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Capitolo 32.

Entro dentro la stanza di Luca e cambio i fiori sopra al comodino, lo faccio ogni giorno da una settimana e mezzo, per dare un po' di colore a questa stanza triste e vuota.

È stato trasferito qua, nel reparto di terapia intensiva, il giorno dopo l'intervento.

Sono 10 giorni che vengo in questo dannato ospedale, ogni giorno dopo la scuola, con il pullman.

Butto i fiori di ieri nel cestino e mi avvicino al mio ragazzo, che è immobile nel letto. È sempre nella stessa posizione, ha sempre la stessa espressione.

Sembra tranquillo. Sembra che dorma, ma non è così.

Gli stringo la mano e una lacrima scende dai miei occhi, finendo sulle nostre mani intrecciate.

Sento il dolore lacerarmi dentro ogni volta che lo vedo immobile in questo maledetto letto, ogni volta che entro in classe e vedo il suo banco vuoto, ogni volta che il mio schermo non si illumina avvisandomi di una sua chiamata mentre cerco di studiare, quando la sua voce non mi fa sorridere, quando vorrei sentire le sue carezze su di me, quando mi manca il sapore dei suoi baci.

Sento il mondo sgrettolarsi ogni mattina, appena apro gli occhi e mi rendo conto che tutto questo è un incubo, che Luca non è con me.

Il coma me lo sta tendendo lontano, ed io sto impazzendo, letteralmente.

Mi manca, e non posso fare nulla per riaverlo, se non sperare ed aspettare.

Le mie giornate non hanno più colore, sono spente e tristi, mi basta un nonnulla per scoppiare a piangere come una disperata, mi basta poco ricordarmi di lui, per ricordarmi di noi.

A scuola non riesco ad ascoltare nulla, non riesco a parlare con nessuno, non riesco a non pensare a Luca steso su questo lettino.

Aria cerca di starmi accanto il più possibile, ma io non le do la possibilità. Sono chiusa in me, nemmeno mia mamma riesce ad avvicinarsi, non glielo permetto, mi rendo conto che così potrei ferire i miei cari, ma non riesco a fare altrimenti.

L'unico che riesce a parlarmi tranquillamente è Elia, forse perché condividiamo lo stesso dolore. Capita che, dopo l'orario di visita serale all'ospedale, io e lui ci ritroviamo in un parco qua vicino, fumiamo e stiamo in silenzio, ognuno con i suoi pensieri, con il proprio dolore, nessuna parola... Ma in qualche modo è come se non smettessimo di chiacchierare.

Ho iniziato a fumare da qualche giorno, la sigaretta mi fa rilassare per qualche attimo. So che è sbagliato, ma ho bisogno di staccare per alcuni minuti, per non sclerare.

Mi sembra di vivere in un incubo, dal quale non posso svegliarmi.

Sospiro profondamente e mi asciugo gli occhi, per poi lasciare alcune carezze sul viso del mio ragazzo.

- Luca, io non riesco a credere che mi hai lasciata qua.- rido amaramente, cercando di trattenere le lacrime - Mi hai promesso che saresti tornato da me, invece non è stato così. Mi hai presa in giro. Dovrei avercela con te. Quando ti sveglierai ti dovrai far perdonare. Perché ti sveglierai, vero?-.

Lo scruto attentamente e scuoto la testa sentendomi una vera stupida, sto parlando all'aria o mi sente?

Non so. I medici non sanno dirci nulla. Non hanno nessuna spiegazione, e credo di odiarli tantissimo, dovrebbero provare di tutto per farlo stare bene, mentre alcune volte sembra che non gliene sbatta nulla di lui. Magari sono io che pretendo troppo, so che lui non è l'unico ricoverato, ma so anche che è l'unico di cui ho bisogno per tornare a vivere.

Mi alzo in piedi e gli lascio un bacio tra le labbra, per poi accarezzargli la guancia destra, sperando che lui senta la mia presenza e che si renda conto che non è solo, che tutti qua lo amiamo, e che abbiamo bisogno di lui.

- Oh Luca, ogni giorno è uguale senza di te. Perché non ti svegli? Dobbiamo prendere chi ti ha fatto questo, dobbiamo fargliela pagare, ma devi svegliarti, perché la polizia non riesce a trovare il responsabile-.

Immagino che tutto questo gli sia stato causato dalla persona che l'aveva picchiato, immagino che sia legato tutto al lavoro di Luca.

Sento la porta aprirsi e mi giro di scatto. Il mio sguardo si incrocia con quello di Elia, che mi sorride debolmente.

- Ciao, piccola- si avvicina a me e mi lascia un bacio sui capelli, per poi scompigliare i capelli a Luca, in modo affettuoso.

Il mio amico si accomoda accanto a me e mi mette un braccio intorno alle spalle.

- Niente novità, Elia.- mi si spezza il cuore pronunciando queste parole - Lui ancora non torna... Non torna da noi, non torna da me-.

- Piccola- mi stringe a sé, mentre io affogo la testa nel suo petto, lasciando sfogare le mie lacrime.

- Elia, non ce la faccio più- singhiozzo - fa troppo male senza lui, io sto morendo dentro-.

Il ragazzo dai capelli buffi mi stringe maggiormente, cercando di consolarmi dicendomi parole di conforto, sussurrandomi che Luca si sveglierà... mentre la mia fiammella della speranza si sta affievolendo.

Cerco di calmarmi e sciogliamo l'abbraccio. Torniamo ognuno al proprio posto, e riporto lo sguardo fisso su Luca.

Se quest'estate mi avessero detto che mi sarei perdutamente innamorata di un ragazzo, che ne avremmo passate tante in pochissimo tempo e che poi avrei sofferto così per lui, avrei pensato che fossero pazzi.

Non avrei mai creduto tutto questo, è così surreale.

- Sei pallida, Ellie.- resto immobile, nonostante lo senta parlare - Dimmi da quando non fai un pasto decente-.

Beh, non lo so, in realtà. Invece di pranzare vengo qua ogni giorno, e la sera quando andiamo via da qua stiamo al parco, quando torno a casa non ho mai fame, sono esausta e non vedo l'ora di dormire, sperando di dimenticare quello che mi succede, se gli incubi me lo permettono.

Mangio qualche merendina durante la giornata, ma nulla più, non ne sento il bisogno.

- Non ricordo- taglio corto, sperando non faccia altre domande.

- Luca non vorrebbe questo- mi obbliga a un contatto visivo, mettendo la sua mano destra sul mio volto.

- Luca non può dire quello che vuole.- ribatto acida, pentendomene immediatamente - Scusa, Elia. Non volevo, solo che sono molto tesa-.

Lui annuisce comprensivo e mi regala un sorriso dolce, per rassicurarmi.

- Ora dovremo andare però, l'orario di viste è finito- guardo l'orologio al mio polso e annuisco, rendendomi conto che il mio amico ha ragione.

Mi alzo dalla sedia e stampo un bacio sulle labbra di Luca, accarezzandogli i capelli, ispirando il profumo della sua pelle, per poi allontanarmi a malincuore.

Fosse per me resterei sempre qua, ma le infermiere ce lo hanno sempre impedito.

Elia saluta il mio ragazzo, poi mi mette un braccio intorno alle spalle e mi conduce fuori dalla stanza e poi dall'ospedale, mentre io mi sforzo di non piangere ancora.

Ho il cuore a pezzi.

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