Capitolo 34.
- Ellie, mangia qualcosa- alzo la testa dal piatto, smettendo di giocherellare con le posate, sentendo mia madre parlare con me.
- Non mi va- appoggio la forchetta sul piatto e poi allontano quest'ultimo da me, come se potesse esplodermi in faccia da un momento all'altro.
- Ellie, ha ragione tua madre, devi mangiare, non puoi più andare avanti così- mi giro verso Elia e sospiro debolmente, rendendomi conto che ha perfettamente ragione.
Vorrei mangiare, ma al solo pensiero mi viene la nausea. So che se mangiassi rimetterei tutto, il mio stomaco è chiuso, completamente.
- Scusate- mi alzo dal tavolo - vado a rinfrescarmi, così poi andiamo all'ospedale-.
Mia madre ed Elia mi hanno portata, con la forza, a questo fast food, con la speranza che mettessi qualcosa dentro al mio stomaco.
- No Ellie.- mia madre mi guarda con aria severa e preoccupata allo stesso tempo - Non ti permetterò più di andare all'ospedale, se non ti vedo riprendere sembianze umane, ti stai facendo del male. Facendo così non aiuti te, non aiuti noi, non aiuti nemmeno lui-.
- Ma come puoi parlare di quello che aiuta lui?- chiedo nervosa -Lui non può parlare, non può dire quello che vuole, molto probabilmente nemmeno sente quello che gli dico, perciò non c'è nulla che può aiutarlo, a prescindere-.
Elia si alza in piedi e mi viene incontro, stringendomi tra le sue braccia, basta questo piccolo gesto per farmi scoppiare a piangere.
Sono tesa, ogni minima cosa mi manda in escandescenza, non riesco a più a gestire le mie giornate, non riesco più a gestire la mia vita.
- Fallo almeno per tua mamma, piccola.- mi sussurra il mio amico all'orecchio - Mangia qualcosa, almeno qualche patatina, ti prego-.
Sciolgo l'abbraccio e aggancio i suoi occhi, mi rendo conto che anche lui è esausto, e questo mi fa sentire leggermente in colpa... sono tutti esausti, giù di morale, e io sto facendo l'egoista, ma non riesco a reagire.
- Ok- biascico, guardando mia madre - mangerò qualcosina, ma facciamo in fretta, voglio andare da Luca, stiamo già perdendo abbastanza tempo-.
Lei annuisce piano e mi rivolge un debole sorriso, in segno di ringraziamento.
*
- Le sue mani sono grandissime in confronto alle mie- constato, giocherellando con le mani del mio ragazzo - come se fossero fatte apposta per protteggermi-.
- E magari è così, no?- chiede Elia, con fare retorico, mentre io mi limito ad annuire.
Per molti forse è stupido il fatto che io stia qua tutti i giorni, appena mi è possibile, ma per me è importante, mi fa sentire più vicina a lui, per quanto sia possibile.
La porta si apre improvvisamente e io e il mio amico ci giriamo di scatto, curiosi e straniti allo stesso tempo.
Sgrano gli occhi vedendo Meredith davanti a noi. Posa il suo sguardo su Luca e poi su di me ed Elia.
- Ciao- ha un'aria spaesata - so di non essere gradita, ma vorrei sapere come sta Luca... a scuola si sentono tante di quelle notizie, qualcuno dice addirittura che gli staccheranno i macchinari e morirà presto-.
Sussulto sentendo le sue parole e una sensazione di nausea mi invade completamente.
Mi alzo dal letto e mi dirigo velocemente in bagno, sentendo il poco che ho mangiato tornare su prepontemente.
Mi metto in ginocchio e inchinando la testa nel water rimetto tutto. Per fortuna Elia corre in mio soccorso e mi tiene i capelli su, per non farmi sporcare.
- Che pena- biascico - sto messa malissimo-.
Mi alzo dal pavimento e mi risciacquo la bocca nel lavandino, per mandare via questo sapore orrendo.
- Stai bene?- mi chiede Elia, con aria preoccupata - Sei molto pallida-.
Annuisco davanti alle sue parole e gli sorrido debolmente, quasi a volerlo tranquillizzare.
- Ti ho detto che il mio stomaco non avrebbe retto cibo- faccio spallucce - sono nervosa... e le parole di Meredith mi hanno scossa, una cosa del genere mi ammazzerebbe-.
Non oso immaginare una cosa così... il mio cuore non ce la fa. Sarebbe troppo, ne morirei, letteralmente.
Elia annuisce comprensivo e mi lascia un delicato bacio sulla guancia, con dolcezza.
- La supereremo, te lo prometto, Ellie- i suoi occhi sembrano davvero convinti di quello che dice e io sospiro piano, passandomi le mani tra i capelli, in maniera esausta.
Vorrei solo che avesse ragione, tutta questa situazione mi sta uccidendo.
*
- E poi che vi ha detto?- mi chiede Aria, curiosa.
- Nulla- la informo io - era sparita quando siamo tornati nella stanza-.
Elia butta la canna ormai finita a terra e si siede accanto ad Aria, visto che era rimasto in piedi fino ad ora.
- Comunque Luca con quella ci è stato, ma non è mai stata nulla per lui- spiega il mio amico - una cosa da nulla, puro divertimento, ma lei sembra esserci rimasta sotto. Non è cattiva, fa la stronza per non essere ferita, ma non è cattiva realmente-.
Ripenso alla volta che mi aveva detto che io ero solo il nuovo giocattolo di Luca e sbuffo rumorosamente. Cattiva o no, a me non sta per nulla simpatica.
Non trovo giusto aggredire una persona che nemmeno conosci solo perché ti senti minacciata. Io non le ho portato via nulla, Luca non stava con lei, proprio come ha detto Elia.
- Ma comunque tu come stai, Ellie?- mi giro verso la bionda sentendola parlare, abbandonando così i miei pensieri.
- Sto bene- taglio corto, accendendomi una sigaretta.
Aspiro e lascio che il fumo mi invada, cercando di rilassarmi un attimo.
- Benissimo proprio.- afferma Elia sarcastico, con una punta di amarezza nella voce.
- Elia- lo rimprovero - per favore... sto bene! È Luca quello a stare male, non io. Io sono qua con voi, su una piazzetta, a fumare questa dannata sigaretta, a parlare... mentre lui è su quel letto di ospedale, privo di sensi, quindi no, non sto male, in confronto a lui sto una favola-.
- Ellie... sai che non è colpa tua, vero?- rido amaramente, mentre una lacrima mi solca il viso, sentendo il tono di voce di Aria. Parla come una mamma che vuole rassicurare il proprio figlio.
- Avrei potuto impedirgli di andare- sbotto - sapevo cosa stava andando a fare, sapevo era pericoloso... sapevo tutto. Tutte le mie paure si sono avverate-.
- Non dirlo nemmeno per scherzo- mi rimprovera Elia, alzando la voce - smettila con questi pensieri, stai mettendo in pericolo la tua vita. Io non posso perdere anche te, ok?-.
Il mio cuore rallenta i battiti davanti alle sue parole, butto la sigaretta a terra a metà, e mi avvicino a lui.
- Elia- gli accarezzo il viso, vedendo i suoi occhi lucidi.
Lui si alza dalla panchina e mi stringe forte a sé, come se avesse paura che potessi scomparire da un momento all'altro. Lo stringo a mia volta e reprimo la voglia di piangere.
Ed eccoci qua, per l'ennesima volta, stretti in un abbraccio, uniti da un forte dolore.
Nota: ehi, scusate il ritardo, ma tra lavoro e scuola guida ho davvero poco tempo, spero che il capitolo vi piaccia, seppure non è granché. Al prossimo ❤
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