36.
~Vi ringrazio infinitamente per i voti, i commenti ed ogni altro gesto che fate nei confronti di questo mio piccolo progetto; mi aiutate a proseguire.
Vi anticipo che questo è un capitolo abbastanza breve, di transizione, ma che vi dedico per ringraziarvi. Non potete capire quanto mi rendete felice.
Non aveva impiegato più di qualche minuto per rendersi conto di ciò che, effettivamente, stava accadendo; a passeggio per le affollate strade newyorchesi, immobile di fronte la vetrina di un negozio di costosissime scarpe, Tessa aveva realizzato il tutto. Aveva poi sollevato lo sguardo su Alec, concentrato nel valutare la fattura di un paio di mocassini eleganti, ed aveva compreso che nella sua rigida tranquillità non poteva celarsi che menzogna. Quindi lo aveva accusato di ogni più piccola ingiuria che le fosse passata di mente in quell'istante, dipingendolo prima come traditore, poi come nemico ed infine come fallito. Non era stata gentile (ne era pienamente consapevole), ma non le importava; pensare che con ogni probabilità, mentre loro erano fuori a vagabondare, Magnus potesse compiere un qualsiasi rito per entrare in contatto con Clarissa, che era con Will, la faceva impazzire. Perché, se lei non fosse stata presente, non avrebbe potuto parlargli, e lo desiderava con una disperazione tale da gridare.
Alec non replicò in alcun modo; con una torva espressione a delineargli il viso affascinante e spigoloso, si limitò ad ascolarla, incassando con apatica colpa ogni sua parola. Perché Alexander Lightwood non era in grado di mentire, ed aveva faticato orrendamente sino ad allora, costretto a deviare ogni dubbio che la strega avesse avuto. Perciò, più che offeso, nel sentire quelle accuse, aveva provato un profondo e folle sollievo. Un sollievo che lo aveva anche fatto sentire in colpa; avrebbe dovuto aiutare Magnus. L'amante gli aveva detto che, se mai Theresa fosse venuta a conoscenza del complotto, avrebbe dovuto ostacolarla, anche con le cattive. Alec, però, era ben consapevole che non sarebbe stato in grado di torcere un solo capello alla giovane che aveva d'innanzi; infondo era ben al corrente di quanto lo stregone tenesse a lei. Sospirò, lanciando un'occhiata spazientita e demoralizzata verso il firmamento imbottito di smog, e corrugò la fronte alla ricerca delle parole migliori da dire. Negare l'evidenza sarebbe stato del tutto inutile e, probabilmente, l'avrebbe solamente fatta arrabbiare di più. La sola idea di quest'ultima eventualità lo fece fremere; sapeva come erano le ragazze quando si arrabbiavano, e ne era terrorizzato. Izzie aveva fatto sì che lo fosse.
Continuò a riflettere. Lei lo guardava; Theresa aveva degli occhi bellissimi e, nonostante fosse omosessuale, Alec doveva ammettere di esserne rimasto incantato dal primo istante che li aveva visti. Erano grigi ed aveva sempre trovato, in quel colore tanto posato e discreto, una sorta di pellicola di verità; gli sembravano così chiari da non potere filtrare alcuna menzogna e, perciò, si era convinto dell'idea (ai tempi) che Tessa non mentisse. Mai.
Ora sapeva che non era così; aveva fatto irruzione in casa loro senza alcun preavviso, dicendo di volerli semplicemente aiutare quando, in vero, il suo solo obiettivo era stato William. Nonostante tutti questi indizi tremendamente evidenti, però, quell'aura di totale sincerità continuava ad avvolgerla, nella mente del cacciatore, e mentirle gli sembrava pressoché impossibile; -Clary e Jace erano nei guai; Magnus è andato a salvarli.- lo Shadowhunter arrestò le proprie parole e, nel giro di pochi istanti, decise che, se non poteva mentire, avrebbe potuto per lo meno sperare; -Non serve a nulla tornare all'appartamento, Tessa. Arriveremo che saranno già tornati.-
La strega aveva sgranato lo sguardo argenteo, ormai privata del fiato. Non avrebbe accettato che tutto finisse in modo tanto banale e scontato, senza potere neppure lontanamente udire il suono melodioso ed incantevole della voce di Will; voce che, per quanto tempo fosse passato, ricordava con una nitidezza tale da fare impallidire. Serrò la mascella per la frustrazione; non lo avrebbe permesso.
Artigliò con forza improvvisa la mano del ragazzo moro ed iniziò a correre; calzava ai piedi un paio di tacchi a spillo, ma non parve esserle di alcun impedimento. Alec la seguì, tirato dalla sua presa, nonostante fosse a disposizione di una forza indubbiamente maggiore; semplicemente, sperava che sarebbe andata davvero come aveva detto, e che, una volta superata la soglia dell'appartamento, non avrebbero trovato che Magnus, Clarissa, Jace e Simon seduti in salotto ad abbracciarsi, grati di essere tornati uniti. Solamente che non era andata così; a casa vi era solo Simon, seduto rigidamente su uno degli sgabelli moderni che lo stregone aveva tanto insistito per acquistare. Nell'anulare sinistro calzava l'anello fatato, ed Alec non ebbe neppure il tempo di assettarsi in una sorta di precaria e palese posizione d'allerta che, con uno scatto meravigliosamente inaspettato, Tessa si voltò, la borsa fermamente trattenuta nella stretta di lei, e lo colpì dritto al viso. Dentro la propria Louis Vuitton falsa ed ormai rovinata era solita a tenere ogni genere di oggetti; infondo era pur sempre una strega e, come tale, non poteva permettersi di rimanere senza ingredienti per infusi o talismani. E, almeno gli amuleti, erano pesanti. Abbastanza pesanti da fare svenire una persona, comunque, perché, una volta ricevuto il colpo, Alec cadde supino a terra senza neppure un ansito. Simon, che assistette all'intera scena ammutolito, si sollevò immediatamente in piedi, pronto a fuggire. Deglutì nell'istante in cui la ragazza gli puntò contro il proprio sguardo argenteo; ne era incantato e terrificato. L'unico che sarebbe stato capace di difenderlo era era a terra, svenuto, e, ora che non era più il Diurno, il giovane Lewis non sapeva che fare.
Pressoché istintivamente, serrò la mano portante l'anello in un pugno stretto. Lei sorrise leggermente, con una sofferenza disarmante a brillarle negli occhi; -Ti prego, Simon.- esordì, muovendosi lentamente verso di lui -Voglio solo sentire la sua voce.-
il riccio negò con la testa, scuotendo i propri boccoli in quell'aria afosa di respiri ed ansia. Sapeva che non era così, e che lei voleva sradicarlo dalla sua epoca. Era sbagliato; -No, Tessa, è troppo pericoloso. Non te ne rendi conto.- strinse con maggiore forza il pugno -I-Io so che lo hai amato molto, lo so, ma è passato e deve restare tale.- ormai il ragazzo stava perdendo la propria fermezza e convinzione; la voce stava già iniziando a balbettargli ed il viso sofferente della ragazza lo colpiva al cuore.
La strega, per mezzo di un ultimo passo, raggiunse il giovane; si artigliò (letteralmente) al suo petto, alla maglietta larga, e, con la fronte corrugata e le lacrime imminenti, replicò; -Ma perché? Io non capisco perché.- la voce era alta e graffiante, incastrata in gola, come se tutte le emozioni tremende e travianti che stava provando si fossero bloccate lì, ad impedirle di parlare e respirare -Così tanto tempo e così tanto amore... Io voglio solo essere di nuovo felice.-
-E Zaccaria?-
Quello, si ritrovò a pensare la strega senza fiato, osservando il riccio più alto di lei, era stato un colpo decisamente basso. Deglutì ed abbassò lo sguardo, staccandosi dalla presa sulla t-shirt; -Ovvio che lo amo, l'ho amato anche in passato, solamente che Will...- prese un respiro profondo. Aveva gli occhi lucidi e stava tremando; -Con lui ho vissuto una vita intera, molto più lunga di quanto lo sia stata la tua, Simon, fin ora.-
-Pensi che, riavendolo con te, dimenticherai chi hai perso.- non era una domanda, quella del riccio. Era una deduzione perfettamente logica e perfettamente corretta. Udendola, la ragazza sussultò leggermente. Le tornarono alla mente i figli e le loro morti; forse credeva davvero di potere rivivere tutto da capo, nuovamente con Jem e Will, senza pensare alle conseguenze. Sapeva dello squilibrio che avrebbe potuto creare, lo aveva preso in considerazione, ma, chissà come, vi era passata sopra; non sarebbe più esistito Jace, e non poteva neppure immaginare quanti altri eventi avrebbe impedito o permesso. Sospirò; ma lo desiderava. Sentiva di volere William con sé di nuovo, per una seconda, ultima volta.
-Ma non capisci quanto magnanimo sia stato il destino, quanto gentile.- riprese Simon sottovoce, guardandola dall'alto con apatico distacco. Tessa venne profondamente scossa da quell'ultima frase, e non potè contrastarla in alcun modo; era vero. Aveva avuto tutto, seppur lentamente; prima Will, con i bambini ed il matrimonio, ed ora Jem, che amava con tutta sé stessa. Era gentile e, nel sapere che sarebbe andata a riprendere il suo parabatai, non le aveva detto nulla nonostante fosse stata totalmente a conoscenza del fatto che, secondo lui, non fosse giusto, non per gelosia, ma per il medesimo motivo che tutti le avevano rinfacciato; perché il tempo era un affare delicato, fragile, e sin troppo malleabile ed imprevedibile. Sin dall'inizio l'aveva saputo, ma aveva preferito essere negligente ed avventata; ora, però, doveva compiere una decisione definitiva, ed il suo cuore le stava dicendo una cosa, mentre la sua testa negava con impellenza. Poteva davvero rischiare la felicità di ognuno per ottenere unicamente la propria? Magnus non l'aveva giudicata per l'egoismo che, negli ultimi giorni, aveva ostentato. Era al corrente del fatto che avesse giustificato ogni suo comportamento unicamente perché le voleva bene, molto.
Poi, mentre tutti quei pensieri le affollavano il cervello, sotto il suo sguardo apparve il palmo tremante di Simon, al cui centro si trovava l'anello delle fate. Era semplicemente lì, non più attorno al dito o stretto in un pugno, e sembrava quasi chiamarla a sé. La strega sollevò il viso, incontrando quello del riccio; era stupefatta.
-Che significa?-
-Che mi fido di te, Tessa. Anche io ho amato due volte e con tutto me stesso...- il ragazzo si prese una pausa. La mano era ancora tesa verso la giovane, in attesa che accettasse la sua gentile offerta -Hai ragione; sono più giovane di te, e devi avere vissuto molte vite molto più lunghe della mia, ma so cos'è l'amore. So che ami Zaccaria e Will, e che non sai come sia possibile. E so anche che se io, ora, perdessi per sempre Clary, sfrutterei all'istante un'occasione del genere per risentirla, almeno una volta.- sorrise leggermente, Simon, desiderando con tutto sé stesso di averla convinta. Era sincero, credeva in lei e non aveva intenzione di ostentare ipocrisia -Quindi pensa a ciò che ti ho detto e a quanto bella sia stata la tua prima vita.-
Lei prese l'anello. Aveva gli occhi lucidi ed il labbro inferiore le tremava visibilmente. Il ragazzino la mirò mentre si faceva calzare il filamento in metallo sottile nell'anulare, e la vide perdersi, pressocchè all'istante, nella mente confusa di William stesso.
La prima volta che Tessa lo udì, ne rimase spiazzata; lo sentì pronunciare quelle poche informazioni da parte di Magnus, quello del futuro, e poi, per la mancata risposta, salutare. Solo allora lei aveva trovato la forza di intervenire, certa che non potesse davvero permettere che le ultime parole che avrebbe scambiato con William, sarebbero state a senso unico. Quindi gli aveva domandato di aspettare, ed aveva quasi gridato per la frustrazione nel sentire la connessione svanire; aveva agito troppo tardi e lo aveva perduto? Solo che non era riuscita a dire nient'altro prima, troppo sconvolta nel risentirlo e nel rendersi conto che la sua voce era davvero così, esattamente come la ricordava, e che da qualche parte, nel tempo, lui era vivo. Le era venuto da piangere ed era rimasta attaccata al gioiello con spasmodia, pregando affinché lui tornasse per risentirla, scosso ed incerto. Questa volta, si era detta, gli avrebbe parlato con amore e con l'acume di una persona matura.
Fu allora che il suo desiderio si esaudì e che, d'improvviso, lo risentì chiamarla con quel soprannome capace di riportarla al diciannovesimo secolo in pochissimi istanti; Sei lì?, le domandò.
William? Oddio sì., gli comunicò con euforia, consapevole di Simon che, nelle immediate vicinanze, la stava osservando, Sì, sono qui. Theresa non si rese neppure conto di stare piangendo per la felicità, con il cuore che le batteva ad una velocità straordinaria ed il respiro fiacco per lo sforzo psichico.
Si diramò una pausa, durante la quale, sia lui che lei, seppero di essere comunque in contatto; poteva percepire la sua mente confusa e felice, incerta e immatura. Poi le disse due semplici parole, senza alcun discorso di mezzo; Ti amo.
La ragazza fremette. Quella voce che le rivelava tali parole era ciò che più le era mancato, e non importava che avesse utilizzato un tono leggero e veloce; importava solo che fosse lui. Fu tentata di rispondergli allo stesso modo ma, nell'istante in cui diede vita al pensiero, lo cancellò; le tornò alla mente Jem, la sua dolcezza ed il fatto che questa vita avrebbe voluto viverla con lui. Singhiozzò dispiaciuta e cercò qualcosa di estremamente banale da dire; qualcosa che potesse distrarla; in che anno ti trovi?
Milleottocentosettantotto, fu la risposta atona del cacciatore, palesemente deluso. La strega sorrise e gli domandò se stesse per sposarsi. Lui, con profonda sofferenza (ed una punta di malcelata invidia) rispose di sì.
Lei rise, avvertendo ogni sua sensazione nella mente, sentendo quanto fastidio gli desse parlare del parabatai che, in vero, amava profondamente; William, sei totalmente trasparente, gli disse col tono di una madre, sento la tua delusione pungermi spietatamente. Ma non devi credere che sarà così brutto..., tornò seria, commossa, e ripensò a ciò che Simon le aveva appena detto; Ti ho amato profondamente... con tutta me stessa. E, se solo potessi, se sapessi che nessuno ne risentirebbe, ti trascinerei qui, ora. Da me.
Ma a William non bastò. Lui voleva di più e, pronunciando nuovamente quel nomignolo che per lungo tempo le aveva affibbiato, tentò nuovamente di dirle che la amava. Solo che lei non voleva. Non avrebbe più avuto la forza di resistere. Perciò lo interruppe nell'esatto momento in cui fu sul punto di dirlo; Lo so, ma non te lo dirò anche io, perché poi non potrei davvero lasciarti più. E poi..., si interruppe. Non era certa di cosa fosse o meno il caso di dire, perciò prese alcune parole e le ricompose, sfruttando il proprio amore folle ed incontrollabile; Sai, sono stata qui per giorni, -decise di essere franca- certa che ti avrei riportato da me, ma ora mi rendo conto di quanto infantile sia stata. Mi rendo conto di quante cose bellissime potrei distruggere, e so che ne uscirò con il cuore spezzato, perché adesso, come allora, vi amo entrambi, sorrise leggermente, apprezzando la propria debole onestà. Voleva piangere, ma era certa che non avrebbe dovuto farlo. Quindi, sempre con le labbra appena arricciate, lanciò uno sguardo di gratitudine a Simon, ancora lì con lei, e riprese; ma il fato è stato magnanimo con noi, con il nostro amore. Il tempo è stato inarrestabile, è vero, ma ti ringrazio., e non ce la fece più; scoppiò in un pianto profondo e liberatorio, senza più freni. Il riccio le si accostò all'istante, sorreggendola da una caduta che, altrimenti, sarebbe stata inevitabile. Ma non importava che stesse gridando dentro, sul punto di non risentirlo mai più per la seconda volta. Doveva proseguire; William, ho sempre voluto ringraziarti, per tutto. Mi hai donato ciò che di più bello ho avuto nella vita e... E ti ho sempre amato., perché dirgli che lo stava facendo ancora avrebbe ucciso entrambi.
Theresa allora attese, ancora avvolta dalle braccia magre del migliore amico di Clarissa, ma non ricevette risposta. Le venne da sorridere di nuovo, e si sentì istantaneamente stupida; rideva e piangeva con una scostanza disarmante.
Oltretutto, ora non sono più Tess, William., decise infine di dire, È da quando sei morto che non lo sono più.
Lo sentì sorriderle e decise che fu abbastanza. Poi la sua voce;
Addio, Tessa, perché da quel momento avrebbe rivisto solo la propria Tess. Perché aveva appena realizzato di avere conversato con una donna che non era affatto la medesima che amava; era cresciuta.
Lei deglutì; Arrivederci, William.
Sì, seppure in un tempo remoto, oltre le sponde di un fiume che lui aveva immaginato essere l'Aldilà, si sarebbero rivisti.
La connessione svanì, lei si tolse l'anello e lo restituì, guardò Simon e lo ringraziò. Alec era nuovamente in piedi, infondo alla stanza, e l'atmosfera era quasi commovente; era tutto tremendamente pacato, come la quiete a seguito di una tempesta. Non dissero nulla, né il riccio, né il cacciatore.
Tessa, però, lentamente ed in modo inesorabile, cadde sulle proprie ginocchia magre, tremante e disperata, piangendo come se lui fosse morto di nuovo, lasciandola con il medesimo dolore della prima volta.
TBC
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