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6.

Future's Drop.

Dire che a seguito della colazione Clary lasciò la stanza, non avrebbe certo reso a pieno l'idea di ciò che effettivamente accadde.  Il fatto fu invece che la giovane,  non appena ebbe finito di mangiare, senza neppure accennare un gesto di congedo od anche solo una vaga riverenza, prese tra le mani parte dell'ampia gonna della veste -rendendola  così meno ingombrante-, e corse via. Lasciò la sala tra la confusione generale e le espressioni basite,  non sapendo fare altrimenti. E non perché incapace di accampare una qualsivoglia scusa, ma perché completamente impegnata nel non iniziare a gridare.

Ormai, infatti, faticava davvero a trattenersi. Sentiva il proprio respiro pesante ed era abbastanza certa che ciò che stava prendendo a dolerle non fossero altro che i polmoni stanchi. Mai, in tutta la propria vita, per quanti pericoli avesse affrontato e vinto, Clary si era sentita così. E probabilmente,  si sarebbe detta in seguito, stava esagerando. Sì, perché se infondo era riuscita ad eliminare suo fratello, non poteva essere poi così dura vivere per qualche tempo con quei Nephilim.  Nonostante tutto, non era sola, giusto? Aveva Magnus, e sarebbe riuscita a rivederlo. Non doveva certo esssere un'impresa così impossibile.

Eppure, tutte quelle parole, quei tentativi di consolarsi, risultavano improvvisamente inutili. Sapeva di non dovere temere sino a quel punto -perchè non era sola, perché Magnus le aveva promesso che l'avrebbe salvata-, ma le risultava inevitabile; le ginocchia tremavano, gli occhi pizziccavano e tutto perdeva lentamente consistenza. Diveniva confuso.

Probabilmente, però,  si era solamente tutto ammassato, ed ora stava scoppiando, stava venendo fuori. E per questo, improvvisamente, Clary singhiozzava, avvolta dalle tenebre che aleggiavano per i corridoi infiniti ed intricati dell'Istituto, accucciata a terra, contro una parete fredda e spoglia, con le braccia avvolte attorno alle ginocchia ed il viso basso arrossato.

Tessa e Zaccaria.
Doveva vedere Magnus.
Doveva uscire di lì.

Pochi pensieri ammassati, le lacrime che continuavano impervie a solcarle le gote lisce e pallide. Le labbra schiuse, umide, che facevano largo a gemiti ansiosi. Jace le mancava terribilmente, così come Simon, la mamma e Luke. E non era passato neppure un giorno.

L'aria puzzava di umidità e polvere e, incontrollata, Clary tossì. Sentì qualcosa pruderle la gola, ed il pianto andò a mischiarlesi a quel fastidio, e tossì a lungo, maledicendo il suo poco controllo. In quel modo, chiunque avesse preso la decisione di seguirla fuori dal salotto, l'avrebbe certamente sentita e raggiunta.

Ed infatti così accadde.

Non lo riconobbe subito, troppo avvolto dall'ombra e troppo alto rispetto alla sua posizione, ma presto la ragazza comprese che la persona di fronte a lei, che aveva udito chiaramente correrle incontro, non era altri che il bellissimo ragazzo moro, il giovane che quella stessa mattina l'aveva accompagnata a mangiare. Will, le suggerì una voce nella sua mente, e subito si passò il dorso della mano sul viso in un vano tentativo di cancellare le lacrime. Ma anche uno stupido le avrebbe notate.

Lui restava fermo in piedi, gli abiti spiegazzati ed il fiato  pesante. Clary stentava sinceramente a crederci, ma per raggiungerla, il ragazzo aveva corso. Corso per una sconosciuta assolutamente maleducata che  non gli aveva neppure chiesto il nome.  In un'altra situazione, la cosa l'avrebbe fatta sorridere.

-C-Cosa vuoi?- domandò infine Clarissa, cercando di ostentare una voce ferma, non riuscendovici. Anzi, si disse, doveva essere sembrata assolutamente patetica, e per qualche minuto fu certa che lui l'avrebbe presa in giro. Ne fu sicura perché prima, quando si era presentato, lo aveva notato abbastanza arrogante da farle una cosa del genere e non provare alcuna remora.

