Parte 3
La mattinata e il pomeriggio trascorsero davvero veloci, tra i preparativi delle varie portate della cena e gli ultimi ritocchi per rendere il più accogliente possibile la casa. Saremmo stati un gruppo numeroso e mia madre voleva che tutto fosse perfetto e che ogni ospite si sentisse a proprio agio.
Mancava solo una cosa: la scelta dell'abito da indossare. Avrei incontrato Paul Campbell, non potevo certo fare una brutta figura. Sin da piccola avevo nutrito una segreta passione per lui. Mentre Paul mi derideva, io lo adoravo da lontano. Era sempre stato un ragazzino così carino, con i suoi capelli biondi perennemente spettinati e gli occhi azzurro cielo, quasi trasparenti. Insomma sembrava quasi un dio, in confronto a una cozza come me.
Avevo portato con me vari capi di abbigliamento in modo da ampliare le mie possibilità di scelta. Alla fine optai per un vestito nero lucido, con la cosiddetta forma a cipolla, in modo da coprire la mia figura troppo gracilina.
Ben presto cominciarono ad arrivare gli ospiti, prima i parenti ed in seguito i Campbell. Volevo fuggire da Paul ma ero la figlia dei padroni di casa e spettava a me aprire la porta, quindi fui costretta ad andare ad accoglierlo quando arrivò insieme ai suoi genitori.
"Oh Elizabeth, che gioia rivederti, è passato davvero tanto tempo. Sei diventata una bellissima ragazza", mi disse Mary Campbell. Perfetto. O era diventata completamente cieca o era un'incallita bugiarda. Sembrava così sincera.
"Mary ti ringrazio molto, ma credo che tu stia esagerando! Comunque è davvero bello rivedervi tutti. E lei, Sig. Campbell, come sta?", chiesi, così da non dover ancora affrontare Paul.
"Molto bene mia cara. Ritengo però che ormai tu possa cominciare a chiamarmi Luke, non sono più necessarie tutte queste cerimonie." Prese sua moglie per mano e le disse:
"Vieni tesoro, raggiungiamo i nostri ospiti ora."
Oh mio Dio, non ci potevo credere. Mi avevano lasciato da sola con lui. Che cosa potevo fare? Che cosa dovevo dire? Sentivo che sarei potuta svenire. Il cuore mi batteva all'impazzata. Era ancora più bello di quanto mi ricordassi. Credo che ora mi farei volentieri rubare il cibo dal piatto da lui, come faceva quando eravamo piccoli. Anzi, devo ammettere, che gli permetterei di farmi molto di più, se solo volesse. Chissà quante bellissime stangone avrà ai suoi piedi, di certo non si curerà di un'insignificante nanetta come me.
Oh Lizzy, piantala. Ti sta osservando, devi fare qualcosa, subito.
"Allora Lizzy spaghetti come stai?" Di cosa ti occupi ora?" mi chiese, togliendomi dall'imbarazzo.
Cosa aveva detto mia madre? Non si ricorderà nemmeno di te. L'avrei strozzata con le mie stesse mani!
"Lavoro come personal shopper da Barney's. E' un mestiere che mi dà grandi soddisfazioni. Mi diverto moltissimo" pronunciai queste parole con grande enfasi.
"Noto una certa passione, in effetti. Al solo parlarne ti luccicano gli occhi", mi disse sorridendo.
Come potevo rimanere impassibile davanti ad un sorriso del genere? Mi riscaldava il cuore e le gambe mi tremavano. Lizzy, alla tua età dovresti aver imparato che certi uomini non sono alla tua portata ed invece ci caschi ancora come una pera cotta. Sciocca ragazza.
"Oh sì, io adoro il mio lavoro. Purtroppo non è quello che la mia famiglia s'aspetterebbe da me. Come sai mio padre era avvocato: quando è andato in pensione mia sorella e suo marito hanno preso in mano le redini dello studio. Mia madre era proprietaria di un ufficio commerciale molto rinomato. Insomma tutti hanno fatto grandi cose e si pretendeva da me lo stesso. Sono stata una grande delusione per loro, ma mi va bene così. Sono felice, ho una vita indipendente e vedere quelle persone uscire dal negozio soddisfatte dei loro acquisti, dopo che le ho aiutate a scegliere, rende lieta anche me."
"Sono davvero contento per te. Non devi preoccuparti di ciò che la tua famiglia pensa o vorrebbe per te. Sei adulta e in grado di ragionare con la tua testa, devi solo seguire il tuo cuore."
Possibile che il Paul Campbell che conoscevo fosse davvero cresciuto e potesse capire nel profondo ciò che provavo? Era inutile che mi scervellassi, probabilmente lo aveva fatto per gentilezza, solo per consolarmi.
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