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7.

Future's Drop.

Nonostante la fame, Clary saltò il pranzo. Invece di mangiare insieme al resto dei cacciatori, la ragazza decise di seguire un suggerimento che William, proprio quella mattina, le aveva dato; andò a cercare la soffitta.

Avrebbe preferito qualsiasi cosa al presentarsi di fronte a Charlotte e, successivamente, al doverle spiegare la ragione del comportamento che aveva tenuto solo poche ore prima la giovane, fuggendo senza alcuna spiegazione dalla sala da pranzo. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto dire. Certamente non avrebbe potuto svelare nulla riguardante il proprio viaggio nel tempo, la sua vera identità od il fatto che Tessa e Zaccaria non dovessero essere lì. Non sarebbe stato opportuno parlare del fatto che anche lei, come Clary aveva dedotto fosse Charlotte, era una Fairchild, né tantomeno parlare con troppa leggerezza di quanto detestasse indossare cappelli orribilmente ampi o corsetti sostenuti da stecche rigide e dolorose -grazie a Sophie, Clarissa era riuscita a vestirsi-.  Perciò, alla fin fine, l'idea della soffitta le era sembrata la sua sola possibile scappatoia. Il tutto nonostante aleggiasse per la stanza quasi completamente buia un soffocante odore di polvere.

Seduta a terra, con le ampie gonne del proprio abito -di Camille- ad aprirlesi attorno come un ventaglio color smeraldo, Clary attendeva pazientemente che la fatidica ora giungesse. Il momento in cui avrebbe finalmente potuto raggiungere il moro per arrivare da Magnus, il solo che, visto il complicarsi degli eventi, sarebbe stato capace di aiutarla. E, nel mentre che la rossa attendeva, la mente vagava nei ricordi, rammaricata all'idea di essere pressoché sola in un luogo sconosciuto, e triste perché la mancanza di figure come Jace e Simon diveniva sempre più asfissiante. Sì, perché persino respirare andava con il farsi un affare incredibilmente arduo.

Istintivamente, la ragazza portò una mano al seno, tra il cui solco si trovava nascosto l'anello della famiglia Morgenstern. Clary lo aveva sistemato lì affinché nessuno potesse trovarlo e vederlo, potendo magari giungere a frettolose ed errate conclusioni. L'anello di Simon, però, quello delle fate,  era semplicemente avvolto attorno all'anulare della ragazza, sottile quanto un fil di rame, e leggero quanto un pezzetto di carta. Vi passò sopra, con fare estremamente delicato, il pollice, chiuse gli occhi, e pensò. Simon?, domandò con la mente, ricordando i giorni in cui il gioiello era ancora funzionante ed in cui la voce familiare del riccio le riempiva la testa. Simon, ci sei?, domandò nuovamente. Nessuno rispose. Il vuoto fastidioso ed assordante di pensieri infiniti  le tolse ogni speranza,  e subito la giovane sospirò afflitta. Sentì una fitta dolorosa contro la gabbia toracica, ed imprecò in modo particolarmente colorito contro quel dannatissimo busto da dama ottocentesca. Avrebbe tanto desiderato uscire con indosso la veste da notte, larga e comoda...

Ma non era il caso, e tutti l'avrebbero scambiata per una pazza. Imprecò nuovamente, questa volta contro le usanze prive di senso della Londra vittoriana. Poi, sospirando, si riportò in piedi, ed una volta lanciata un'occhiata al piccolo lucernario nella stanza, decise di dirigersi verso l'ingresso.


Una volta al piano terra, Clary intravide subito la figura muscolosa e tonica di William, mollemente sistemato contro la parete al fianco della maestosa porta d'ingresso. Teneva i piedi accavallati, ed aveva i capelli spettinati, che andavano a nascondergli parte del bel viso. Indosso aveva la tipica camicia -i primi bottoni slacciati- ed un paio di pantaloni molto scuri, quasi neri. Una volta arrivatogli di fronte, la ragazza si prese qualche istante per sistemarsi prima di rendere nota la sua presenza. Lui infatti manteneva la testa bassa, lo sguardo vacuo e le braccia conserte, i marchi ben visibili sugli avambracci scolpiti.

Clarissa si lisciò rapidamente la gonna ampia e verde, lucida di sete preziose, e si passò poi una mano veloce tra i capelli ricci e rossi. Infine, una volta fatto,  ostentò qualcosa di molto simile ad un colpo di tosse. Gli occhi chiari e profondi del ragazzo si levarono immediatamente,  puntandosi contro la figura snella e non molto alta della ragazza. La mirò qualche istante, in silenzio, poi, come nulla fosse, si voltò verso un attaccapanni dal quale afferrò una giacca nera e logora, corredata da cinghie e bottoni color avorio. Se la infilò in fretta e, una volta fatto, porse un cappello a Clarissa. La ragazza lo afferrò e se lo sistemò in testa.

-Fuori c'è parecchio vento.- spiegò dunque il moro, guardando con un leggero sorriso Clary -e ci sta aspettando Cyril con la carrozza.-

La ragazza tremò al pensiero che il giovane cocchiere potesse andare a dire qualcosa a Charlotte, ma William parlò prima che l'ansia diventasse insostenibile.

-Non devi preoccuparti, Clarissa. È affidabile.-

-Non hai detto nulla a Charlotte?- in quella domanda vi era una nota di supplica, e Clary ve la instillò di proposito. Il ragazzo, infondo, le aveva promesso che sarebbe stato discreto e sperava vivamente che avesse mantenuto la parola. La signora Branwell non sarebbe stata affatto felice di sapere che la piccola Blackhat, ricercata da sconosciuti demoni, aveva lasciato l'Istituto per fare visita ad uno stregone millenario.

-Tecnicamente, le ho parlato eccome.- sorrise il giovane, aprendo la porta e facendo segno alla ragazza di precederlo. Clary lo fece, seppur allarmata dalle parole appena udite -le ho detto che questa mattina, quando sei scappata, lo hai fatto perché stavi male e che saresti perciò rimasta chiusa nella tua stanza tutto il giorno.- Will sghignazzò -Charlotte ci ha creduto subito.-

I due stavano ora attraversando il vialetto fuori dall'Istituto, diretti verso la carrozza nera e lucida parcheggiata poco lontano. La tensione si era dissolta dalla rossa nel sentire la risata arrogante del cacciatore al proprio fianco.

-Grazie.- disse quindi la ragazza, tirando un sospiro di sincero sollievo e sistemandosi una mano in grembo, in un vano tentativo di contrastare il dolore provocato dalle stecche.

Giunsero alla carrozza e Cyril aiutò Clary a salire. Dopo di lei entrò anche William. Dietro al ragazzo, lo sportello si chiuse e, a seguito di un colpo di frusta, la giovane avvertì il mezzo prendere a muoversi. Era la prima volta che viaggiava in una carrozza, ma si impose di risultare quanto più normale e tranquilla le fosse possibile. E, nel tentare di farlo, si ritrovò a contemplare il viso rude ed affascinante del moro; la fronte liscia, gli occhi magnetici, il naso perfetto e le labbra morbide. L'espressione era tranquilla, pacata. Clary avvertì un bizzarro impulso costringerla a parlargli.

-Quale è il tuo rapporto con Magnus?- domandò quindi la ragazza, incerta se essere risultata particolarmente maleducata, sfacciata o normalmente curiosa. Will la osservò, sollevando immediatamente lo sguardo sulla ragazza. Sorrise poi, di un sorriso mesto e, guardando oltre il finestrino, rispose. Sempre con quell'aria assorta e distante. Con quel sorriso così malinconico.

-Lui è un... confidente. Forse un amico.- mormorò il ragazzo, scegliendo con cauta attenzione ogni parola. Clary corrugò la fronte.

-Perchè dici 'forse'?-

Una risata leggera, appena udibile, si fece largo dalle labbra del giovane -Io non so se ho amici. Non so cosa esattamente sia un amico. Sinceramente, visto il mio carattere, penso che non ne avrò mai.- il moro prese una pausa, ed il sorriso svanì veloce dal suo bel viso -Magnus poi... Lui è un immortale. Penso che il suo punto di vista su tutto sia completamente diverso dal nostro.-

Clary non riuscì a cogliere a pieno quella risposta così piena di sfumature e sfacettature, ma qualcosa, in particolare, la colpì -Perchè un tale biasimo per sé stessi?- domandò quindi la ragazza, confusa e contraria a quell'atteggiamento. Atteggiamento che, in qualche modo, le ricordava Jace e l'infinita tristezza che aveva provato a causa del proprio passato confuso, della propria famiglia ormai estinta.

Il moro scrollò le spalle.

-Ho sempre trattato tutti in modo odioso, Clarissa. Nel farlo, ho perso moltissimo... Soprattutto amore.-

-E perchè lo hai fatto?- le parole del ragazzo la stavano incuriosendo immensamente, così come il suo trattenuto e studiato modo di parlare, le sue espressioni appena accennate ed i suoi atteggiamenti riservati, che discostavano in modo surreale con quelli più frivoli che ostentava solitamente. Era incredibilmente scostante, si disse Clary.

-Non potresti capirlo, immagino. La scambieresti per una storia, e ne avresti ogni diritto.- rispose William, lo sguardo splendido perso nei paesaggi oltre il finestrino vecchio e graffiato, la voce melodiosa.

-Ma tutte le storie sono vere.-

E, nell'udire quelle parole, il viso di Will si illuminò, come improvvisamente risvegliatosi. Come se quella piccola frase gli avesse svelato un intero universo. Sorrise e, in modo meravigliosamente spontaneo, rise. E Clary non capì, ma non disse nulla. Non disse nulla perché,  nella risata di William, trovò una gioia ed una leggerezza inaspettata. Si limitò quindi ad osservarlo sguazzare nella propria breve pace e, non appena la risata del moro si spense ed il silenzio tornò ad aleggiare, la rossa parlò.

-Per quanto mi riguarda, tu sei mio amico.- la giovane prese una pausa -Ora sai cos'è l'amicizia, no?-

Il ragazzo abbassò lo sguardo -Sì.- disse -Grazie.-

E, tutta quella situazione, per quanto i due si conoscessero da poco, e per quanto poco sapessero l'una dell'altro, risultava rilassante, normale e confortante. Clary si sentì improvvisamente meno sola, ed un sorriso le nacque spontaneo in viso.

Poi la carrozza, a seguito di un breve nitrito,  si arrestò. La rossa a stento mantenne l'equilibrio durante la fermata, e William, ridendo, lo notò. Eppure la giovane non ebbe tempo di rispondergli, che subito Cyril apparve oltre lo sportello, la mano allungata in modo galante. Clary la afferrò e, sorridendogli grata, scese dalla carrozza. Sentì i propri piedi farsi avanti su un asfalto rovinato e crepato, su cui sarebbe potuta inciampare, ma non vi fece caso; la vista della casa di Magnus proprio di fronte a lei, aveva cancellato ogni altro pensiero.

Un'improvvisa folata di vento costrinse Clarissa a premersi con più forza il cappello in testa. Le gonne si muovevano prive di controllo, rendendole pressoché impossibile qualsiasi movimento. Sentì William accostarlesi e prendere un profondo respiro. Poi lo vide avanzare a testa alta, e lei lo seguì silenziosamente, il vento che ancora le fischiava nelle orecchie e Cyril che li osservava dalla  carrozza. Sentiva il cuore batterle all'impazzata, ma era certa che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Infondo si trattava di Magnus, uno stregone famoso e potente, ed avrebbe certamente trovato un sistema per evitare il crearsi di paradossi. Però, per quanto sinceramente la ragazza vi credesse, le serviva una certezza, una voce sicura che le promettesse nuovamente che tutto sarebbe andato per il meglio. Perciò fu immensamente felice quando, oltre la porta d'ingresso, vide spuntare lo sguardo felino e sottile dello stregone. Sorrise loro, invitandoli ad accomodarsi.


Ora che Clary aveva assorbito a pieno il fatto che si trovasse nel futuro, la casa del moro le apparve improvvisamente più spaziosa e decorata. E persino la sedia sulla quale fu cortesemente invitata a sistemarsi le parve di una raffinatezza disarmante. Notò le pareti dipinte di studiate fantasie, e gli innumerevoli quadri appesi per tutte le pareti. A stonare con tutti quei dettagli così perfetti, erano alcune macchie scure sul pavimento e sul soffitto, cose che le ricordavano bruciature a seguito di evocazioni. Qualcosa che aveva notato anche nell'appartamento del presente,  a New York.

Vide William salutare lo stregone con un sorriso, poi accomodarsi nella sedia accanto alla rossa senza dire una parola. Magnus, nel frattempo, era sparito in cucina. Il silenzio si posò sui due velocemente, questa volta più pesante del solito, ed il Nephilim volle subito cancellarlo; si voltò veloce verso Clarissa e, puntando il proprio sguardo limpido nei suoi occhi verdi e brillanti, parlò.

-Non sembrava sorpreso di vederci. Gli avevi detto che lo avresti raggiunto?- Clary sussultò.

-Io... Io non- cercò di inventare veloce, di trovare una scusa plausibile, ma vanamente. Will continuava a guardarla con quei suoi splendidi occhi e lei aveva tentennato troppo. Sospirò,  cercando di ignorare le fitte di dolore per il corsetto -Sì, ma non puoi capire. È una cosa troppo grossa e, se ci finissi in mezzo, sarebbe sempre peggio.-

-Si tratta dei demoni che ti hanno attaccata?- domandò schietto il moro, allungandosi verso la rossa curioso. Lei scosse la testa, abbassando lo sguardo. Alcuni ricci le caddero sulla fronte e, senza neppure pensarci, Will decise di scostarli; sollevò lentamente una mano, la posò delicata sulla fronte di lei, ed in modo leggero e delicato allontanò quei pochi ciuffi color rame, memori di un fuoco ardente. Vide Clarissa alzare lo sguardo bruscamente, puntarlo fermo e confuso contro quello di lui, ed il cacciatore fu certo di dovere dire qualcosa.  Qualcosa che giustificasse il suo comportamento così sfacciato... Ma una risata lo costrinse a voltarsi. Magnus era sulla porta, un vassoio con sopra tre tazzine in porcellana ed una teiera lucida tra le mani. Un mezzo sorriso gli arricciava le labbra, illuminandogli gli occhi.

-William, sei incredibilmente curioso, sai?- disse lo stregone, facendosi avanti e posando sul tavolo il vassoio. Istantaneamente un aroma di tè aleggiò attorno ai presenti, delicato e soave.

-Ciò che Clarissa è venuta a fare qui è estremamente privato, mi dispiace.-

-Hai ascoltato tutto?- domandò il Nephilim,  rosso in viso e nuovamente dritto sulla propria sedia, distante dalla ragazza e dai suoi capelli brillanti.

-Esattamente. Sembra quasi che tu non ti fida di me.- lo stregone si finse offeso e, mentre porgeva ad ognuno una tazzina, si portò una mano al cuore. Prese poi la teiera e, con estrema eleganza, versò ad ognuno un po' di tè.

Will sospirò mestamente, per poi affondare il viso nel palmi ampi delle proprie mani -Io mi fido di te, ma... Ma è un periodo così strano, lo sai. Non so... mi agito facilmente, immagino.- la voce risuonò ovattata e distante, ma Clary comprese comunque ogni, singola sillaba e subito volse lo sguardo verso Magnus. Notò il suo sorriso spegnersi ed un sospiro farsi largo tra le sue labbra sottili. Seppe che era qualcosa tra loro, e che lei non avrebbe potuto capire.

Sempre scostante, da entusiasta a triste, le fece notare una vocetta in testa, ma decise di ignorarla.

-Posso capirlo, Will.- disse infine il moro -ma sappi che né io, né Clarissa abbiamo intenzione di ferirti.-

La ragazza, nell'udire il proprio nome, avvertì l'urgenza e l'obbligo di intervenire. E così, alzandosi in piedi e parlando forte, si rivolse a William -Esatto! Io non lo farei mai.- ed anche se non sapeva neppure di cosa si stava parlando, e nonostante avesse letteralmente gridato,  fu felice di essersi alzata ed essersi fatta avanti, perché mai, sino ad allora, aveva visto il cacciatore in uno stato tanto pessimo, così triste e bizzarro. Senza contare,  poi, che la giovane faticava non poco a dimenticare il suo tocco attento e delicato di poco prima, che l'aveva fatta tremare senza controllo.

Vide Magnus sorridere nuovamente e, dopo poco, William ridere sinceramente. Si voltò verso il cacciatore, e lo incontrò intento ad osservarla emozionato, grato e sincero, mentre una risata sommessa si faceva largo in lui.

**


-Ditemi cosa sta succedendo.- parlò Magnus, la voce pacata ed un angolo della bocca sollevato. Lo stregone aveva appena chiesto al Nephilim di accomodarsi un'altra stanza, così lasciare lui e Clarissa soli. William aveva acconsentito.

La rossa deglutì a vuoto, imponendosi di fare mente locale. Doveva ricordare tutto, e parlarne con la massima chiarezza -Ci sono dei problemi. Delle persone...- ma si bloccò. Serrò le labbra e, aggrappandosi forte alla stoffa morbida della gonna, tornò a parlare -Questa mattina ho incontrato gli abitanti dell'Istituto.- Magnus annuì,  e la rossa proseguì il proprio racconto -Sono rimasta sorpresa nel vedere un Lightwood,  ma ancora di più nel vedere Tessa, o...- si interruppe, alla ricerca del nome giusto. Del nome che non fosse Zaccaria -O James.-

Clary vide Magnus sgranare lo sguardo sorpreso, poi sussultare incontrollato. Si era aspettata di vederlo sorpreso, ma non così tanto. Ciò che le si parava di fronte non ricordava per nulla il suo amico stregone, quanto più un fantasma distante; la pelle pallida e gli occhi spalancati.

-Li conoscevate già?- domandò poi, aggrappandosi al bordo del tavolo e sporgendosi verso la giovane. Quest'ultima annuì.

-Nel presente, Tessa mi ha fatto dei doni... mentre Zac- James... Lui ci ha aiutati in una guerra.- raccontò la ragazza -E tu hai parlato di un matrimonio con Charlotte ieri sera, vero?- vide lo stregone annuire, senza parole -Ecco. Deve essere il  loro, no? Infondo nel presente sono affiatati.-

-È esattamente il loro.- mormorò il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli e sospirando stremato -Ma è impossibile. James è un Nephilim... Lui dovrebbe...-

-Morire?- domandò con una nota di sarcasmo la ragazza, sistemandosi a braccia conserte -Beh, se ti interessa saperlo, è molto più vivo nella mia epoca di quanto lo sia qui.- così opaco e distante, come un ruscello sul punto di prosciugarsi,  avrebbe desiderato aggiungere Clary. Ma Magnus sembrava distante. Aveva preso a camminare avanti e indietro per la stanza, una mano al fianco ed una sulla fronte, le labbra che si muovevano veloci senza però emettere alcun suono. Poi, d'improvviso, si arrestò. Voltò lo sguardo verso la giovane, poi alla porta.

-Non dovete dire nulla a William.- le ordinò infine. La rossa riflettè qualche istante, la fronte corrugata.

-Will... Lui è il suo parabatai,  vero?-

E, a seguito della domanda di Clarissa,  una pesantezza invisibile ed opprimente si fece largo nella stanza. La rossa udì chiaramente lo stregone gemere stremato. Lo vide lasciarsi andare su una poltrona rossa ed antica, il viso basso e le mani congiunte, come in preghiera.

-William soffre moltissimo. Ha vissuto una vita difficile, fatta di falsità ed ingiustizie.- mormorò Magnus. Clary lo osservava silente, l'espressione insicura, come già al corrente che, sapere di William, avrebbe cambiato ogni cosa -Quando ha infine avuto la possibilità di vivere, di vivere davvero intendo, tutto gli si è riversato contro.- una pausa, un sospiro -James Carstairs è la sola cosa che gli è rimasta davvero, la sola cosa che non lo tradirà mai, non volontariamente.  Ma gli sta morendo d'innanzi.-

-James sopravviverà.- mormorò semplicemente Clarissa, la voce leggera e spaventata. Le tornarono alla mente le parole di Zaccaria riguardo il proprio parabatai. Ne aveva parlato tante volte, con affetto e devozione, passandosi una mano sul marchio sbiadito. Ora come ora, realizzò Clarissa, era impossibile credere che, nelle condizioni attuali, James sarebbe sopravvissuto a William.

-Diventerà Fratello Silente e perderà ogni contatto con questo mondo.- disse con disarmante ovvietà lo stregone, scrollando le spalle e sorridendo mestamente nell'ombra. La ragazza fu sul punto di domandargli come lo sapesse, ma Magnus stava già parlando,  certo e stanco -William mi ha chiesto di trovare un modo per salvare James... E quello è il solo. Però non voglio dirglielo.-

-Devi! Se davvero ci tiene tanto, tu...-

-Ho paura che Will non lo accetterebbe.  Che lo preferirebbe morto piuttosto che Fratello Silente.- rivelò Magnus, facendo tremare Clarissa. Rise leggermente poi, stanco e sconvolto -Ora so cosa accadrà, ma non voglio che lui ne venga a conoscenza. Preferisco che vada avanti così... Che pensi a sé stesso almeno per un altro po'.-

Questa volta, la giovane non rispose. Sentì invece una nuova domanda farsi lentamente largo in lei, in modo sfrenato e sfacciato -Prima hai detto che James non tradirebbe mai William. Non volontariamente, almeno.- lo stregone levò lo sguardo sulla ragazza -Quel non volontariamente era riferito a Tessa?-

Magnus sgranò lo sguardo, colpito -Come...?-

-Will mi ha detto che ha perso moltissimo amore, e poi quando stamattina ha parlato di Tessa sembrava incredibilmente malinconico.- Clarissa sfregò i palmi delle mani contro la superficie della gonna. Non sentì alcun attrito e sorrise di quella morbidezza -James si sposerà con Tessa, senza sapere dei sentimenti del proprio parabatai?-

Magnus annuì -James è in fin di vita, schiavo di una malattia inarrestabile. Will vuole regalargli ogni gioia possibile.-

Clarissa ricordò il  meraviglioso sguardo azzurro del ragazzo, le sue parole per consolarla dal pianto, il suo fare scostante ed incomprensibile. E, sorprendente, capì. Capì ogni suo atteggiamento e ne sentì il peso straziante. Immaginò come sarebbe potuto essere rinunciare a Jace, lasciarlo ad una ragazza pur di renderlo felice, e seppe che avrebbe fatto le stesse cose di William. Deglutì a vuoto, mentre una lacrima si faceva largo sulla sua guancia pallida. Sorrise poi, Clarissa, di un sorriso amaro.

-William è una persona dal cuore enorme.-

-Vi trova simpatica. Prima ha riso.- La ragazza arricciò le proprie labbra rosse.

-Comunque, cercate di comportarvi come se nulla fosse con James e Tessa.- intervenne Magnus, facendo in modo che tutta la pesantezza della conversazione precedente defluisse. Clary gliene fu grata -Io preparerò un infuso affinché la memoria dei due si cancelli una volta che voi sarete tornata al vostro presente. Ma ci vorrà qualche tempo.-

-D'accordo,  ti ringrazio.- Clary si alzò, sistemandosi l'abito. Il moro la raggiunse. Le posò una mano sulla spalla e sorrise.

-Sono io che vi ringrazio. È sempre un piacere vedere William sorridere.- ci fu un istante di silenzio, poi Magnus domandò alla ragazza di attenderlo mentre lui andava a richiamare William, sistemato chissà-dove probabilmente a leggere. Quando infine furono nuovamente tutti all'ingresso, lo stregone salutò il Nephilim con un veloce gesto, mentre Clarissa avvertì l'impulso di abbracciarlo. Il ragazzo ricambiò imbarazzato.

Poi Will afferrò la propria giacca e, veloce come sempre, se la infilò. Porse infine il cappello alla ragazza che, nell'afferrarlo, incontrò qualcosa brillare nell'anulare del giovane. Prima, all'Istituto, non lo aveva notato, probabilmente perché troppo di fretta. Ora, però, lo vedeva chiaramente. Sull'anello del ragazzo, argentato ed antico, spiccava un'icona che lei conosceva bene, elegante nella propria semplicità e piena di significati per il suo cuore innamorato. Clary sentì il respiro mancarle, sollevò lo sguardo sul viso di Will, e tutto ciò che fu in grado di dire prima di svenire fu;

-William... Herondale?-

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