglio essere compatita, non voglio essere rassicurata.
Voglio solo starmene per conto mio.
" Lei può girare ovunque, qui, sa? Ma, se posso permettermi, le suggerirei di visitare il giardino... Certe meraviglie non potrà vederle altrove."
Il giardino. L' idea di stare fuori al buio, con le stelle nel cielo ed un senso di pace a farti compagnia, mi tenta molto. Così annuisco educatamente, avvicinandomi al portone.
" Credo proprio che mi abbia convinta... Ma è sicuro che vi si possa accedere anche di sera?"
" Oh, ma certo che sì. Non è mica una prigione, questa dimora! Ecco, lasci che la apra per Lei..."
William si avvicina a me, prendendo un mazzo di chiavi e lasciando che la luce della luna filtri dalla porta.
" Si ricordi di rientrare prima della mezzanotte o qualcuno potrebbe chiuderla fuori. Le auguro una buona passeggiata."
Con un inchino mi saluta, ed io gli sorrido timidamente. Poi, con un innato senso di libertà, mi affaccio oltre la porta e respiro la fredda aria. Forse fin troppo fredda, perché non ho un cappotto ed immediatamente mi pento di non averlo portato.
Ma ormai è troppo tardi per rientrare, perché il maggiordomo ha già chiuso il portone e non mi andrebbe di scomodarlo di nuovo.
Così, battendo un po' i denti, scendo le scale e mi dirigo verso l'immensa fontana al centro, l'acqua che gorgoglia e luccica per via dei lampioni. Mi guardo intorno; nonostante il freddo, il cortile è davvero accogliente. Lo spiazzale presenta alcune panchine sulle quali poggia una strana rugiada, e tutt'intorno gli alberi frusciano lentamente a ritmo con il vento.
" Magico, non è vero?"
A quelle parole sussulto, rendendomi conto che Adrian è a pochi passi da me. Seduto dall'altra parte della fontana, indossa una lunga giacca nera ed è impegnato a fumare una sigaretta. Butta fuori il fumo con fare teatrale, gettando con un movimento del capo il ciuffo verso l'alto.
" Potrebbe esserlo, sì."
Sussurro, avanzando verso di lui. Avrei voglia di sedermi, ma ricordo a me stessa che non ho una giacca e che il marmo a quest'ora sarà decisamente gelido.
A quel pensiero digrigno i denti, il vento che filtra tra le maniche del maglione.
" Sai, stringerti così non ha molto senso... Il freddo penetrerà comunque, che tu lo voglia o no."
Mormora, saccente, buttando fuori altro fumo. Io alzo gli occhi al cielo, ma non posso non notare che abbia ragione; nonostante mi stringa nelle spalle, sono comunque scossa da brividi.
" È vero... Forse ho sbagliato, forse è meglio che torni dentro..."
" No. Resta."
Ho un tuffo al cuore. Adrian si scansa, facendomi spazio e aprendo parte della sua giacca. A quanto pare, vuole che mi accoccoli vicino a lui. Prego affinché il buio della notte e la scarsa luce dei lamponi coprano le mie guance in fiamme.
" Oh, no, io... No, no. Non voglio infastidirti."
" Fidati, è tutt'altro ciò che m'infastidisce. Vieni, avanti. Ritengo che tu sia più al sicuro qui che altrove..."
Mormora, rivolgendo uno sguardo verso la casa ben illuminata; in effetti tutto sembra più tranquillo qui. Niente David a cui rendere conto, niente Stormy o Max che guardano male. Loro sono laggiù, chissà in quale stanza.
Così annuisco, avvicinandomi a lui. Poi mi siedo, e sobbalzo al contatto con il marmo. Sono scossa da un ulteriore brivido, ma la sensazione di gelo passa non appena Adrian mi accoglie prontamente con la giacca.
Ora ben coperta, mi lascio sfuggire un sospiro di sollievo. La luna fa capolino da una nuvola.
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