94- Solo per sentirmi tua
"Amarsi un po'
È un po' fiorire
Aiuta sai
A non morire
Senza nascondersi
Manifestandosi
Si può eludere
La solitudine
(...)
Ma quanti ostacoli
E sofferenze e poi
Sconforti e lacrime
Per diventare noi
Veramente noi
Uniti
Indivisibili
Vicini
Ma irraggiungibili."
Lucio Battisti - Amarsi un po'
P.O.V.
Amy
Da dietro il vetro opacizzato di questa vecchia fotografia, i genitori di Ercole guardando l'obbiettivo in espressioni sorridenti. Non li avevo mai visti tanto da vicino ma devo dire che certi tratti dei loro volti sono palesemente presenti in lui. Dovrebbe andare fiero, il mio amico, di preservare in questo modo il loro ricordo.
«Ma si può sapere dove hai trovato degli stivali di gomma tanto vecchi? E poi cosa dovete farci?»
La voce piena di sorpresa di Lèa si intromette tra me ed il mio amico non appena questi giunge fino alla sedia della cucina, accanto alla credenza. Svetta un sorriso birichino, a suo modo infantile ma ilare, mentre è intento a passarmi il mio paio di calzature per poi vestire il suo.
«Andiamo a lavoro, mia dolce Lèa.»
«Oggi? In un giorno di festa?»
«Io e Amy abbiamo bisogno di passare una giornata tranquilli, schiarendoci i pensieri.»
«Siete matti... con tutto il fango che c'è la fuori...»
«Per questo gli stivali in gomma» reggo il gioco al mio amico, sorridendo a lei mentre mi fissa con le mani sui fianchi, alla stregua di una preoccupata mamma. E forse preoccupata lo è davvero, visto il modo con cui si prepara a rimproverarmi.
«Tu nemmeno dovresti uscire! La tua ferita non è del tutto guarita e poi gli stivali di gomma per proteggerti dal fango e metti quell'abito?»
Guardo verso il basso il vestiario che Lèa indica con tanto giudizio, stringendomi nelle spalle.
«Non ci sarà nessuno ad aiutarci, saremo soli ed a Ercole non importa che cosa metto.»
«Eccome se non mi importa, con tutto il lavoro che c'è da fare non alzerò la testa da terra!» Lo dice con una sorta di fiero orgoglio, nemmeno celato.
«Ma è bianco, Amy, lo rovinerai.»
«Se si rovina lo lavo di nuovo, Lèa. È il più leggero che ho e l'unico con cui sto comoda. La pioggia ha lasciato anche l'afa nell'aria per cui può esserci tutto il fango che vuoi.»
«D'accordo, siete due testardi, mi arrendo! Fatemi solo sapere se va tutto bene. Ho già due bambine in casa e nemmeno un po' di tempo per preoccuparmi per voi.»
«Ricevuto, cara» le dice Ercole rialzandosi in piedi e schioccandole sulle labbra un veloce bacio. Lèa mi fissa, aspettandosi che faccia desistere il suo uomo dal procedere. Niente da fare.
«Ricevuto, Lèa.»
Solleva gli occhi al cielo ma ci lascia andare.
Adoro averla vinta, penso, uscendo dalla loro casa, però è vero che quest'abito non è adatto.
Ad ogni modo è anche vero quanto poco mi importi, nonostante quanta carne il cotone possa mostrare. Non ha spalline ma solo laccetti, il che è un grosso punto a suo favore visto il caldo, termina alle ginocchia, non dandomi così modo di inciampare nel tessuto, e per finire mi veste pure bene. Ho deciso di lasciar perdere persino il reggiseno, pura libertà!, e lo scollo o il tessuto non lasciano intravedere niente. Totalmente approvato, anche se niente si vedrà quanto i miei giganteschi e rossi scarponi.
«Non hai risposto a Lèa: dove li hai trovati?»
«Erano dei miei genitori. Vesti il piede di mio padre.»
Sgrano gli occhi alla notizia. «Seriamente?»
Ercole scoppia a ridere. «No, sono quelli di mia madre ma sembra che sia come ti ho detto. Sei tanto piccola da farli apparire enormi.»
Gonfio le guance, ricolma di rabbia, senza esentarmi dal colpirlo con le mie parole di sfida.
«Vedrai quando ti avrò battuto a fine giornata!»
«La nostra scommessa su chi terminerà prima la sua parte inizierà solo se ci imparerai a camminare.»
«Non continuare, altrimenti proseguo scalza.»
Ride ancora, gettando la testa all'indietro, facendomi rendere conto di quanto ad entrambi serva questa pausa.
La Garcia è silenziosa non appena la raggiungiamo ed ha un aspetto gentile nel bagliore del giorno, visto come i raggi si affacciano ad illuminarne i colli. Respiro l'aria pulita di questa giornata, non ricordando affatto l'ultima volta in cui era piovuto tanto. Il mondo appare più pulito, in un certo qual modo, visto come il temporale sia riuscito a portare per sempre via i ricordi della cenere e del fuoco.
Forse anche Ercole è della stessa idea, perché con un sorriso che ha un che di partenza per la nostra avventura si carica la pala su una spalla e prosegue a camminare dritto per i terreni in suo possesso, secondo quanto sancito dall'accordo con Cedric. Spero davvero che un giorno tutta la sua pazienza e la sua dedizione al lavoro lo portino ad avere una vita completa e felice con Lèa, perché entrambi la meritano. E che allo stesso tempo il mio amico si sappia rendere conto di quanto anche lei abbia bisogno di lui, prima ancora del raccolto. Sghignazzo a questo ultimo pensiero che definisce la sola pecca del suo carattere ed il suono lo fa voltare solo per un breve istante, avendo un che di apparente sfida o provocazione, prima di esortarlo a procedere oltre.
Rimango sola su questa terra difficile da trattare, con i miei scarponi in gomma e la fierezza di chi ha trovato la valvola per uno sfogo.
Avanti, iniziamo.
******
Con il sole diretto sulla fronte e le mani a tentare di salvaguardare ciò che c'è di coltivabile nella terra mi domando come abbia potuto riservare allo studio e allo sforzo mentale tutto il potere che ero solita attribuirgli. Certo, la cultura è importante ma forse divenire qualcuno in ambito professionale, dentro dei reparti che rendono le persone grigie e tristi, mosse solo dal bisogno di fare qualcosa per guadagnare denaro, non è da tutti, specie non è da me che mai sono stata incline o ligie alle regole.
Immagino, mentre mi prendo cura di questo terreno che odio per le sue difficoltà almeno quanto lo amo, di aver pensato più agli altri che a me stessa e a ciò che mi piaceva fare. Mai come adesso sono stata in grado di liberare la mente tanto bene e credo che sia questo il risultato di svolgere un lavoro che ti piace nel momento in cui hai bisogno di aggrapparti ad esso, per non cadere nel resto.
E d'altronde, dove altro si poteva trovare il mio posto nel mondo se non nel solo luogo proibito da mia madre?
Mi viene da sorridere al pensiero, ma dopo mi ricordo di quello che mi ha fatto e ritorno triste.
«Prima sorridi e poi ti incupisci. Non stai bene o stai pensando a me?»
Parentesi data dal quieto lavoro e sforzo nei campi annullata dal solo tono canzonatorio della sua voce.
«Non significano la stessa cosa?» Ribatto aspra, continuando a rimanere accucciata verso il terreno, senza posare le ginocchia a terra. Nonostante sia riuscita a bonificarne una buona parte, il risultato della pioggia è ancora visibile e rende il terriccio melma.
«Così mi ferisci...» sussurra per cui volto la testa verso di lui per poter verificare quanto sia vero.
No, non lo è affatto perché Cedric sta sorridendo, rimanendo con le braccia incrociate ed il corpo appoggiato all'altezza fianchi contro un tavolo, sotto l'unica tettoia presente nell'arco di chilometri. Tento di non far caso alla sua bellezza, evitando di ricambiare lo sguardo con cui sta setacciando il mio corpo, rimanendo seria in questo confronto.
«Sei piuttosto comica...» riferisce, continuando a sorridere ed osservando la mia furia. Mi alzo in piedi, quasi credendo di incutere terrore posando le mani sui fianchi, ma lui continua ad osservarmi con una forma di astuta dolcezza in grado di farmi desistere dal commentare. «Hai persino del terriccio in faccia...»
«Sei venuto qui per farti beffe di me?» Riesco finalmente a dire, solo per riuscire a reagire ai suoi sguardi.
«Non mi aspettavo certo di trovarti in questa tenuta, anzi non pensavo di trovarti affatto. Non è giorno di riposo?»
«Ercole ed io abbiamo deciso di venire lo stesso.»
«Ed ora lui dove è?»
«Nella parte della terra che gli hai affidato.»
«Mh, anche lui con questi stivali in gomma?»
«Erano di suo padre e di sua madre.»
Finalmente questo scontro diretto trova un attimo di pace, visto che Cedric arriva a riflettere sulle mie parole.
Assurdo, abbiamo appena iniziato a parlare ma avverto come il bisogno di tagliare già corto.
È questa la vera consistenza del disagio? Con lui non l'avevo mai sperimentato.
«Sapevo che ti voleva molto bene, non aveva lasciato toccare ancora a nessuno quegli stivali.»
«Qualcuno ci tiene a me, sì.»
Adesso la sua bocca si spalanca mostrando tutta la costellazione dei suoi denti bianchi. Per poco ho un mancamento dovuto alla vista dell'allegria che trasmettono e che quasi mi comanda di essere ricambiata.
«Ancora arrabbiata per quello che ci siamo detti ieri?»
«Tu non sembri esserlo.»
«Mi è piaciuta come è iniziata quella discussione. Ancora di più, come è finita. Chi se lo aspettava che vederti strappare un foglio sarebbe stato tanto eccitante. Forse, è perché desideravo vedertelo fare da quando studiavamo insieme...»
Le sue braccia si sciolgono mentre la sua voce corre nell'aria, accarezzandomi come fa il suo sguardo non appena parte ad incedere. La mia certezza traballa.
«Che cosa stai facendo?» Riesco a malapena a chiedere, con le mani bloccate sui fianchi non per altezzosità ma per immobilità.
«Sto realizzando un tuo desiderio. Non mi avevi recentemente confessato quanto bramassi tornare a scherzare insieme, proprio come un tempo?»
Rispondere con grinta alle mie stesse parole è difficile, per questo motivo Cedric ha imparato bene a farsene scudo.
Vengo costretta ad inclinare la testa all'indietro per poter sorreggere il suo sguardo da vicino senza arretrare.
«E oltre che per scherzare con me, per quale altro motivo sei venuto qui?»
Si stringe nelle spalle, tenendo le mani intrecciate dietro la schiena ed il corpo leggermente ricurvo in avanti, preservando il sorriso.
«Anche a me piace uscire all'aria aperta, sai?»
«Per questo motivo hai scelto un posto in villeggiatura, per quando te ne andrai?» Ribatto, tentando in maniera inconscia di carpire delle informazioni sulla sua vita futura.
«O magari non parto più...»
Il cuore mi scivola di dosso fino a toccare terra, assieme alla mia grinta e alle mie braccia che si distendono lungo il corpo.
«Dici sul serio?» Ti prego, fa che sia vero.
Ma ancora una volta questo sbruffone si stringe nelle spalle, preservando il sorriso e così capisco il suo gioco.
«Non mi piace il tuo modo di scherzare» sibilo, riuscendo finalmente ad allontanarmi di qualche passo.
«Allora prova a dire tu qualcosa di davvero divertente.»
«Non mi viene a mente niente.»
«Rinunci facilmente.»
«Questa è una cosa che si potrebbe dire su di te» commento, voltandomi verso di lui. «Non su di me.»
Colpito e affondato! La mia soddisfazione direi che è piuttosto visibile ma è curioso come non si macchi, stavolta, di cattiveria. Credo che il merito sia dovuto alla consapevolezza che ci stiamo punzecchiando e dal fatto che Cedric stia ancora sorridendo, quasi ridendo dentro di se. Incide molto sul mio atteggiamento, il suo, perché avverto come un legame vincolarci in un magnetismo di reazioni corrisposte.
«D'accordo, allora, cambiamo argomento...»
«In verità preferirei continuare a lavorare tranquilla. C'era pace prima che arrivassi tu.»
«Questo si potrebbe dire su di te, non su di me.»
Dannazione a questo suo nuovo modo di utilizzare contro di me le mie stesse parole e al divertimento che questo mi provoca.
«Era tutto molto più tranquillo prima che arrivassi, sai?» Continua a riferirmi, recuperando con lentezza la distanza che tra noi ho provato ad interporre.
«Ci credo, tutti ti odiavano. Potevi vivere nella solitudine della tua torre d'avorio.»
«Non ho detto che lo amassi, solo che era più tranquillo. Mi scoccia dirlo ma l'amicizia di Ercole mi era mancata.»
Annuisco con una traballante certezza, non volendo far intendere quanto per me siano stati giorni bui. «Non mi chiedi che cosa pensassi su di te, in quel periodo?»
«So già che cosa pensavi, me lo hai detto chiaramente. Credevi che stessi vivendo tutto alla grande con il mio professore.»
«No, quei pensieri sono insorti solo in un primo momento. Nei mesi successivi mi sono chiesto come sia potuto esserti stato tanto facile lasciarmi.»
La sua sincerità mi distrugge, tanto da costringermi ad imitarla. «Non è stato facile» gli dico, per poi schiarirmi la voce qualche attimo dopo, essendomi persa nel suo sguardo, in modo da riprendere padronanza di me. «Questi non sono argomenti divertenti.»
«Hai ragione, scusami.»
I miei occhi sgranano, davvero, dal divertimento ora. «Non ti sento scusarti da una vita.»
«Mi stai dipingendo come un mostro, lo sai? E poi non è vero. Mi sono scusato con te per aver litigato, durante il nostro viaggio, quando eravamo in macchina e pioveva.»
«Allora è probabile che le tue scuse vengano concesse solo nell'eccezionalità di quell'evento atmosferico» commento, dando un occhio verso terra per rendere evidenti le conseguenze di tale disastro.
«Era un pensiero sciocco il tuo, lo sai?» Chiedo dopo qualche attimo, in riferimento a ciò che mi aveva confessato essere stato il suo tormento.
«Può darsi, ma non ho mai pensato fosse una bugia.»
«Lo era.»
«D'accordo.»
Soddisfatta dal suo nuovo modo di interagire con me, taccio e proseguo lungo questo crinale, avvertendo i suoi passi avanzare al seguito.
«Credo che a renderti tanto divertente sia l'altezza degli stivali, anche se non sottovaluterei l'inadeguatezza del vestito...»
«Tu invece sei piuttosto elegante, vai in città?»
«Vuoi venire con me?»
Ci penso sopra. «Mi lasceresti guidare la tua auto?»
«Ci hai preso gusto?»
«Guidare mi piace molto. Ecco una cosa a cui ho pensato, mentre ero separata da te» gli dico, continuando a procedere spedita per la mia strada al solo scopo di non voltarmi a fissarlo. «Ah! E per la cronaca, quella lettera che ho strappato me l'aveva nascosta mia madre. Prima di ieri non ero riuscita a leggerla ma non cambia niente, per me non aveva valore.»
«Non l'avevi ancora letta?» Mi domanda in confusione, rimanendo per pochi secondi distante da me. «E mi dici una cosa del genere con questo tono?»
«Te l'ho detto e pensavo di avertelo fatto capire: di quella lettera non me ne importa niente.»
«Ma a me sì! Tua madre te l'aveva nascosta?»
«Sì, per questo motivo io e lei abbiamo litigato» commento, per poi trovare la forza di voltarmi verso di lui che mi sta fissando sorpreso. Rincaro la dose. «E se ti ricordi è proprio quello che volevo evitare di fare, quando io e te ci siamo separati: allontanarmi da lei ed avere il contratto di tua nonna me lo avrebbe risparmiato ma ecco che ancora una volta si mette in mezzo! Non è più importante, però. Mia madre mi ha tradito ed io sono stanca di tutto questo odio.»
Non credo possa andare contro ad una affermazione simile, piuttosto credo che stia utilizzando questo silenzio per riuscire a riflettere: le azioni di mia madre ci hanno giocato un brutto scherzo ma è lui quello ad esserne maggiormente colpito, perché per me niente è cambiato. Mai avrei ereditato questa terra, in nessun caso. Nemmeno saprei da dove partire per potermene prendere cura per cui è lui il pazzo a credere che ne sarei stata capace. Anzi, a credere in me e nella mia capacità di fare cose che in generale non mi riguardano proprio. Pensarci è quasi da folli ma è come se avesse riposto in me sempre una sorta di fiducia.
«Allora, andiamo insieme in città?» Riprende a dire dopo qualche istante, avendo recuperato il contatto con i miei occhi. Sollevo un sopracciglio.
«Per finire in qualche bar a vederti rimorchiare una nuova tipa come perfetti compagni di camerata?»
«Quanta gente c'era oltre a noi in quel letto, ieri notte?»
«Non so, dimmelo tu» punzecchio, riflettendo su Sasha e su quante ragazze possano esserci state prima di lei. Scuote la testa con afflizione e un senso di sconvolto.
«Pazza...»
«Con te non ci vengo. Ho una scommessa in ballo con Ercole.»
«Nemmeno per passare un pomeriggio insieme?»
«Niente da fare.»
«Allora sarò costretto a rimanere.»
«Io non ti costringo proprio a niente!»
«In senso volontario non era ovvio?»
Rivolgo gli occhi al cielo in un modo del tutto arreso, non potendo certo costringerlo nemmeno ad andarsene se non è ciò che desidera.
Maledetto libero arbitrio e maledetto divertimento richiesto tra di noi.
«Perché ci tieni tanto a rimanere con me? Potresti fare molto altro... il tuo è solo un modo per rendermi meno doloroso l'addio?»
«Stare in tua compagnia mi tranquillizza, è per questo che sono qui.»
«Per me, invece, è l'esatto contrario» confesso, avvertendo l'erba divenire sempre più alta in questa crescita selvaggia in grado, sempre di più, di assorbirmi. «Quando mi sei vicino mi chiedo sempre che cosa farai. Come ti muoverai...»
Sto cercando un modo per potergli comunicare cosa intendo ma i fatti accorrono per primi a dimostrazione: arrestando i miei passi, nella confusione data dal volergli parlare in maniera il più possibile limpida, gli ho concesso il tempo per farsi sufficientemente vicino e così il cuore mi trema nell' accorgersi che è al mio fianco. Il mio volto riesce a comunicargli la sorpresa ed anche il dolore che sento e Cedric rimane ad osservare tutto. Per un istante pare come se i suoi occhi riescano a tradurre tutto ciò che provo.
«Non faccio niente di male, avvicinandomi...» sussurra, trovando il modo per rasserenarmi. La sua voce è da sempre il perfetto calmante. «Preferiresti che ti stessi lontana?»
Dopo quel bacio lasciato sulle sue labbra ieri, nonostante la rabbia, rispondere positivamente sarebbe ridicolo.
«Puoi restare ma evita di distrarmi.»
La soddisfazione è la sola cosa che riesco a scorgere del suo volto prima di tornare a fingere che ciò che prova quest'oggi non sia di mio interesse.
Forse lo fa apposta di continuare a scorrermi lo sguardo addosso, sapendo che lo avverto nonostante gli rivolga le spalle. Rende il convivere con tutto questo stressante e ai limiti dell'accettabile. Quello che vorrei fare sarebbe solo voltarmi verso di lui e baciarlo ma sono ancora arrabbiata.
«Sei folle, lo sai? Pensavi sul serio che potessi gestire tutto questo mondo da sola? Non ne ho le capacità.»
«Questo lo credi tu.»
«Mi idealizzi troppo.»
«Forse... è un rischio che si corre dopo aver pensato tanto a qualcuno.»
Credo proprio che lo faccia apposta.
Pensare che frasi del genere possano essere involontarie fa ancora più male.
Avverto la sua mano cercare la mia per poi stringerla, in un tocco lento che mi supplica di rallentare.
«Perché stai scappando da me?» Mormora piano, attendendo l'arrivo dei miei occhi nei suoi.
«Non è quello che intendevo fare...» replico in risposta, provando quasi del dolore non appena abbandona la presa delle sue dita, nascondendo la mano colpevole di quella carezza in una tasca del pantalone.
«Dico sul serio, solo non voglio andare in città» continuo a dire lentamente, scegliendo le mie parole con la giusta attenzione.
«Nemmeno io. Stavo solo cercando un modo per rimanere solo con te.»
«Siamo soli, adesso.»
Torna con precauzione a sorridere ma senza certezza. «Sembra sempre possa arrivare qualcuno da un momento all'altro... Halima, Ercole, Lèa...»
«Buon per me, in questo modo sarai costretto a fare il bravo e a non uccidermi, che poi era il desiderio che parevi avere quando ci siamo rivisti.»
Limpida e sincera, la mia voce riesce a sconvolgerlo ma anche a fargli allontanare la tristezza.
Scuote lento il capo in una negazione, prima di mormorare un:
«Sei veramente assurda.»
Dopodiché toglie quella traccia di terriccio dalla guancia, risollevando la mano che mi aveva nascosto.
Le labbra si separano in maniera automatica, forse per poter recuperare il giusto respiro, così come in maniera involontaria le sue pupille scorrono fino ad esse, soffermandosi ad osservare la mia bocca.
Per poco non traballo.
Dire in un momento del genere che la scorsa notte, per come sono riuscita a viverla, non avvertivo altri che noi sarebbe pericoloso quanto rassicurante al tempo stesso. La nuova me riuscirebbe ad affermarlo, animata come è dal coraggio, ma quando mi tocca così arrivo a non pensare e divengo di nuovo la ragazza di un tempo.
Cedric abbassa la mano con una sorta di sofferenza, rimanendo a fissarmi mentre lo noto deglutire aria a vuoto, facendo risalire e discendere il Pomo d'Adamo.
Bacerei quelle labbra e poi discenderei lungo quella piccola gobba...
Gli occhi di Cedric cercano aria, nell'espressione di un termine che possa indicare l'improvviso stato di malessere che pare averlo raggiunto. I miei pensieri erano tanto evidenti?
Lo vedo deglutire, spostare lo sguardo altrove per poi tornare a me, concentrato e serio.
«Allora, in cosa consiste la sfida contro Ercole?»
«Vince il primo che prima finisce di bonificare la sua parte di terra, vuoi aiutarmi?»
«Non sarebbe barare?»
«Lui non lo verrebbe a sapere...»
Non sembra esserne troppo convinto, ma dopo un istante risvolta le maniche della camicia provocando un mio enorme sorriso. Al vederlo, scoppia a ridere.
«Allora, io mi occupo di questo lato e tu di questo! Vedrai, per quanto velocemente lavori lo batteremo sicuramente!» Esclamo con entusiasmo, riprendendo il lavoro da dove lo avevo lasciato e vedendolo con la coda degli occhi imitare i miei movimenti.
È un bravo studente, apprende dopo poco. Una cosa che non avrei mai detto dopo tutti i pomeriggi duranti i quali ho provato ad insegnargli storia.
Procediamo per una buona mezz'ora senza dire una parola ma non appena torno a voltarmi verso di lui, decisa ad esordire con una frase divertente, lo noto pensieroso ed intento a fissarmi.
Il mio corpo in controluce rispetto al suo cattura la rifrazione del sole, scaldandomi la pelle attraverso gli abiti.
Ritrae lo sguardo, volta il viso di lato senza dire niente e mi permette così di fissarlo di rimando, in tutta la sua bellezza fuori portata.
Tento di non dare a vedere la mia distrazione, riprendendo a lavorare sforzandomi di sollevare il meno possibile verso di lui gli occhi fin tanto che la sua voce non ritorna.
«Non hai caldo con i capelli sciolti?»
«Perché me lo domandi?»
«Non li leghi mai.»
Quindi l'aveva notato...
Un breve quanto gentile ricordo torna a me e scompare, nella velocità di un attimo. Avverto ancora le sue mani intrecciate alle mie ciocche, i suoi polpastrelli che scorrono lenti sulle lunghezze...
«Ormai ci sono abituata.» La sua mancanza di ulteriore risposta conduce la mia certezza a traballare. «Non ti piace?»
«Sei molto femminile, anche quando non indossi abiti del genere. Immagino che anche altri ragazzi l'abbiano notato.»
«Non ho visto tutta questa affluenza di persone.»
Sorride. «Credimi, c'è. E in prima fila di fronte a tutti, Blake si erge con un sorriso.»
Stavolta è il mio silenzio a rendere Cedric irrequieto: lo noto da come si appoggia con entrambe le mani alla pala mentre è affossata nel terreno, guardandomi con un'apparente assenza di emozioni. «Si atteggia con arroganza, almeno che non lo stia facendo nella consapevolezza di aver vinto su tutti.»
Decido solo in questo momento che per quanto possa fargli male, la verità resta la scelta migliore.
«Ci siamo baciati, una volta soltanto.»
Tento di carpire i suoi sentimenti tramite ciò che trasmettono gli occhi ma ne riemergo a mani vuote.
«E ti è piaciuto?»
«No, non abbastanza.»
«"Abbastanza" per cosa?»
«Per farmi dimenticare di te.»
«D'accordo, basta con questa terra» lo sento bofonchiare, mollando la pala e arrivando fino a me. «Sai che una frase del genere non è di una ragazza arrabbiata?»
«Ho promesso a me stessa di essere sincera, dovresti essere felice.»
«E così non mi hai dimenticato e vuoi ancora divertirti con me, pur rimanendo arrabbiata?» Annuisco con convinzione portandolo a sorridere ma stavolta in un modo fin troppo furbo. «Ottimo, allora.»
La sua mano si libra nell'aria una seconda volta ed in un solo gesto mi spinge a cadere all'indietro per terra.
In un primo momento nemmeno capisco cosa stia accadendo.
La furia monta solo alla vista della sua soddisfazione, coronata da una posa rilassata mentre mi osserva dall'alto.
Verifico con una sola occhiata il disastro apportato alla bianca stoffa dell'abito prima di rivolgere a Cedric tutta la mia rabbia.
«Volevi rovinarlo da un pezzo, non è vero?»
«Era troppo bianco. E ti saresti dovuta legare i capelli, la melma è arrivata fino a lì» commenta chiudendo la frase con una risata che alimenta il mio odio.
«Li ho tenuti sciolti perché piacessero a te, idiota!»
Noto qualcosa cambiare appena nel suo sguardo: forse è intenerito da questa mia ultima frase, chi può dirlo?, perché comunque non mi importa. Dovrebbe essere solo uno scherzo ma immagino nasconda una rabbia latente, visto il commento sui capelli che tanto mette in unione l'interesse di altri ragazzi, in grado di porre in luce la mia, di rabbia, per tutto quello che mi ha fatto passare e per le cose che ancora non mi dice.
Eppure Cedric appare più rilassato, nonostante tutto. Quasi avesse imparato a convivere con simili emozioni e avesse ricavato da loro solo il meglio. Il contrario di quanto sia stata in grado di fare io.
«Dovrei sentirmi onorato...»
«Eccome se dovresti!»
«Vuoi una mano per rialzarti?»
La richiesta sembra essere sincera, così come la sua mano tesa. Dopo un attimo di esitazione la afferro ma poco dopo lo avverto mollare di proposito la presa e lasciarmi cadere una seconda volta a terra.
Il movimento lento con cui sollevo nuovamente verso di lui la testa può essere considerato alla pari di una di quelle scene slow motion all'interno di un film. Per questo motivo Cedric si piega in due dal gran ridere, indifferente a ciò che ha provocato.
Al diavolo il suo cavalleresco aiuto.
Non mi serve, faccio da sola! Per quanto sia difficile riuscire a piegare le gambe a causa degli alti scarponi.
Arrivata in piedi dinanzi a lui, dopo mosse degne del migliore equilibrista di un circo equestre, batto un pugno contro il suo petto, forte, tentando di sfogarmi in un solo gesto.
«Si può sapere perché ti diverti tanto, eh?»
«Perché sei buffa, Amelie.»
«Buttarmi a terra faceva così tanto ridere?»
«Eri troppo perfetta. Avresti attirato troppi sguardi.»
Capisco ormai come in quella comunione generica di persone delle quali avrei attirato l'attenzione, Cedric abbia posto anche se stesso in un ridicolo gioco in grado di basarsi su una sola regola: se la svilisco la controllo.
Questo è veramente assurdo, lo credo fermamente, per cui sono decisa a dimostrargli che non sono in grado di arrendermi e che per la verità lui possieda mentre controllo di quanto creda.
Gli volto le spalle ed inizio a camminare, riuscendo ad interporre tra noi una importante serie di passi.
«Adesso si può sapere dove vai?» Gli sento chiedermi, ma è troppo lontano. Inoltre, non voglio rispondergli.
Procedo spedita nella direzione che mi ero prefissata, percorrendo sentieri ed addentrandomi nella sterpaglia degli alberi presenti in un folto bosco.
La coltivazione dorata dei campi è ormai un antico ricordo nel regno dominato dall'odore di foglie secche ed aghi di pino, garantisce la vicinanza alla mia metà in grado di essere confermata dallo scorrere dell'acqua.
Ho raggiunto uno degli affluenti che si unisco al nostro lago, mio e di Francis, e la sua acqua è tanto limpida da far scorgere il fondale di sassi persino quando l'acqua diviene tanto profonda da scurire la cromia.
«Amelie, si può sapere che accidenti vuoi fare?»
Mi volto verso Cedric mentre questi giunge sempre più vicino e con sicurezza sfilo dai piedi i pesanti scarponi.
Lungo la riva i sassi risultano ardenti, vittime di un sole violento nato nelle ore precedenti.
Voglio lavarmi di dosso questa sporcizia in modo da fargli capire che era stato inutile lottare tanto per qualcosa di vano ed è per questo che entro all'interno del gelido torrente.
Un brivido corre veloce lungo la schiena a causa delle basse temperature e mi costringe a frizionare il corpo per creare un'abitudine, prima che la mente mi spinga verso una collisione violenta. Dandomi la spinta con la punta dei piedi su questo fondale, mi tuffo di testa e per un lungo momento vivo il sotterraneo mondo, fatto di rumori ovattati, che fa da pavimento a questo fiume.
Quando riemergo e torno a respirare, il fiato sulle labbra è la sola cosa che ancora mi lascia tremare mentre il sole accarezza il mio corpo umido e lo ristora, vedendo scivolare gocce di un salato sapore lungo le braccia.
Il vestito bianco è attaccato al mio corpo, aderente come una seconda pelle ma candido, ora.
Volgo la testa indietro per poter fissare Cedric rimasto a riva e dimostrargli la mia indipendenza ma l'espressione che trovo mi toglie il fiato.
Non è solo dolore o una forma di tristezza... c'è altro e lo capisco l'attimo dopo.
"«Stavo passeggiando dentro il bosco, nella rabbia di cercare un posto lontano dalla mia famiglia quando ti ho vista riemergere dall'acqua. Avevi un vestito completamente bianco, non so come ti sia preso di entrare con quello, che ricordo ti aderiva alla pelle quasi fosse trasparente. Quando ti sei rialzata sorridevi, avevi anche i capelli bagnati. Per un attimo ti sei voltata indietro e temevo che potessi avermi visto ma osservavi l'intorno, la scena che si era creata, ricca di sole.»
Sfiora le mie labbra con sguardo perso e mi sento tremare a quel contatto.
«Non ti avevo mai visto in quel modo, prima di quel momento e non intendo praticamente nuda, visto che nemmeno avevi il reggiseno... intendo, felice, quasi nel tuo mondo. Una specie di sirena che riemerge dall'acqua. Sembravi avere trovato il tuo scopo e la tua fonte di entusiasta tranquillità, proprio quello che cercavo io... che ho trovato, guardando te.»"
Sono entrata all'interno di questo torrente al solo scopo di dichiarare la mia indipendenza ma avevo risvegliato un antico ricordo che quasi mi fa venire voglia di piangere. Mi ha vista così il giorno in cui si era accorto di provare qualcosa per me. La stessa, identica, scena ricreata per pura casualità.
Gli ero sembrata inaccessibile, sola, isolata dal resto, inarrivabile... ma ora può raggiungermi.
Con la punta di una scarpa fa leva sul tallone dell'altra, sfilandosi le calzature per poi procedere verso di me.
Un veloce tuffo a braccia tese, testa riversa in avanti per entrare nell'acqua, in modo da accorciare le distanze tra noi e in poco meno di un attimo riemerge.
Il suo corpo si staglia di fronte al mio e accorcia con pochi passi la distanza che ancora ci separa.
Dopodiché, le sue mani mi circondano il viso, mi attirano a se, e famelica la sua bocca mi bacia con violenza.
Non è solo il desiderio a rendere spinto il contatto e a generare un calore violento al basso ventre ma anche il modo con cui bagnate le bocche scivolano l'una sull'altra in stoccate perfette.
Affondo le dita tra i suoi capelli mentre lo avverto stringermi i fianchi, rendermi sempre più vicina a sè. Afferrarmi in una stretta delle sue braccia ed impedirmi di andarmene.
Ha la maglietta blu cobalto ormai tendente al nero, aderente come è al corpo nell'essere stata appesantita dall'acqua, e contro essa i miei capezzoli sfregano, privi di divieti e spudorati nel ricercare calore.
Le sue labbra scendono, percorrendo il collo fino a raggiungerli ed in un attimo gli occhi mi si chiudono nell' avvertire la carezza della sua lingua e la trappola calda della sua bocca ma non è niente, niente, a confronto del bacio che posa lento sulla voglia caffellatte sul mio costato destro.
Credevo se ne fosse dimenticato ed invece non l'ha fatto.
Con una sola mossa, Cedric è ancora in grado di rafforzare il mio amore, facendolo vivere attraverso ricordi passati e speranze future.
Lo amo troppo e finalmente sono tra le sue braccia.
Richiamo la sua attenzione alla mia bocca, stringendogli la testa e sentendogli ripercorrere il mio corpo con le labbra mentre l'acqua ci lambisce i fianchi ed il sole si irradia sulla pelle. Sento freddo e caldo insieme. Una sorta di vertigine non appena riprendiamo a baciarci.
Ad occhi chiusi, stretta contro di lui, tremo nel ricambiare la sua passione esigente.
Nemmeno immagino come possa essersi sentito nel rivedermi come nei suoi ricordi ma la serietà è tornata tra noi, violenta nel richiedere di essere ascoltata.
Separandosi dalla mia bocca, Cedric rimane a fissarmi per qualche istante in viso prima di prendere la mia mano ed esortarmi a tornare a riva.
I vestiti sono tanto pesanti da farci procedere con fatica ma rimanendo indietro, alle sue spalle, con le nostre mani ancora unite tra loro riesco a vedere l'acqua che scivola lungo la sua pelle, increspandosi sulle pieghe della maglia, carezzando le spesse vene presenti sulle sue braccia...
Arrivati a riva si volta verso di me e riprende a baciarmi. Tento di accarezzarlo: il viso, il torace, il collo, le spalle ma le sue mani, posandosi sul mio sedere, mi esortano ad aggrapparmi a lui per cui lo faccio, intrecciandogli le braccia al collo.
Durante quest'azione i capezzoli tornano a strusciarsi contro il suo petto, tanto da farmi gemere disperata e costringerlo a sfilare dalle asole i laccetti dell'abito all'altezza dello scollo per riuscire a metterli a nudo.
Un suo morso e poi la sua lingua piatta contro. Non so che cosa preferire ma i miei fianchi si agitano contro i suoi, provocandolo in maniera involontaria.
Avanzando con me stretta addosso, appoggia la mia schiena alla corteccia di un secolare albero, riprendendo a baciarmi.
Non riesco a rimanere ferma, voglio sentire la sua pelle sulla mia. Gli sfilo di dosso la maglia, spedendola in un lancio lontano ed avvertendola cadere a terra in un colpo profondo, dopodiché struscio il seno contro la sua pelle nuda, continuando a ricambiare il bacio quasi in apnea.
Tutto questo è diverso dalla scorsa notte, anche se non saprei dire in che cosa. Il bisogno di aversi, toccarsi, amarsi è rimasto violento ma in qualche modo pare maggiormente necessario.
Scorro con le mani alla fibbia dei suoi pantaloni e mi intrometto in essi, accarezzandolo con una decisione che lo porta a gemere contro la mia bocca.
Dannazione, lo voglio così tanto...
Cedric rimane un'istante a guardarmi mentre continuo a toccarlo per poi farmi scendere dal suo corpo, allontanare dall'albero e distendere a terra. Non abbiamo tempo per lottare contro l'aderenza degli abiti: guardandomi negli occhi mi solleva l'abito lungo le cosce, tira il mio corpo dai fianchi più vicino a se, si distende sul mio corpo e mi fa sua. Riesco a vedere chiaramente l'inclinazione delle sue anche mentre mi entra dentro, la morbida curvatura del sedere che si intravede dal bordo dei jeans così come la sua ritirata e poi il suo più violento affondo.
Il fiato se ne va via, assieme ai colori, ai suoni, ai sapori facendo rimanere viva solo la pressione del ventre nel punto sul quale spinge in maniera perfetta. È questo che volevo ieri notte: la sua totale perdita di controllo che avrebbe risvegliato la ferocia della mia.
Affondo le unghie nella sua schiena nuda, in un tentativo di ricordargli ciò che provo.
Cazzo, è così bello...
Non riesco a rimanere ferma per cui mi muovo, mi dibatto contro di lui, tentando di provocarlo nonostante sia già persa.
Dalle sue scolpite labbra il suo respiro rotto mi accarezza mentre gli occhi brillanti, dalla pupilla dilatata, mi ricordano quanto poco ce ne sia bisogno.
Afferra i miei polsi in una mano, costringendomi a tenerli al di sopra della testa con una violenza per la quale provo solo gratitudine.
Rimango a fissarlo mentre ricambio la rottura del suo respiro, amando il colore di quell'iride che senza vergogna mi rivela ciò che prova. Poi un calore più forte al centro del ventre mi priva del tutto del controllo. Non ho redini con cui trattenere il mio corpo ma una sola scelta: lasciarmi andare.
Vengo in un lungo orgasmo mentre lui continua a spingere in me, accompagnando i suoi colpi con contrazioni tanto violente da fargli sgranare gli occhi.
«Cazzo, dimmi che scherzi» geme, prima di baciarmi ancora, soffocando i miei fremiti.
Non riesco a smettere di tremare, a smettere di stringerlo e ricambiare con violenza i suoi baci.
Non voglio darmi per vinta, persino quando non restano che un grumolo di sensazioni contro le quali battersi.
«Cazzo, Amy...» lo avverto sussurrare con disperazione mentre i suoi fianchi ancora si dibattono contro i miei. Vorrei non smettesse mai, tanto è bello ciò che mi sta facendo ma la resa è necessaria e deve essere totale.
Lo avverto chiaramente, con un affondo più forte dei precedenti, irrigidirsi dentro di me rimanendo vittima del suo stesso delirio. La sua bocca si spalanca in un grido muto mentre i suoi occhi sono fissi nei miei mentre finalmente si lascia andare.
Riesco ad essere osservatrice partecipe del suo abbandono, subendo le alterazioni, i fremiti, i bassi mormorii ricambiandoli allo stesso modo, arrivando così ad essere parte stessa di lui in una maniera inequivocabile.
Non riesco ancora a credere a quello che è successo ma il cuore vola in una propria tachicardia lasciandomi delirante nel pensare di rivolere tutto questo ancora.
Ancora una volta. Ti prego, ancora.
Cedric si sfila da me, continuando a respirare con fatica, dandomi l'improvvisa sensazione di liquido calore tra le cosce.
Non abbiamo nemmeno usato il preservativo.
Il pensiero lo raggiunge nello stesso istante mio e così solleva una mano per poter accarezzare il monte di Venere, poi più giù, dove ancora siamo uniti.
La mia schiena si arcua in una risposta automatica alle sue carezze arrivando ad attrarre il suo sguardo. Lo vedo riabbottonarsi l'attimo dopo i jeans con furia, senza sollevare del tutto la zip, incitandomi ad alzarmi con lui da questo pavimento di terra.
Ho le gambe che tremano, l'abito aderente e scoperto sul seno a rivelare sudore, morsi e gocce di cristallina acqua di sorgente. Vorrei riuscire a sistemarmi ma non ho ancora recuperato le forze ed inoltre Cedric non me ne offre il tempo.
«Vieni con me» mi dice, afferrando di nuovo la mia mano per poter procedere spediti insieme.
Stiamo raggiungendo casa di suo nonno, nel percorrere questa strada lo so per certo, per cui l'emozione di tornare distesi lungo quel letto simbolo anche lui del nostro amore è tanto forte da farmi credere di non farcela.
La stanchezza mi percorre ma è solo fisica. Solo un senso di piacevole affaticamento che lui riesce a mascherare fin troppo bene, nonostante il suo fiato sia ancora rotto.
Arrivati all'interno della casa, mi spoglia senza preamboli.
L'abito è ancora bagnato e pesante quando lo getta a terra, facendomi rendere conto della dimenticanza della sua maglietta che ancora lo vede a torso nudo. I capelli compatti e umidi nel colpirmi la schiena dopo essere ricaduti dallo scollo dell'abito rialzato ed ecco, dopo che mi sfila le mutandine, non ho nient'altro.
Cedric mi afferra per i polsi e mi costringe a sdraiarmi di colpo su letto, con lui che a seguito, dall'alto e con le ginocchia affondate sul materasso mentre si erge su di me, mi fissa con uno sguardo perso, quasi pieno di rabbia.
«È questo il momento in cui mi confessi di amarmi! Mi hai capito? A nessun altro, cazzo! Solo a me!»
Grida di colpo, facendomi rendere conto di una realtà che non avrei mai potuto valutare.
«Ci hai sentito?»
Credevo di essere sola con Ercole vicino a quel fuoco ma Cedric non mi offre alcuna conferma per screditare la mia tesi, continuando a procedere secondo la linea retta dei suoi personali pensieri.
«Non l'ho nemmeno toccata, Sasha. Credi sul serio che non sappia distinguere il tuo corpo dal suo?»
Un pesante masso si solleva dal mio petto, consentendomi di tornare a respirare a pieni polmoni.
Era stata solo la sua cattiveria a fargli fingere la notte in cui ci eravamo stretti, durante il nostro viaggio, pronunciando il nome di lei. Avevo creduto fosse dovuto ad un suo profondo affetto ma era solo una bugia.
«Wood ha provato a baciarmi, solo una volta. Mi ha accarezzato lungo il costato ed io l'ho respinto.»
«Perché?»
«Mi aveva ricordato te.» E non potevo permettere che mi toccasse sapendo di non appartenergli.
Alle mie parole, Cedric agisce con furbizia, orchestrando il modo per farmi del tutto perdere il controllo del mio battito.
Scende con la bocca mentre continua a guardarmi negli occhi, passando lungo il corso tra i miei seni per arrivare proprio al di sopra della voglia caffellatte. Ed è lei che bacia, con lentezza, scorrendo appena la lingua contro la mia pelle.
Sancisce come una sorta di timbro su ciò che gli appartiene, prima di risollevarsi in piedi e sfilarsi i jeans mentre è intento a fissarmi.
Vederlo spogliarsi, giacendo supina di fronte a lui, non ha prezzo specie perché sono libera di scorrere gli occhi lungo il suo corpo che diviene ogni volta più bello.
Ho voglia di baciarlo, la stessa avuta mentre la sua mano mi ripuliva dal terriccio la guancia per cui non mi proibisco più di farlo. Mi sollevo sulle ginocchia e gli arrivo di fronte, sporgendomi ed inclinando la testa per incontrare la sua bocca. Lo bacio per poi far discendere le labbra fino al pomo d'Adamo, che intrappolo tra esse.
Cedric mi solleva, permettendomi di aggrapparmi a lui. Posa un ginocchio dopo l'altro su questo materasso e ci costringe ad arrivare alla testiera. Sto continuando a baciare la sua pelle perfetta, con le braccia intrecciate al suo collo, quando con una rotazione calcolata si volta e siede, consentendomi di essere a cavalcioni su di lui.
Sollevo gli occhi nella sua direzione, domandandogli tacitamente quanto mi possa essere lecito.
Affonda le mani nei miei capelli, trascinandomi a se, in modo da poter guidare il nostro bacio.
Prima d'ora non ero mai stata così rilassata e così tesa al tempo stesso ma ho voglia di rendere questo momento perfetto, amarlo nel modo più sincero.
«Se davvero mi vuoi, allora dimostramelo» mi dice in una provocazione nemmeno velata, consapevoli come siamo entrambi della risalita di questo desiderio che presto si tramuterà in un vortice.
Ci tocchiamo, regalandoci nuovi baci e carezze, nuove mosse che sono io la sola a guidare finché il mio corpo non richiede che il suo.
Lo faccio mio notando, proprio come l'altra sera, quel modo bellissimo che ha di abbandonarsi a me e a ciò che prova, gettando la testa indietro ed esponendomi l'aritmia lungo la sua gola assieme alla sua resa totale.
Inclino i fianchi in più modi per decidere quali di essi possano risultare i migliori per fargli perdere presto questo confronto e li trovo con facilità, perché non è Cedric il solo ad aver compreso le dinamiche di un altro corpo.
Lo cavalco in un modo sfibrante, lasciandogli comprendere oggettivamente la portata del mio desiderio.
Una serie di mosse particolarmente profonde, oscene in un modo che solo l'amore riesce a non rendere osceno, lo costringe a serrare i denti per poter resistere ma non c'è bisogno che continui a ribellarsi tanto. Siamo entrambi già allo stremo delle forze e dopo una forte spinta di violenza la stanchezza ci raggiunge come la scia di una stella cadente. Veniamo costretti da noi stessi a non separarci ancora, non ancora!, mentre i corpi lottano per potersi entrambi ferire a morte.
Quell'incredibile pressione che mi aveva raggiunta poco prima torna nel mio ventre creando contrazioni che spingono Cedric ad una mancanza d'aria.
Le sue braccia si serrano intorno a me di colpo, nel tentativo di avermi ancora più vicina a questo stremo delle forze.
Avverto la sua bocca posarsi su una mia clavicola, la punta del suo naso poi scorrere lungo il collo quasi a respirare il mio profumo mentre io continuo a far passare su di lui le mani ovunque. La schiena, le spalle, il viso, il petto... niente mi basta, nemmeno lasciargli dei segni addosso. Nemmeno i morsi o la nostra violenza perché niente è sufficiente.
Credo sia questa la sensazione di insoddisfazione che si prova nei confronti di qualcuno che si desidera troppo.
È ovvio che sopraggiunga anche una sorta di rabbia ma è la brama a guidarla e l'amore vince su tutto.
Un'altra ondata di contrazioni nel mio corpo e quel gemito sulla bocca di Cedric. Il suo lamento è così sincero da farmi comprendere quanto tutto questo sia divenuto per entrambi troppo.
«Amy, io ti amo.»
Dirmelo in un momento simile... molti la valuterebbero come una semplice frase spinta dal delirio ma io ho scoperto che solo una volta raggiunto lo stremo delle forze Cedric arriva ad essere sincero. La sua resa è la caduta di tutti quegli scudi e quelle bugie che ci hanno tenuti divisi ed è per questo motivo che torno a baciarlo.
Mi mancano le parole. Per la verità vorrei piangere d ridere forte al tempo stesso ma sento i dolori correre ovunque mentre continuo a muovermi, senza l'intenzione affatto di smettere, specie ora che sono tanto vicina...
La mia mano tremando si abbatte di colpo contro il suo petto cercando sostengo mentre anche il resto del corpo vibra. Non riesco a frenarlo e nemmeno lo voglio, non avendo mai provato niente di simile.
Cedric mi sta fissando in adorazione, quasi non riuscendo a credere che possa ricreare questo miracolo ma io so che cosa è cambiato. È la parola chiave per poter descrivere ogni mio limite mentale ed il conoscerla garantisce a me stessa il pieno possesso del mio intero corpo.
Vengo tra le sue braccia in un grido che non riesco a trattenere e lo sento tentare di abbracciarmi ancora più forte, quasi a togliermi il respiro. Posare la fronte contro la mia clavicola destra mentre la sua bocca rimane spalancata in cerca d'aria, i suoi occhi chiudersi, il corpo tendersi fino a raggiungere il piacere dentro di me, ancora una volta.
Passo le dita tra i suoi capelli all'altezza della nuca, bagnati di sudore, tentando di cullarlo e amarlo in un unico gesto.
Il silenzio che ne consegue è tanto profondo da racchiudere tutto ciò che abbiamo fatto, assieme all'unione dei nostri respiri.
Quando mi solleva da se, adagiandomi di lato, è quasi una violenza. Il mio corpo protesta nell'operazione, facendo gemere la mia bocca in un lamento non appena si sottrae da me.
Fa finta di non farci caso e si solleva dal letto, compiendo l'operazione di cercare nuovi vestiti nel limitrofo intorno mentre le sue mani ancora tremano.
«D'accordo, avanti. Prendi le tue cose e sparisci da qui.»
Anche una frase del genere potrebbe essere interpretata diversamente da qualcun altro, ma io noto la sua esitazione e lo sforzo che compie di non rivolgermi contro lo sguardo. Dandomi la schiena, tentando di sollevare un ultimo scudo e lo scopo è quello di non rimanere ancora una volta ferito.
Ci siamo amanti, sembra pensare, ma ora che è troppo ed ho scoperto di amarla meglio fuggire via che ricevere ulteriore sofferenza.
Condanno me stessa per averlo spinto a credere a questa follia e nonostante le forze mi manchino mi sollevo da questo letto in modo da raggiungerlo.
Non importa quanto io abbia lottato da quando sono tornata. La pesantezza di questi lunghi mesi viene disintegrata dalla sua incertezza perché Cedric ha bisogno che glielo dica. Solo a lui, a nessun altro.
«Cedric...»
«Non ti dirò dove vado, è inutile che me lo chiedi.»
«Cedric» lo richiamo, arrivando a stringere il suo viso tra le mani in modo che guardi solo me. Dopo tutto ciò che ho fatto non posso permettere che si allontani ora. Non voglio che lo faccia... «Io ti amo.»
Quindi, per favore, smettila di scappare.
L'esitazione è ciò che domina la mia successiva azione, a causa della debolezza che mi ha raggiunta dopo il nostro scontro. Arrivo a pensare che potrei arrivare ad avere il cuore a pezzi se mi respingesse in un momento simile.
Provo a ripeterlo anche con i miei occhi: ti amo.
Ti amo. Ti amo. Ti amo.
Le nostre bocche si sfiorano mentre i corpi lentamente si intrecciano, rimanendo in piedi sulla metà di questa stanza, ancora nudi ma privi di assoluta vergogna.
Ti amo.
Ci baciamo con dolcezza, consumandoci a vicenda a causa di una rassicurazione necessaria da trovare l'uno nell'altra ed eccola qui, proprio tra di noi. Nessuno dei due vuole lasciare l'altro andare e non ha la forza per rimanere in piedi tanto a lungo.
Torno distesa lungo il materasso preservando la sua mano nella mia ed esortandolo a stendermisi addosso.
Con una dolcezza immortale lo fa, senza mantenere alcun tipo di distanza fisica o mentale, appoggiando i gomiti vicino alle mie spalle e circondandomi il viso con le sue braccia e mani, tenendomi al sicuro proprio come fa con il resto del corpo che si adagia sul mio.
Non penso potrei mai stancarmi di tutto questo.
«Non me ne vado» lo sento sussurrare contro la mia pelle dopo lunghi minuti di lente carezze.
Sorrido, continuando ad accarezzarlo.
«Grazie.»
«L'avevo già deciso dall'altra notte. Non posso allontanarmi da te.»
«Nemmeno io da te.»
«Chiunque altra lo avrebbe fatto.»
«Non sono "chiunque altra".»
«Questo lo so bene» mormora con una sorta di sconforto, continuando a stringermi e a baciarmi con lentezza. «Avrebbe reso tutto questo più semplice.»
«Non mi pento di niente» espiro, visto il suo bacio lento su un mio capezzolo che riempie di premure.
Non controllo le reazioni del mio corpo né come dichiari costantemente di avere bisogno del suo.
Cedric ne è affascinato, per cui continua a sfiorarlo come una provocazione, accompagnando i gesti alla sua voce.
«Fai l'amore in un modo diverso» mormora, al che sorrido.
«Provo piacere in un modo diverso»
«Ed è bello, Amy, ma non è solo quello. È come se fosse più intenso, come se tu fossi più intensa. Non so come spiegarlo.»
«Anche tu lo sei. Siamo cambiati.»
Lo intravedo sorridere, continuando con le sue carezze.
«In così pochi anni?»
«I più cruciali e li abbiamo passati divisi.»
«Non direi, ovunque mi voltassi tu eri lì, a fissarmi» sorrido del tormento che sono stata e l'azione lo esorta a fissarmi, facendo lo stesso. Dopodiché si fa serio. «Grazie... per non avermi abbandonato.»
È tornato finalmente da me, in tutta la sua dolcezza alla quale ha mescolato la maturità di questi anni. Non può rendersene sufficientemente conto ma ora più che mai ho bisogno di lui.
«Ti amo, Cedric. Sul serio, ti amo più di qualsiasi altra cosa.»
Ho bisogno che lo sappia e che lo capisca.
Finalmente sembra farlo perché si solleva dal mio seno e mi bacia, scorrendo la lingua in un modo lento, in una sorta di cura.
Passo le dita tra i suoi capelli, stringendo le ciocche tanto da distruggere la loro costante perfezione.
«Anche io ti amo. Da morire, quindi basta con questa distanza.» Sorrido, picchiettandogli con l'interno della coscia un suo fianco, come a dirgli che da qui non mi muovo e che siamo già abbastanza vicini. In risposta la sua mano vi scorre lungo, accarezzandomi la pelle nuda e percorsa di brividi mentre continua a fissarmi. «È veramente bello fare l'amore così.»
«Dovevo solo sentirmi tua. Nient'altro.»
Le mie parole si cementano nella sua testa che tenta di elaborarne l'immensa portata.
Nuovi baci e nuove carezze, strette, ci permettono di darle nuova vita in grado di crescere al di sotto di queste coperte.
Ore dopo, ancora nuda e stretta a lui, mi sollevo di scatto a sedere sul letto, trafitta da un pensiero.
«Che cosa c'è?» Mugola la sua voce piena di sonno a causa dello stato di drastica sonnolenza al quale abbiamo spinto i nostri corpi.
«Ho perso la scommessa con Ercole» dico ed è così che Cedric scoppia a ridere.
Mi volto verso di lui sorridendo e poi mando tutto al diavolo.
Torno sotto le coperte e riprendo a stringerlo, avvertendo il finale della sua dolce risata che si conclude in un lento bacio contro la mia pelle.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro