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VI

" Cara Sophie,

sono arrivata a destinazione. Qui è tutto molto bello, devo dire, ed il mio capo è stato così gentile da offrirmi posto nella sua elegante dimora. Come stai? Spero tu sia arrivata a destinazione... Spero anche, nel profondo, che tu mi abbia perdonata. Mi dispiace, sai? Non volevo andasse così, e mai avrei pensato di doverti spedire da lui, papà. Ora capisco le emozioni da te provate alla stazione, capisco cosa intendevi. Mi mancherai tanto, ma continuerò a scriverti. Fallo anche tu, d'accordo?

Fammi sapere quando arrivi e come verrai accolta.

Ti abbraccio forte.

Morgana."

Davanti alla scrivania della mia nuova stanza, fisso la lettera che ho deciso di mandare a Sophie; ripiego con cura il foglio dentro la busta, poi vi poso uno stampo ed ecco fatto. È pronta. Mi lascio sfuggire un lungo sospiro, accasciandomi sulla sedia e guardandomi intorno.

Qui, in camera, tutto tace. La valigia mi è stata consegnata praticamente dopo la sfuriata di David, ed ora giace aperta sul letto a baldacchino. Ho cercato di sistemare alcune cose nell'armadio, che ora è aperto ed ospita maglioni appesi con cura; altri appendiabiti, invece, sono vuoti e aspettano solo me. Ma non ho voglia di mettere in ordine, lo farò più tardi.

Alzando lo sguardo, posso notare un piccolo orologio a pendolo ticchettare sopra una mensola, accanto a libri antichi e a delle stoffe ripiegate con cura. Un vaso di rose bianche giace alla mia destra, accanto ad uno specchio dalla cornice color panna ed un comodino dallo stile rococò. Appesi alle pareti dipinte di rosa cipria altri quadri, altre meravigliose opere che non smettono di stupirmi.

Sono fortunata che David mi abbia conservato questa camera; per quanto possa essere lontana da tutte le altre, ho come il sentore che forse sia l'unica più bella. La porta finestra che ridà su un balcone dalle balaustre in marmo ed ulteriori vasi di fiori, poi, è il massimo.

Cosa ho fatto per meritarmi questo?

Un improvviso bussare alla porta mi fa sussultare dalla sedia, costringendomi poi ad alzarmi e ad andare ad aprire. Davanti a me, una donna dai capelli rosso cenere ed un viso dolce mi guarda intimorita. Costance.

" Buonasera Signorina, e mi scusi, Signorina, ma il Signor David mi ha detto di comunicarle che la cena è quasi pronta, che il resto dei ragazzi è giù e che a Lei non converrebbe fare ritardo..."

Parla a raffica, alzando il petto su e giù come fosse affaticata, prendendo poi un grosso respiro. Evidentemente avrà corso per arrivare fin qui, o forse avrà salito quella rampa di scale che ridà alla mia stanza. Intenerita, annuisco, per poi aprire del tutto la porta.

" Grazie, Costance... Posso chiederti una cosa, già che sei qui?"

Non appena sente il suo nome s'illumina, stupita del fatto che io mi sia ricordata di lei, nonostante l'abbia vista di sfuggita e circa un'ora prima. Ma io sono brava a ricordare le persone, e ringrazio mia madre per avermi donato un'ottima memoria fotografica.

" Certo, Signorina... Può chiedermi tutto ciò che vuole. Tranne cose illegali, credo."

Alle sue parole mi sfugge una risata, e lei sorride altrettanto, imbarazzata. Non sa come comportarsi, e addirittura la vedo giocherellare con un bottone della divisa. Mi viene in mente che forse nessuno abbia mai riso ad una sua battuta prima d'ora.

" Oh, ti prego, Costance, chiamami Morgana. In questa casa c'è fin troppa formalità..."

Mormoro, e lei annuisce, il sorriso che scompare dal suo bel viso. Con uno scatto le faccio cenno di attendere, recuperando poi la lettera dalla mia scrivania. Non appena la vede Costance impallidisce, rizzando sul posto e arricciando le labbra.

" Oh, no, no... No, Signorin— Volevo dire, Morgana... No, Morgana, io... Semplicemente non posso."

" Non puoi cosa, Costance? Non ti ho nemmeno chiesto..."

" Vuole che consegni quella lettera al postino, non è così?"

Ora ha abbassato la voce, si scruta intorno con aria circospetta. Io annuisco, e lei fa cenno di avvicinarmi. Incerta, faccio qualche passo avanti, lasciandomi indietro la stanza ben illuminata.

" Qualcuno non vuole, Morgana. Altrimenti... altrimenti lo farei volentieri."

Qualcuno non vuole... La mia mente pensa subito a David, al suo modo di fare brusco, alla sua posizione di comando.

" È per caso il Signor Da...?"

" SHH! Silenzio, stia zitta!"

Costance balza in piedi, scuotendo per l'ennesima volta il capo. Ora è intimorita e posso notare le sue mani tremare.

" Qui... qui le comunicazioni sono tutte interrotte, Signorina Morgana. Niente può entrare o uscire, qui, a meno che non vi sia un permesso, ed io... Io non posso dirle altro."

Borbotta, per poi darmi le spalle ed allontanarsi in un attimo, sparendo dietro il corridoio e lasciandomi come un'allocca con la lettera ancora in mano.
Furiosa, rientro come una furia e lancio la lettera a terra, la quale atterra dolcemente sul tappeto.

Non è possibile che David abbia tutto questo potere.

Non è possibile, e non voglio crederci.

Mi ci vogliono alcuni minuti prima di ritrovare la sala da pranzo, collocata al piano terra e vicino a quella che mi è stato riferito essere una sala da ballo. Mentre cammino mi sento mancare, e non appena raggiungo il tavolo mi sale un incredibile senso di nausea. Seduti ai loro posti, da destra a sinistra, noto David, due ragazzi ed una ragazza. Eccoli. Quei tre saranno i miei soci.

Fa anche strano pensarlo.

" Ecco a voi, finalmente, l'ospite d'onore! Morgana, prego!"

David mi sorride, e nell'istante in cui mi saluta il trio si volta immediatamente verso di me. La ragazza, una biondina con frangetta, mi guarda con disprezzo. Capto astio nei suoi occhi azzurri, fastidio dal modo in cui stringe i pugni sul tavolo.

Il ragazzo alla sua destra, invece, non sembra sorpreso di vedermi, non quanto l'amico, che sembra fissarmi come imbambolato. Lo vedo tirargli una pacca sulla nuca.

Mi domando cosa c'entri io con tutti loro.

" Ehm... Ciao."

Mormoro, facendomi avanti, mentre la biondina mi trafigge con lo sguardo. Faccio per accomodarmi accanto a lei, ma vi posa con gran maleducazione i suoi piedi. Un tacco dodici mi sbarra la strada.

" Mi dispiasce, Tessorro... Ma credo che dovrai sederti da un'altrra parrte.."

Gli uomini si raggelano, qualche domestico attorno a noi tossicchia a disagio. Poi, come un fulmine a ciel sereno, qualcuno risponde. Ma, stranamente, non è David.

" Falla finita con questo accento da finta francese, Stormy, e lasciala sedere. Non fai ridere nessuno."

A parlare è il ragazzo di prima, quello che ha " schiaffeggiato" l'amico. Indossa una lupetto di colore nera, una strana collanina d'argento ed ha capelli scuri come la pece. Ha il viso lungo e affilato, guance rosee ed un accenno di barbetta, occhi azzurri e magnetici.

Penso sia il ragazzo più bello e attraente che io abbia mai visto.

" David?"

La biondina, dalla voce acuta e fastidiosa, chiama David in cerca di aiuto; ma l'uomo non risponde, limitandosi a scrollare le spalle, con un bicchiere di vino in mano. Lì, seduto a capo tavola, sembra intoccabile.

" L' hai sentito, Stormy. Libera il posto."

Stormy sbuffa, poi lascia andare le gambe e la sedia torna ad essere vuota.

" Grazie..."

Sussurro, ma credo che nessuno mi abbia sentito. Nessuno, a parte il ragazzo misterioso, che ora mi guarda con una strana luce negli occhi. L' amico al suo fianco e Stormy, invece, si rivolgono qualche parola sottovoce.

" Permettimi di presentarteli, Morgana."

Enuncia David, alzandosi in piedi. I tre si voltano verso di lui.

" Davanti a te trovi Adrian. Lavora con me fin da piccolo; l'ho cresciuto, aiutato a diventare l'uomo che è ora. È il miglior truffatore di tutti i tempi..."

" Aggiungiamo che è anche il tuo pupillo, David."

" Silenzio, Max."

David riprende il secondo ragazzo, che sembra piuttosto geloso di Adrian. Quest'ultimo ha distolto lo sguardo, e sembra voler essere ovunque tranne che qui.

" Max, invece, è un mago dei computer. È con noi da qualche anno, ma è come se lo fosse da sempre... È un genio, un ragazzo brillante per la sua età."

Max ora alza gli occhi al cielo, inscenando finta modestia, ma a tradirlo è il petto rigonfio d'orgoglio, la schiena ben dritta. Se prima avevo pensato che fosse una persona particolarmente invidiosa, ora ne ho la conferma. I tipi come lui preferiscono essere acclamati e basta. Guai a non farlo.

" La meraviglia che è al tuo fianco è Stormy."

Stormy si lascia sfuggire una risatina, seguita da un " non esageriamo!", e con uno scatto si butta indietro i capelli. Mentre David parla, non posso fare a meno di notare il desiderio negli occhi di lei; lo guarda come rapita. Mi domando se per lui sia lo stesso.

" Stormy è Stormy. Certo, sarà un po' ribelle, forse scontrosa, ma sa il fatto suo. È in grado di persuadere chiunque, ed ha un'ottima parlantina. Ma tutti sanno che io la preferisco quando non parla..."

Mormora, per poi rivolgerle un breve occhiolino. Noto Adrian e Max distogliere lo sguardo, mentre Stormy arrossisce violentemente. A me viene semplicemente da vomitare.

" Signori e Signorine, la cena è servita."

Comunica uno dei camerieri all'angolo, mentre due domestiche si fanno spazio nella sala, spingendo con fatica un carrello ricolmo di portate varie.

" Oh, perfetto! Miei cari ragazzi e ragazze, dateci dentro!"

Afferma David con un sorriso, risedendosi e lasciando che i camerieri inizino a servirci. Ma per quanto queste pietanze possano essere particolarmente invitanti, non ho appetito. Non dopo quello che ho appena visto, non dopo gli sguardi tra David e Stormy.

Tra i due c'è qualcosa, e questo inizio a capirlo... Eppure ciò che non capisco è la vicinanza di David, il suo comportamento in auto e davanti alla mia stanza. Se è attratto da Stormy, se la elogia e la punzecchia, allora perché fa così con me?

Decido, mentre mi riempiono il piatto, che dovrò essere più cauta. Starò attenta, e cercherò di stargli lontano. Ad ogni costo.

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