Eppure, sospirando, lui le si sedette vicino. Si lasciò scivolare contro la parete e, dopo essersi arrotolato il fondo dei pantaloni scuri, si accomodò a terra, sul pavimento freddo del corridoio.

-Posto strano in cui nascondersi.- parlò poi, passandosi una mano tra i capelli scurissimi. Non guardava lei, bensì la parete che aveva di fronte e, non potè evitare di pensare Clary, era solo che un bene. Non voleva che la guardasse mentre tentava di risistemare i pezzi della propria dignità.

-Io di solito vado in soffitta. Là non c'è mai nessuno, e poi...- ma si interruppe, e la rossa volse lo sguardo sul ragazzo per capire cosa esattamente gli avesse impedito di andare avanti. Lo vide sorridere mesto ad un ricordo. Qualcosa che, per quanto le fosse invisibile, rischiava di accecarla. Inevitabilmente pensò a Jace, e fu certa che lei, ricordando tutti i loro baci ed i loro segreti, facesse la stessa espressione. Dedusse quindi che qualcuno,  chissà dove, era amato da William.

Ma non domandò nulla.

-Sei scappata di corsa, senza dire nulla.- disse dunque il cacciatore, probabilmente convinto che lei non avrebbe replicato in alcun modo alle sue precedenti parole.  Clary sospirò, tremò e chiuse gli occhi.

-Io non mi sento bene. Mi mancano i miei cari.- e, come se non bastasse, rischio di distruggere tutto il futuro, avrebbe desiderato aggiungere. Ma non era il caso. Non lo era affatto.

Sentì Will aprire la bocca, poi richiuderla veloce. Lo avvertì muoversi appena,  per sistemarsi, e poi prendere un respiro profondo.

-Anche a me mancano molto alcune persone, quindi se vuoi parlarne...-

-Oh, ma tu sai da chi sei circondato.- fece sarcastica Clarissa, incapace di trattenersi. La voce risuonò bassa e rotta, ma William avvertì tutta l'ilarità che la rossa aveva voluto metterci. Finse di non notare il pianto ancora non totalmente ammansito, e la ragazza gliene fu estremamente grata.

-Beh, riuscirai a tornare a casa. Sono certo che i tuoi cari ti aspetteranno.-

Ma Clarissa aveva smesso di ascoltarlo, la fronte corrugata e la mente concentrata su pensieri diversi e ricordi non  troppo distanti. Ricordi riguardanti Magnus, risalenti alla sera precedente. Scattò infine sul posto, questa volta dritta, gli occhi ben aperti e fissi -questa volta senza timori o tentennamenti- sul moro.

-Tu conosci Magnus Bane?- gli domandò schietta.  Le era infatti appena tornato alla mente che, il giorno prima, di fronte a Charlotte, lo stregone aveva fatto il nome di un ragazzo, un certo William. E, si era chiesta Clarissa, chi altri poteva essere se non il bel moro dagli occhi azzurri -il mix preferito dello stregone, oltretutto- questo sconosciuto amico di Bane?

William rimase in silenzio qualche attimo, sorpreso e confuso.  Infine, con un filo di voce, rispose -Sì... Perché?-

Questa volta Clary sorrise apertamente, senza malinconia o segreti di mezzo. Allargò le proprie labbra rosse in un sorriso splendido, i denti bianchi in bella vista e delle piccole rughe di espressione agli angoli della bocca -Davvero? Io devo raggiungerlo! E al più presto!-

Will corrugò la fronte e, passandosi nuovamente una mano tra i capelli, mise in mostra i propri avambracci muscolosi e cosparsi di rune. La ragazza ne rimase incantata e quasi si perse nel contemplare sino al più piccolo centimetro di pelle del giovane.

-Ma tu non eri stata portata proprio da Magnus?-

Clary ruotò gli occhi al soffitto che, vista la poca luminosità, le risultava pressoché invisibile; Charlotte doveva avere informato tutti del come ed il perché si trovasse lì.

-Sì, mi ha portato lui, ma ora non importa.- cercò quindi di dire la ragazza, agitando le mani di fronte a sé, facendo sorridere William. Non vi fece caso.

-Io devo assolutamente vederlo. Non c'è tempo, Will.- e, istintivamente, si aggrappò alla camicia del ragazzo, costringendolo a chinarsi all'altezza della giovane che,  nonostante fossero seduti, era comunque più bassa di lui di qualche centimetro. Il moro deglutì. Clarissa era intraprendente, ed ormai non ci credeva neppure lui che tutta questa sfacciataggine fosse causa delle sue origini americane. Infondo Tessa non era così; Tessa era perfetta, Gentile, cordiale e... Ed era di Jem, gli ricordò improvvisamente una voce, chiara dentro la sua mente. Will sospirò.  Era ancora faccia a faccia con la rossa. Ed era bella anche lei, e continuava a guardarlo con supplica.

-È davvero così importante, Clarissa?- le chiese quindi, ormai già ostentando un tono di voce arrendevole e stanco. La ragazza annuì immediatamente.

-Importantissimo, a dei livelli critici.-

Beh, infondo anche lui aveva voglia di vedere Magnus, no? E poi...

E poi era pur sempre un modo per evitare Tessa e Jem.

-Allora questo pomeriggio, subito dopo pranzo, partiamo.-

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Alec, ritto al centro del salotto nell'appartamento del proprio ragazzo, non poteva evitare di prendere profondi respiri con il fine di mantenere la calma. Solo poche ore prima aveva chiamato Magnus per di invitarlo a pranzo, ed ora si ritrovava invischiato in una situazione tutt'altro che positiva o trascurabile; Clarissa era svanita, e non in un luogo, bensì in un'epoca.

Una volta arrivato a casa dello stregone, il Nephilim moro aveva immediatamente notato Simon, seduto immobile su una sedia in legno scuro, lo sguardo vacuo e le labbra serrate in una linea dritta e tesa. Aveva poi visto Jace che, sopra la penisola della cucina, addentava un panino al tonno e sottaceti dall'aspetto disgustoso. Magnus, poi, lo aveva inquadrato subito, con il viso spossato ed una mucchia di libri d'incantesimi sotto il naso.

-Non potete davvero credere di potere tenere  segreta a Jocelyn tutta questa faccenda.- disse infine Alec con esasperazione, massaggiandosi le tempie e sospirando stanco. Jace lo fulminò con lo sguardo.

-Noi non vogliamo mantenerla segreta, solamente che abbiamo paura.- disse schietto il biondo, evitando l'occhiata diffidente che gli stava lanciando il proprio parabatai -Insomma, già mi odia, figuratevi se andassi da lei e le dicessi 'Ehi, Jocy, tua figlia è persa nel tempo'. Non ci farei esattamente la figura del bravo fidanzato.-

-Già, sarebbe un suicidio in piena regola.- concordò Simon, anch'egli non poco terrorizzato dalla madre della migliore amica -E poi Clary può cavarsela! Insomma, le basta uno Stilo e- ma Magnus lo interruppe -Ma lei non aveva con sé lo Stilo.-

Jace per poco non si strozzò nell'udire quelle parole e, per qualche istante, fu persino certo di averle sognate. Infondo Clary si portava lo Stilo ovunque, no? perché mai non averlo a  Londra?

Ma Magnus era serio, ed il pallore improvviso di Simon fece capire al biondo che no, non si era sognato assolutamente nulla.

-Clary non ha lo Stilo? E perché?-

-Non eravamo partiti per combattere, ma per incontrare l'Enclave.- Disse lo stregone, ostentando una certa ovvietà -E, diciamo, che portare con noi armi sarebbe stata come una dichiarazione di guerra. Saremmo certamente risultati poco propensi a parlare.-

Alec notò Jace sul punto di gridare, e si affrettò ad intervenire, immaginando già il proprio parabatai ed il proprio ragazzo impegnati in una rissa.

-Allora, ricapitolando, cosa ha portato con sé Clary? Insomma, qualcosa di incantato che possa aiutarci o...-

-L'anello della regina della corte Seliee,  ma senza un proprio gemello non funziona, e Clary stessa lo ha distrutto mesi fa.- parlò Simon, seppur demoralizzato, certo che non vi fosse ormai più alcun modo per salvare la propria migliore amica. Magnus, però,  pareva di tutt'altro avviso, improvvisamente dritto ed attento.

-Sei certo che lo abbia con sé?- domandò quindi al riccio che, confuso, annuì semplicemente. Lo stregone sorrise e, in uno schiocco di dita, fece apparire d'innanzi a sé un nuovo libro, questa volta dalla copertina viola e logora.

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