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La caduta e l'alleanza

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La caduta e l'alleanza

Buio. Qualcosa di duro sotto la schiena. Attorno solo oscurità, nera opprimente. E soprattutto dolore, cieco dolore. 

-Sono morto...?-  pensò con lucidità. Mosse le dita intorpidite e lentamente aprì gli occhi. L'azzurro del cielo era accecante. Ledah tentò di coprirsi con una mano, ma una lacerante fitta alla spalla attraversò ogni sua fibra, bloccando il braccio a mezz'aria: la ferita inferta da Airis pulsava.

-Quanto sono rimasto incosciente?- provò di alzarsi, ma il suo corpo a malapena rispondeva alla sua volontà. Mosse lentamente mani e piedi. Ogni muscolo gemette e dalle sue labbra uscì un grido: sembrava che ogni osso si fosse frantumato. Battè le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco; davanti a lui si estendeva un lungo corridoio scavato nella terra, pieno di sassi ricoperti di muschio. "Un letto...un letto di un fiume..." prese un ramo che giaceva ai suoi piedi e con uno sforzo immane si tirò su. 

- Non ricordo che nelle vicinanze ce ne fosse uno- si chinò un attimo per toccare le pietre, ma un forte capogiro lo costrinse ad appoggiarsi alle pareti. Tentò di scandagliare i ricordi alla ricerca di un indizio, un nome che lo aiutasse a capire. Un qualcosa emerse dalle tenebre della memoria,un frammento di un passato dimenticato: Raal. Lui e Brandir, quando ancora la guerra non era arrivata a Llanowar, giocavano proprio vicino a questo fiume.

"Sono certo che l'ultima volta che ci sono passato era ancora in piena. Ma allora...cosa è accaduto qui?". Fece un passo, sempre tenendosi al bastone e alle pareti. Ricordava vagamente che stava combattendo quando c'era stata un'esplosione ed era stato avvolto da una luce abbagliante. Poi il nulla.   L'ombra di un albero si stagliava pigramente su di lui, concedendogli una tragua contro il sole cocente che gli batteva sulle spalle. 

"Sarò stato scaraventato contro quel tronco...e....e dopo essere caduto...avrò perso i sensi."Chiuse gli occhi e fece per portarsi la mano sinistra alla testa quando una nuova fitta di dolore lo investì. Guardò il braccio che aveva tentato di alzare: le vene erano tutte in rilievo ed era piegato in una posizione innaturale, troppo innaturale. "é rotto, maledizione..." Doveva uscire da lì e trovare un modo per medicarlo. Volse lo sguardo intorno, cercando qualcosa con cui issarsi. Poco distanti da lui, vide delle radici robuste che fuoriuscivano del terra. Cominciò a camminare barcollando, stringendo i denti più che poteva. Con quelle poche forze che gli rimanevano, si arrampicò su di esse facendo affidamento sull'unico braccio sano. Non sappe quantificare quanto tempo ci mise, ma non appena riuscì ad uscire si buttò sull'erba, sfinito. Un acre odore di bruciato lo avvolse. Tastò tutto attorno: qualunque cosa toccasse gli si sbriciolava tra le dita. Allarmato si tirò su a sedere e si diresse verso una sporgenza. Il cuore parve fermarsi nel petto e il bastone gli scivolò via di mano, cadendo lungo la parete rocciosa, fino a posarsi su quello che una volta doveva essere un cespuglio. Davanti a lui non si stendeva più una rigogliosa e florida vegetazione, ma una landa desolata e arida, piena di alberi che protendevano i loro rami al cielo, simili alle dita scheletriche dei martiri; i cadaveri carbonizzati di elfi, uomini e animali ricoprivano tutta la piana. L'aria era satura di morte. Il cielo era pieno di uccelli, corvi soprattutto. 

 -Ma cosa... che diavolo è successo? Llanowar... è....-. Non ebbe il coraggio di continuare la frase. Rimase impietrito in quella posizione per lunghi interminabili minuti, cercando di capire cosa avesse potuto ridurre una delle foreste più antiche e potenti dell'intero continente in una steppa sterile e vuota.

 Il sole era ormai alto sopra quando tornò dove si era svegliato sperando di trovare ancora le sue armi. Vicino all'albero vide il suo enorme arco nero. Lo strinse tra le mani accarezzando le incisioni sopra di esso. Se lo rimise in spalle e scandagliò le scabre piante fino a che non notò lo scintillio dell'acciaio delle sue amate daghe sotto quella che doveva essere stata una quercia. Stava per raccoglierle quando si ricordò di una cosa: la guerriera. Ne rinfoderò una, tenendo l'altra ben stretta nella mano sana gettando lo sguardo attorno a sè. Non vedeva nulla a parte arbusti ed erba bruciati. 

-Probabilmente sarà morta nell'esplosione.- Una fitta di dolore gli ricordò del braccio rotto.

-Devo immediatamente steccarlo. Questo dolore sta diventando insopportabile.-  

Si avviò verso una fitta vegetazione di alberi morti. Lo scricchiolare dell'erba sotto i suoi piedi riaccheggiava in quel luogo desolato. Vide una forma umana nascosta ai piedi di un albero dalla cenere. 

-Chissà che non abbia qualcosa di utile.- Si avvicinò, ma dopo poco si fermò sbigottito: il cadavere del comandante degli umani giaceva supino a pochi metri da lui con tutt'intorno i pezzi della sua argentea armatura; della pettorale rimaneva soltanto qualche piastra, la sottoveste era quasi completamente bruciata, dei gambali non era praticamente rimasto nulla a parte le cavigliere che ancora  le avvolgevano i piedi. La cosa che più di tutti stupì il giovane elfo fu che sul corpo di Airis, non vi era alcun taglio o ustione; solo lo stato in cui versava l'armatura testimoniava che anche lei era stata lì quando tutto era accaduto. Ma allora perchè era rimasta completamente illesa? .

"Un'armatura molto resistente?" pensò l'elfo confuso. Si avvicinò con circospezione, il pugnale stretto nell'unica mano che poteva ancora difenderlo. Ora che poteva osservarla meglio, si accorse che il viso di Airis era completamente rilassato come se stesse dormendo. I lunghi capelli rossi, che incorniciavano un ovale perfetto, mettevano in risalto il candore della pelle e dei lineamenti dolci, quasi infantili che stonavano con l'immagine dell'efferata guerriera di poche ore prima. Si chinò per osservarla meglio e intravide le forme nascoste dalla sottoveste, le mani piccole, le dita affusolate. Rimase a osservarla ancora, quando lei emise un mugugno. 

- Sta...dormendo?- disse Ledah mentre avvicinava il viso al suo per sentire se respirava ancora. 

- Cinque minuti...- sospirò Airis dandogli poi le spalle. L'elfo passò da un'espressione di meraviglia a una di sdegno in meno di dieci secondi.

- Ehi! Svegliati!- la scosse, - Svegliati ho det...- non fece in tempo a finire la frase che qualcosa lo avvolse e lo tirò giù. Con grande stupore, Ledah si trovò stretto tra le braccia della guerriera. Cercò di divincolarsi, ma Airis aveva una presa formidabile. Se stava tentando di soffocarlo, ci stava riuscendo perfettamente. Facendo forza sul braccio sano, tentò invano di alzarsi con lei attaccata. Da quella posizione non riusciva neanche a maneggiare il pugnale. Era completamente bloccato. Un improvviso perno lo scaraventò di lato contro uno degli alberi, incrinandogli le ultime ossa rimaste sane. Sbattè le palpebre, cercando di capire cosa gli fosse accaduto. Sentì un leggero movimento e lo scricchiolio dell'erba secca calpestata. In pochi momenti, la figura della guerriera entrò nel suo campo visivo.

- Che cosa avevi intenzione di fare, elfo?- disse lei con voce carica di rabbia. Ledah guardò nuovamente quelli occhi bianchi, troppo opachi per riflettere la luce del sole. Con estrema lentezza si mise in piedi, stringendo la daga.

- Non credevo ci saremmo rivisti. É una piacevole sorpresa mio, egregio comandante.- tentò di colpirla al basso ventre, ma Airis lo distanziò prima che la lama violasse le sue carni.  Poi gli saltò addosso, bloccandogli entrambe le braccia al tronco dell'albero. Ledah digrignò i denti: la ferita alla spalla aveva ricominciato a sanguinare. Per quanto tentasse di liberarsi, non aveva energie sufficienti per far fronte alla forza della guerriera. Non con quelle fitte lancinanti.

-Non fare scherzi, elfo. Non ti conviene.-

Airis strinse la presa in modo da impedirgli un qualunque movimento, - Cos'è stata quell'onda d'urto?- lo interrogò. 

-Ne so quanto te, umana.- volse il capo attorno a sè, osservando il cimitero arboreo che li circondava. 

- Non mentire. So che sai qualcosa. Noi umani non siamo in grado di incanalare così tanta energia in un un unico attacco. É sicuramente opera vostra.- fece scivolare la mano fino all'altezza del livido violaceo che gli aveva invaso la spalla e strinse. Dalle labbra di Ledah uscì un gemito strozzato, abbassando gli occhi per celare le lacrime che gli appannavano la vista.  – Se non parli ti spezzo il collo qui ed ora-

Un sorriso sarcastico si dipinse sul viso dell'elfo  – E cosa pensi di risolvere uccidendomi? Anche se sapessi qualcosa la verità morirebbe con me.- tornò a fissare la donna, stavolta con maggiore determinazione, – Probabilmente siamo gli unici superstiti.- 

Sul viso di Airis si disegnò un'espressione accigliata - Gli unici superstiti? Impossibile. C'era un intero esercito a combattere.-

- Ma non vedi ciò che è successo? Non vedi che...- la frase rimase nell'aria."Non può. è cieca..." pensò l'elfo, fissando i suoi occhi incolori.

Ci fu un attimo di silenzio, poi la guerriera annusò l'aria e rimase in ascolto per alcuni minuti, lo sguardo fisso avanti a sè e tutti i sensi tesi per percepire ogni suo movimento. – Quindi questo odore di bruciato...?-

-Sì, non si è salvato nulla. A parte la tua e la mia presenza, non percepisco alcun altro segno di vita.- sospirò, ricacciando indietro le lacrime –La foresta è stata spazzata via dall'esplosione.-

- Sono morti tutti, quindi- chiese Airis con voce titubante. Una voce simile a quella di una bambina spaurita.

Ledah si guardò nuovamente intorno, contemplando tristemente la devastazione che li circondava – Non è detto. Se noi siamo sopravvissuti, non escludo la possibilità che anche qualcun'altro lo sia.- non aggiunse altro, si sentiva sempre più debole; le ferite e il combattimento lo avevano sfinito. Perchè lei invece era ancora completamente in forze?

"é come se l'onda non l'avesse nemmeno sfiorata..."

-Senti, - avanzò Ledah,  -propongo un'alleanza momentanea.-

-Alleanza dici? E perchè mai dovrei allearmi con un elfo come te? Chi mi dice che alla prima occasione non mi tradirai?- disse lei con tono sprezzante, tornando ad essere la feroce guerriera che prima era quasi riuscita ad ucciderlo.

L'elfo scoppiò in una grassa risata -Ma mi hai visto? Sono ridotto ad uno straccio, non so neanche se mi è rimasto qualche osso intatto in tutto il corpo. Oltretutto...- si morse le labbra, - riconosco la tua superiorità in combattimento. Se non fosse stato per l'esplosione, probabilmente mi avresti ucciso.- aggiunse alla fine con voce tetra. Gli era costato molto dire quell'ultima cosa, ma preferiva di gran lunga accantonare il suo orgoglio piuttosto che finire con la testa staccata dal corpo.

Airis si avvicinò fino ad arrivare ad un palmo dal suo naso - Non probabilmente; ti avrei ucciso.-lasciò la presa e si alzò. Il braccio cadde inerme lungo il suo fianco. Sul volto dell'elfo si disegnò un'altra espressione di sofferenza, ma dalle sue labbra non uscì nemmeno un gemito. In quel momento fu grato che lei non potesse vedere la sua debolezza.

-Comunque hai ragione, anche se volessi non potresti farmi nulla- concluse lei con tono spavaldo. Gettò la daga ai suoi piedi – Allora? Cosa proponi di fare?-. 

-Propongo di andare prima all'epicentro dell'esplosione. Voglio capire che cosa è accaduto, successivamente vorrei andare a Shellwood.- asserì l'elfo, raccogliendo l'arma.

-Shellwood? E perchè mai proprio lì?-

-Perchè lì troveremo delle risposte -rispose Ledah prontamente"Ed è dove si trova mia sorella. Devo parlarle. Lei sicuramente saprà qualcosa"pensò.

La guerriera rimase un attimo perplessa, - Immagino che non abbia scelta.- si volse, – Andiamo. Ma prima devo trovare qualcosa da mettermi.- indicò la tunica stracciata che la copriva a malapena. Ledah scrutò nella penombra poi si diresse verso un cadavere che versava supino vicino a un enorme roccia.Un colpo d'ascia che gli aveva rotto il cranio lo aveva reso quasi irriconoscibile, ma le orecchie appuntite evidenziavano che era un elfo. Il suo braccio destro era stato completamente divelto dalla sua spalla mentre l'altro rimaneva attaccato solo grazie agli ultimi legamenti rimasti integri. Doveva essere un semplice mago perchè non portava armatura, ma una semplice tunica nera. Probabilmente l'enorme pietra aveva evitato che il corpo finisse carbonizzato come tutti gli altri. Gliela sfilò e tornò da Airis.

-Questo è quello che ho trovato..- gliela porse. La guerriera non disse nulla e si limitò ad indossarla.

Si misero in cammino che il sole stava già iniziando la sua parabola discendente. Ovunque volgesse lo sguardo, Ledah vedeva solo devastazione: sembrava che la vita avesse ormai abbandonato quel luogo. Strinse il pugno cercando di combattere il senso di impotenza che lentamente si impadroniva del suo animo. Percorsero un paio di miglia cercando con gli occhi altre forme di vita, ma a parte i resti degli alberi e dell'antica vegetazione, non trovarono nessun altro. I segni della battaglia erano ancora evidenti: spade e scudi giacevano abbandonati sotto quel sole cocente, rifulgendo di un macabro alone sotto quei raggi impietosi. Ovunque c'erano cadaveri ormai irriconoscibili a causa delle beccate dei corvi che avevano portato via loro la maggior parte della faccia; molti avevano un profondo taglio slabbrato sul petto o sulla gola, grovigli di intestini e viscere giacevano a terra, essiccati come carta bruciata.

Il caldo era torrido e l'aria secca non faceva altro che tormentare le loro gole assetate. Mai in tutta la storia di Llanowar c'era stata una tale afa. Il sole picchiava continuamente, proprio come se fosse estate inoltrata. Fortunatamente si erano salvati alcuni torrenti che, se non erano spariti, si erano comunque ridotti di molto a causa delle fiamme che li avevano attraversati. Decisero dunque di fermarsi su una sponda per darsi una rinfrescata.

- Credi che troveremo mai qualcuno?- avanzò Airis, mentre si passava l'acqua sul viso,  - Sì...insomma...non abbiamo ancora visto superstiti.-

-Perché tu pensi davvero che ci siano dei sopravvisuti?- la schernì Ledah. Avevano camminato per miglia, incontrando solo cadaveri mutilati e alberi sradicati. Le probabilità che qualcuno si fosse salvato a quel disastro, erano praticamente nulle.

-No. Però non capisco il perchè di tutto questo. Non riesco ad immaginare quante vite siano state spezzate oggi...-disse lei in tono atono, fissando il proprio riflesso nell'acqua.

-Non pensarci troppo, sicuramente troveremo qualche traccia;è probabile che se c'è qualche superstite, sta andando a vedere cosa diavolo è successo, come noi d'altronde- concluse Ledah, cercando di rassicurarla. A quelle parole gli venne da ridere: un elfo rinnegato che rincuora il comandante degli umani.

"Che situazione paradossale."

Proprio in quel momento una figura canina si gli avvicinò: un lupo dal pelo bianco come la neve e dagli occhi color delle fiamme. L'elfo mise una mano sul muso, come per accarezzarlo, quando questo scomparve come se fosse stato fatto d'aria pura.

Ledah gettò uno sguardo attorno a sè -Abbiamo visite.-

-Visite?- gli occhi di Airis si riempirono di stupore. Fino a qualche secondo fa si era rassegnata ad essere l'ultima superstite del suo contingente. Aguzzò tutti i sensi, cercando di capire chi o cosa si stesse avvicinando. Alzò il capo, il braccio che teneva già la spada rilassato lungo il fianco. In mezzo a quel silenzio di morte risuonò in lontananza un tenue rumore di passi che si fece sempre più concitato. I due guerrieri rimasero immobili, gli sguardi fissi avanti a sè. Fu questione di pochi attimi: cinque esseri che un tempo dovevano essere stati degli umani li circondarono.La loro pelle completamente bruciata pendeva dai loro crani, lasciando intravedere le ossa e i muscoli sottostanti; alcuni pezzi delle armature si erano fuse col corpo e le loro braccia parevano un tutt'uno con le armi che impugnavano. A due di loro erano statei mangiati gli occhi. Airis fissò a lungo quelli esseri, come se potesse vederli.

-Identificatevi!- gridò, ma l'unica risposta che ricevette fu  un suono gutturale,animalesco, simile a una risata. Il cerchio attorno a loro si strinse. - Dannazione.- imprecò Ledah. La sua voce risuonò come un tuono in quella landa desolata -Ora come ora ne posso fronteggiare massimo due. Senza un brac...- non fece in tempo a finire che tre mostri caddero a terra con un enorme squarcio aperto sul petto. Davanti ai loro corpi, Airis con la spada insanguinata. -Oh.. come non detto!- esclamò l'elfo. Si girò verso i due esseri dietro di lui.  

Sguainò la daga e si mise in posizione difensiva, pronto a scattare. Osservò quelle pupille nere senza più nulla di umano. Respirò e si concentrò sul battito del suo cuore, cercando di controllarlo. I mostri attaccarono, le spade scheggiate alzate verso l'alto, avide di sangue e carne. Stringe l'elsa della sua arma, aspettando che i suoi nemici divorassero la distanza che li separava. Il dolore al braccio sinistro si acuì e pervase ogni fibra del suo corpo ma Ledah non lo ignorò. Non poteva permettersi cedimenti. 

Il mondo svanì, il passato e il futuro si oscurarono. Contava solo il presente, l'attimo che separava la vita dalla morte. Qualcosa fendette l'aria proprio sopra la sua testa. L'elfo rotolò a destra, schivando la lama che tagliò il vuoto. Il mostro si voltò a guardarlo, già pronto ad un altro assalto. Le gambe di Ledah si tesero, scattando rapide e divorando la breve distanza. Le fauci dell'essere si aprirono per emettere un urlo di furia, ma ne uscì solo un sussulto, mentre la gola si riempì del suo stesso sangue. 

Il braccio della creatura ebbe un ultimo fremito, poi la spada scivolò via dalle sue dita, ma prima di toccare il suolo, l'elsa era già nelle mani di Ledah.

Si girò per parare il fendente dell'altro mostro proveniente dalla sua sinistra. Il colpo fu talmente forte che dall'incontro delle due lame si generano delle scintille. L'elfo colpì nuovamente con tutta la foga, costringendo il mostro a indietreggiare.

Dopo un paio di affondi si sentì uno scricchiolio. Un secondo. Un attimo. La spada dell'essere si spezzò come se fosse di vetro.

Ormai la creatura non aveva più nulla per difendersi. La lama di Ledah arrivò rapida alla gola, aprendogli un profondo taglio.

Il sangue scese copioso su quella terra arida e sterile.Non appena il mostro cadde a terra, ci fu solo silenzio

-Allora...- avanzò Ledah, dando un calcio alla spalla del cadavere -Non siamo gli unici-

-Io non li considererei vivi. Sembravano... posseduti- rispose Airis pacata.

-Comunque sia, da qui fino alle prossime dieci miglia non penso ci sia alcuna traccia di vita, è meglio accamparci prima che faccia buio-

-Aspetta! Prima dell'attacco ho percepito una presenza per qualche secondo. Cos'era?-la guerriera gli si affiancò, lo sguardo pieno di curiosità.

-Il mio famiglio, uno spirito elementale che nasce dalle forze primigenie della natura . Ne ho due per l'esattezza. Grazie a loro potremo star tranquilli per eventuali imboscate. Ora pensiamo a riposarci-.

Si diressero verso est,attraverso una fitta foresta di alberi bruciati. Sotto la luce lugubre della luna Ledah intravide una grotta dove passare la notte. Il muschio ne ricopriva le pareti e le edere si insinuavano nelle cavità delle pietre come serpenti. L'elfo si sedette esausto, assaporando quell'odore di fresco. Il dolore al braccio era ancora presente, ma Ledah era troppo stanco per sentirlo. L'esplosione, la battaglia con Airis e lo scontro con quelli uomini l'avevano sfiancato; anche se avesse voluto curarsi non ne avrebbe avuto le forze."Domani andrò a cercare delle erbe per velocizzare la guarigione..." pensò, poi chiuse gli occhi e lentamente scivolò nel sonno, incurante del fatto che accanto a lui, a montare la guardia, non c'era un'umana.

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