Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

13. La sua Cura

Madison

Respiro forte il suo odore sul cuscino.
Apro gli occhi.
L'arredamento bianco di questo posto fa risaltare la poca luce che entra dalla vetrata.

Sono sicura che non è tanto presto, eppure il cielo è grigio.

Tu guarda se deve esserci questo tempo in piena estate.

Spero solo che migliori, visto che mancano solo tre giorni al mio compleanno.
Se devo festeggiarlo lontano da NewYork, almeno lo festeggieró sotto la luce del caldo sole californiano.

Mi alzo passandomi una mano tra i capelli.
Recupero la mia maglietta ai piedi del letto e me la lascio scivolare addosso.

Aiden non c'è.

Esco dalla camera e passo davanti la porta del bagno.

Lui è lì.
In piedi davanti allo specchio, con della schiuma bianca sul viso e un rasoio tra le mani.

Mi appoggio allo stipite e lo guardo.

Ha un asciugamano grigio attorno alla vita e i capelli ancora un po' bagnati.

Si passa la lama sulla pelle con una precisione disarmante.

Ho quasi paura che possa rovinarsi quelle gote perfette.

Guardo la sua schiena.
Ogni muscolo che si muove perfettamente come l'ingranaggio della più bella macchina al mondo.

Quanta bellezza può donarti la vita in un momento tanto sbagliato...

Aiden è tutto quello che una ragazza potrebbe desiderare...e se adesso è qui con me, posso immaginare quanti cuori spezzati ha lasciato dietro di se.

Chissà se è mai stato lui uno dei cuori lasciati sul pavimento, di qualcun'altra...

"Hai finito di farmi la radiografia?"

"Huh.." alzo lo sguardo.
Lui mi guarda dal riflesso dello specchio.
Sul viso ancora qualche macchia bianca.

Mi sento avvampare.
"Oh non ti stavo mica fissando!" mento in risposta al suo sorrisino.
"Mi chiedevo quando mi avresti lasciato il bagno..." aggiungo.

Lui posa il rasoio e si volta verso di me baciandomi sulle labbra.

"Due minuti ed è tutto tuo..." sussurra nella mia bocca prima di tornare alla sua rasatura.

Sorrido a me stessa e mi volto allontanandomi.

Sono piombata qui ieri sera impedendogli di andare a casa, e non gli ho ancora spiegato il perché.

Mi sembra strano che non mi abbia chiesto nulla sul perché volevo l'indirizzo di suo cugino, deduco che dovrò aspettarmi una domanda da un momento all'altro.

Apro il frigorifero del suo cucinino per prendere un bicchiere di succo, mentre sento il rumore dell'acqua che inizia a  scorrere e poi smette poco dopo, provenire dal bagno.

Bevo un sorso della mia spremuta di arancia mentre il mio sguardo cade su un particolare che non avevo ancora notato.

C'è un pianoforte alla destra del divano, proprio difronte la vetrata.

"Non mi ero accorta di questo..." dico avvicinandomi.
Mi avvicino alla tastiera e vedo  qualcosa incisa proprio sotto il leggìo.

"Ma...ma questo pianoforte lo conosco..." esclamo mentre sento dei passi verso di me.

Aiden mi raggiunge con indosso i suoi pantaloni e i capelli asciutti.

"Come hai detto?" chiede avvicinandosi.

"Era di mio nonno questo pianoforte..." dico passando l'indice sulla piccola incisione "Vedi queste...sono le prime dieci note della Sonata al chiaro di luna, di Beethoven. Le abbiamo incise insieme quando ero piccola...avrò avuto forse...sei o sette anni...Lui amava quella sonata!"

"È sempre stato qui, da quando sono arrivato in questa casa."  risponde superandomi.

Si siede allo sgabello e mi guarda.
"Sai suonarlo?" mi chiede e io scuoto la testa.
"Mi sedevo sulle sue ginocchia e poggiavo le mani sulle sue, mentre lui suonava..." dico.

Ripenso a quei bellissimi pomeriggi passati a credermi una pianista.
Quelle giornate invernali che io e Alexandra passavamo a Filadelfia nel loro grande appartamento.

La nonna che sperimentava ogni volta una diversa pagina del suo ricettario, solo per noi, e il nonno che ci suonava tutto il suo repertorio...e noi che ci sentivamo le principesse del castello che non c'era, a ballare con i nostri principi immaginari nel loro bel salotto.

