34.
-Forse dovrei farvi presente che il vostro stupidissimo piano non farebbe che rendere inutile ogni mio tentativo di salvarvi.- Disse sbrigativamente Magnus con un tono di voce trattenuto; Clarissa e Jace lo contemplavano confusi. Poco distante, William sembrava straordinariamente concentrato nell'utilizzo dell'anello, ed era senz'altro un bene; quell'attimo di allontanamento dal Nephilim di casa Herondale avrebbe dato allo stregone l'occasione di spiegare con chiarezza ciò a cui, in vero, avrebbe potuto portare la venuta di Will nel presente. La rossa non aveva capito; aveva scelto di farsi guidare unicamente dai sentimenti e le emozioni, ignara della progenie cui avrebbe dato vita il moro (tra i quali sarebbe spiccato Jace stesso), del fatto che avrebbe avuto una vita serena con la donna che amava e che avrebbe vissuto a lungo e pienamente. Magnus non poteva, però, biasimare Clarissa per avere creduto il contrario; visto il periodo in cui era capitata, in cui tutto sembrava deciso a voltare le spalle al ragazzo, era più che comprensibile il ragionamento che la ragazza dovesse avere compiuto. Con il suo amico William nel futuro, invece, sarebbe stata felice di non dovergli dire addio ed avrebbe restituito una famiglia all'amato. Ma il tempo per porsi domande senza poi curarsi delle dovute risposte era finito, ed era giunto il momento di raccontare a Clarissa la verità. Osservò la ragazza dritto nell'iride chiara; oltre essa parevano risuonare pensieri profondi e pieni, senza alcuna censura ad ostacolarne l'uscita. Quello sguardo, molto più della sua voce leggera o delle sue labbra sottili, gli comunicavano angoscia e curiosità. Magnus avvertì, pressoché all'istante, il nervosismo scemare, e, al suo posto, crebbe in lui un profondo dispiacere; era tutta colpa sua se si trovavano lì ora, e non di Clary, che aveva dovuto vivere tutti quegli eventi, mentire un'infinità di volte e sentirsi tradita dal solo a cui si era concessa di dare fiducia. Quindi, in qualsiasi modo si analizzasse la situazione, il cattivo era sempre lui: Magnus. Sarebbe solamente dovuto restare più attento, impedendole di perdersi in un'altra epoca, oppure si sarebbe potuto dimostrare fedele e non tradire Clarissa nel corso dell'ottocento... Avrebbe potuto evitare molti errori, ed ora non poteva avere la sfacciataggine di rinfacciarli a lei, che era innocente.
Posò una mano sulla spalla magra della rossa, la guardò e sorrise mestamente; -Non puoi portare William nel futuro, va bene?-
Per Clary, quella notizia fu come un fulmine a ciel sereno; aveva già iniziato ad immaginare e programmare, a credere che la loro quotidianità all'interno dell'Istituto sarebbe stata comica e mai noiosa, e che, magari, sarebbe riuscita a sistemare William con una piccata ragazza del ventunesimo secolo. Una che potesse farlo ridere e stare bene. Magnus, però, le aveva appena dissolto ogni proposito, e lei non ne comprendeva minimamente la ragione.
-C-Cosa?- gli domandò quindi, certa che avrebbe potuto dire di molto meglio. Si sentiva stupida, ma il panico e lo sbigottimento non le avevano permesso di dire altro se non quel sommesso balbettio. Il tutto nonostante nella sua mente vi fosse un discorso toccante sul fatto che, ora che tutto si stava finalmente mettendo bene, avrebbero potuto renderlo ancora migliore con Will, al quale lei voleva bene, ed al quale sapeva che anche Magnus teneva. Lo aveva visto negli occhi dello stregone poco prima, ed era certa di non essersi sbagliata. Ma allora perché? Perché ora le stava dicendo che non lo avrebbero preso con loro? Perché, se entrambi lo desideravano? Perché una cosa tanto scostante?
-Devi fidarti di me.-
Ma Clary faticava a farlo. Per quanto bene volesse allo stregone che le era d'innanzi e che, ansioso, le stringeva le spalle, la rossa non riusciva a credergli senza accantonare qualche dubbio. Solamente che lui l'aveva tradita, ed anche se era pienamente consapevole che il vecchio ed il nuovo Magnus fossero due persone distinte e dai caratteri differenti, il viso era il medesimo; un'espressione a cui lei aveva donato un affetto impareggiabile e che ora soffriva nel notarla diffidente. La stessa che le aveva prima detto che l'avrebbe aiutata, ma che l'aveva poi abbandonata al proprio destino, perduta in un altro tempo. La giovane si sentì scossa e deglutì; le veniva da gridare.
La fronte ampia dello stregone si corrugò; sul dorso di essa apparvero d'improvviso solchi profondi e sofferenti che, resi lucidi da alcune piccole gocce di sudore, risultavano quasi accusatori. Gli occhi felini la guardavano; -Clarissa, io non sono lui.-
Le parve di essere travolta da una raffica di vento gelido. Attorno a lei, però, il sole non faceva che scottare. Una prima lacrima le solcò la guancia destra, mentre le labbra prendevano a tremare. Mantenne le palpebre sollevate, nonostante il tremolio costante. Poi, in un antro nascosto dentro sé, trovò la forza di parlare; -Lui mi ha mentito. Q-Qui da sola... per tutto questo t-tempo.- songhiozzò tra un tremolio ed un altro -Io non sapevo come fare e Will era il solo che...- ma lo stregone la interruppe; -Ma non ero io.- la sua voce era un sussurro dispiaciuto -Clarissa, ti giuro che non ero io. Io ho passato ogni, singolo attimo alla disperata ricerca di un modo per aiutarti. Per farti sentire meno sola.-e, con la coda dell'occhio, guardò Jace, lì con loro. Era in silenzio e si limitava ad ascoltare; doveva avere compreso quanto importante per entrambi sarebbe stata quella discussione. Lo stregone gliene fu grato e, capendo che la rossa non avrebbe detto nulla, proseguì; -Ho ricostruito l'anello, ho portato Jace, ho cercato di fare andare bene le cose nel presente... ed ho fatto tutto questo per te. Perché non facevo che pensare alla bambina vivace che Jocelyn mi portava a casa, e a quanto le volevo bene.- sospirò forte, stremato -Ma non ci sono riuscito e sono dovuto venire qui, e, se non torniamo a casa al più presto, Tessa rovinerà tutto.- la abbracciò, sorprendendola non poco, immobile sul pianerottolo dello chalet silenzioso ed isolato -Ti voglio bene e mi dispiace per tutto quello che è successo.-
Lei, lentamente, ricambiò; lo avvolse prima con un braccio, poi sollevò anche l'altro. Gli si aggrappò al collo e nascose il viso nella sua spalla, con il pianto sul punto di quietarsi. Sentiva l'affetto trapelare da quella stretta e comprese che sarebbe stato per lei un vero toccasana; risentire il vecchio Magnus era qualcosa di indescrivibile e felice. Li avrebbe portati a casa, ma...
-William.- disse d'improvviso Jace, intervenendo per la prima volta -Cosa ci stavi dicendo su di lui?-
La cacciatrice e lo stregone si sciolsero dall'abbraccio, si sorrisero, lanciarono un'occhiata veloce al moro (ancora con l'anello tra le mani), e tornarono concentrati. Clary sentiva che il tempo stringeva.
-Se Will lasciasse la propria epoca, si creerebbero squilibri incalcolabili.- disse semplicemente Magnus -Perchè lui è destinato a trovare la propria felicità ed avere figli. Figli che avranno figli, che avranno figli, che avranno figli, che porteranno a...- Lo stregone indicò Jace con l'unghia smaltata di giallo-canarino dell'indice destro -te.-
Il biondo sussultò; -Me?-
Il moro rise sghembo, prendendo in giro l'ingenuità del cacciatore che gli stanziava d'innanzi; -Non dirmi che non lo avevi capito... Il cognome è un dono paterno, lo sai? E William non ha fratelli.-
-Aspetta!- esclamò Clary, sempre più agitata -Quindi Tessa..?-
L'asiatico negò con la testa prima di rispondere; -Tessa non sposerà James per...- si interruppe e parve riflettere con delicatezza alla ricerca del termine più corretto. Infine disse; -A causa di un'inconvenienza. Il punto è che, se tutto andrà bene, Will si metterà con Theresa.- lo sguardo di Magnus superò Clarissa e si puntò sul biondo -Se non accadesse, però, tu non esisteresti.-
Proprio in quell'istante, poco prima che Jace potesse intervenire od anche semplicemente sospirare, Clary udì un singhiozzo. Vide il cacciatore dai capelli scuri piangere e, istintivamente, gli corse incontro per pulirgli il viso attraente. Un suono metallico riempì l'aria; l'anello fatato a terra, intento a rotolare verso una parete vicina. Il ragazzo era triste, disperato e deluso e, certo che i tre stessero parlando di come l'altro Magnus fosse stato sconfitto, si sentì ben più che libero di potere intervenire; -Quanto avresti aspettato ancora, Clarissa, per dirmi di Tessa?-
Sì, perché il moro stava guardando solamente lei, accusando solamente lei e venendo ferito solamente da lei; se fosse stato Jace (che conosceva da meno tempo), a mentirgli, forse lo avrebbe accettato. Ne sarebbe stato in grado, e non avrebbe fatto troppo male. Ma era stata Clary che, a dire il vero, non aveva fatto altro che dirgli bugie sin da principio.
Ed era stanco di stare zitto.
La rossa sgranò lo sguardo, indietreggiando goffamente. Poco distante, lo stregone sembrava terribilmente e pienamente consapevole di ciò che era appena successo. Entro breve anche lei se ne sarebbe resa conto; una volta superata la sorpresa dovuta a quel nome e quell'accusa.
-T-Tessa?-
William sfoderò un sorriso falsamente divertito, nato per ispirare qualcosa di molto simile a "sorrido per non piangere, ed è tutto a causa tua", annuì, ed infine rispose; -È stata lei a rispondermi.-
Ad una velocità in grado di mozzare il fiato, il mondo crollò addosso a Clarissa; sino a pochi attimi prima (prima che Bane le rivelasse la gioia che avrebbe avvolto la vita di William), la giovane sarebbe stata ben più che contenta di dire all'amico che, sì, nel proprio tempo esisteva Theresa. Lo avrebbe ritenuto un ottimo espediente per convincerlo a seguirli. Ora, però, non poteva più permetterselo; lui doveva restare lì, nel milleottocentosettantotto, con coloro che lo avevano visto crescere e vivere, e doveva farlo per sé stesso e per lei. Perché, se solo William li avesse raggiunti, Jace sarebbe svanito, e Clary ne sarebbe morta.
Prese un profondo respiro, decisa a mantenere la calma. Fissò il proprio sguardo sull'anello a terra, e pensò, con quanta più lucidità le fosse possibile, ad una replica valida. Anche se, ad essere onesti, era profondamente certa che, con lo sguardo basso e le spalle curve di un'innegabile colpevole, non sarebbe riuscita a dimostrarsi più forte e determinata di lui che invece, offeso e stremato, manteneva i propri occhi cobalto fermamente incollati alla sua piccola figura intimorita. Cosa poteva dire in sua discolpa? Cosa poteva inventarsi ancora? E perché le era d'improvviso tanto spontaneo il desiderio di (per l'appunto) inventarsi qualcosa?
Mentire, mentire e mentire ancora. Forse Will aveva davvero tutte le ragioni di odiarla e sentirsi deluso, per quanto Clary avesse agito in buona fede.
Solamente che non era facile; più lui avrebbe saputo riguardo al futuro (soprattutto al proprio), più sarebbe stato difficile fargli dimenticare. Era scontato e terribile e, ad ogni sua azione sbagliata, sarebbe corrisposta una conseguenza di ugual peso; era una legge, un'ovvietà quasi scientifica.
Eppure doveva mentire, perché Magnus la stava pregando di farlo attraverso quei suoi occhi sottili e supplicanti. Clary sospirò; -Omettere immagino sia il termine più appropriato.- disse leggermente -Da adesso in poi, Will, non ti dirò più nulla.-
Le sue iridi si fecero più intense nell'udire quell'affermazione; aveva creduto che la rossa avrebbe ceduto, spiegandogli perché avesse, tra tutti, appena comunicato con niente popodimeno che Theresa. Eppure il suo viso si era contratto e dalle sue piccole labbra erano fuoriuscite quelle due brevi e spietate frasi. Impiegò più di qualche secondo a rendersi pienamente conto che non avrebbe saputo altro, che il suo corpo stava tremando e che i suoi occhi si stavano lentamente riempendo di lacrime; fu come avvertire qualcosa che gli si spezzava nel petto. Forse fu il suo cuore, o forse solamente un legame. D'improvviso William fu pervaso da un dubbio: Clarissa era ancora sua amica?
-Ma Tessa è...- -Non posso davvero, Will.- lo interruppe la cacciatrice, portandosi una mano contro il seno, come se avesse avvertito anche lei quella spaccatura improvvisa e devastante. Lo guardava tremare e ne sembrava terrorizzata.
-Mi sono fidato ciecamente di te, nonostante tutto.- e, in quell'ultima parola, il ragazzo stava celando ogni più piccola bugia relativa a lei, la sua famiglia e Jace -E ti ho aiutata e, soprattutto, ho fatto sì che tu mi aiutassi.- disse offeso, per poi deglutire a vuoto, ansante -Dopo così tanto tempo... Dopo Jem, dopo aver fatto piangere Tessa.- abbassò lo sguardo sul pavimento in legno lucido con fare incredulo, come se avesse appena realizzato tutto ciò che aveva fatto negli ultimi giorni, tutte le ore sacrificate per una ragazza che, apparentemente, non aveva mai davvero tenuto a lui -Riesci anche solo ad immaginare come ci si possa sentire?- le domandò in un mormorio -Traditi...-
-Non è mai stata mia intenzione!- gridò immediatamente Clarissa, offesa dal tono utilizzato dall'altro; l'aveva accusata e stava continuando a farlo, senza neppure il coraggio di guardarla in faccia, come se lo disgustasse. Tirò un respiro profondo, per poi riprendere; -Pensi che sia facile? Dio, tu non sai quante cose potrebbero andare storte se io commettessi un solo, piccolo errore.- si prese una pausa breve, ben ponderata -Devo pensare prima di parlare ed agire, e devo fare il possibile affinché il tuo futuro non venga stravolto ed affinché la tua vita vada bene.- finalmente Will alzò lo sguardo. Clary ne approfittò per incastrarvi il proprio, poi proseguì; -Ma è difficile. E non posso dire nulla, quindi... Devi solo scegliere, se fidarti o no.-
-Ed il tempo per prendere certe scelte è scaduto.- intervenne Magnus, raccogliendo da terra l'anello; si stava riferendo al fatto che fosse stata Tessa a rispondere a Will, e non Simon, come previsto. Ciò significava che lei era lì e sapeva, ed avrebbe potuto decidere di compiere scelte terribilmente sbagliate. -Dobbiamo preparare la pozione, somministrarla a chiunque abbia avuto contatti con te, Clarissa, e poi andarcene al più presto.-
-Il problema è chi.- disse sbrigativamente Jace, intervenendo dopo parecchio. Magnus e la rossa lo osservarono confusi. Il biondo sorrise leggermente; -Intendo chi la darà ai fortunati... voglio dire che io e Clary non siamo che ospiti, sospettabili. Tu, Mag, sei uno stregone altrettanto sospettabile e...- -Cosa fa la pozione?- lo interruppe Will, improvvisamente interessato e non più visibilmente schivo.
Il sommo stregone di Brooklyn osservò il vecchio amico con la coda dell'occhio, si portò una mano alla nuca e, dopo essersi grattato, rispose; -Vi cancella la memoria relativa ai momenti passati con Clarissa e Jace e, nel tuo caso, con me; indolore e fondamentale per evitare paradossi.-
Il cacciatore moro annuì un paio di volte, l'espressione seria e la fronte corrugata. Sembrava occupato in un ragionamento a dir poco snervante, a cui teneva profondamente, e, quando riprese parola, capirono tutti quanto, effettivamente, dovesse averlo scosso e traviato; -Lo farò io. Somministrerò la pozione a tutti, però...- si interruppe, come in colpa, ma Clary lo incalzò di proseguire.
-Vorrei che mi faceste parlare con Tessa. La vostra.-
La rossa non capì e, incapace di trattenersi, chiese spiegazioni; -Perchè lei?-
-Perchè sembra amarmi.- fu la risposta di Will.
TBC
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