II
Mentre il sole inizia lentamente a spuntare nel cielo, ed una calda luce si fa spazio nell'ombra, sgattaiolo via di casa senza far rumore. Con la mia mantella ed un passo felpato, oggi voglio essere anonima; non ho voglia di salutare il panettiere vicino casa, che inizia a sfornare le proprie delizie dalle prime ore del mattino. Tantomeno fermarmi dinnanzi al solito bar dove faccio colazione.
Oggi, per la prima volta, voglio essere invisibile.
Quando arrivo al locale la saracinesca è ancora chiusa, e ciò mi porta ad un sospiro di sollievo. È chiaro che la signora Foster non sia ancora nei paraggi. Così, guardandomi per sicurezza intorno, m'infilo in una stretta stradina, e sbuco dall'altra parte dell'edificio, esattamente dove mi trovavo ieri.
Ed è proprio lì, vicino ai cassonetti ora vuoti, che lo vedo. Per un attimo sobbalzo, esterrefatta che sia così in orario. Poi, però, mi avvicino.
Timidi raggi di sole illuminano un ciuffo di capelli biondi e la barbetta altrettanto chiara, rendendolo quasi una divinità ricoperta di oro. Non mi ero accorta ieri sera che fosse così biondo, e non mi ero accorta nemmeno delle rughe sulla fronte.
Lo sconosciuto sembra essere molto più grande di me.
" Buongiorno, cara Morgana. Oggi sei tu che spii me, non è vero?"
Con uno scatto si volta, rivelando di nuovo quegli occhi di ghiaccio, e rivolgendomi poi uno strano sorriso. Io mi sento avvampare, tutt'a un tratto piena di vergogna. Nascondo il mio rossore nella mantella, per quanto mi sia possibile.
" Non ti stavo spiando. Volevo solo accertarmi che fossi realmente tu."
Biascico, ma lui non mi dà retta. Si stacca poi dal muro dov'era appoggiato, e mi viene incontro; stamane sembra così diverso. Lo vedo più curato, con quella giacca al vento beige ed una lupetto nera a renderlo elegante. Una volta vicino a me, posso perfino sentire una dolce nota di profumo.
" Se sei venuta qui sapevi di certo che avresti trovato me, sciocca. Ammetti che mi stavi guardando, e finiamola qui."
Afferma, rapido, guardandomi dritto negli occhi con fare inquieto. Io annuisco, intimorita. Ha un certo potere su di me, e non riesco nemmeno a spiegarmi il motivo.
" Bene. Ora, veniamo al dunque. Immagino tu abbia riflettuto sulla mia proposta, e immagino anche che tu sia qui perché lo desideri davvero... Allora io ti chiedo, Morgana: sei davvero pronta per quello che ho in serbo per te? Sappi che non potrai tornare indietro."
Il modo in cui si pone, il modo in cui mi guarda con le braccia incrociate ed un sopracciglio alzato, mi fa sentire debole. Mi agita, mi sconvolge. Non mi sono mai sentita così prima d'ora. Devo perfino concentrarmi per riflettere su quanto mi è stato appena detto.
" Mi hai promesso denaro, ed io sono qui per questo. Non importa ciò che dovrò fare o come lo dovrò fare, importa che io abbia la mia ricompensa. Quindi, sì. Sono pronta a tutto."
Alle mie parole noto gioia dai suoi occhi, contentezza dal modo in cui distende i muscoli del viso.
Pare rilassato, fiducioso. È fatta.
" Lieto di fare affari con te, Morgana. Io sono David."
Finalmente, mentre mi porge la mano, scopro il suo nome. David. Lo saluto con timore, quasi avessi fatto un patto con il diavolo. Lui questo non tarda a notarlo.
" Hai paura?"
Mi chiede poi, ed io scuoto la testa, la stretta che si allenta.
" No, non ho paura."
Mi ricompongo, e con un coraggio che non pensavo di avere sostengo il suo sguardo. Sembra divertito dalla mia reazione.
" Allora seguimi."
Dice poi, superandomi e recandosi verso la strada. Lo raggiungo, seppur titubante, passando davanti al locale e tirando dritto. Fortuna che nessuno dei dipendenti è ancora arrivato; se mi beccassero, sarebbe difficile spiegare come mai sto girando con un tipo losco come lui.
Camminiamo in silenzio, oltrepassando le vie della città ancora assonnata e incontrando qualche passante di tanto in tanto. Ad ogni passo riesco a sentire lo sguardo di qualche curioso su di me, su di noi.
Mi domando se stia sbagliando, se essermi unita a lui sia stata una cattiva idea...
" Cos'è, ci stai già ripensando?"
David sembra leggere nei miei pensieri, o forse è solo troppo bravo a capire le persone. Io scrollo le spalle, continuando a camminare e fissando dritto davanti a me.
" No, no. Perché?"
" Perché non parli. È facile da capire, sai? Vuol dire che in testa hai tante, troppe cose."
Spiega, ed io continuo a non rispondere, svoltando a destra e seguendolo come fossi un automa. Tutt'a un tratto, lui si ferma di scatto, ed io gli vado letteralmente contro, urtando la sua schiena. Balzo immediatamente all'indietro, spaventata.
" Qualcosa ti turba, Morgana. Dimmi la verità."
Colta da quella sua preoccupazione improvvisa, faccio riferimento all'intero isolato, ora popolato da più persone. Occhi indiscreti, di tanto in tanto, non mancano.
" Ci guardano male, David. Tutti, dal primo all'ultimo, e fin da prima, da quando siamo usciti insieme dal vicolo... Non te ne sei accorto?"
Lui rimane fermo, impalato, senza dire niente. Sembra aver perso le parole. Poi, però, scrolla le spalle, e torna di nuovo sui suoi passi. Gli corro dietro.
" Non ti curar di loro, ma guarda e passa. Dante Alighieri, superbo letterato italiano. Ne hai mai sentito parlare?"
Cambia discorso, come se non volesse avere a che fare con quei pensieri. Dal canto mio, però, dovrebbe; non credo sia qualcosa di positivo essere oggetto dell'attenzione altrui. Così, appena lo vedo dirigersi verso le porte di un bar, mi impunto.
" Io voglio sapere perché ci guardano."
" Non ti è dato sapere."
Sostiene, per poi aprire la porta e farmi cenno di entrare. Ma io rimango ferma, sul ciglio del marciapiede.
" Se intendi fare la capricciosa e lamentarti di qualche fugace occhiata, allora sarà meglio che tu te ne vada.
Di corsa, anche."
Mi guarda negli occhi, un fulmine pronto a colpirmi. Ora è di cattivo umore, e mi maledico mentalmente per essermi fatta condizionare dagli intriganti del paese. Devo ricordare a me stessa che sono lì solo per Sophie e per i soldi, per nient'altro.
" Io non vado da nessuna parte."
Mormoro, decisa, per poi superarlo ed urtargli appositamente una spalla. Lui borbotta qualcosa mentre entro nel locale, ma faccio finta di non sentirlo. Poi mi raggiunge e, salutando la cameriera, mi conduce verso un tavolo vicino ad un'ampia vetrata.
Mi siedo senza fiatare.
" Spero che tu ti sia calmata, perché abbiamo molto di cui parlare."
Lo ignoro, rimanendo in silenzio, guardandomi poi intorno; il locale è semi vuoto, e ci sono giusto due persone sedute al bancone. Solo un tavolo, poi, ospita una coppia di anziani giocare a scacchi. Nessuno bada a noi, per fortuna. Torno a guardare David, che ora ha preso la carta del menù.
" Sarò calma fino a quando non mi saranno chiare certe dinamiche."
Lo sento sbuffare, mentre sceglie cosa ordinare.
" Tali dinamiche, come le chiami tu, sono in parte segrete. Ciò che posso rivelarti, per ora, è quello che andremo a fare..."
Commenta, alzando il viso per guardarmi.
" Rapineremo una delle più grandi Accademie scozzesi, Morgana. La SparrowJay Academy."
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