𝟚𝟛. Serendipity
Scusatemi questo capitolo fa schifo. :3
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Erano appena le tre passate e Freddie non desiderava altro che quella giornata finisse.
Non accadde nulla di particolarmente frustrante, perché quel giorno si meritasse d'esser maledetto dall'ira di Freddie, in realtà non accadde proprio nulla e forse proprio per quel motivo il ragazzo lo trovava tanto insopportabile.
Si sa, la vita dello studente universitario non è semplice ne tanto meno interessante, passare ore ad ascoltare un professore noioso, per poi tornare a casa e ripetere quegli stessi argomenti fino ad un crollo nervoso sarebbe da considerarsi non poco avvilente. Su questo piano, però, Freddie non aveva di cui lamentarsi, lui adorava studiare design era la sua passione e non ci si stupisce, dunque che da tanta predilezione ne derivi altrettanta bravura. Progettava e completava le tavole con una tale facilità da permettergli di tenere la testa sui libri solo fino all'ora del tè, cosicché lui avesse tutta la sera da dedicare ai suoi svaghi. Non desiderava fare del design il suo lavoro (seppur talvolta, al fine di racimolare soldi, vendeva i suoi disegni) la carriera da cantante rimaneva ciò a cui più ambiva ed il design era solo una 'ruota di scorta', nel caso in cui, nella più remota possibilità, lui non fosse riuscito a raggiungere il suo obbiettivo. Intraprendere una carriera musicale era il suo sogno fin da quando era bambino, da subito mostrò un'inclinazione verso la musica e non aveva ragione di credere, che dopo tanto tempo ad esercitarsi ed il suo naturale talento, lui non potesse farcela. Tuttavia, vi sono quei momenti di incertezza che portano anche il più fiducioso degli uomini a diffidare del futuro. Che Freddie fosse bravo non era in discussione, ma il modo di sfruttare la sua bravura per arrivare alla celebrità era in parte un'incognita. Quando Brian e Roger gli chiesero di far parte della band, lui ci vide una grande occasione per incoronare il suo sogno, quindi ovviamente accettò. Però con il passare dei mesi non compirono alcun notevole progresso e l'entusiasmo iniziale iniziò a scemare; avevano bisogno di più prove, più testi su cui lavorare e più locali in cui esibirsi. Dovevano farsi un nome e come mai ci sarebbero riusciti se nemmeno si facevano vedere!? Il contratto che aveva firmato non stava portando gli effetti desiderati, si sentiva deluso e certamente era irritato, poiché dovette vendere i suoi disegni migliori (tra cui un ritratto di Paul McCartney) per procurarsi i soldi del pagamento, soldi che a quel punto, avrebbe potuto utilizzare per un contratto più conveniente! Insomma, Freddie si stava dando tanto da fare, ma non poteva esattamente dire lo stesso dei suoi compagni: certe volte vedeva in loro un serio desiderio di portare i 'Queen' al di fuori dei locali universitari, mentre altre gli sembrava che lo prendessero come un passatempo. Doveva però ammettere che l'ultimo mese non poteva far testo, poiché tra vacanze natalizie e vari inconvenienti personali, i due erano per lo più giustificabili. Inoltre stavano provando a superare i loro problemi e Freddie era sicuro di pensare che ci fossero già riusciti; quando Roger accorse a lui annunciandogli d'avere un appuntamento con Brian, Freddie si assicurò d'istruirlo più che potesse perché l'appuntamento andasse per il meglio, così quando il ragazzino tornò in stanza tutto sorridente, capì che il suo lavoro s'era definitivamente compiuto.
Che avesse deciso di aiutare la coppia per la serenità della band era palese, poiché lavorare nel disagio non produce nulla di buono. Nonostante ciò vi era uno scopo ben più intimo che non aveva nulla a che fare con la band; a Freddie Roger piaceva ancora, per lui non era mai stata solo una questione sessuale e durante quella settimana si chiese continuamente quanto altro piacere avrebbe dovuto dargli ancora perché diventasse qualcosa di ufficiale. Così, quando Brian tornò e Freddie venne a conoscenza dell'impegno precedentemente preso da Roger, capì che lui, agli occhi del ragazzino, non valeva più di un dildo. Era possibile allora che la sua indignazione e la sua rabbia avessero mascherato quei sentimenti di dolore e tristezza che solo a tarda notte, nel suo letto, si lasciava scappare. Piangere davanti alla persona a cui aveva fatto un torto lo trovava ridicolo e piangere davanti alla persona che lo aveva ferito umiliante.
Certo avrebbe potuto far sentire Roger in colpa con l'uso di qualche lacrima e suscitare in lui una momentanea compassione, tuttavia una volta passato quell'istante, se Roger era davvero così egoista come quelle circostanze avevano dimostrato, allora si sarebbe dimenticato comunque di Freddie e si sarebbe concentrato solo sul dolore per la sua perdita più significante. A Roger non importava dei suoi sentimenti, non si era mai interessato di chiarire, sembrava che sapesse d'avergli causato dolore solo perché Freddie stesso glielo disse. In poche parole Roger non pensava ad altro che a sé stesso, a quanto voleva e quanto aveva perso. Allora Freddie, stanco di sentire il ragazzino lamentarsi, decise di spingere Roger e Brian a tornare insieme, cosicché lui non si sarebbe più potuto illudere che forse un giorno, Roger, ormai single, accettasse tutto l'amore ch'era disposto a dargli. Si ripeteva spesso che se Roger non lo voleva, avrebbe trovato qualcun altro a cui dedicare il suo amore. Ma forse era destinato a rimanere solo e avrebbe semplicemente dovuto accettarlo.
Il cielo era ricoperto da nubi, faceva più freddo del solito e si poteva presumere che una tempesta fosse in arrivo. Forse per quel motivo nei giardini del dormitorio non vi era alcuno studente.
Freddie camminava a passo spedito verso la sua stanza, teneva in una mano, stretta contro il petto, la cartelletta contenente le sue tavole e con l'altra si spostava i capelli che il vento gli faceva finire sul viso. Quell' odioso tempaccio si accostava perfettamente al suo umore. Sperava solo di riuscire a raggiungere il coperto prima che iniziasse a piovere, poiché se le tavole si fossero bagnate, avrebbe dovuto rifarle ed in quel caso non avrebbe risparmiato nemmeno Madre Natura. Stava quasi per arrivare, mancavano all'incirca duecento metri, quando notò una figura seduta su una panchina sotto un albero. Quell'albero era un alto tasso spoglio, la cui ombra era adatta per riposarsi in un giorno caldo o fare un pic nic in tranquillità, ma starci sotto poco prima di una tempesta al freddo non era molto saggio e non vi era alcun motivo per cui quel ragazzo dovesse stare lì.
Freddie proseguiva per la sua strada continuando a lanciare sguardi furtivi a quel curioso ragazzo. Non sapeva se ammirare il suo coraggio o condannare la sua imprudenza, ma in qualsiasi caso si trattava di un folle, qualcuno che rischiava d'esser colpito da un fulmine o prendersi un raffreddore e che, tuttavia, se ne fregava. Il misterioso ragazzo avvolto, forse ignaro, dal vento se ne stava col capo chino su un quaderno e scriveva, senza curarsi dei capelli che gli finivano sulla bocca e gli solleticavano la punta del naso. Freddie camminò fino a raggiungere parallelamente l'altezza del ragazzo e solo in quel momento fu in grado di riconoscervi un viso a lui famigliare: si trattava di John il coinquilino di Brian.
Freddie gli si avvicinò, ma John non sembrò notarlo.
"John!"
Il giovane alzò la testa verso Freddie. Pareva sorpreso di vederlo lì, forse anche un po' scosso.
"Sono Freddie non ti ricordi di me!?"
Non aspettò che il ragazzino rispondesse, che subito ricominciò a parlare.
"Cosa ci fai qui!? Sta arrivando un temporale, perché non sei in camera!?"
"Io...io sto facendo i-i compiti."
Freddie spalancò gli occhi abbastanza scioccato. Perché mai John avrebbe dovuto fare i compiti sotto un albero, al freddo? Non metteva in dubbio la sua parola, tuttavia gli sembrava strano, sarebbe potuto semplicemente stare in stanza o andare in biblioteca, di modo che fosse più comodo.
"Qua fuori!? Con questo vento!?"
John abbassò lo sguardo non sapendo cosa rispondere.
Freddie non si sarebbe voluto creare inutili scenari immaginari, però aveva paura che il giovane avesse avuto qualche problema con Evans e che fosse scappato per la violenza di quest'ultimo. Non conosceva la situazione, ma per quel che gli fu detto di Evans, sapeva ch'era abbastanza irascibile e John gli sembrava un tipo calmo, quasi indifeso, sicuramente non avrebbe avuto scampo dalle grinfie di Evans.
"Vieni in camera con me, tesoro, ti offro del tè!"
Ancora una volta John sembrò sbigottito. Quell'atteggiamento di sorpresa non indicava un responso positivo, ma Freddie non ci pensò e continuò a sorridergli.
"No! G-grazie... Ross mi sta aspettando."
Freddie desiderava tanto che John accettasse, voleva imparare a conoscerlo, d'altronde era quasi parte della band e poi voleva strapparlo dalla malsana compagnia di Evans.
"Non era una domanda!"
"D-devo fare i compiti..."
"Li puoi fare in camera mia, non ti disturberò, eddai!"
Il giovane esitò. Teneva lo sguardo basso, poiché sapeva che non sarebbe stato capace di dirgli di no, esattamente come sapeva che non ci sarebbe potuto andare.
"I-io.."
"Forza!"
Freddie gli afferrò la mano e lo tirò con una forza tale da sollevarlo dalla panchina, se non si fosse voluto alzare, ci avrebbe pensato lui.
Pochi minuti dopo i due ragazzi arrivarono alla stanza 241, Freddie aprì la porta e lasciò, come galanteria vuole, che John entrasse per primo. Il giovane sembrava incredibilmente nervoso e a disagio, si guardava attorno continuando, come al loro primo incontro, a toccarsi il mignolo. Non aveva motivo d'essere così timido, ormai si conoscevano.
"Togli pure il cappotto, tesoro, fai come se fosse casa tua."
Freddie chiuse la porta e superò John che nel frattempo era rimasto all'entrata. Si diresse verso la scrivania dove ripose alcune tavole che aveva già terminato e si tolse la giacca. Avrebbe voluto sembrare un devoto padrone di casa, ma le condizioni in cui riversava la stanza erano leggermente imbarazzanti, non si ricordava si trovasse in uno stato così disastrato quando l'aveva lasciata.
"Possiamo andare in cucina se vuoi, così abbiamo più spazio."
Freddie si avvicinò a John e prese il giubbotto che teneva tra le mani. Lo guardò in attesa che rispondesse. I suoi occhi evitavano quelli del più grande come per timore che anche in una risposta così semplice vi ci potesse leggere i suoi segreti più oscuri e ne aveva di segreti...
Quel crescendo di tensione venne bruscamente interrotto dall' aprirsi della porta del bagno, dal quale spuntò un biondino seminudo che non sembrava minimamente turbato dalla presenza dei due ragazzi.
"Roger! Tirati insieme!! Non vedi che abbiamo un ospite?"
Freddie stava quasi urlando, tuttavia chiunque avrebbe potuto capire che non era realmente arrabbiato e che, al contrario, se non fosse stato per la presenza di John non ci avrebbe dato alcun peso.
"Oh...ciao."
Il biondino salutò distrattamente John, per poi andare verso l'armadio. John accennò un saluto con la mano sperando non avvenisse nessun altro incontro imbarazzante.
Freddie osservò come le guance del giovane si tinsero di rosso alla vista del biondino e non poté fare altro che irritarsi, poiché provava a far sentire John a suo agio, ma quel disgraziato di Roger stava rovinando tutto.
Decise di non dargli troppo peso e fece cenno a John di seguirlo in cucina.
Lasciò che il suo ospite si accomodasse al tavolo, mentre lui iniziò a preparare il tè. Avevano solo un gusto a disposizione, dunque l'unica cortesia che avrebbe potuto offrirgli era la scelta d'aggiunta di limone o latte.
"Sei stato fortunato, solitamente quando esce dal bagno è completamente nudo."
Freddie riempì la teiera di acqua e la mise sul fornello.
"Anche se in realtà vedere il suo culo o la sua faccia è la stessa cosa."
Roger doveva aver sentito perché urlò un bel:
"Vaffanculo Fred!!"
I due ragazzi si misero a ridere e John notò che anche in un contesto puramente confidenziale come quello, Freddie tendeva a coprirsi la bocca con la mano.
"Devi farci l'abitudine, le prove sono così se non peggio tesoro, devi sentire quando lui e Brian si mettono a litigare, io provo a calmarli, ma da solo è impossibile, almeno le prossime volte ci sarai tu ad aiutarmi."
Freddie gli diede una pacca sulla spalla ma il giovane rimase indifferente a quel gesto amichevole e proseguì tenendo lo sguardo ritto verso il pavimento.
"Freddie...io non so se posso far parte della band."
"Certo che puoi, sei bravissimo."
"M-ma, come ha detto Russell, probabilmente non ce la farò con la scuola e tutto, e-e per me la scuola è importante."
Freddie sarebbe voluto andare da Evans e urlargli di cessare quel suo 'terrorismo psicologico' nei confronti del povero John, eppure a malincuore sapeva che non avrebbe potuto farlo. Semplicemente non capiva perché Evans si ostinasse tanto ad impedire a John di entrare nella band. Era sicuro che non si trattasse di un genuino interesse verso il futuro del giovane, secondo lui Russell era geloso del successo che il suo amico avrebbe potuto raggiungere grazie al suo talento e, siccome lui invece non era altro che un'egocentrica arpia, faceva di tutto per evitare che John fosse finalmente felice. Inoltre a causa del suo egoismo, Freddie rischiava di non avere un bravo bassista e quindi di non riuscire a portare avanti la band come avrebbe voluto. Evans stava rovinando i suoi piani e avrebbe voluto distruggerlo per questo.
"John, Russell è tuo amico, lo so ed è vero, la scuola è importante, ma anche le proprie passioni. Cosa te ne fai di un bel voto se non ti porta nemmeno ad essere felice essendo semplicemente...te stesso!? Almeno provaci, non so, uno o due mesi se poi vedi che non ci riesci, ma ne dubito, abbandoni. Ti pregooo."
Decise di contenere la sua rabbia verso Evans, visto che John essendo suo amico avrebbe potuto ritrovarsi offeso dalle amare parole che Freddie avrebbe voluto dire.
Il giovane ci pensò per qualche secondo, Freddie lo fissava ininterrottamente in attesa della risposta decisiva.
"Ok.... potrei provare..."
"Perfetto!"
Esclamò Freddie.
Il bollitore del tè iniziò a fischiare indicando che era finalmente pronto. Freddie spense il fornello e versò la bevanda in due tazzine di porcellana bianca.
"Limone o latte?"
"Latte, grazie."
Freddie mise le tazzine sul tavolo, successivamente porse al suo ospite il contenitore delle zollette di zucchero. John ne prese una quasi esitando. Il ragazzo si chiese cosa avesse da esitare, dal momento che un po' di zucchero, visto il suo pallore, gli avrebbe fatto solo che bene.
Freddie si sedette di fronte a lui e spostò il quaderno degli schizzi per far spazio alla sua tazza .
Non vedeva l'ora di fare le prove, era certo che John avrebbe contribuito ad un notevole sviluppo della band, doveva solo imparare a lasciarsi andare, ma per quello avrebbero potuto aiutarlo lui o gli altri ragazzi.
"Roger! John è entrato a far parte della band!"
Freddie urlò all'improvviso facendo sobbalzare John che quasi soffocò con il tè.
"Cosa!?"
Chiese Roger dalla camera da letto.
"John è entrato a far parte della band!"
Freddie ripeté ciò che aveva precedentemente esclamato scandendo meglio le parole.
Quella scena mise John leggermente a disagio. Nonostante trovasse tutto ciò relativamente comico, non sopportava l'idea d'esser così esposto ad una persona che a malapena conosceva. Non gli piaceva, non poteva essere al centro dell'attenzione e di solito avrebbe fatto di tutto per evitare di ritrovarsi in una situazione del genere.
"Benvenuto nella famiglia!"
Dopo solo pochi secondi, il biondino apparì all'entrata della cucina.
"Fred io vado."
Freddie lo guardò incredibilmente serio.
"Dove?"
Era curioso di sapere dove stesse andando e perché non si fosse unito a loro per il tè. Odiò la sua scortesia, ma ancora di più odiò che non si fosse scomodato ad invitarlo. Freddie gli aveva sempre chiesto se avesse voglia d'uscire con la sua compagnia del pub, non lo aveva mai escluso e si sentì ferito quando s'accorse che ancora una volta Roger non aveva il minimo riguardo per lui.
"Via, con Brian."
Avrebbe dovuto pensarci, da qualche pomeriggio ormai lo vedeva uscire con una fretta insolita ed ora ovvio dunque che si trattasse di Brian. Finalmente quei due si stavano riappacificando e ciò bastava per giustificare il fatto che Roger non lo avesse invitato.
"Oh...ok."
Tuttavia avrebbe mentito se avesse detto che pensare a Roger con un altro lo lasciava indifferente. Sapeva di non aver alcun diritto di sentirsi in quel modo, soprattutto dopo che Roger lo aveva usato e rifiutato. Però quando ti piace qualcuno veramente, è difficile che un errore cancelli completamente le emozioni che quella persona ti ha fatto provare, anche se quelle emozioni non erano altro che illusioni, frutti del proprio romanticismo.
Ma aveva un ospite, non aveva tempo di pensare ai suoi problemi, sarebbe stato scortese.
"Tu ed Evans, vi siete conosciuti all'Università?"
John teneva il capo rivolto in basso verso la tazzina, mischiava il tè evitando forzatamente lo sguardo di Freddie.
"Ehm... sì, frequentiamo lo stesso corso."
Freddie annuì e nessuno aggiunse altro.
Il rumore della pioggia che scrosciava contro la finestra riempiva quel silenzio, facendo da sottofondo ai pensieri dei due ragazzi. A John non piaceva il silenzio, c'era qualcosa di sbagliato in due persone che non si rivolgevano la parola e la paura d'essere lui quel qualcosa lo innervosiva a tal punto da farsi ingoiare dalle sue stesse paranoie.
Freddie non se n'era nemmeno accorto.
Un fragoroso tuono seguì un fulmine infrangendo quel rumore monotono che si protraeva ormai da circa due minuti.
"Thunderbolts and lightning very very frightening me..."
Freddie sussurrò un motivetto sconosciuto a John.
"Che canzone è?"
Chiese il giovane.
"Una nuova a cui sto lavorando, ma non è ancora finita."
Freddie non alzò lo sguardo dal foglio sul quale stava disegnando. Sembrava concentrato, ma non si fece problemi a rispondere alla domanda del ragazzo.
"E-e come si chiama?"
"Non lo so ancora...alcuni miei amici la chiamano 'The cowboy Song'. "
John osservò per qualche secondo il più grande, poi riprese a scrivere. Era un nome un po' buffo per una canzone, ma chi era lui per giudicare?
"In ogni caso, ho tempo per pensarci..."
Il resto del pomeriggio lo passarono a chiacchierare e a finire i suddetti 'compiti'. Ci furono diversi momenti di silenzio che Freddie fu prontamente disposto a rompere, cosa che John apprezzò data la sua timidezza. Il giovane dovette ammetterlo, quel pomeriggio non fu un disastro come già aveva previsto, al contrario Freddie cercò di metterlo a suo agio durante tutto l'incontro e, nonostante John fosse in ogni caso abbastanza trattenuto, alla fine fu quasi un peccato dover tornare nella sua stanza.
Anche Freddie era dispiaciuto di doverlo lasciar andare: stare con John quel pomeriggio non solo gli diede miglior opportunità di conoscerlo, ma fu anche l'occasione per distrarsi da tutti quei problemi che ormai da qualche tempo gli offuscavano la mente. John era un ragazzo interessante, tuttavia capì fin da subito che c'era qualcosa che non andava in lui. Notò una certa fragilità nei suoi occhi che la semplice timidezza non avrebbe potuto giustificare.
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16-09-19
Ciaoo, da quanto tempo! Come va la scuola? Io voglio già buttarmi giù da un ponte, che bello non vedevo l'ora! Vi dico subito che non pubblicherò più ogni domenica, perché non ce la farei, ovviamente questo non vuol dire che farò il fantasma, non è da me e poi mi piace scrivere anche solo per distrarmi.
So che l'introspezione iniziale può risultare pesante, tuttavia è necessaria perché voi possiate capire meglio cosa passa per la testa di Freddie. (Questo capitolo è un'odissea)
Comunque volevo chiedervi se foste disposti ad accettare dei capitoli riempitivi o se risulterebbero troppo noiosi. In ogni caso ho già pronte delle idee per circa altri sei capitoli (tra cui il finale).
Ho fatto una page insta in caso voleste rimanere aggiornati, ma non credo ve ne freghi molto. (Insta: @ths.slo)
Vi lascio con un tag proposto da gaiaborry365
Love you.
1. Una? Ne ho un po' tra cui: "Good old fashioned lover boy" "In the lap of the gods" "Wait a minute" "Bringhton Rock" "It's a hard life" "Liar".
2. Nessuno
3. Nessuna
4.
- Adoro il barocco e l'epoca Vittoriana.
- Il mio romanzo preferito è: "il ritratto di Dorian Gray".
- Apprezzo il K-pop.
- Ho conosciuto i Queen per caso e per noia.
- La prima volta che ho visto il video "I want to break free" avevo quattro anni e pensavo fossero tutte femmine tranne Freddie.
- Ho una cotta per Debbie Harry.
- Odio il marrone
- Russell Evans è il mio personaggio preferito.
- Procrastino qualsiasi cosa.
- Ho paura degli uccelli e delle scimmie.
- Manuel Agnelli.
- Ho diversi CDs, ma non li ascolto.
- Preferisco i Queen degli anni 70.
- Deacury e Mclennon sono le uniche ship a cui credo veramente.
- Vorrei essere una fata.
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