Non ci penso più tanto spesso...

È molto che non vado a trovarli.

Tiro su con il naso.

"Ehi..." mi richiama notando che mi ero persa nei miei ricordi.

"Tu sai suonare?" chiedo.
"Qualcosina sì..." risponde pigiando un tasto.

"Qualcosina?" chiedo e lui mi sorride "Se c'è qualcuno davvero bravo è Chloe...abbiamo un vecchio pianoforte in cantina, era di mio padre, è stato lui a insegnarmi quel poco che so. Ogni volta che Danny non è in casa e lei non è impegnata con lo studio o col lavoro, scende e suona per ore e ore. Molti dei pezzi che suona non li conosco nemmeno."
"Non l'avrei mai immaginata alle prese con un pianoforte..." ammetto.

"Beh perché credi che desideri così tanto andare a NewYork? La tua amata Julliard non è solo una scuola per future ballerine!" esclama.
"La Julliard? Chloe sta studiando per la Julliard?"
"No non ancora...Ho cercato di convincerla a fare i provini dall'inizio dell'estate, ma lei continua ripetermi che deve studiare qualcosa che le permetta di portare subito soldi in famiglia...e ovviamente al momento non possiamo permetterci un scuola come quella..." dice scuotendo la testa "Perché credi che ti ammiri tanto? Sei tutto ciò che lei vorrebbe essere..."

Non ne avevo idea.
Non avevo mai visto l'amicizia di Chloe sotto il punto di vista dell'ammirazione.

Sorrido a me stessa.
Guardo Aiden che cerca di capire la natura del mio sorriso.

"Gliel'ho promesso." dico "Le ho promesso che la avrei portata a NewYork.
La porterò alla Julliard e realizzerà il suo sogno."

Mi sorride quasi come si sorride ad un bambino.
Lo guardo interrogativa.

"Allora c'è un cuore, dietro questa gelida armatura signorina Scott..." dice sorridendo.

Mi fa cenno di sedermi sulle sue gambe e io lo faccio.

Poggio le mie mani sulle sue, proprio come facevo con mio nonno.

Suona la prima nota.

"Senza spartito?" chiedo.

Fa un cenno con la testa indicando le incisioni sul piano forte.

Inizia a suonare le note che io stessa, ricordo, essere state incise con un vecchio coltellino svizzero.

Ancora e ancora.

La stessa breve melodia ripetuta più volte è quasi come una ninna nanna.

Mi sembra di ritornare bambina.
A quando tutto era solo un gioco, questa vita era tutta un oceano da navigare in lungo e in largo, e non esitevano problemi, non esistevano pensieri.
Solo io e il mio mondo delle favole.

Poi sento le note venir fuori sempre più lentamente e una sensazione umida sul mio collo.

Sento i miei muscoli tendersi mentre la bocca di Aiden sale fino al lobo del mio orecchio.

Chiudo gli occhi e lascio che mi baci, lascio che segni ogni centimetro raggiungibile della mia pelle con il suo profumo.

Se prima mi sentivo di nuovo una bambina, ora mi sento qualcosa di più grande di me.

Le sue mani smettono di muoversi sui tasti del pianoforte per muoversi sul mio corpo.

La sua mano sinistra mi stringe il ventre e la sua mano destra sale più su, sotto la maglia.

Lascio scappare un gemito prima che le nostre labbra si uniscano e le sue mani forti ruotano il mio corpo e mi ritrovo quasi difronte a lui.

Continua a baciarmi torturando le mie labbra.
Le sue mani scendono sotto le mie coscie e io sento il sapore metallico del sangue nel labbro inferiore, il quale, capisco, lui tiene tra i denti.

Si allontana lentamente dalla mia bocca e riapre gli occhi.
Faccio lo stesso.

Ci guardiamo per un periodo di tempo che oscilla tra un secondo e un'eternità.

Mi sorride passandomi un pollice sul labbro.

Sorrido anch'io e appoggio la testa al suo petto.

Con una mano mi accarezza i capelli mentre sento il suo cuore battere veloce.

"Avanti chiedimelo..." dico rigirando tra le dita l'elastico che esce dai suoi pantaloni.

"Cosa?"
"So che vuoi sapere perché ieri cercavo Terrence..." spiego.
"Beh se mi tradisci con mio cugino non credo avresti chiesto proprio a me il suo indirizzo...in tal caso sappi che è una mossa davvero stupida!" ride e io alzo lo sguardo.

Punto i miei occhi nei suoi e la sua espressione si incupisce.

"Alexandra è incinta." dico prima che possa credere che la sua ipotesi sia giusta "E lui è il padre."

Sembra che abbia appena visto un fantasma.

"Mio cugino...padre?" chiede sconvolto.
"Esattamente..." rispondo "E Alexandra non voleva dirglielo ma ci ho pensato io!"
"Hai fatto bene...È ora che Terrence impari a prendersi qualche responsabilità...Spero solo che se la caveranno bene..."
"Non so nemmeno cosa vuole fare Alexandra. Se vuole tenerlo, se non vuole..." mormoro.

Non credo lo abbia detto ai miei genitori.
In effetti credo che non lo avrebbe detto neanche a me, se non mi fossi trovata lì con lei quando lo ha scoperto.

Mi sembra quasi che i ruoli si siano inveriti e ora sia io a fare la sorella maggiore.
E non mi piace per niente.

"Andrà tutto bene tranquilla...Sono adulti anche loro, sanno fare le giuste scelte." dice poggiando il mento tra i miei capelli spettinati.

Mi volto schiudendogli le labbra con un bacio.
Gli sfioro il petto seguendo la linea dei suoi addominali fino al bottone dei suoi pantaloni, che presto si apre.

Interrompe il nostro bacio e mi guarda di traverso.
"Ma non ti serviva il bagno?" mi chiede.
"Ti ho mai detto che sei molto più simpatico quando non dici nulla..." ripeto col suo stesso tono e mi riapproprio della sua bocca.

Molti parlano del contatto umano come qualcosa di cui non si può fare a meno.
Una volta provato una volta è come una dipendenza.
Come una droga.

Eppure la droga non porta a nulla di buono.
È illegale.
È mortale.
Ma quando la provi, dicono, ti senti in un mondo tutto diverso.

Penso che per me più che definizione di droga, questa sarebbe la definizione di Aiden.

Più mi parla, mi accarezza, mi bacia, mi sorride...più si fa strada dentro di me.
Più mi distrugge.

-

Fare l'amore sul pianoforte che suonavo da piccola non è proprio il primo pensiero che sarebbe potuto venire alla piccola principessa Madison mentre giocava nel castello dei suoi nonni.
Eppure eccomi qui...

Mi rivesto velocemente e prendo la mia borsa.
Saluto Aiden che sta bevendo un bicchiere d'acqua, prima di uscire dalla dependance verso casa.

Sono quasi le nove e io devo prepararmi alla più grande sfuriata della mia vita.
Sono uscita ieri di pomeriggio tardi e sto tornando il mattino dopo.
Se mio padre non mi uccide oggi, non lo farà mai.

Entro in casa e sono tutti seduti a fare colazione.
Tutti tranne Alexandra.

"Alla buon ora!" esclama mio padre guardandomi.
Non ha per niente un tono scherzoso.
"Buongiorno.." mormoro avvinandomi.

Ti prego fa che non sia arrabbiato, fa che non sia arrabbiato, ti prego ti prego.

"Ti sembra questo l'orario di tornare!" esclama scattando in piedi "Non so nemmeno dove sei stata!"

Sí, è arrabbiato.

Mi si avvicina e mia mamma si alza da tavola e fermandosi alle sue spalle.

"Posso sapere dove sei stata?" chiede.
"Da..da Chloe." rispondo "Ieri sera. Visto che voi non c'eravate, sono passata a trovarla e sono rimasta a cena, poi ci siamo addormentate e...ed ora eccomi qua."

Guardo mia madre che stringe le labbra.
Sa quando mento.

"Non è una giustificazione!" grida ancora lui "Cosa ti costava chiamare e avvertirci! Anche solo un maledetto SMS! Ti ho chiamato per tutta la sera e non ti sei nemmeno degnata di rispondere!"
"Il telefono era scarico..." mi difendo.
In realtà non so nemmeno dove sia.

"Bene vuol dire che da adesso alla fine dell'estate non uscirai più da questa casa, così non avremo problemi con la batteria del tuo cellulare!" dice incrociando le braccia.

"Richard..." sussurra mia mamma.

"Stai scherzando?" sbotto "Non puoi costringermi a stare qui! Non volevo nemmeno venire in questa maledetta casa, e adesso vorresti chiudermici dentro? Non puoi!"
"Posso benissimo. Sono tuo padre, signorina mettitelo in testa!"

Mio padre.
Lo sei stato forse...

"Adesso saresti mio padre? Sai papà tua figlia ha davvero sentito la tua mancanza negli ultimi anni! Quando aveva davvero bisogno di parlare con suo padre, quando cercava il suo sguardo tra una folla di centinaia di persone, quando avrebbe voluto essere sgridata piuttosto che pagare sola per i suoi errori!"

Vedo il suo sguardo trasformarsi.

"Ma quegli hanni sono finiti papà. Sono grande ormai, faccio da sola le mie scelte, sei troppo in ritardo." ripeto. Il mio sguardo cade su Tiffany che ascolta attenta le mie parole.

"Sei l'ultimo che può biasimarmi per essere sparita per qualche ora, quando tu stesso sei scappato per più di due anni con la tua bambola giocattolo..." sibilo e sono sicura che la sua mano raggiungerà la mia guancia prima che me ne possa accorgere.

"Richard!"

Chiudo gli occhi istintivamente ma non succede nulla.

Li riapro e mia mamma tiene stretto nella sua mano il braccio di papà a mezz'aria.

Nel suo sguardo rabbia e paura.

Guardo un'ultima volta dritto negli occhi di mio padre.
Castani.
Così uguali ai miei ma così diversi.
Da piccola vedevo nei suoi occhi tutto quello che i miei non riuscivano a scorgere.
Ora vedo solo gli occhi di un uomo che è l'ombra di mio padre.

Mi allontano salendo le scale.

Sento ancora i miei genitori parlare sotto di me.

"Non puoi sorvolare sempre su quello che fa, o non imparerà mai!"
"Riparlamene quando tornerai davvero ad essere il padre che merita!"

-

Busso alla porta di Alexandra ma non mi risponde.
Apro la porta e la vedo sdraiata nel suo letto, sotto le coperte.
Non si è ancora svegliata.

Mi avvicino sedendomi accanto a lei.
Le sposto i capelli dietro le orecchie.

Non mi sembra vero che potrebbe essere mamma...

"Perché mi fissi?" mormora senza aprire gli occhi.
"Esattamente, come te ne saresti accorta?" chiedo.
"Lo sai che non dormo mai davvero..." risponde sorridendo.

"Come va?" chiedo.
"Beh sai, non è che il giorno dopo che scopro di avere un essere nella mia pancia questo inizia a manifestare la sua presenza con feste aperte a tutti i suoi amici spermatozoi..." dice.
"Ah ah! Intendevo, se avevi già iniziato a pensare a...cosa vuoi fare..."

Lei distoglie lo sguardo e si rigira sull'altro fianco.

"Ho sonno Madison, ne parliamo dopo..." dice.

Non insisto.

Questa situazione è già abbastanza sfiancante di suo, non serve che io la pressi ulteriormente.

Faccio per andare via.

"Ho parlato con Terrence..." dico prima di uscire, sapendo che mi sta ancora ascoltando "Accetterà ogni tua decisione."

Non me lo ha detto esplicitamente.

Infatti ti ha detto di farti i fatti tuoi...

Ma non credo ci saranno dissensi da parte sua.

Esco dalla sua camera chiudendo la porta.

Meglio lasciarla ai suoi pensieri.

Entro in camera mia e mi tolgo le scarpe.
Non vedevo l'ora di togliermi quei tacchi!
Non che non ci sia abituata, ma non è come camminare a piedi nudi sul parquet.

Mi siedo sul letto e svuoto la borsa.
Tra le varie cose trovo una foto.

È una foto di papà.
Mi tiene tra le braccia e io non avrò più di due anni.

Non so nemmeno come ci sia arrivata qui questa fotografia.

Come siamo passati da questo....a questo.

Sento bussare alla porta.
Non ho il tempo di rispondere che mia mamma si affaccia nella camera.
"Posso?" chiede e io annuisco voltandomi.

Viene a sedersi accanto a me e io metto via la foto seppellendola di nuovo in fondo alla borsa.

Mi passa un braccio intorno alla schiena e poggio la testa sulla sua spalla.

"Tutto bene?" mi chiede.
Annuisco.
"Sai com'è tuo padre..." dice "Ha sempre quell'aria autoritaria...un po' stronza a volte..." rido "Ma ti vuole bene."
"Lo so..." affermo "Solo che..."

Vorrei dirle tutto.
Tutto di Aiden, dei pensieri che dominano i miei giorni e le mie notti.

"Solo che mi tratta ancora come una bambina...Queste sue stupide regole sugli orari e chi frequentare e cosa fare e cosa non fare..." dico "Credevo che questa vacanza fosse per ritrovare il nostro rapporto, ed era cominciata più o meno bene,non per raffreddarlo ancora di più.."
"Beh tesoro, tu ci metti anche del tuo..." dice accarezzandomi i capelli.
"Hai ragione ma...sai come sono gli uomini...A volte è meglio non rispondere e lasciarli parlare..." aggiunge ridendo.

"E tu..." sussurra "...dovresti saperlo più che bene..."

Sento il mio cuore fare un balzo e uno strano e scomodo calore si allarga nelle mie braccia.

"Di che parli?" chiedo alzando la testa.
Nel suo sguardo c'è già scritto tutto quello che potrei dirle.
"Parlo del ragazzo da cui sei stata stanotte..." dice con un lieve sorrisino "Come si chiama?"

Potrei anche mentire ma le mie guance mi tradirebbero.

Guance? Vogliamo parlare dei simpatici segni d'affetto che il giovane Howard ha lasciato sul resto del tuo corpo?

In ogni caso sarebbe inutile.
Ha già capito tutto.

Abbasso lo sguardo.
"Aiden..." sussurro.
"Il ragazzo della piscina?" esclama lei prima che possa zittirla.
"Sì, ma in Florida non vogliono saperlo!" la ammonisco.

"Oh si vede proprio che sei mia figlia...ottimi gusti..." dice facendomi l'occhiolino.
"Mamma, papà non sa nulla. Se solo lo sapesse lui verrebbe licenziato e io posso dire addio al titolo Scott...la scenata di stasera sarebbe niente in confronto..." dico più a me stessa che a lei.

"Tranquilla, lo sai che con la mamma sei sempre al sicuro..." afferma circondandomi con le braccia.

"Anche se...Tesoro...lo sai che..." inizia.

So cosa vuole dirmi e la interrompo prima che possa continuare:

"Lo so mamma. È solo...un periodo di confusione...ne verrò fuori, tranquilla."

Come faccio?
Come posso solo pensare di uscire indenne da questa situazione.
Se non sarà Aiden a soffrire, sarò io, sarà qualcun'altro.

È una guerra.
Una guerra che combattono due parti di me stessa.
La testa e il cuore.
La ragione e la follia.
La verità e la menzogna.
Tutti gli opposti nella mia testa continuano a lottare per prevalere l'uno sull'altro.
E io finirò per scoppiare.

Come fanno loro?
Come fa mia mamma a guardare ancora in faccia mio padre, dopo quello che le ha fatto?

"Ti manca?" chiedo ancora stretta nel suo abbraccio "Ti manca a volte papà?"
Esita un momento.
"Mi manca la nostra famiglia..." risponde poi "Sai ho amato tanto tuo padre...e pensavo che senza di lui la mia vita sarebbe stata solo una conchiglia vuota...Ma poi siete arrivate voi. E quando...lui è andato via non ero vuota. Avevo le mie bellissime figlie a riempirmi le giornate..." mi passa una mano tra i capelli "Non ti dirò che è stato facile, ma è passato.
Un cuore non resta per sempre spezzato.
Trova una cura.
E io ho trovato la mia."

Un cuore non resta per sempre spezzato.

Un cuore non dovrebbe mai spezzarsi.
Non ci dovrebbero servire cure.

Eppure ci servono.
Ne abbiamo bisogno.
È come se fossimo tutti un po' masochisti.
Sembra che cerchiamo in ogni modo di incasinarci la vita per finire con lo spezzarci...e andare in cerca della nostra cura.

La mia vita è sempre stata una favola.
Ho sempre avuto tutto.
Non mi sono mai spezzata.
Eppure sento come il tremendo bisogno di una cura.

E la sto cercando.
La cerco in ogni viso attorno a me.
La cerco in mia sorella.
Nei miei genitori.
In Chloe.
In Aiden.

Lui è l'unica persona con la quale non ho sentito il peso di quella crepa.
Che sia davvero lui la mi cura?
Magari lo è.

Ma il problema è un altro.
Chi sarà la sua cura?
La sua cura contro di me.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro