L'ordine delle cose
Disclaimer: seconda parte della serie di “prime volte” NSFW. Se non ami le scene esplicite non leggere!
Il capitolo si comprende anche in autonomia, ma ha più senso leggerlo dopo aver letto il precedente, “Fuorilegge”.
Aprile 2015
Le mani tremavano mentre infilava la chiave nella toppa, o almeno ci provava. Le guance gli facevano male, forse perché aveva riso troppo – era mai possibile una cosa del genere? Non gli sembrava gli fosse mai capitato. Il fiato caldo di Raffaele, che ridacchiava con la bocca premuta sulla sua spalla, non aiutava la coordinazione occhio-mano più di quanto non aiutasse tutta la birra che si era calato dopo cena.
«Quanto sei lento? Muoviti.»
«Sarebbe più facile se mi levassi le mani di dosso» sbuffò Nuru, divertito.
In tutta risposta, il ragazzo ringhiò una protesta a mezza bocca e gli mordicchiò il collo.
Fu costretto a chiudere gli occhi e prendere un profondo respiro per calmarsi. «Cristo, amore. Siamo sul pianerottolo.»
«Meno lagne, più impegno» borbottò l’altro al suo orecchio, e con un colpo di fianchi diede prova di essere parecchio preso bene strusciandosi al suo fondoschiena.
Quando la serratura scattò e la porta scivolò in avanti, il peso del suo ragazzo lo spinse all’interno. «Sei un piccolo diavolo, vieni qui.»
Sbatté la porta a tentoni e non si curò di accendere la luce, afferrò Raffaele per la giacchina leggera e se lo tirò addosso. Lui non si lasciò pregare, anzi, allungò appena il collo per arrivare alla sua altezza e fu rapido a incastrarlo in un bacio famelico che sapeva di zenzero per via dell’abbondante fiume di Moscow Mule che l’aveva guardato buttare giù tutta la sera.
«Ti vedo allegro» riuscì a mormorare, quando si separò per riprendere fiato. Le mani di Raffaele scivolarono al retro dei suoi jeans e diedero una vigorosa strizzata. «Wow. Molto allegro.»
In tutta risposta, si aggrappò a lui con più forza. «Ti voglio.»
Oddio, quel ragazzo l’avrebbe fatto morire d’infarto.
Gettò le chiavi sulla credenza per avere le mani libere, le sentì scivolare e poi cascare sul pavimento ma non ci badò. Aiutò il compagno a liberarsi della giacca e poi si avventò ancora sulle sue labbra.
Vivere insieme a Raffaele Fontana era un metodo infallibile per avercelo duro mattina, pomeriggio e sera, non era una novità, ma quando gli prendevano le voglie in quel modo a Nuru partiva la brocca sul serio.
Raggiunsero la loro stanza da letto avvinghiati, e si ritrovò buttato sul materasso di schiena, con la presenza parecchio ingombrante del suo ragazzo spalmata sopra.
Infilò le dita tra i capelli chiari e gli accarezzò la nuca mentre lui si strusciava. Sarebbe potuto venire solo così, con Raffaele che si strofinava e miagolava di piacere tutto arrossato in volto.
«Amore» si sentì chiamare, proprio quando decise che era tempo di abbassare la zip e liberarsi di quegli inutili orpelli chiamati vestiti per passare a qualcosa di meglio.
«Sì.»
«Amore, scusa, devo troppo dirtelo» mormorò, aveva gli occhi luccicanti di voglia e quella voce vibrante e intensa che lo faceva impazzire. «Sto morendo di voglia di scoparti, non dobbiamo per forza, ma te lo dovevo dire.»
Era appena riuscito a scalciare via i pantaloni per passare a quelli del compagno, quando riascoltò la frase nella sua testa. Sbatté le palpebre, la fronte aggrottata in una smorfia perplessa. «Eh?»
Raffaele parve calmarsi. Aveva ancora il fiato corto, e i capelli arruffati, ed era ancora bellissimo – non che fosse una novità – ma aveva lo sguardo più sobrio, e si abbassò per unire le loro labbra in un bacio affettuoso. «Non dobbiamo per forza, te l’ho detto. Ti voglio in tutti i modi, e continuare come abbiamo sempre fatto mi piace. Mi piace moltissimo. Solo che a volte… a volte vorrei solo prenderti e…» la frase sfumò in un ringhio e in un morso che gli tirò il labbro inferiore, poi il ragazzo sorrise in un’espressione più che eloquente, accompagnata da una spinta di fianchi che fece esplodere qualche scintilla nella sua testa.
Nuru si fermò a riflettere. Era ancora eccitato, il che era un buon segno, e si concesse per la prima volta in tutta la vita il lusso pensare di farlo davvero. Una sensazione sgradevole di disagio l’aveva avvolto come una patina di sudore ghiacciato e aveva ancora la tachicardia ma in modo più fastidioso.
Però… però il tono con cui Raffaele aveva detto di volerlo. Il modo in cui lo stava guardando.
Il fatto era che… forse non voleva davvero provare, ma non voleva neanche escluderlo per partito preso. Era una cosa che Raffaele faceva sempre, e sembrava anche gli piacesse parecchio. Era una cosa che Raffaele voleva fare con lui in quel momento, solo in modo diverso.
«Va bene.»
Lo vide spalancare gli occhi come se si fosse già arreso all’idea di un rifiuto. «Sul serio?»
Alla fine si trattava solo di andare a letto col ragazzo più bello del mondo, compito che aveva sempre svolto con grande entusiasmo. «Sul serio.»
Raffaele catturò le sue labbra in un bacio lento, che sciolse l’imbarazzo e gli fece scordare le pare mentali di troppo.
Il ragazzo si separò da lui e scese con le labbra roventi giù per la gola, passando dal petto, sino al ventre. «Prendi il lubrificante» soffiò, quando giunse all’inguine. Lo baciò attraverso i boxer e Nuru si sentì d’un tratto parecchio più propenso alla situazione.
Gli strinse i capelli e lo incoraggiò a continuare, e quando la stoffa iniziò a dare troppo fastidio fu il ragazzo a scansarla, per procedere poi con una leccata soddisfatta.
Nuru chiuse gli occhi e si rilassò ancora. Allungò la mano verso il comodino, aprì il cassetto, e afferrò la bottiglietta che lanciò alla cieca verso i piedi del letto.
Sentì che veniva stappata proprio quando Raffaele iniziò a succhiare con foga. Cazzo se ci sapeva fare con la lingua. Si coprì il volto con le mani, per soffocare un gemito, poi–
«Ehi!»
Uno spasmo involontario l’aveva portato a sobbalzare. Aprì gli occhi. Raffaele sembrava parecchio impegnato, era affondato del tutto, la sua erezione ficcata in gola, e l’aveva solo sfiorato ma era stato forte. E strano.
Troppo strano, non gli piaceva.
Eppure… eppure ce l’aveva molto più duro di un attimo prima. Raffaele aveva gli occhi lucidi dallo sforzo, ma gli offrì un occhiolino ammiccante e lo toccò di nuovo mentre sollevava la testa e tornava con labbra alla punta.
«Merda.»
Si soffermò più a lungo con le dita rispetto alla prima volta, e sì, era strano. Per qualche motivo, sentiva molto di più le labbra che lo stringevano, e ogni movimento di lingua era una scarica che gli arrivava dritta al cervello.
Buttò la testa all’indietro e un verso osceno gli scappò per la gola. Sentì le guance infiammarsi dalla vergogna, era sempre stato un tipo silenzioso a letto, ma il suo corpo doveva aver deciso che non fosse poi così umiliante perché l’attimo dopo aveva un dito dentro e lo stesso verso era uscito ancora più forte.
La bocca di Raffaele lo lasciò, e lui avrebbe voluto protestare, ma dalle sue labbra uscì un guaito che era più una supplica. Aveva tutti i sensi ovattati, riusciva a stento a muoversi, e – Dio – per Raffaele era sempre così? Per questo faceva tutti quei versi che gli piacevano tanto?
«Sei un capolavoro, cazzo. Ti rovino oggi, te lo giuro.»
Raffaele iniziò a muoversi, non l’aveva ancora fatto. Era senza forze, inerme sul materasso, ma riuscì comunque ad allargare più le gambe per lasciargli accesso libero.
«Ah.»
Cosa cazzo era quello? Oddio. Oddio. Oddio, stava per venire. Oddio, cosa cazzo–
Sentì Raffaele ridacchiare sotto i baffi. «Trovato!»
Riportò le mani al volto, anche se era difficile. Stava tremando, e aveva la testa svuotata da tutto se non dal pensiero che aveva le gambe spalancate, e che Raffaele Fontana lo stava scopando con le dita, e che credeva di stare per morire ma sarebbe stata una morte bellissima.
L’istante dopo il ragazzo lo lasciò. Lui liberò il volto, a labbra schiuse per prendere fiato, per chiedergli perché mai avesse smesso. Lo vide trafficare col preservativo e il suo cuore fece un salto.
Gli stava piacendo, era vero, ma continuare sarebbe stato diverso. Forse… forse era sbagliato. Forse avrebbe dovuto finirla lì. Insomma, era stato più che sufficiente dopotutto, e ce l’aveva così duro che se avesse ribaltato Raffaele e gliel’avesse messo dentro sarebbe venuto in otto secondi e mezzo.
«Stai bene? Devo smettere?»
Fanculo, era bello e non avrebbe smesso. Stava con Raffaele, che non aveva alcuna intenzione di fargli del male, di umiliarlo, di metterlo in imbarazzo. Anzi, a giudicare dalla facilità con cui srotoló il preservativo su un’erezione più che abbondante, sembrava apprezzare parecchio. «No. No, prendimi, cazzo.»
Se pure fosse stato imbarazzante, e allora? Aveva fatto tantissime cose imbarazzanti insieme a lui, e non gliene aveva fatta pesare neanche una. Alla fine, quella era solo l’ennesima cosa bella da fare in due.
«Dimmi se vuoi che mi fermo» sussurrò, il tono si era addolcito, e lui annuì.
Il ragazzo si infilò tra le sue gambe e, quando lo prese, Nuru riuscì a comprendere il concetto “fa male, ma va bene” molto in fretta.
Si lamentò piano, le labbra piegate in una smorfia di fastidio, ma poi il compagno si era abbassato su di lui e l’aveva baciato. I suoi muscoli si rilassarono nel momento in cui schiuse le labbra e il bacio s’infiammò, e quando Raffaele si mosse non fece neanche male. Doveva averlo preparato a sufficienza, e si limitò a mormorare di piacere contro le sue labbra mentre si abituava alla posizione insolita.
Raffaele attese un po’ prima di iniziare a spingere sul serio, ma quando lo fece gli squagliò il cervello un’altra volta. La tortura dei due corpi che si sfregavano con l’erezione umida che riceveva attenzioni ma non abbastanza, quella di Raffaele infilata bene dentro di lui e la sua lingua in bocca, gli avevano spento il cervello. Tutto sfumò insieme alle parole del ragazzo nell’orecchio che continuava a ripetergli che era bellissimo, ed era stato proprio bravo, e lo stava facendo godere così tanto.
Lo portò all’orgasmo che non se ne accorse neppure. La stimolazione incessante che l’aveva portato a gemere e piagnucolare aumentò d’intensità e fu naturale, tutto il suo corpo fu scosso da un brivido e restò col fiato mozzo e immobile dalla forza del piacere che l’aveva investito.
Boccheggiò per respirare un po’ d’aria, stravolto. Raffaele si sfilò da lui e iniziò a toccarsi, non distolse lo sguardo.
«Oddio, amore. Oddio, sei stupendo.»
Nuru avrebbe voluto dirgli di non dire idiozie, che quello bello tra i due non era certo lui, ma non riuscì a spiccicare parola. Lo osservò masturbarsi mentre lo guardava, e si sentì bello sul serio. Vedere l’effetto che faceva al corpo dell’altro lo esaltava.
Anche il ragazzo venne, un’imprecazione soffocata in italiano, poi si afflosciò al suo fianco.
«Oddio» ripeté. «Grazie. Era da troppo che lo volevo.»
Beh. Che dire. Non gli capitava tutti i giorni di ricevere un grazie per essere venuto come un treno. Gli scappò da ridere. «Piacere mio.»
«Ti ha dato fastidio? Come ti senti?»
«No» rispose, senza esitare neanche un attimo. «Bene.»
Era stato… bello. Catartico, in un certo senso. Si sentiva stanco, e non era sicuro che gli sarebbe piaciuto farlo spesso, ma se l’orgasmo da manuale da cui si stava ancora riprendendo e il sorriso che non accennava a scemare erano un indicatore sufficiente, doveva dedurre che era ben riuscito per essere un primo esperimento.
Si alzò dal letto per darsi una ripulita. Raffaele gli allungò il suo preservativo. «Buttalo tu» mormorò, in uno sbadiglio soffocato. «Poi vieni a farmi le coccole, ho sonno.»
La vista del ragazzo che arraffava le coperte e ci si seppelliva sotto gli sciolse il cuore nel petto. Per una volta si erano scambiati i ruoli, era vero, ma il suo Raffaele continuava a essere sempre lo stesso.
«Certo. Subito.»
«Ti amo tanto» aggiunse, gli occhi chiusi e un sorriso sereno.
Ti amo.
Non era la prima volta che glielo diceva, ma Nuru non aveva mai risposto. Gli faceva paura per un sacco di motivi diversi, più di tutti il fatto che se l’avesse detto allora sarebbe stato un punto di non ritorno.
Prima o poi Raffaele si sarebbe accorto che lui nella sua vita era fuori posto. Che avrebbe potuto ottenere di più con uno schiocco di dita se solo si fosse guardato appena intorno.
Se l’avesse fatto dopo che Nuru l’aveva guardato negli occhi e gli aveva confessato di amarlo... non sapeva che avrebbe fatto. Probabilmente sarebbe morto d’infarto.
Chissà se si sarebbe mai sentito al sicuro abbastanza da dirglielo. Forse sì. Forse non mancava poi molto. Del resto, era sempre stato convinto che non si sarebbe mai sentito al sicuro abbastanza da prenderlo dietro, eppure–
Oddio, a pensarla così sì che gli dava fastidio. Fece una smorfia di disappunto che si dissipò quando tornò a guardarlo.
Raffaele era mezzo addormentato, tutto suo, lo avrebbe abbracciato tutta la notte e il solo pensiero era bellissimo.
Si abbassò su di lui e gli baciò la fronte fresca, lo sentì mormorare tutto soddisfatto a quel gesto.
«Arrivo, amore. Tu inizia a risposare, sto tornando» lo rassicurò, in un sussurro.
Alla fine, aveva solo donato l’ennesimo pezzo di sé all’unica persona che aveva dimostrato di meritarselo. Aveva avuto tanta paura e tanto rigetto, e quando era passato ai fatti l’ordine delle cose sembrava rimasto al suo posto.
Perfetto.
Note autrice
Sapevamo che Nuru, per tutto l’anno che è rimasto a Milano con Raffaele prima del suo ritorno a Mombasa, non aveva mai detto a Raffaele di amarlo anche se lui glielo aveva detto più volte.
Non ci era mai capitato di vederlo, quindi ne ho approfittato per inserirlo.
Un passo alla volta, Nuru. Un passo alla volta. Prima o poi farai anche questo.
Come promesso, ecco la seconda prima volta. Mi piaceva mostrare come Nuru inizia a sentirsi abbastanza al sicuro da provare cose che magari in passato riteneva umilianti o ridicole, perché con Raffaele ha raggiunto un’intimità per cui riesce a sentirsi a suo agio.
È un ragazzo molto rigido in quanto è stato cresciuto in una famiglia e un ambiente molto rigidi, ma il suo italiano preferito lo fa sempre sciogliere un po’.
Adoro come Raffaele riesca a buttargli giù ogni difesa e ad ammorbidire tutta la sua ruvidezza con un po’ di gentilezza, qualche bacino, e la prospettiva di finire insieme a letto.
Mi mancano un sacco ç-ç
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