3. Il trio
Quando il bicchiere di brandy è vuoto, Macanda si alza nuovamente e prende la mantella che il buon Ombra le porge, per poi imboccare una porta dello studio, che si mimetizza tra una libreria e l'altra.
Percorre il lungo corridoio spoglio e buio. Il rumore dei tacchi sulle mattonelle scandisce regolarmente i metri che percorre.
Arrivata a una svolta prosegue sempre dritto, senza fermarsi e ignora anche quella seguente.
Infine un'altra porta si staglia davanti a lei e per il buio può solo distinguerne la sagoma, per quei coraggiosi spiragli di luce che superano qualche asse montata alla bene e meglio.
Prima di aprirla la donna si sistema i capelli alla cieca e controlla che l'alito pompato dai polmoni meccanici puzzi abbastanza d'alcool.
Sarebbe un peccato ritornare indietro per rincararne la dose.
Soddisfatta, apre la porta e prende posto sull'unica poltroncina libera, su quel palco.
Oltre la balaustra e qualche metro più in basso, una discreta e colorita folla è radunata intorno a un cerchio di sabbia.
"Sei arrivata" fa l'uomo alla sua sinistra, sinceramente sorpreso.
"Meglio tardi che mai" sbotta l'altro, scuotendo la testa.
La donna rivolge ad entrambi un sorriso, ma non dice nulla.
Intanto, nel cerchio di sabbia illuminato da un paio di vecchi fari impolverati, fissati poco sopra il palco dei tre, entrano due uomini e la folla li accoglie con un fragoroso applauso.
Gli occhi di Macanda si illuminano e scatta in piedi, per poi affacciarsi dalla ringhiera di metallo.
Uno dei due è alto quasi due metri e ha la pelle tanto pallida che sarebbe difficile, da là sopra, distinguerlo con la sabbia, se non per un reticolo di sottili fili neri e piccole placche metalicche che si dipanano come una ragnatela dal collo fino i pugni, essenzialmente due protesi con l'unico scopo di fare più danni possibili.
L'altro, che invece è un tappo a confronto, sembra uscito poche ore fa dalla savana e non sembra avere alcun tipo di modifiche e protesi.
"Sono vostri?" Domanda la donna, quando entrambi gli uomini l'affiancano.
"Lo scricciolo sì, fa parte della mia banda" risponde quello di sinistra, estraendo dalla tasca dei pantaloni una fiaschetta metallica, con chissà quale contenuto.
Entrambi i compagni rifiutano poi il sorso gentilmente offerto.
"Allora quella montagna di muscoli devo essere tuo, Yooki"
L'uomo di destra scuote la testa: "Non è il caso di far correre rischi inutili ai miei guerrieri"
La fragorosa risata dell'energumeno là sotto risuona come un ruggito in quella torre di mattoni senza cielo.
Il minore si era avventato su di lui, senza molto successo, e ora giace a terra, dove l'altro l'aveva gettato come un sacco di farina.
"Vedi" riprende l'asiatico, passandosi il pollice sul pizzetto, con fare saccente "È proprio questo che intendevo"
Macanda si voltò verso l'altro che quanto meno era una visione di gran lingua più gradevole del piccolo e altezzoso asiatico.
"Non sarà nel torneo, vero?"
L'uomo rise, passandosi una mano tra i capelli biondi e spettinati: "Ovvio, Allonso è il migliore. Tenerlo fuori era rendervi il gioco troppo facile"
Ora è il maggiore a giocare seriamente.
Tenta di avventarsi sul torace scarno e scuro dell'altro, saltando a piedi uniti, ma Allonso rotola nella sabbia e schiva il colpo.
"Questo non è una gara a chi sopravvive più a lungo" sancisce Yooki "Voglio dire, mai vista una tigre che invece di cacciare la preda le gira intorno?" Aggiunse, indicando i due che hanno nuovamente preso a camminare in cerchio. Intanto la folla lancia qualche urlo e insulto.
"Certo certo. Cinesi, mai sopportati" sbuffa il biondo, rimettendo la fiaschetta al suo posto "Piuttosto, questa lista?"
"Per prima cosa, Vic, sono giapponese" sbuffa Yooki "Giapponese" ripete, estraendo dalla manica una pergamena chiuso a un paio di giri di spago "Ci vuole tanto a farlo entrare in quella tua testa bacata da portoghese strafatto? Mh?"
"Bambini, bambini!" Li richiama la donna, appropriandosi della lista in questione.
La apre senza troppi preamboli e scorre velocemente tutti i nomi degli obiettivi scelti.
Intanto Allonso tenta ancora di recare qualche danno all'avversario, inutilmente.
Cacciatosi le mani nel povero elastico dei pantaloncini, scalcia la sabbia con frustrazione. La folla esplode a ridere e anche Yooki lancia qualche insulto nella sua lingua madre.
"Cosa controlli?" Domanda il portoghese, sbirciando anche lui la lista con disinteresse.
"Che abbiate rispettato le mie richieste e che non abbiate aggiunto per sbaglio me o qualche mio protetto, per esempio" spiega la donna per poi allungare la mano metallica verso il giapponese "Hai una penna?"
Quello le allunga solo una matita, mezza mangiucchiata.
Macanda così aggiunge alla fine della lista cinque lettere.
"No..." il portoghese sorride sorpreso "Sei seria? Non era un ultimo modello?"
"Ben detto" risponde lei, richiudendo la pergamena "Era. Ne ho bisogno di uno nuovo" spiega, riconsegnando la pergamena.
"Come per quei due. Perché il licenziamento è troppo noioso in entrambi i casi, dico bene?"
Se non fosse per il colore della pelle, quella di Allonso sarebbe chiazzata da macchie più o meno scure, per i calci e i pugni che sta ricevendo.
L'altro ancora ride, non che abbia mai smesso.
Il minore con non si sa quale forza si rialza ancora, passa in scivolata sotto le gambe pallide dell'altro e si arrampica sulla sua schiena, affondando le unghie nella carne.
Macanda accenna un applauso per l'iniziativa, che non può che fare piacere a Vic, ma poi ritorna subito ai suoi affari.
"Fanne due copie per noi" ordina, indicando se stessa e il portoghese "E sei per gli assassini"
"Ovvio. Tu comincia a mollare il soldo per la carta"
La donna lo fulmina con lo sguardo e lui scoppia a ridere.
"Stavo scherzando! Solo scherzando! Non avete umorismo, voi americani!"
"Piuttosto!" Si intromette Vic, ritornando alla poltrona "Avete già scelto chi parteciperà?"
"Certo!" Risponde prontamente Yooki, alzando il mento.
"Non che tu abbia poi tutta questa scelta, raccogli riso"
"Almeno non è il mio che le sta prendendo alla vigilia della competizione, idiota!"
Macanda sospira e alza gli occhi al cielo, cercando dentro di sé (dentro quel poco che le rimane di sé) la pazienza per non mandarli tutti e due in pasto a Norval e Byron.
"Possiamo riunirci una volta - dico una volta, non chiedo poi molto - senza che vi comportiate come due stramaledetti poppanti?!" Strilla, atterrendo entrambi.
I due si guardano reciprocamente, tentando di mascherare il panico e incolparsi a vicenda di quel collasso della loro collega.
"Comunque sì, già scelti e informati" aggiunse, riprendendo la calma e sfoggiando un sorriso rilassato.
"E che gli hai raccontato? Che combatteranno contro tutta San Francisco? Che ci sarà un girone ad eliminazione?" Domando Yooki, incuriosito.
Intanto sulla schiena dell'energumeno è comparso un piccolo disco grigiastro.
Comparso, come no!
Alfonso teneva nei pantaloni quel trucco incredibilmente ingegnoso.
Nulla di speciale, ma creava una scarica elettrica tale da rendere inutilizzabili i potenziamenti dell'altro contendente, se non peggio.
Ora Allonso saltellava sul posto, osservando soddisfatto il pallido contorcersi nell'agonia delle scariche e che continuava poi a tremare per le scariche in sé, inerme.
Allonso ha vinto.
Nel cerchio di sabbia nessuno sentirà mai più quella risata spaccona.
La folla esplode in altri insulti, applausi, fogli di scommesse e soldi che saltano in aria nella confusione più totale.
Yooki, l'unico dei tre ad aver assistito alla scena, non riesce a scostarsi dalla ringhiera, con la bocca semi aperta dalla sorpresa.
"Uh-uh, mi sembrava che Allonso ci stesse mettendo troppo tempo!" Ridacchiò Vic, intrecciando le dita delle mani davanti al petto e rivolgendo all'uomo un sorriso soddisfatto, molto simile a quello che l'asiatico aveva sfoggiato poco prima.
"Ride bene chi ride ultimo" conclude quello, stringendo un pugno nella direzione del portoghese.
"Appunto" concorda, mimando di pulirsi le spalle da chissà quale polvere.
Macanda scuote ancora la testa, convinta che sia meglio levare le tende.
"Vai già?" Si preoccupa Vic, con l'espressione di un cucciolo di Golden Retriver abbandonato sul selciato.
Macanda ha sempre odiato gli animali, specialmente i cani: li manderebbe al macello uno dietro l'altro.
"Fammi avere quelle tre copie della lista" ricorda a Yooku, puntandolo con un dito.
"Certo"
"E prendi un po' di sole, mio caro. Non vedi Victor com'è ben abbronzato?"
Il giapponese spalanca gli occhi confuso mentre Vic gongoleggia senza preoccuparsi di nasconderlo.
"E tu smettila con quel sorriso o ti cavo uno a uno i denti!"
Prende nuovamente il corridoio, non prima di essersi appurata di sbattere sonoramente la porta.
I due uomini, soli, in silenzio se non fosse per la cacofonica baldoria di sotto, si fissano senza dire nulla.
"Quelle liste" ripete Vic, alzandosi.
"Sarà fatto" ripete Yooku, infastidito.
Non è stupido, ha capito quello che deve fare; neppure fosse sordo.
"Vai a medicare il tuo scricciolo!" Conclude, prima che il biondo possa imitare Macanda.
"Vai al diavolo, Yooku" risponde, senza voltarsi "Vai al diavolo" scandisce di nuovo, prima di allontanarsi, lasciando la porta aperta.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro