Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

𝟚𝟝. Isolophilia

A John non piaceva fare i compiti, soprattutto se si trattava di poesia. Non capiva quale fosse il senso di attribuire un apparente significato a delle opere, facendone perdere tutta la misteriosità che si celava dietro di esse. Nonostante ciò la scuola era d'obbligo ed in ogni caso in quel momento non aveva nient'altro da fare.
Se fosse stato pomeriggio, si sarebbe esercitato a suonare il basso o avrebbe sicuramente ascoltato della musica, ma erano le 10.00 di mattina, Russell stava ancora dormendo e Brian era uscito ormai da mezz'ora. Dove andasse così presto di domenica mattina proprio non lo sapeva e nemmeno era interessato a saperlo.
Aveva capito che il ragazzo era ancora scosso per ciò che accadde la sera precedente (non che John fosse pienamente a conoscenza dei fatti), dunque temeva che domandando avrebbe interferito con il suo stesso quieto vivere.
E poi aveva già altri problemi a cui pensare.

Si voltò verso Russell: stava dormendo beatamente, un filo di bava gli colava dall'apice sinistro della bocca ed emetteva un fievole russare. Il giorno precedente non gli rivolse la parola per tutta la serata e nemmeno una volta tornati in stanza si degnò di parlargli. Ormai aveva appreso che quando faceva così era arrabbiato e John poteva chiaramente intuire il perché. Sinceramente, per quanto potesse sembrare egoista, John sperava che l'unico motivo per cui Russell non gli rivolse parola fosse che il ragazzo era troppo ubriaco per aprire bocca senza rischiare di vomitare. Sfortunatamente però Ross era tornato a casa a piedi e da solo, dunque era una supposizione pressoché irreale.

"Hai intenzione di rimanere a fissarmi ancora per molto?"
La voce rauca di Russell gli risuonò nelle  orecchie distogliendolo dalle sue riflessioni. Il ragazzo lo guardava, come se stesse aspettando una risposta, ma John, non avendone alcuna valida, decise di non aggravare la situazione, così si voltò e riprese a fare i compiti.

Si massaggiava incessantemente la tempia con i polpastrelli della mano sinistra. Provava a concentrarsi, ma i passi pesanti di Russell avanti e indietro per la stanza lo distraevano.

"Potevi dirmi che tornavi in stanza ieri."
John continuò a scarabocchiare parole a caso sul foglio ignorando l'affermazione rivoltagli pochi secondi prima.

"Ti ho cercato mezz'ora per tutto il locale per poi trovarti fuori dalla porta."
Poteva percepire lo sguardo severo di Russell sulla sua schiena. Picchiettava la biro sul tavolo non distogliendo lo sguardo dal libro.

"Gli altri dovevano andare così sono andato con loro."
Russell rimase in silenzio.

"Avresti potuto avvisarmi."

"Non c'era tempo, Roger stava male ed io non sapevo dove fossi."
Il ragazzo non rispose, ma rimase fermo dove si trovava. Un silenzio teso calò di punto in bianco sulla stanza.

"Tu sei affidato a me non a loro, tu devi stare con me non con loro."

"Li stavo aiutando."

"Non mi importa! Sono tornato ed eri lì fuori dalla porta da solo. E se qualcuno ti avesse visto? Peggio, se ti fosse successo qualcosa?"
Ross restò a guardarlo per qualche secondo con ancora un'espressione accigliata in viso. Poi si sedette sul bordo letto sospirando.

"John, io non voglio sembrare una specie di mamma severa, perché prima di tutto sono tuo amico, ma abbiamo un accordo, io, te e tuo cugino..."
Si passò una mano tra i capelli scompigliati tenendo lo sguardo fisso al pavimento. Il ricordo di suo cugino sembrò averlo turbato ulteriormente.

"E in questo periodo ti ho lasciato fin troppa corda. Prima di tutto a quel party non ci dovevamo andare, lo sai."

"Eppure ti sei divertito con quella ragazza, no?"

"Non tirare in mezzo Debbie."
Riprese:

"Non ci dovevamo andare, ma tu ti sei lasciato trasportare da Freddie. Non mi piace questa cosa, Freddie ti espone troppo e se espone troppo te, espone troppo anche me."
Il ragazzo si alzò dal letto e si diresse verso bagno, ma prima di entrarvici si fermò alla porta dove concluse il discorso.

"Tu sai cosa vuol dire, mi sono già messo in pericolo abbastanza. Trai le tue conclusioni."
Poi entrò in bagno e chiuse la porta.

John rimase immobile, seduto sulla sedia a fissare il muro avanti a sé. Russell aveva pienamente ragione, tutto ciò che aveva detto era corretto e John non avrebbe dovuto avere alcun motivo per provare anche solo un minimo di rancore nei suoi confronti. D'altronde Ross lo stava aiutando ad uscire da una situazione complicata, ad essere finalmente libero, eppure in quel momento si chiedeva se lo fosse davvero. Non poteva godere pienamente degli svaghi tipici dei suoi coetanei o uscire liberamente anche solo per un caffè; n'era valsa davvero la pena?

A tal proposito, scrisse un bigliettino per Russell avvisandolo che sarebbe andato a 'prendere delle cose al negozio' e in un men che non si dica, si ritrovò nel corridoio del dormitorio. Era sua abitudine scappare dalle situazioni sfavorevoli, lasciarsele alle spalle per credersi finalmente libero quando in realtà non faceva altro che legarsi lunghe catene alle caviglie che prima o poi lo avrebbero costretto a tornare in dietro per liberarsene.

Lo sapeva, mentre superava le porte delle camere, lo sapeva mentre con lo sguardo alto evitava gli altri studenti nel corridoio, lo sapeva quando si fermò davanti alla stanza 241, lo sapeva quando bussò, lo sapeva quando Freddie gli aprì.

"John? Cosa ci fai qui?"
Freddie era ovviamente stupito di vederlo, eppure non sembrava particolarmente gioioso, non come al solito, il che sconfortò leggermente John.

"Mi chiedevo se potessi restare qui per un po'..."
Il ragazzo esitò, poi fece un passo indietro e con un gesto del braccio lo invitò ad entrare.

"Sì, ovvio, mettiti comodo. Stavo giusto lavorando ad una nuova canzone."

La stanza era ben più ordinata dall'ultima volta che il ragazzo la vide, era più fresca, probabilmente perché Freddie aveva appena fatto girare l'aria. L'ambiente era incredibilmente calmo. Roger non c'era, non poteva essere in bagno perché, la porta era aperta e nemmeno in cucina. Anche lui doveva essere uscito presto quella mattina, chissà, forse si era incontrato con Brian: non sarebbe particolarmente incredibile, quei due sembravano abbastanza legati.

"Tutto ok? Perché questa improvvisa visita?"

"Mi stavo annoiando, così ho pensato di venire a trovarti."

"Oh...mi sento onorato."
Freddie superò John, che in quel momento si trovava al centro della stanza, e si sdraiò sul letto singolo accanto alla parete.

"Quando scrivo mi piace stare sdraiato, così sto comodo e mi arriva più sangue al cervello... credo."
Prese un taccuino in cuoio che aveva lasciato sul cuscino e con la matita tra le mani, iniziò a sfogliarne le pagine. Il cantante indossava una leggera maglietta bianca in lino che lasciava intravedere la canottiera, i pantaloni neri della tuta larghi alla caviglia coprivano una parte dei lunghi calzini neri che portava ai piedi. Quell'alternanza di bianco e nero gli donava particolarmente, lo faceva sembrare più giovane, ma allo stesso tempo maturo, come l'accostarsi di due personalità opposte.

"Vieni sdraiati accanto a me."
John esitò. Come già noto, egli era un ragazzo timido e piuttosto introverso, per il più delle volte prediligeva la solitudine e trovava essenziale il proprio spazio vitale.
Tuttavia, seppur lui avesse sempre favorito la solitudine, in quell'occasione si rifugiò istintivamente da Freddie. Era strano, certo, non avrebbe sicuramente provato a parlargli della sua situazione, ne tanto meno avrebbe provato a cercare alcun tipo di consolazione da parte sua. Eppure era lì. Allora tanto valeva stare da Freddie per un motivo valido o quanto meno utile.

John si tolse le scarpe, per evitare di sporcare il piumone, e le posò ai piedi del letto. Era ancora in tempo a sedersi sulla sedia ed evitare una possibile situazione di imbarazzo, ma aveva paura di ferire il ragazzo così cautamente si sdraiò accanto a lui.

"Ho iniziato questa canzone pochi giorni fa, ma sono già a buon punto. Sai spesso mi vengono in mente nei modi più assurdi tipo..."

John era in bilico sul bordo del letto, rischiava di cadere, ma per quanto fosse intimorito, la sua principale preoccupazione stava nel sottrarsi a qualsiasi tipo di contatto fisico con Freddie. Ovviamente non era Freddie stesso il problema, semplicemente stare troppo vicino ad una persona lo metteva a disagio, poiché sentiva d'essere estremamente esposto e di conseguenza vulnerabile.

"Tu scrivi canzoni?"

"Sì, non mi piace farle leggere."

"Perché? Secondo me sarebbero splendide."

"Perché sarebbe come cedere una parte di me."
Freddie ammutolì.

"Non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista."
Il ragazzo riprese a sfogliare le pagine del suo taccuino, soffermandosi talvolta su dei testi, tra le righe dei quali forse confidava di trovare una risposta. Nel profondo John sperava che Freddie non la trovasse, infatti era interessante osservarlo riflettere, soprattutto quando faceva quel suo personale movimento con le labbra. Forse era strano, ma per John le persone parlavano di più quando stavano zitte.

"Ma forse così facendo ti liberi da un peso, non trovi? Alla fine quando si scrive lo si fa per dare sfogo alle proprie emozioni, qualunque esse siano."

"Hai ragione, ma se poi qualcuno dovesse prendersi gioco delle mie emozioni, allora mi ritroverei con un peso ancora più gravoso."

"Vorrei poter smentire ciò che hai detto, ma è fin troppo vero. Direi però che a questo punto la decisione sta a te, puoi scegliere: o lasci le tue emozioni nelle grinfie degli altri o te ne riappropri continuando a fare ciò per cui ti senti bene."

Non vi era dubbio, che se fosse stato così semplice John l'avrebbe fatto più che volentieri. Freddie era un po' troppo ottimista, non che a John dispiacesse, anzi, talvolta invidiava la positività con la quale il ragazzo coglieva le opportunità. Ammirava la sua innata naturalezza e stimava la sua sicurezza. Stando con lui, anche John si sentiva più fiducioso; era una sensazione insolita, non gli capitava spesso di sentirsi così sicuro in ambienti esterni al suo.

"Credo che dovresti avere più autostima di te stesso, se potessi ti darei un po' della mia esuberanza, ma sai com'è, è un'arte che si sviluppa nel tempo."

"Tu dici? Io sto bene così."

"Allora perché continui ad evitare il mio sguardo?"
Questa volta fu John ad ammutolire. Non si aspettava che Freddie fosse un così attento osservatore, era intrigante certamente, ma in quel momento la paura che potesse leggerlo era ben più angosciante.

Ad un certo punto Freddie si drizzò e con un balzo riuscì a scavalcare John appena sfiorandolo. Prese la mano del ragazzo, facendo alzare dal letto e lo condusse in bagno dove lo posizionò davanti allo specchio. John non sapeva cosa aspettarsi, era lì immobile davanti allo specchio, il suo riflesso e Freddie lo fissavano incessantemente come se si aspettassero qualcosa da lui.

"Dimmi cosa vedi."

"Me?"
Freddie roteò gli occhi.

"Me con i capelli spettinati?"

"Io ci vedo un ragazzo profondo, timido, ma simpatico, un ottimo bassista- "

"Freddie, non dire così, tu non mi conosci."
Freddie sbuffò.

"No, tu non mi conosci, tu non sai nulla di me."

"Allora lascia che io ti conosca."

"Non farmi promettere cose che so di non poter mantenere."

"Perché non puoi? Chi te lo impedisce? Solo te stesso e nessun-"
Freddie si bloccò improvvisamente. Finché ad un certo punto il cantante si voltò di scatto ed uscì dalla camera.
John lo seguì istintivamente, seppur non a conoscenza delle intenzioni del ragazzo.

"D-dove stai andando?"
Lo ignorò ed imboccò il primo corridoio a destra. Freddie camminava a passo spedito senza mai voltarsi, le mani strette in pugni oscillavano avanti e in dietro coordinate ai passi. Era incredibile come il suo viso, disteso e sereno, si contrapponesse perfettamente all'impetuosità della sua stessa camminata.
John faticava a stargli dietro, inoltre si trovava in uno stato di totale confusione il che non faceva altro che aggravare il suo brutto presentimento: Omettendo il fatto che egli non potesse stare in corridoio di principio, non aveva la ben che minima idea di dove stesse andando Freddie; John temeva che il ragazzo avrebbe combinato qualche sciocchezza, trascinando anche lui in problemi inutili che non lo riguardavano. Eppure questo suo presagio lo interessava molto più di quel che pensasse, bastò che Freddie si ritrovasse a 40m dalla sua stanza, perché egli lo realizzasse.

"Freddie, ti prego no!"
Se Freddie fosse andato da Russell, allora quello avrebbe capito che John si era rifugiato da lui e certamente non gliela avrebbe fatta passare liscia.
In quel momento a John non importava di quante fossero le persone nel corridoio, non avrebbe lasciato il suo destino ancora nei voleri di qualcun altro; così si lanciò verso Freddie e lo afferrò violentemente per il braccio.

"Fermati, non farlo, mi rovinerai."
John riuscì a fermarlo tenendolo saldamente per il braccio e senza alcuna intenzione di mollarlo. Lentamente Freddie si voltò incrociando lo sguardo del più giovane. I suoi occhi parlavano chiaro: era deluso, rammaricato; se in quel momento Freddie gli avesse sputato addosso, John non se ne sarebbe stupito, anzi, probabilmente se lo meritava. D'altronde era andato da lui, era stato accolto e tutto ciò che gli aveva dato in cambio furono risposte vaghe e acide. Gli aveva mentito sin dall'inizio e ancora si ostinava a mentirgli pur sapendo che forse Freddie voleva realmente essere suo amico. La verità era che John non si meritava nemmeno un briciolo della sua pietà, non poteva pretendere nulla da lui, soprattutto in quel momento.

Abbandonò lentamente la presa, lasciando che Freddie fosse libero di andare, ma quello non se ne andava, rimaneva lì a fissarlo. John iniziò a sentire gli occhi bruciargli sempre di più, si mordeva l'interno guancia per trattenere le lacrime e più gli occhi si riempivano e la vista si appannava, più lui serrava i denti, finché la mandibola non iniziò a cedere e, quando Freddie lo strinse tra le sue braccia, egli si abbandonò ad un silenzioso, ma sofferente pianto.

____________
23-12-19

Ciao,
In realtà non ho nulla di nuovo da dire, se non che mancano tipo 3/4 capitoli alla fine. Ci tengo però a consigliarvi di leggere "Norwegian Wood" di Haruki Murakami, è davvero suggestivo e gli scenari proposti interessanti. Per il prossimo capitolo (che ho già cominciato a scrivere) l'obbiettivo da raggiungere è lo stesso dell'altra volta (30 stars). Spero vi sia piaciuto, probabilmente durante le vacanze avrò più tempo per scrivere, anche perché, come sapete, io ho ispirazione solo verso tarda sera, quindi nei giorni scolastici mi risulta un sacco impegnativo. 
Love ya.

Piccolo meme tema natalizio:

Posso immaginarli.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro