Furono solo parole sussurrate al vento.
Di solito i bambini una volta che venivano lasciati all'asilo piangevano perché volevano la mamma, io, invece, piangevo perché volevo la tata. Così, già dal primo giorno, ero stata etichettata come quella viziata da tutti i bambini in classe. Come se sapessero davvero cosa vuol dire essere viziati. L'unico bambino che si decise a sedersi vicino a me sei stato tu, camminavi zoppicando leggermente e mi guardavi con quegli occhi castani grandi che non avrei mai potuto immaginare che sarebbero diventati il mio punto debole a distanza di anni.
<<Ciao, come ti chiami?>> mi chiedesti con un sorriso tutto sdentato.
<<Sono Grace, tu?>> ti chiesi felice iniziando a giocare con i mattoncini colorati.
<<Thomas.>> rispondesti prima di prendere fiato e di iniziare a giocare insieme a me.
<<saremo amici per sempre, Thomas.>> dissi prima di ritornare a casa salutandoti con la mia manina paffutella.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai quella mattina, perché adesso tu non ci sei più.
***
Alle elementari non volevo studiare e tu eri sempre lì a cercare di farmi cambiare idea.
Prendevi il libricino di lettura e mi aiutavi a leggere.
Mi prestavi le tue mani quando dovevo fare i conti di matematica.
Mi aiutavi con le doppie e con gli accenti.
Se sbagliavo, mi facevi il solletico e se dicevo qualcosa di giusto, mi davi un bacetto sulla guancia.
<<Quando saremo grandi, ti sposerò.>> dicesti prendendo spunto dalla fiaba che avevamo appena finito di leggere.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai dandoti il consenso, perché avevo iniziato a credere nell'amore che non avevo mai ricevuto e mi sono illusa.
***
Non sono mai stata una tipa amante delle etichette ma quel giorno ero decisa a portare la nostra relazione ad un passo avanti. Ci conoscevamo da troppi anni per continuare a essere amici, ed io ti conoscevo fin troppo bene per continuare a stare zitta non rivelandoti ciò che davvero provavo nei tuoi confronti.
<<Tommy.>> ti richiamai una volta finita la lezione. <<Ci ho pensato molto in questi giorni, e beh, ci conosciamo da quando avevamo il pannolino e so tutto di te, quindi penso sia arrivato il momento di essere qualcosa di più, non trovi?>> ti chiesi speranzosa sperando in una risposta affermativa.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai un attimo prima di sentirti dire che avevi pensato anche tu a questa cosa e che volevi diventare il mio migliore amico, perché alla fine non te ne faccio una colpa: mi ero solo espressa male.
***
Le giornate di pioggia erano le mie preferite perché tu, puntualmente, ti facevi trovare sotto casa mia con in mano un caffè caldo appena fatto e mi portavi al parco. Dicevi che ti piaceva vedermi ballare sotto la pioggia incurante degli sguardi dei passanti che cercavano di ripararsi sotto gli ombrelli. Dicevi anche che mi sarei presa l'influenza a forza di stare ore sotto la pioggia e dicevi anche che me lo avresti rinfacciato a vita.
<<Perché non balli con me?>> ti chiesi venendoti incontro, sulla panchina.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai quando tu scoppiasti a ridere e mi dicesti che dovevi andare via.
***
Ricordo ancora il giorno in cui mi portasti al parco di divertimenti che aveva appena aperto in città, ricordo anche il mio sorriso enorme quando ti vidi arrivare con i biglietti in mano.
Quella sera ero elettrizzata, avevo programmato tutto.
Avremmo fatto tutte le giostre, dalle più terrificanti a quelle per i bambini, e poi ti avrei confessato tutto.
Ti avrei detto che ti amavo e che ormai eri tu la mia ancora, il mio posto sicuro.
<<Thomas, ehi.>> ti presi per mano facendoti girare verso la mia figura. <<Devo dirti una cosa su di noi ma ho un po' paura.>> sussurrai mordendomi il labbro.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai poiché mi abbracciasti sussurrando che avevi anche tu paura di perdermi prima di portarmi sull'ennesima giostra.
***
Faceva davvero caldo quel giorno e non avevi avuto idea più brutta per andare a mare, che poi io lo odiavo anche il mare. Amavo te, però, quindi decisi di fare questo sforzo e di mettermi il mio miglior costume da bagno per farmi notare. Dopo essere riuscita a ingoiare l'acqua nello stesso punto in cui i bambini riuscivano a toccare decisi che era anche ora di smettere di improvvisarmi una nuotatrice esperta e di ritornare agli asciugamani per poterti finalmente parlare. Ricordo che eri bellissimo, il sole in faccia ti donava, sai?
Ricordo anche di averti svegliato perché dovevo dirti una cosa importante.
<<Sai, un mese fa ho baciato una ragazza.>> dissi tranquillamente, avrei anche voluto aggiungere che non ho sentito le stesse cose che provavo ogni minuto passato con te. <<Credo di essere bisessuale. >> mormorai prima di alzare lo sguardo e di puntarlo sui tuoi occhi castani.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai prima di vederti annuire e sorridere ritornando a prendere il sole, perché non meritavo neanche una parola da parte tua, non meritavo neanche di sapere la verità su di te, non è vero?
***
Avevo sempre amato i compleanni da bambina perché la tata con cui stavo perennemente cercava di colmare il vuoto affettivo causato dai miei genitori comprandomi tutto ciò che volessi, peccato però che l'unica cosa che volessi davvero si trovava sempre nella stanza accanto ad urlare senza mai fermarsi. Quell'anno avevo deciso di fare coming out con mamma e papà ed ero tranquilla perché in fondo non stavamo mai insieme quindi cosa gliene avrebbe dovuto importare? Sarebbero dovuti essere fieri di me, di quello che ero diventata anche senza il loro aiuto. Sarebbero dovuti essere fieri del fatto che nonostante non fossero mai stati presenti nella mia vita, io avevo deciso di integrarli lo stesso esponendomi.
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai un attimo prima di essere sbattuta fuori di casa, perché non importava il fatto di essere riuscita a essere me stessa, a loro importava solamente il mio essere bisessuale, di fare schifo ai loro occhi, di essere perfino un mostro.
***
Quella sera ero davvero contenta di vederti fuori dal portone di casa ad aspettarmi a braccia aperte, perché alla fine un mio messaggio non te lo perdevi mai. Quella sera ero davvero contenta quando portasti la mia roba in camera tua decidendo che quella fosse la sera giusta per ubriacarci un po'. Quella sera ero davvero contenta quando decidemmo di fare l'amore, perché per me era davvero Amore, sai? Quella sera ero davvero contenta di essermi concessa a te, il mio migliore amico, colui che non mi avrebbe mai fatto del male.
Quella sera ero davvero contenta.
Poi il sorriso sparì una volta notate le tue lacrime e cambiai totalmente umore sentendo le tue parole. <<Sono gay e fidanzato.>> singhiozzasti portandoti le mani sul viso, cercando di coprirti. <<Ho tradito il mio ragazzo, Grace.>>
Ma furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai per confortarti, perché non avevo mai saputo veramente nulla di te, perché non avevo nessuna possibilità di piacerti, perché eri anche troppo ubriaco per reggerti in piedi, figuriamoci di ricordarti questa conversazione.
***
Il giorno dopo con gran fatica riuscii ad alzarmi dal letto per farmi una bella doccia rinfrescante cercando di nascondere i postumi della sbornia. Una volta arrivata in cucina, ti ho trovato seduto tranquillo a fare colazione, mi hai anche salutato come se non fosse successo nulla. Magari ricordavi tutto e facevi solo finta che non fosse mai successo nulla o magari non ricordavi davvero, fatto sta che dopo svariati mesi penso ancora che fossi troppo ubriaco per ricordare.
E furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai piangendo nel bagno di casa tua, perché quella sera smisi di credere nell'amore.
***
Andare al cinema per vedere i film appena usciti non era mai stata una cosa pericolosa, alla fine non succedeva mai nulla di pericoloso in quella città. Era mattina presto e proiettavano Harry Potter dopo tanti anni dalla prima volta in cui eravamo andati a vederlo, come potevamo perdercelo? Poi, successe tutto in un attimo. Avevamo appena pagato i biglietti e stavamo andando a prendere qualcosa da mangiare quando la prima scossa di terremoto arrivò.
<<Tranquilla, va tutto bene.>> sussurrasti prendendomi per mano. <<Non sta succedendo nulla.>> dicesti dopo l'ennesima scossa ancora più potente della prima.
E furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai una volta che ti vidi disteso a terra privo di vita, perché quel giorno doveva andare così.
E furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai maledicendomi, perché alla fine eri morto per me, per salvarmi la vita.
E furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai quando urlai fra le lacrime di amarti ancora, perché in fondo non avevo mai smesso di farlo.
E furono solo parole sussurrate al vento quelle che pronunciai fra le mie urla di dolore, perché vederti così, ha fatto morire anche me.
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