Capitolo #1 {Pt. 2}
"Ma tu stai male, Calum!"- sbotta Luke per la milionesima volta, prendendosi i capelli biondi tra le mani.
"Non sto male! Sono solo irritato. Ha mangiato la mia mela! LA MIA MELA! Ti rendi conto della gravità della situazione?"
Ruoto gli occhi all'aria, accorgendomi solo ora di avere anch'io un diamante verde sopra la mia testa.
Provo ad afferrarlo con entrambe le mani, imprecando appena esso si sposta più in alto.
Diamine.
"Che stai facendo, mangiatrice di mele altrui?"- mi domanda Calum, guardandomi in modo torvo.
"Hey, non chiamarmi così!"- lo rimprovero, corrugando le sopracciglia sottili.
"Ma è quello che sei."
"È deliziosa, questa pastasciutta"- esclama Ashton, cercando di cambiare argomento "Voi non trovate?"
"Vero"- lo appoggia il tinto, sorridendomi timidamente; non posso fare a meno di ricambiare il gesto.
"La mia mela lo sarebbe stato ancora di più"
"Sei più irritante di un gatto attaccato alle pall-"
"LUCAS. NON ACCETTO QUESTI TERMINI VOLGARI A TAVOLA!"
"Eh dai, Ash. La parola palle può rappresentare diverse cose. Come le palle da basket, da calcio, o quelle che strizza sempre Mich-"
"LUCAS. DI NUOVO."
"NON INTENDEVO QUEL TIPO DI PALLE. Dicevo le palle antistress. Cavolo, la non-perversione è un optional, qui!"
Mi caccio una forchettata di fusilli in bocca, che mi si bloccano in gola appena mi accorgo dello sguardo omicida di Calum puntato su di me.
Provo a mandare giù il boccone con un bicchiere strabordante di acqua naturale, mentre sento ancora il suo sguardo pizzicarmi la pelle.
"Vuoi una foto?" Lo istigo, iniziando poi a fissarlo a mia volta.
"No. Voglio la mia mel-"
"Ora basta, non resisto più. Calum, nella mia macchina ci sono delle sporte di frutta. Ci sono anche le tue maledettissime mele rosse. Contento?"
Alla notizia di Ashton, il moro balza in piedi, correndo verso l'uscita della casa gridando parole insensate. Come lui, d'altronde.
"Perché non glielo hai detto prima?" brontola Michael, ripulendo il sugo rimasto sul piatto con un pezzo di pane.
"Volevo vedere se la smetteva di rompere le scatole"
"Andiamo, pensavi davvero che quell'esserino privo d'encefalo ci sarebbe arrivato da solo?"
Ashton sospira, accennando un sorriso forzato "Sinceramente? No, ma tentar non nuoce, giusto?"
***
Devo ancora ambientarmi, in questo posto. La casa è enorme, e rischio in continuazione di perdermi. Rifletto ancora su come potrei essere finita qui. È tutto un sogno, giusto?
Non ci sarebbero altre spiegazioni con un briciolo di senso logico, altrimenti.
Solo che sembra così reale.. riesco a sentire il contatto dei miei piedi col pavimento di legno, gli odori che infestano la casa, le voci di chi l'abita,..
Provo a darmi un pizzicotto, imprecando appena sento bruciare la zona colpita dal dolore.
In che pasticcio mi sono ritrovata?
Ho bisogno di prendere una boccata d'aria per poter ragionare a mente fresca.
Ripercorro il corridoio del piano inferiore, cercando la stanza in cui mi sono risvegliata. Appena la trovo, ritorno alla ricerca dell'interruttore, piagnucolando interiormente: possibile che non riesca a trovarlo? Sto dubitando della sua esistenza, ormai.
Forse la luce è automatica?
Come Ashton ha detto poco fa, tentar non nuoce; batto le mani tra loro, sgranando gli occhi appena un bagliore accecante illumina l'intera stanza.
Quindi qui funziona tutto come il gioco..
Mi torna in mente il fatto che, quando i sims devono cambiarsi appare puntualmente un sipario blu e verde.
Come potrei farlo apparire?
Al pensiero di vestirmi, mi ritrovo un vero e proprio menù digitale di fronte, con un elenco numeroso di vestiario.
Casual, elegante, da notte, costumi da bagno, vari accessori e scarpe.
Faccio scorrere un dito su di esso, digitando un top nero, degli shorts rosa e delle scarpe da tennis dei medesimi colori.
Dopo qualche secondo, il menù scompare e mi ritrovo intrappolata in una semi tenda a forma circolare.
Esulto appena abbasso lo sguardo sul mio corpo e mi ritrovo i vestiti scelti addosso.
Devo ammettere che è tutto più facile, così.
Il sipario scompare nel nulla e, adesso, manca solo una cosa: il trucco. Non che io sia una ragazza fissata dalla bellezza fisica e dalla cosmetica, ma valutando il fatto che è la prima volta che esco da questa casa per fare un viaggio in città, e.. beh, credo sia un motivo più che valido.
Mi posiziono di fronte allo specchio della stanza, su cui appare un altro menù. Questa volta comprende acconciature diverse e trucchi di qualsiasi tipo. Non voglio osare, così seleziono un rossetto color carne e un eyeliner azzurro acqua.
Perfetto. Ora sono pronta.
***
La città, dietro lo schermo del computer, non sembrava così grande. Anzi, tutto il contrario!
Ma, ora che mi ritrovo al suo interno, non posso fare a meno di paragolarla a una vera e propria città.
Cammino per il centro, venendo poi letteralmente attratta dalla biblioteca lì affianco; le gambe sembrano andare da sole, e io non ho nenmeno la forza di oppormi o per provare a farlo.
Pure la biblioteca, come la città, è di proporzionalità differenti rispetto a quelle che sembrano dietro al computer.
Gli scaffali sono numerosi ed alti fino al soffitto, e dal centro della sala si può intravedere anche il secondo piano, quasi inutilizzato.
Rimango ancora imbambolata da tutti quei contrasti di rosso bordeaux e marroncino chiaro prima di ricordarmi il vero motivo per cui sono venuta qui: i libri.
Mi avvicino allo scaffale riempito di libri romantici, allungando una mano verso un libro rilegato color panna.
Improvvisamente sgrano gli occhi appena vedo un'altra mano aggrappata ai bordi del libro; mi volto lentamente, incrociando lo sguardo di ghiaccio di un ragazzo alto una manciata di centimetri in più di me, con i capelli biondo platino spostati verso l'alto con della cera.
"Oddio, scusami.."- bofonchio, mollando la presa sul volume; lui scuote la testa, porgendomelo.
"Hey, scusa a me. Tienilo te, davvero. Ne prenderò un altro"- la sua voce è delicata ma allo stesso tempo decisa, è un mix di cose belle che ne formano una altrettanto bella.
"Ne posso prendere benissimo un altro pure io"- gli faccio notare, lanciando un'occhiata allo scaffale di libri.
"Non farti pregare"- ridacchia, porgendomi di nuovo il libro -"Prendilo, dai. Insisto"
A questo punto getto la spugna; prendo il libro e sorrido timidamente, ringraziandolo a bassa voce.
"Non mi aspettavo che esistessero dei ragazzi che leggessero libri strappalacrime come questi"
"Oh, beh. Mi piace distinguermi"- esclama, mordendosi distrattamente il labbro inferiore -"Comunque, sono Lucky. Tu?"
"Gwen, sono Gwen"
"Bene, Gwen. È stato un piacere incontrarti"- fa un ampio sorriso, lasciandomi senza respiro per qualche istante -"Buon libro"
E poi lo vedo allontanarsi lentamente, rimanendo a contemplarlo. La sua camminata goffa, i suoi vestiti da anziano, i mocassini lustrati, i capelli spettinati dietro. D'istinto, sorrido, ma quel sorriso si smorza appena mi rendo conto che, con la sfortuna che ho, lui non lo rivedrò più.
Mai più.
Sto cercando di modificare tutta la storia perché non mi piaceva per niente come l'avevo sviluppata e, beh, spero che ora possa andare meglio.
Scusate per la ripetizione delle pubblicazioni, ma modificavo in continuazione e, nonostante i cambiamenti, i capitoli non mi soddisfacevano.
Spero di non avere il bisogno di rifarlo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro