37.
Tutti videro William tornare in sé (cedere quell'espressione totalmente assente per una sorridente e vera), per poi sfilarsi l'anello sottile. Sospirò profondamente, tremando impercettibilmente, e si accostò a Magnus, al quale restituì il piccolo, mistico oggetto. Lo stregone non potè che rimanere sbigottito di fronte quell'inaspettato sviluppo degli eventi; si era aspettato grida e lacrime, persino odio, ma non una tanto onesta accettazione. Era stato completamente sicuro che Theresa lo avrebbe contaminato con le proprie malsane idee di collassi temporali, e che, vittima di un amore incondizionato, Will si sarebbe limitato a concordare. Si sarebbe offerto di aiutarla e di potere vivere una vita appagata; per quanto lo stregone potesse saperne, Tessa poteva avergli persino rivelato ogni scabrosa vicenda che, di lì a breve, lo avrebbe atteso, persino di Jem e dei loro figli. Eppure, mentre tutti quei pensieri lo mettevano in allarme, Magnus non poteva che constatare quanto pacato e leggero fosse il sentimento che veniva celato oltre i suoi occhi grandi ed azzurri. In definitiva, non sembrava stargli mentendo. Non sembrava starlo facendo minimamente. Nonostante ciò, non era pienamente convinto di potere sospirare di sollievo o simili; era totalmente confuso. Jace e Clary, poco lontani, lo sembravano altrettanto. Possibile che Tessa non avesse detto nulla? Che, nel lasso di due giorni, fosse maturata tanto?
-Come è andata?- azzardò infine il biondo, consapevole che un momento di tale stallo non potesse essere oltremodo prolungato. Un secondo non aveva più la valenza di un effettivo secondo; ognuno di essi sarebbe rimbombato per le fila temporali con spietata violenza, avvalorando la propria importanza ed aumentando di volume, proprio come le onde che vanno a formarsi nell'acqua immobile quando le si getta qualcosa nel mezzo. Nulla era più sotto il loro controllo.
-Molto bene. Tess...- William si morse la lingua, arrestando le proprie parole. Le aveva appena promesso che non l'avrebbe più pensata come 'Tess'. Doveva essere di parola; -Tessa.- si corresse quindi, deglutendo rumorosamente -Lei è fantastica. Mi ha detto solo cose che non sono stato in grado di capire, ma...- sospirò commosso -Ma potevo avvertire le sue emozioni. Sapevo cosa provava, sapevo che a tratti era estasiata, mentre in altri momenti desiderava solo piangere.-
Magnus sgranò lo sguardo; era davvero possibile che non gli avesse detto nulla? Che non gli avesse offerto di seguirla? Di raggiungerla per essere felici?
Osservò con attenzione lo splendido viso del cacciatore moro. Sondò i suoi occhi color del firmamento, e rimase totalmente spiazzato; non vi era nulla, se non totale onestà. Theresa non gli aveva detto nulla? Iniziava a ritenerlo sempre più possibile. Lo stregone sorrise, sollevando un angolo della bocca, e socchiuse gli occhi sottili; -Non so come abbia fatto quel nerd coi capelli da clown, ma credo di dovere a Simon i biglietti di tutti i prossimi Comicon a cui riuscirà ad assistere in vita.-
Clary sorrise sollevata; l'umorismo del moro ultracentenario non poteva essere che di buon auspicio. Lo vide accostarsi nuovamente a William ed abbracciarlo; sapeva quanto poco conveniente sarebbe stato porre troppe domande, ed aveva, oltretutto, già deciso che le avrebbe fatte a Tessa stessa una volta tornati a casa. Il cacciatore rispose alla stretta in un impeto di incertezza e dolore. Fu grato a Magnus di essere lì, ma non lo disse ad alta voce. Lo aveva udito parlare di un certo Simon, utilizzare un termine tutt'altro che consono (che diavolo voleva dire nerd?) e parlare di eventi di cui, personalmente, non aveva mai sentito parlare (Comicon? Che poi, cos'era un fumetto -immaginatevela in inglese, comic= fumetto-?), e per quanto, ascoltandolo, Will avesse potuto dedurre che avesse parlato di lui, di qualcosa in cui lui non era esattamente marginale, non aveva più posto domande; un patto era pur sempre un patto, e, secondo il loro Contratto Tra Gentiluomini, il proprio pagamento lo aveva ottenuto. Non gli sarebbe sembrato giusto chiedere di più e ricattare nuovamente dopo tutta l'onestà che gli avevano concesso. Non doveva interessarsi di alcuna frase pragmatica, e fingere che tutto stesse andando per il meglio.
Si allontanò da Magnus e sorrise; la guancia destra, magra e macchiata da una runa flessuosa ed elegante, era percorsa da un'invisibile, seppure inarrestabile, lacrima. Gli occhi chiari erano lucidi ed oltre essi trapelava una pacata accettazione. Quindi parlò; -La pozione, quindi?-
Lo stregone sollevò un angolo della bocca, imitando l'espressione dell'altro; gli occhi felini parevano brillare. Clary invece, vedendo come l'intera situazione si fosse ribaltata, avvertì l'orgoglio montare dentro lei. Era fiera di William, della forza che era in grado di ostentare. Gli corse incontro e lo abbracciò forte, nascondendo il viso nel suo petto ampio. Li avrebbe aiutati nonostante tutto; nonostante fossero stati costretti a mentirgli, sarebbe stato al loro fianco. Si sentiva estatica e depressa allo stesso momento; da un lato l'euforia la faceva scalpitare all'idea di potere finalmente tornare a casa, così da rivedere la madre, Luke, Simon e persino Maryse. La tristezza, invece, era dovuta al ragazzo che stava abbracciando proprio in quel momento e che, ovviamente, non avrebbe mai più rivisto. Non poteva davvero credere che, entro breve, non avrebbe potuto riicontrarlo che come una lapide antica e polverosa, con su incise poche lettere in bella calligrafia.
-Vado ad ottenerla.- mormorò leggermente Magnus, per poi voltarsi e tornare all'interno dello sfacciato chalet. Avrebbe risvegliato il proprio gemello e lo avrebbe costretto a parlare; se non lo avesse fatto, avrebbe fatto sì che se ne pentisse.
Tornò presto, con le labbra accattivanti arricciate in un sorriso furbo e le mani sfacciatamente sistemate sui fianchi. Quest'ultimo dettaglio lo faceva sembrare totalmente sicuro di sé e profondamente determinato. Nello sguardo affilato, dalle pupille ellittiche, brillava una luce quasi folle. Nessuno domandò se ce l'avesse fatta; era terribilmente evidente. Per tale ragione si limitarono tutti a sorridere per il sollievo di potere finalmente, dopo un'imprecisata, stancante e costante angosciata incertezza, tornare a vivere nei loro rispettivi mondi, con i soliti amici ed amori, con relazioni tipicamente adolescenziali ed oscene battutine sconce che, se solo si fossero azzardati a dire in quell'epoca, gli avrebbero probabilmente smesso di rivolgere la parola; lì, nel passato, era tutto differente. Clary vi aveva riflettuto a lungo, soprattutto nel corso dei propri primi giorni nella Londra ottocentesca; si era più volte lasciata andare nelle braccia del pessimismo e, incerta e stravolta, si era frequentemente domandata se, nel caso fosse rimasta definitivamente intrappolata lì, sarebbe stata capace di ambientarsi. Ne aveva dubitato ed aveva delineato con distratta attenzione le linee guida della vita che, in tale condizioni, l'avrebbe attesa; niente amore, perché nessuno sarebbe stato Jace, niente famiglia, amici e niente amatissimi caffè americani, lunghi ed amari, quelli che si sposavano dolcemente alle sale legnose ed intime tipiche delle sue caffetterie preferite, che lei definiva 'vecchio stampo'. Un'ondata di timori che erano appena svaniti. Magnus teneva stretto tra due dita un foglietto di carta ripiegato, sul quale, dalla propria posizione, la ragazza poteva ben intravedere alcuni scarabocchi freschi d'inchiostro color blu notte -una lista di ingredienti, probabilmente-.
Tornarono a Londra, nell'appartamento dello stregone. Woosley non vi era, ma doveva esservi passato; le pareti erano percorse da tracce rabbiose e profonde simili a quelle di artigli animali. William ipotizzò immediatamente ciò che doveva essere accaduto, ed immaginò un lupo in frenesia, consapevole di avere appena deluso l'amore della propria vita, scagliarsi contro ciò che, teoricamente, non avrebbe dovuto permettere ai prigionieri di fuggire. Quindi il cacciatore esternò, a mezza voce, i propri pensieri. Magnus deglutì, mentre Jace si portava le mani ai fianchi con immancabile strafottenza; -Non sono un filantropo, e sono quasi felice di saperlo fuori di testa per Londra.-
Clary lo fulminò con lo sguardo, per poi dargli una gomitata al fianco. Il biondo si sbilanciò appena, accusando il colpo, e si portò poi una mano sulla zona dolorante; -Tanto anche lui assumerà la pozione!- si giustificò. A malincuore, e dimostrando di essere in torto, Clarissa dovette dare ragione al fidanzato e, senza neppure rendersene conto, fece cadere il proprio sguardo su Will. Anche quest'ultimo, purtroppo, avrebbe dovuto digerire l'infuso. Era strano pensarvi; la rossa non poteva evitare di riflettere su come sarebbe stato, una volta tornata al presente, ricordare il moro (lo avrebbe indubbiamente fatto), e, molto più di questo, quanto assolutamente surreale le sarebbe parso sapere che lui, invece, non sarebbe stato in grado di fare altrettanto. Tra le pieghe del tempo le loro avventure sarebbero state trascritte, ma a nessuno sarebbe stato permesso leggerle; e allora a che scopo? Le venne da piangere. Avvertì gli occhi pungerle per le lacrime imminenti. Non vi era più gioia, né sollievo, e si sentiva tremendamente strana perché, di recente, cambiava atteggiamento e stato d'animo in modo straordinariamente veloce, incontrollabile. Le risultava orrendamente incomprensibile anche perché le sembrava che tutto ciò a cui si erano dovuti sottoporre, tra terrore, paura e confusione, fosse stato semplicemente inutile, nel modo più pulito del termine. Non era certa di averne tratto alcuna lezione; sapeva solo che avrebbe perso un amico.
-Beh, non importa.- intervenne improvvisamente Magnus, facendo mente locale; doveva ricordare dove fosse stato solito sistemare i propri intrugli, come li chiamava sempre Alec, magici. Cosa, nel corso del diciannovesimo secolo, avesse adibito ad armadio di fiducia, scrigno del tesoro o botola segreta. Il moro sgranò lo sguardo, sorrise e sollevò l'indice destro con una luce a brillargli vividamente negli occhi sottili; -Sì, una botola! Sotto il letto...- e svanì oltre il corridoio buio. I tre non lo seguirono; da quel momento sapevano di non potere più fare nulla, se non attendere. La rossa era timorosa, molto. Sentiva la tensione sferzarle la pelle pallida, arrecandole sincero dolore. Al tempo stesso, in quell'assurdo istante, avrebbero potuto dirsi ogni, singola cosa,oppure nulla. Evidentemente optarono per la seconda scelta. Solamente che non sarebbe stato facile dirsi 'addio' con la consapevolezza inamovibile che si sarebbe trattato di un saluto definitivo, che non si sarebbero più rivisti (se non come una tomba ed una ragazza distrutta), e, per quanto non avesse il coraggio di domandarglielo, Clarissa era certa che anche Jace stesse soffrendo e che stesse a stento trattenendo un grido liberatorio e frustrato; dopo pochi giorni che l'aveva ritrovata, avrebbe dovuto abbandonare per sempre la propria famiglia, la sola che avesse mai potuto conoscere. La giovane sospirò, riflettendo; doveva essere davvero forte, Jace, per non piangere. Ed i minuti, che presto divennero ore, li trascosero così; ognuno silenzioso ed avvolto in mari di impenetrabili pensieri. Will stava soffrendo, terrorizzato dall'oblio al quale si sarebbe dovuto indurre, Clary tremava e Jace era letteralmente paralizzato. Nel frattanto, ad un paio di pareti di distanza, si udivano vetri di fiale scontrarsi, lame tagliare ed acqua bollire; Magnus stava trafficando con i propri attrezzi incantati.
Fece nuovamente capolino nella stanza reggendo tra le mani una bottiglia in vetro opaco, rovinato dal tempo, piena sino all'orlo di uno sconosciuto intruglio indaco. Will fece un passo verso lo stregone, sorridendo falsamente, fingendosi sollevato di sapere che tutto sarebbe presto finito, per quanto, in vero, se ne sentisse rammaricato; -È quella? È la pozione?-
Bane annuì energicamente; -Sì, l'infuso della memoria. Vi ho inserito un codice che cancellerà, a coloro che la berranno, solo i ricordi risalenti dall'arrivo di Clarissa, in poi.- l'uomo porse la bottiglia tra le mani dello Shadowhunter, fiero di essere nuovamente con lui, come ai vecchi tempi, e riprese; -né basterà una piccola dose, ed il solo effetto collaterale sarà l'incogruenza del tempo, ma non è nulla.-
Will strinse la presa attorno al fusto in vetro, annuendo. Si sarebbe diretto all'istituto nell'immediato, poi presso Magnus ed infine sé stesso. Deglutì; sapeva che Clary e gli altri stavano affidando lui una fiducia inequiparabile, che avrebbe dovuto ingerire la pozione per ultimo, non appena loro se ne sarebbero andati, ed era ancora più straordinario il fatto che lui lo avrebbe fatto davvero. Non avrebbe gettato l'infuso rimasto in un giardino spoglio ed abbandonato; lo avrebbe bevuto cosicché Jace potesse esistere nel futuro, insieme a tutti gli altri. Per l'ennesima volta da che era in vita, si sarebbe sacrificato per coloro che amava, perché, da quanto ne sapeva, era ciò che meglio sapeva fare.
Sacrificarsi per gli altri.
Come sempre.
Da sempre.
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