𝟙𝟙. Il suo sorriso
(Importante! Vi prego di leggere la nota dell'autore a fondo pagina.
Grazie, buona lettura.)
Era la sera del 21 dicembre, l'esibizione sarebbe iniziata a momenti.
Brian era dietro le quinte assieme agli altri due ragazzi, sedeva su un baule ad accordare la sua chitarra, la Red Special.
La costruì con suo padre quando era più piccolo utilizzando del legno riciclato di quercia e mogano.
Si chiamava Red Special per ovvi motivi: Red per la colorazione del mogano, Special perché bhe, era speciale, non ne esistevano altre copie, era unica nel suo genere.
Roger e Freddie erano seduti accanto a lui, stavano parlando dell'ultima canzone dei Beatles o qualcosa del genere, non ne era certo, non stava seguendo per Intero la conversazione.
Stava provando a concentrarsi sul suo strumento per distrarsi, per evitare di farsi prendere troppo dall'ansia, ma non ci riusciva. Sentiva il battito cardiaco accelerare ad ogni secondo che passava, sudava freddo. Distolse lo sguardo dalla chitarra e sospirò portando la testa all'indietro. Non aveva mai suonato davanti a qualcuno che non fosse un suo famigliare o un suo amico. Desiderava farlo, ma aveva paura di sbagliare, di deludere gli altri e soprattutto sé stesso.
Sentì qualcuno afferargli la mano, il suo istinto fu quello di ritirarla, ma si voltò e non lo fece. Era la mano di Roger che lo teneva e con il pollice gli accarezzava il palmo. Il ragazzino gli dava le spalle, stava ancora parlando con Freddie mentre compiva quel gesto, probabilmente non voleva destare troppi sospetti. Quel contatto era proprio ciò di cui aveva bisogno, Brian si calmò e la sua espressione si ammorbidì. Lentamente intrecciò le sue dita con quelle del più piccolo e strinse con più forza. Non era molto, ma per lui era tutto, tutto quello che avrebbe potuto desiderare in quel momento, Roger.
Avrebbe voluto prendere il suo viso angelico tra le mani e sfiorare ogni singolo centimetro della sua candida pelle. Avrebbe voluto baciarlo, finché entrambi non sarebbero rimasti senza fiato persi nell'universo più infinito.
Ma non poteva.
La figura di un uomo comparve davanti ai ragazzi, interrompendo tutto ciò che stavano facendo. Il ricciolo ritirò velocemente la mano e la nascose nella tasca della giacca. Si trattava del titolare del bar, Jeffrey McCohnery. Era un uomo alto e robusto, aveva gli occhi chiari e qualche ruga in fronte. I suoi corti capelli castani ben pettinati all'indietro e la barba accuratamente tagliata, potevano far capire quanto ci tenesse al suo aspetto, forse un po' troppo per il gestore di un pub, ma tutto sommato era un bell'uomo.
"Voi siete i Queen, giusto?"
"In carne ed ossa."
Freddie allungò il braccio verso l'uomo che lo squadrò dall'alto al basso. Ci volle qualche secondo prima che ricambiasse la stretta.
"Ora tocca a voi, non deludetemi."
"Assolutamente no, spaccheremo tutto!"
Urlò Roger con un po' troppo entusiasmo.
L'uomo si girò verso il ricciolo in attesa che anche lui dicesse qualcosa.
Lo guardava e sembrava piuttosto scocciato.
"Non si preoccupi."
I tre ragazzi uscirono dalle quinte sotto lo sguardo critico del proprietario. Quando furono sul palco vennero accolti dagli esulti della folla.
Brian si posizionò sul lato destro del palco. C'era più gente di quella che si sarebbe aspettato, alcuni volti già lì aveva visti al campus, altri gli erano sconosciuti.
Il respiro si fece affannato. E se avesse sbagliato? Quei ragazzi lo avrebbero perseguitato a vita.
"Noi siamo i Queen!"
Urlò Freddie al microfono.
Il pubblico iniziò a mormorare qualcosa.
Ecco, lo sapeva, quel nome era troppo spinto.
"Io sono Freddie Mercury-"
Freddie Mercury? Il suo cognome è Bulsara.
"Alla batteria abbiamo Roger Taylor e alla chitarra Brian May."
All'udire del suo nome il ricciolo sobbalzò.
Freddie si girò verso il ricciolo in attesa che desse l'attacco.
Le mani iniziarono a tremare, sentiva un groppo in gola. I fari puntati su di loro parevano due forche incandescenti, iniziò a sudare.
La folla attendeva l'inizio dell'esibizione, lo guardavano ignari di ciò che stesse accadendo nella sua testa.
Li avrebbe delusi proprio come nel suo sogno, e proprio come nel suo sogno Roger lo avrebbe odiato.
Si voltò verso il biondino, aspettandosi che gli dicesse quanto facesse schifo, dell'errore che aveva fatto a fidarsi lui, di quanto fosse paranoico e schizzato. Che sarebbe DOVUTO SPARIRE PER SEMPRE! PERCHÉ NON SI MERITAVA DI SUONARE CON LORO! UN CODARDO DEL GENERE NON AVREBBE POTUTO FAR ALTRO CHE RIMANER CHIUSO NELLA SUA STANZA A LOGORARSI SUI LIBRI DEL FINCHÉ NON SAREBBE MORTO!
Ma non lo fece e gli sorrise. Il biondino gli sorrise con la semplicità di un bambino facendogli capire che era tutto soltanto nella sua testa.
Non avrebbe commesso lo stesso errore per la terza volta.
Brian iniziò a suonare e gli altri lo seguirono.
Le sue dita pizzicavano le corde con una spontaneità immane. Si sentì finalmente libero da quei pensieri opprimenti, riusciva a fare ciò che amava senza alcun problema.
E tutto per quel sorriso, quel dannato sorriso.
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"Grazie, grazie a tutti! Buone feste!"
I tre ragazzi tornarono dietro le quinte, ridevano, esultavano, tutto era andato a meraviglia. Ancora percorso dall'adrenalina, Brian fece una cosa che non avrebbe dovuto fare, non lì per lo meno: abbracciò Roger.
Sapeva che facendo così avrebbe destato sospetti, all'epoca non era cosa da tutti i giorni vedere due ragazzi che si abbracciavano, eppure sentì l'impulso di stringere a sé la persona che, a distanza di tempo, era riuscito a farlo vivere.
Il biondino venne colto di sorpresa, ma ricambiò subito il gesto affondando la testa nell'incavo del collo del più grande.
Le sue braccia avvolte lungo i fianchi del più piccolo lo tenevano e si rifiutavano di lasciarlo. No, perché avrebbe dovuto abbandonare ciò che lo rendeva felice? Sarebbe stato stupido.
"*Cough* *Cough*"
Brian aprì gli occhi per vedere Freddie proprio davanti a loro ad osservarli.
Aveva le braccia incrociate e sembrava piuttosto seccato.
Roger, anche lui accortosi della presenza del più grande, arrossì e interruppe il contatto.
Entrambi abbassarono lo sguardo sotto gli occhi infastiditi del ragazzo.
Non sapevano che fare.
Avrebbe dovuto immaginarsi che qualcuno li avrebbe visti, sembrava troppo bello per essere vero. Bhe, avrebbe sempre potuto dire che si trattava di un abbraccio amichevole.
"Conviviamo insieme da quattro mesi...!"
Urlò Freddie.
A Brian gelò il sangue e poteva dire che anche Roger non fosse particolarmente tranquillo, d'altronde li aveva appena scoperti. Cosa avrebbero fatto? L'unica cosa che sperava era che non fosse omofobo. Se fosse andato in giro a dirlo, avrebbero potuto correre dei guai seri.
"Davvero pensate di potermi escludere in questo modo!?"
Si avvicinò con l'indice puntato verso di loro, scrutando nei loro occhi sperando in un imminente crollo.
Ovviamente era loro amico, suonavano insieme in una band, aveva il diritto di sentirsi escluso. Prima o poi glielo avrebbero comunque detto, ma quello non era il momento era troppo presto.
"Anch'io voglio un abbraccio!"
Il ragazzo si lanciò verso gli altri due e li strinse in un caloroso abbraccio.
Brian tirò un sospiro di sollievo.
Falso allarme, fortunatamente.
Il moro si scansò. Aveva un'espressione euforica.
"Dovremmo festeggiare, tesori! Vi porto io in un locale. Ci state?"
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16-05-19
Ho una proposta: il 21 maggio è il Multicultural Day e per l'evento sto pensando di fare un capitolo con più lingue, tra le quali italiano, francese, inglese e spagnolo. Ho scelto queste, perché sono quelle che conosco e le più semplici da comprendere, tuttavia vorrei una vostra opinione a riguardo.
Vi piacerebbe?
In ogni caso, come ho già scritto nella bacheca dei messaggi/avvisi, questo periodo è pieno di verifiche dunque pubblicherò una volta a settimana in giorni variabili.
I drammi stanno per arrivare.
Love u.
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