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Capitolo 5.

- Non è andata male- constata Luca, sorridendo, mentre usciamo dall'ufficio del preside.

-No?- chiedo ingenuamente - Non so bene come funzionino queste cose-.

Lui ride con leggerezza, poi mi mette un braccio attorno al collo e mi attira a sè, mentre iniziamo a camminare.

- Per quello che ho detto alla prof credevo mi avrebbero sospeso almeno un mese- fa spallucce - sopratutto perché ho sbottato e urlato. Invece me la sono cavata con una settimana di sospensione con obbligo di frequenza-.

Annuisco comprensiva e gli sorrido. Sentendomi leggermente in imbarazzo per essere così attaccata a lui.

- Hai ragione, Luca!- per fortuna io mi sono beccata solo un'ammonizione per il ritardo. Mi è andata piuttosto bene.

- Ehi Komparemaa- sentiamo una voce dietro di noi e ci giriamo di scatto, e automaticamente Luca lascia la presa su di me.

Un ragazzo alto, con i dreads gialli e rossi si avvicina a noi, battendo il cinque a Luca.

- We Guagliò- risponde il moro. I due si scambiano un abbraccio veloce e io mi fermo ad osservare il ragazzo dai capelli buffi. Sì, esatto, è buffo. Ma non lo dico in modo cattivo, anzi. Sembra proprio un ragazzo simpatico.

I due scambiano qualche chiacchiera, poi il ragazzo a me sconosciuto si congeda con disperazione teatrale, visto che ha verifica di storia.

Io e Luca riprendiamo a camminare, ma, mentre sto per tornare in classe, mi tiene. Così mi giro verso di lui.

-Bambolina, non mi va di tornare in aula, almeno non finché c'è ancora lezione di quella stronza!- sbuffa -Quindi, abbiamo ancora un'ora senza fare nulla, mi accompagni a fumare?-.

-E se ci scoprono?- chiedo impaurita - In teoria non potremo uscire in cortile durante le ore di lezione e noi siamo appena stati in presidenza... credo che se ci rifinissimo non sarebbe così clemente con noi e poi...-.

Mi zittisco improvvisamente vedendo la sua espressione, sta trattenendosi dal ridere. Ma perché?

-Sei così buffa quando hai paura- si avvicina a me e appoggia le sue mani sui miei fianchi, stringendomi forte - puoi stare tranquilla. Sono stato sospeso molte volte, ma mai perché ho fumato fuori, nessuno mi hai mai scoperto-.

Annuisco davanti alle sue parole e sospiro.

- Eh va bene- alzo gli occhi al cielo, cedendo alla sua richiesta - ti faccio compagnia, forza-.

Lui sorride come un bambino e molla la presa su di me, iniziando a camminare verso l'uscita, così lo seguo.

Il vento fresco mi fa rabbrividire, così mi stringo più nel giubbotto. Osservo le foglie che iniziano ad abbandonare i rami, mentre seguo Luca nella parte più nascosta del cortile. Ovvio non l'hanno mai scoperto, nessuno ci vedrebbe qua, siamo nascosti dell'enorme quercia.

Il moro si accomoda nella panchina di pietra e io lo imito. Tira fuori un pacchetto dallo zaino e ne estrae una canna e un accendino.

-Credo tu sia l'unico che si prepari le canne come se fossero delle sigarette- ridacchio, mentre lui se l'accende e aspira, la sua espressione si rilassa in un attimo.

- Io sono sempre avanti- mi butta il fumo in faccia e io inizio a tossire, mentre lui inizia a ridere come se non ci fosse un domani.

-Sei un idiota- sbraito, riprendendo fiato - in questo momento ho voglia di ammazzarti, Luca D'Orso-.

- Ma è buonissima la marijuana- ride ancora di più - dovresti vedere la tua espressione in questo momento, sei schifata come non mai-.

- Mi pare ovvio- arriccio il naso disgustata - mi hai buttato il fumo in faccia.-.

Lui sorride ancora e poi mi lascia una carezza sul viso, con la mano destra. Una scossa mi percorre, partendo dalla testa e scendendo per tutta la spina dorsale.

-Saresti così carina da dividere i tuoi cioccolati con me?- chiede, mettendo su un'espressione innocente, mentre ritrae la mano dal mio viso e butta il mozzicone ormai finito a terra.

- Non voglio condividere i miei cioccolati con te- gli faccio la linguaccia - sopratutto perché ora puzzo di erba per colpa tua!-.

-Ancora con sta storia?- alzagli occhi al cielo - Come devo spiegarti che l'erba non puzza? Proprio no-.

Lo ignoro ed estraggo un Kinder cereali dallo zaino, poi lo apro, osservando Luca con la coda dell'occhio. Vedo che mi sta fissando, in attesa della mia prossima mossa, e io cerco di non ridere.

Faccio per addentare il cioccolato, ma mi fermo incrociando il suo sguardo. Sembra davvero un bambino.

-Tieni- gliene do un pezzo - ritieniti fortunato, non divido mai con nessuno il mio cibo-.

-Wow- addenta il cioccolato con gusto - so di essere importante-.

- Mangia con la bocca chiusa- lo rimprovero, scherzosamente - non mi interessa il cibo masticato da te-.

Lui mi prende per mano e mi fa sedere sulle sue gambe, facendomi sussultare e mettendomi a disagio in un attimo. Sento il sangue affluirmi alle guance.

-Smettila di prendermi in giro- avvicina il suo viso al mio - non sei carina quando ti comporti così-.

- Ma io sono solo sincera- cerco di non dargli a vedere quanto sono a disagio. Non mi era mai capitato prima d'ora di essere così a stretto contatto con un ragazzo, escluso il mio ex.

-Ah sì?- il suo viso è sempre più vicino, mentre io mi perdo nei suoi occhi castani - Ora che hai diviso il tuo cioccolato con me so di essere importante per te-.

Sorrido inevitabilmente e appoggio le mie mani sulle sue spalle, mentre lui le posa sul mio viso.

- Non essere troppo montato- sussurro  - non farti strane idee-.

-Troppo tardi- le sue labbra sono sempre più vicine alle mie, tanto che il mio cuore accelera smisuratamente.

Si avvicina ancora di più a me, mentre io faccio lo stesso. Le nostre labbra si sfiorano, talmente tanto che il suo respiro è caldo su di me. Sa di erba e cioccolato.

La campanella suona improvvisamente e ci allontaniamo di scatto. Spaventati dal quel suono stridulo. Non credevo che in questa parte di cortile si sentisse così tanto.

-È ora di tornare in classe- si alza dalla pietra e si pulisce i pantaloni, mentre io lo ringrazio mentalmente per aver evitato il discorso su quello che stava per succedere.

- Sì- sbuffo - anche se non ho voglia di stare seduta su quella sedia per le prossime tre ore-.

Richiudo il cioccolato a metà e lo metto in borsa, visto che ormai il mio stomaco è chiuso in una morsa.

-Forza damigella che regala cioccolato- ride lui stesso per ciò che ha appena detto - torniamo in prigione. Prometto che renderò le lezioni meno noiose-.

Mi porge la mano e io, dopo qualche secondo di esitazione, gliela stringo. Così torniamo dentro scuola, mano nella mano.

In che casino mi sto cacciando?

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