65- Il solo modo che ho di prometterti amore
"Si, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, più in là, più oltre.
Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, più oltre.
Al di là, ancora, più oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando nelle vene,
e non è me.
Al di là, più oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull'altra sponda di tutto
– per trovarti –
come fosse morire."
Pedro Salinas- Sì, al di là della gente ti cerco
P.O.V.
Amy
Credo di aver sempre tenuto in considerazione il significato nascosto dietro le cose o dietro gli oggetti.
Fiori, colori, non aveva importanza distinguerli in categorie se il messaggio che tentavano di trasmettere era tanto chiaro da non dover essere tradotto.
Ho, ad esempio, sempre amato vestirmi con qualcosa di rosso, che fosse anche solo un mero particolare. Non so rinunciarvi così come, nonostante il difficile carattere che indosso, non so rinunciare all'amore, o alla passione.
Era nato tutto per questo, in fondo.
Per un desiderio covato nell'animo di sentirsi finalmente vivi, e in quale altro modo se non nel contatto di un altro respiro?
Avevo vissuto momenti intensi con lui che non potrò mai dimenticare ma la paura li aveva recisi di netto, come steli di rosa.
Non sono più disposta a permetterle niente.
Il mio cuore lo sa ed ora anche la mia testa.
Non voglio che nient'altro si intrometta tra me e ciò che amo, c'è già fin troppo.
"Amore, ho ancora le chiavi della macchina!"
La voce di Sasha continua a rimbombarmi dentro, ferendomi senza controllo.
Che cosa mi aspettavo? È trascorso troppo tempo dall'ultima volta in cui io e Cedric ci siamo amati, ed è giusto che si sia costruito una nuova vita, è un suo diritto, l'accetto.
Solo che non sarei mai voluta venire a conoscenza di una simile intimità.
Forse le stava insegnando a guidare...
Mi va bene che si innamori, penso, sorridendo, purché non lo faccia affatto. Quanto sono patetica.
Ercole si affaccia sulla scena e mi trova seduta al tavolo della sua cucina, nel sole mattutino del giorno pronto a rischiarare il dolore che ho provato stanotte, rigirandomi nelle coperte.
«Avrei voluto saperlo» sussurro, per poi vedere lo sguardo del mio amico farsi triste mentre si appoggia con una spalla ad una delle pareti, a caccia di sostegno.
«Non la ama come amava te.»
«Di questo non puoi esserne certo. Lèa ha detto che a stento vi parlate.»
«Ed ha ragione ma non è questo l'importante: quella donna non fa per lui. Può non avere bisogno di una ragazza, adesso, Amy, quanto di un sostegno. Non hai idea di quanto ne necessiti e di come tu possa essere l'unica ad offriglielo. Ne ho parlato anche con Lèa... ed è per questo motivo che ci eravamo convinti di poterti aiutare.
Anche nell'ipotesi che non ti amasse...»
«Non me ne vado, Ercole» metto in chiaro, con il cuore resosi più pesante al centro del petto ma ancora deciso nelle proprie scelte. «Se è di me che ha bisogno per affrontare il lutto che ha subito allora non me ne andrò da nessuna parte. Gli permetterò di usarmi per la sua tristezza e la sua rabbia, non è importante a quale scopo. Non mi importa tornare ad essere una semplice conoscente o un'amica.
Desidero solo tornare a parlargli. Se il resto, impedito da queste situazioni, non è come immaginavo non importa.»
«Potrebbe non rivolgersi a te con rispetto...»
«Non è importante.»
«Sì, che lo è.»
«No, se è una bugia. Finché è ferito posso giustificarlo di tutto. Proverò a farlo...»
Ercole continua a fissarmi, cercando con dolcezza le proprie risposte.
«Sei sempre stata decisa, Amy, ma ti è successo qualcosa...»
Ticchetto le dita contro il tavolo, sforzandomi di sorridere.
«È solo che Cedric è la cosa più bella che mi sia capitata...»
Il mio amico non replica niente, capendo la sincerità nascosta nelle mie parole come l'accenno di dolore che trasudano, per tutto ciò che sono state costrette a subire.
«E che cosa farai oggi?»
Mi stringo nelle spalle, valutando le mie poche alternative. «Quello che mi spetta. Mi occuperò dei campi se occorre o del reparto finanziario. Non è un problema finché mi tengo occupata.»
«Non gli parlerai?»
«Non mi vuole vicino, adesso.»
«Questo lo sapevamo, quindi cosa farai? Ti terrai semplicemente in disparte?»
No, non è questo che voglio.
«Svolgerò il mio lavoro, lascerò che si abitui all'idea che io possa veramente rimanere qui. Glielo garantirò, restando. Se è l'uomo che credo essere diventato, allora proverà a parlarmi anche solo allo scopo di allontanarmi... mi auguro che lo faccia.»
Le braccia di Ercole si sciolgono dall'intreccio alla quale le aveva costrette, esordendo poi in un sospiro arreso che lo costringe a dichiarare come la resa.
«Spero tu possa essere preparata anche alla cattiveria che ti rivolgerà contro. Io non lo ero affatto.»
Credo che sia un desiderio di entrambi. Nonostante la mente si sia preparata ad ogni inconveniente ipotizzato, ieri era risultata già ferita anche solo da quel primo scontro.
Questo già a riflessione di quanto Cedric sia più che capace di farmi del male.
«Siete molto belli, tu e Lèa. Sembrate felici.»
A sentire il nome di lei, lo sguardo di Ercole si rischiara in un sorriso. «La amo molto.»
Mi perdo nell'interno di quella dolcezza. «Spero un giorno che anche noi possiamo dire lo stesso.»
«È ciò che mi auguro. Per entrambi.»
P.O.V.
Halima
Credo che sia vero che il tempo cambia le cose così come credo che altre, molto più semplicemente, siano costrette a ripetersi.
Mio fratello è cambiato molto, grazie al tempo. Si è riscoperto come la persona dei miei ricordi e vivere lontano da mio padre sembra fargli molto bene.
La collaborazione con la polizia, l'accettazione della pattuglia di protezione fin tanto che il distretto è stata in grado di garantirgliela e persino qualche accenno sporadico di un sorriso, in direzione mia come di Lèa. Già, sembra apprezzarla molto, condannato come si costringe ad essere all'interno di un dolore che può sopraffarlo.
Ci siamo sempre fatti molto male, desiderando l'impossibile, eppure sognare può non essere un crimine.
Lo capisco proprio per quegli eventi che si ripetono e che catturano il mio sguardo mentre mi camminano vicino.
Amy è tornata.
«Cerca di manifestare meno la tua sorpresa, altrimenti non riuscirà mai a re integrarsi del tutto» mi prende in giro Issa, continuando a occuparsi dei seminativi nel terreno.
«Credi che sia tornata sul serio?»
«Stai tranquilla, credo proprio che sia così. Hai già avuto modo di salutarla? Pensi che sia il caso che le confessi tutta la tua ammirazione?»
«Non osare nemmeno!»
Però è vero che la provo. Vedo in Amy l'esempio perfetto di donna e so che riderebbe se solo me lo sentisse dire. Lei non crede di essere perfetta affatto perché condanna i propri errori eppure io invece ritengo che siano proprio i suoi sbagli a renderla tanto coraggiosa e forte.
Senza essi non sarebbe mai in grado di migliorarsi e ci vuole una grande forza di volontà per tentare di mirare alla perfezione come pare fare, costantemente, lei.
Si era lasciata tutti noi alle spalle in un addio di un sabato pomeriggio.
Sapevamo tutti che la sua relazione con Cedric era terminata, ben prima della morte della nonna di lui, eppure non eravamo pronti a vederla andarsene.
Ho conosciuto anche Lèa con più attenzione, riscoprendo anche in lei un carattere forte, eppure è come se nessuno mi avesse segnata alla pari di Amy.
Si può dire lo stesso di quel principe divenuto bestia che controlla spasmodicamente lo stato delle sue proprietà?
Ricordavo Cedric come un uomo buono ma pare aver perso completamente la strada.
L'avvicinamento a quell'arpia, poi, non ha aggiustato di certo la sua rotta.
«Trasudi ammirazione da tutti i pori, mentre la guardi. Sarebbe inutile per me anche solo confessarglielo» continua a parlare Issa sorridendo e costringendomi a voltarmi verso di lui per poterlo sfidare apertamente.
«Vuoi finirla di prendermi in giro?»
«Che cosa ti piace tanto di lei? Non fraintendermi, le voglio moltissimo bene anche io ma tra lei e Francis ho sempre preferito la mente di lui.»
«Sa cosa vuole e come prenderselo» commento, tornando a fissarla mentre il sole si riflette sulla pelle nera mia e del mio amico, riscaldandoci i pensieri dirottati dal respiro fresco della mattinata.
«Non credo che sia una dote che ti manca, oppure sì...?»
Issa ha un modo tutto suo di insinuare le cose. Mescola le frasi con l'ironia, certo, ma le professa con la cadenza continua di momenti inopportuni che ti colgono di sorpresa.
Infatti, non è la prima volta che tira fuori questo discorso e so già dove voglia capitare.
«Ti fermo subito, prima che continui.»
«Allora, l'hai baciato?» Interviene però, molto prima di una mia qualsiasi prevenzione. Sollevo gli occhi al cielo.
«Chi?»
«Come chi? C'è anche l'imbarazzo della scelta, adesso? Marcus, chi altri. Devo farti di nuovo il ricapitolo della situazione? Marcus, il fratello di Nerissa, l'uomo che lavora al refettorio e lo stesso che si è occupato di Gyasi, a quanto pare avendo un profondo interesse per te. Tu vai lì, lo aiuti, e lui ti guarda con gli occhi dolci. Ed anche da tempo. Mesi fa, quando ti avevo chiesto di tornare a casa ed ero venuto a riprenderti lì mi avrebbe ucciso solo con uno sguardo, se solo avesse potuto.»
«Non ho bisogno di un uomo» gli faccio presente, ed il suo carattere burlone lo spinge a premersi una mano contro il petto quasi lo avessi trafitto.
«Ah! Questo mi ferisce.»
«Ma tu sei mio fratello. Ti sei dimenticato di questo?»
Stessa pelle. Stesso cuore. Me lo aveva detto un giorno, mentre gli preparavo scherzando la colazione dentro casa sua. Mi aveva fatta sorridere.
Peccato che adesso, però, lo sguardo di Issa punti ad altro e ci ricolleghi ad un argomento fin troppo spinoso da affrontare.
«Se io sono tuo fratello... vuol dire che devo andare d'amore e d'accordo anche con quello?»
Hasim è al centro del suo mirino, incosciente delle sue attenzioni e preciso nello svolgere il lavoro che gli compete, dandoci le spalle.
«No... non te lo chiederei mai» affermo, rimettendo in un attimo in gioco anche la violenza a Lèa a cui mio fratello ha dato vita. Siamo tutti profondamente collegati, ed il sangue è solo una mera questione.
Rapporti di amicizia, di amore, di complicità si divertono a rendere più complicata la nostra vita fino ad una similitudine di inverosimile.
«Bene, perché non ce la farei mai.»
«E secondo te Amy ce la farà? A riprendersi Cedric, intendo.»
Issa si arresta per un attimo, colpevole dell'arrivo di un nuovo pensiero. Quando mi osserva capisco immediatamente come il suo cervello stia mettendo in moto una sfida.
«Se ce la fa, allora tu andrai da Marcus a confessargli quello che provi?»
«Guarda che non provo ancora niente...»
«Allora a dirgli che sei semplicemente attratta da lui. Potrai non avere bisogno di un uomo ma ti fanno piacere le sue attenzioni, vero? Sai che tiene a te molto.»
Non rispondo, dal momento che è anche completamente inutile doverlo fare e così Issa si riprende, tornando all'argomento principale della nostra conversazione.
«Mia sorella mi ha confessato di aver assunto Amy in modo che rivesta parte degli incarichi che non ti spettano, e che prima erano a suo nome. Questo vuol dire che vi troverete a lavorare insieme, in certe occasioni. Magari puoi farti dare dalla tua fonte di ispirazione delle dritte, se le mie non bastano più.»
Sorrido del suo modo modesto di farsi da parte, escludendo del tutto l'idea che possa essere stato indifferente alle sue stesse parole.
«Mi fai già da mentore in un sacco di cose, no? Abbiamo degli arretrati riguardo alla musica, se non ricordo male...»
Il nero gigante sorride, scuotendo il capo e lasciando tintinnare i piccoli ciondoli aggrappati alle spille nel suo cappello di feltro, permettendomi di notare la particolare stravaganza del suo modo di vestire persino sul luogo di lavoro. Non ha rinunciato alla bandana verde e decorata appesa ad uno dei ganci in vita dei chiari jeans, dentro cui ha intrappolato la maglietta bianca al di sotto del largo cardigan verde di leggera lana.
Alle volte, mentre passavo per i campi a verificare l'importo dei vari prodotti raccolti, sono certa di averlo sentito canticchiare il ritmo di quella melodia che non ha ancora concluso da che ci conosciamo.
«Se non ti stanchi troppo, stasera potremo riprendere con le lezioni e, fai attenzione! Non sarò magnanimo solo perché mi hai chiamato "mentore". Casa mia, mie le regole.»
«Agli ordini!»
Rido della sua finta imposizione perché ormai sono certa di come la sua casa possa essere sinonimo solo di perfetta libertà.
P.O.V.
Amy
Ricordo l'istante esatto in cui sentii la sua voce innalzarsi, guidata dalla rabbia.
Eravamo a scuola, nel corridoio, un giovedì mattina.
Avevo provato ad avvicinarmi e mi aveva respinto.
Avevo provato a parlargli e mi aveva urlato contro.
Non è per timore che non mi accosto a lui quanto per il sospetto di aver, dall'inizio del suo mutamento, sbagliato qualsiasi mio tipo di approccio.
L'espressione che sfoggiava quel giorno è rimasta impressa nella memoria tanto a fondo da ricordarmi il motivo per cui aveva, da sola, imparato ad abitarvi: in quel momento, Cedric mi aveva messo paura.
E quando si era accorto di averlo fatto, per un solo frangente il suo volto si era modificato nuovamente, decidendo alla fine di voltarmi le spalle e andarsene.
Mai avrei immaginato di accostare la paura ad un nostro scontro, eppure era stato così: avevo temuto l'ira che, un tempo non lo vedevo, era mescolata al dolore perché proveniente da un uomo che si era mostrato in grado di trattarmi con amore tutto il tempo.
Mi auguro di non rivivere quell'emozione, di non farmi trovare impreparata.
Mi auguro, nonostante ogni mia speranza di catturare la sua attenzione, di non trovarmelo di fronte in questo corridoio tramite il quale sto raggiungendo l'archivio delle pratiche finanziarie. Il risultato sarebbe solo quello di alzarci la voce contro, sibilando frasi ricolme di rancore come era accaduto ieri, e non servirebbe a niente, non voglio farlo. Inoltre... la voce di Sasha è ancora troppo recente.
Perché la ama? Mi domando, entrando dentro la stanza che affianca una delle molte taverne con vino e oli del nonno di Cedric. Che cosa ci trova in lei?
Ai tempi della scuola me li ricordavo molto vicini. Stessa mia classe, stesso banco, quasi stesse pause pranzo. Eppure, nonostante quelle ore passate insieme, lui mi aveva detto di non provare alcun sentimento per lei, affatto. Allora quando è diventato più semplice parlare con lei invece che con me? Quando l'aveva preferita come fidanzata?
Semplicemente quando me ne sono andata via di qui o prima?
Sospiro nel torturarmi, non troppo certa che le risposte a queste domande possano offrire una soluzione utile, nate solo per una tortura di curiosità.
Sfoglio le pagine di uno dei cataloghi trovati all'interno di questi metallici scaffali, prima di venire affiancata da una voce tanto allegra quanto titubante.
«Ciao! Bentornata tra di noi, Amy...»
Volto la testa, in modo tale da interfacciarmi con la persona giunta fino all'angolo di questo nostro mondo per potermi parlare, forse con maggiore serenità.
La bocca mi si estende in un sorriso.
«Halima...»
Avanzo fino a lei e la stupisco: la abbraccio, tanto che ridendo si trova costretta a ricambiare.
Non ci sono state molte occasioni per noi da dividere con piacevolezza in un clima di amicizia, ma quello che abbiamo avuto ci è bastato per dimostrare l'una all'altra il rispetto che entrambe proviamo.
«Che cosa ci fai in questo posto sperduto?»
«Il South Side non è così tanto isolato dal resto del mondo...»
«Parlavo di questo archivio.»
«Oh! Lèa non te l'ha detto? Sono stata assunta qui, nel reparto di finanza per la maggiore.»
«L'ho saputo da Issa, ma poco cambia perché la domanda resta. Che ci fai qui? Ci sono solo vecchie pratiche, vicine all'archiviazione per quanto riguarda i conti.»
«Non... non lo sapevo, allora non devo occuparmene?»
Halima si mostra incerta, piegando la testa da un lato.
«Beh, sì, in verità, specie per questioni con i debitori ma non si trovano qui i problemi della società.»
«Dove, allora?»
«Beh... a casa Garcia.»
Resto in silenzio per diverso tempo. Forse troppo a lungo perché Halima aspetta come una mia risposta, sempre più confusa.
«Per il momento resterò qui, anche i debitori sono affari importanti per gli introiti alla società.»
«Come credi sia meglio, però...»
«Però?»
«Ecco... scusami se te lo domando, non voglio apparire indiscreta ma... sei tornata per lui? Per Cedric, intendo.»
Sono delle belle parole, quelle di "essere tornata per lui". In certi istanti annullano persino il pensiero di Sasha e lasciano sopravvivere solo noi, nonostante tutto.
«Sì. Sono qui per lui.»
Anche il volto dolcissimo di Halima si apre in un sorriso, dandomi come la conferma di averla, persino dentro questa questione spinosa, dalla mia parte.
«Bene... ne sono contenta. Ma allora perché gli sfuggi? Avresti persino il pretesto di raggiungerlo nella sua casa, adesso.»
«Non voglio mettergli pressioni» le dico, voltandole la schiena per poter riporre la cartella al suo posto.
In un primo momento tace.
«Questo, oppure hai paura che ci sia Sasha lì.»
Inghiotto l'amarezza di quel sapore, e sollevo timidamente verso di lei lo sguardo. «L'hai conosciuta?»
«Viene spesso qui, ed è vero: entra anche in casa sua. Preferisco dirtelo, prima di lasciare che tu lo scopra da sola.»
Al contrario di quanto hanno fatto i miei amici, in qualche modo troppo rigidi nel lasciarmi scoprire le verità più dure.
«E... sai dirmi qualcosa su di lei? Cioè, io... io la conosco, andavamo a scuola insieme, ma vorrei sapere... come Cedric si comporta in sua presenza.»
«Cedric... è molto calmo. Almeno quando è presente lei. In qualche modo sembra regolarsi rispetto alla furia che manifesta a tutte le ore.»
Quindi lei gli fa del bene... Sono davvero disposta a intromettermi nella sua vita così? Anche senza lo scopo di diventare la sua ragazza. Forse la mia presenza può davvero fargli del male ma allora... perché i miei amici mi esortano al contrario, adesso? Credono ancora in qualcosa che non può essere realizzato?
«Ed è una cosa bella, no?»
«No, non direi» mi risponde lei, con tanta sicurezza da farmi sollevare la testa. «Non direi, perché sta fingendo. Amy, non è l'uomo di prima. Sembra molto triste ma nessuno di noi sa come aiutarlo.»
Gli occhi di lui, bagnati di furia, si mostrano di nuovo dinanzi ai miei ricordando il suo doloroso augurio di ritorno.
Ognuno reagisce al dolore a suo modo. Tutto sta nello scoprire quanta forza possa dimostrare anche io.
«Spero che possa ritrovare la sua felicità...»
Halima sorride. «Chissà... magari lei ha appena avuto un nuovo posto di lavoro.»
Sorrido anche io. «Non sono così importante, eppure non voglio andarmene. Voglio dimostrargli di essergli vicino. In questo modo spero che possa rivalutare anche la sua amicizia con Ercole, quella si che è fondamentale.»
«E come farai?»
Mi stringo nelle spalle. «Un modo lo troverò o almeno mi auguro. Nel frattempo, lavoro sotto le sue direttive. Appurato che su queste pratiche dovrò passarci molte ore, che cosa mi consigli di fare adesso? C'è qualcosa di più urgente?»
«Se torni di nuovo all'aria aperta, credo che tu possa essere particolarmente utile. Il cambio di coltivazione porta a nuovi raccolti e progetti di semina. Inoltre il terreno si è esteso parecchio e non abbiamo abbastanza braccia.»
«Ho saputo.»
«Per questo Cedric lavora con noi.»
Mi immobilizzo. «Nei campi?»
«Molte volte lo fa. Anche se è il padrone di questo posto non gli interessa, non ha niente da dimostrare. Vuole solo che la Garcia continui a vivere e così passa molte ore fuori, tra di noi. Sai... se vuoi essergli vicina, senza troppa pressione, allora potresti semplicemente avvicinarti al luogo in cui si trova, ed in cui io potrei portarti...»
«Lo faresti sul serio?»
«Solo una condizione: non dire a Issa che ti sto aiutando, io e lui abbiamo una scommessa.»
A quanto pare la loro alchimia non si è estinta, si divertono ancora come bambini ad inventarsi delle sfide ma è divertente, acconsento alla richiesta e così Halima fa strada, permettendomi di seguirla.
Non appena riemergiamo nel clima dell'aria esterna, veniamo accolte dalla calda carezza della stagione che ci raggiunge in una brezza leggera.
La suola delle scarpe passeggia sopra un terreno secco caratterizzato dalla mutazione della stagione ed è in questo modo che, avanzando, ci rendiamo partecipi del complesso meccanismo lavorativo che caratterizza questo posto.
Halima, però, mi sta conducendo in un luogo esterno ai miei ricordi, a conferma di quanto l'espansione della Garcia sia stata dirompente sugli appezzamenti limitrofi: Cedric, a capo di tutto questo, sembra aver favorito un espansione alla quale i suoi parenti e antenati non si sono mai spinti.
Me ne domando il motivo, se possa essere un affronto a quella famiglia Lee che si era appropriata di parte di quelle terre oppure se possa dimostrarsi come semplice desiderio di rivalsa. Non ne sono certa, perché l'unica cosa sicura è la velocità con cui si è caratterizzato tale mutamento affatto in grado di essere corrisposto con una risposta d'azione coerente alla lavorazione da mettere in ballo.
Nessun Garcia, prima d'ora, si era spinto tanto in là e nessuno di loro si era chinato con la testa verso la terra da arare eppure eccolo che lo trovo proprio lì, a pochi metri da me, con una vanga tra le mani e la fronte imperlata di sudore.
Riesco ad osservarlo senza che possa accorgersi della mia presenza, favorita dalla distanza, ed i miei occhi rimangono stregati dai muscoli, sotto la camicia a maniche lunghe bianca, che si restringono nello sforzo delle azioni che compie così come dal suo volto concentrato.
E non mi ero sbagliata: le sue spalle, che ho sempre amato, sono diventate più robuste così come il corpo, irrigidito dalla presenza di nuove e scandite fasce muscolari e più snello di una magrezza che spero possa essere solo data da un'attenzione per la sua nutrizione.
Sta bene, vero? Mangia bene, è sereno?
Non sono più parte della sua routine. Non conosco l'uomo che ha preso il posto del ragazzo che mi amava tanto. Quello che so è che ha del tutto detto addio alla spensieratezza, rivestendo un ruolo lavorativo importante e nuovi abiti che però vestono perfettamente la maturità che da sempre lo caratterizza.
Vorrei solo vederlo tornare a sorridere... ma sembra impossibile.
Un altro lavoratore stava parlando alle sue spalle, borbottando parole di protesta che a un tratto lo fanno scattare all'indietro, abbandonando la pala a terra solo per rivolergli delle parole dure.
«Puoi ripetere cosa stavi dicendo, Frederick?» Intima la sua voce con una ritmica intrisa in un'intimazione che è accompagnata dalla dura posa autoritaria, sancita anche dal corpo.
«L'acqua non passerà in queste canalizzazioni! Il terreno è troppo in pendenza e la centralina non funziona come dovrebbe.»
I risvolti della camicia di lui sono arrotolati fino ai gomiti e mettono in mostra il movimento delle vene quando stringe la mano in un pugno, come a darsi un controllo nell'affrontare una situazione che non sembra essersi presentata per la prima volta.
«Sei per caso un ingegnere, Frederick? Non ricordo che fosse scritto nel tuo curriculum quando mio padre ti ha assunto» sibila all'uomo avente forse più di cinquant'anni di età, scurito dal sole e al tempo stesso scolorito da esso nella cute tinteggiata di capelli bianchi. «Si tratta di nuove tecnologie e funzioneranno, puoi starne certo.»
«Tuo padre non agiva in questo modo, usava buoni e vecchi metodi che hanno sempre funzionato alla grande!»
Vedo Cedric sorridere, ma non nel modo con cui vorrei. Non vi è felicità, se non semplice rabbia.
«Mio padre non amava spingersi oltre ma per fortuna è una cosa che io sono solito fare.
La nuova tecnologia di irrigazione dei campi funzionerà, non ci sarà più bisogno di fare rifornimento alla falda acquifera del pozzo. In questo modo tutti i terreni verranno idratati dall'acqua nello stesso momento, e si accorgeranno i tempi di mietitura.»
Alla risposta del suo capo, a causa gli anni di servizio che sembrano macchiarlo di saccenza, l'uomo sbuffa di incredulità e ritorsione, guadagnandosi un ultimo consiglio dalla parte dell'offesa.
«Se non ti stai bene puoi sempre licenziarti. Non credere che la mancanza di personale mi spinga a mantenere anche le serpi nel mio terreno o non sperare che io abbia tempo di illustrarti con precisione ogni motivazione che mi ha spinto ad affrontare certe scelte. Sono disposto a circondarmi solo di persone che sappiano prendersi a cuore la causa per la quale lottano, senza pensare al mero guadagno di un giorno di paga. Tu a che cosa punti, Frederick? Non ti chiederò il perché della tua scelta, nel caso limitati solo ad andartene.»
Niente mezzi termini e niente senso di comprensione. Forse l'uomo non lo merita eppure il Cedric di un tempo sarebbe sceso maggiormente a paragone con persone affatto in grado di capirlo. Mai aveva svettato la sua superiorità, per quanto la possedesse.
Dal suo discorso, però, mi rimane maggiormente impressa solo una frase.
"Sono disposto a circondarmi solo di persone che sappiano prendersi a cuore la causa per la quale lottano".
Persone che ci tengono. Persone che credono a ciò per cui stanno lottando... e ad essa si affianca il ricordo di un'altra frase che mi aveva detto e che adesso mi spinge a procedere in avanti, una volta che Cedric è sufficientemente lontano, in modo tale da raggiungere Frederick faccia a faccia.
"Tu non credi in me".
Me lo aveva detto il giorno in cui litigammo per quell'accordo tra sua nonna e i Lee, il giorno in cui ci separammo del tutto.
"Dovresti imparare a credermi, Amy. Non sono come loro, non desidero farti male e vorrei, tanto, che tu ti fidassi di me".
Inghiotto quelle parole, mentre cerco il coraggio per parlare alla sorpresa di quest'uomo dinanzi ad un'estranea.
"Tu ti trattieni. A letto, per strada, davanti a qualsiasi difficoltà!" Mi urla la voce di Cedric nella testa, ed è così che trovo le parole.
«Funzionerà» dico all'uomo di fronte a me, che lascia scorrere gli occhi senza premura come a precedere la soluzione ad una domanda che a seguito mi porge.
«E tu chi saresti per dirlo...?»
«Una persona che conosce Garcia e sa che non affronterebbe certi rischi se non fosse certo delle conseguenze. Dovreste dargli ascolto, tutti voi» dico, rivolta alle persone che ci stanno osservando, sfoggiando negli occhi la difficoltà di credere alle difficili soluzioni intraprese dal loro capo.
Ma Cedric è sempre stato così, non hai mai scelto strade facili da percorrere. Addirittura si è soffermato con lo sguardo su di me, un giorno, dandomi un'importanza che non sento di avere.
Se non è credere nelle cause perse, questo...
«Questa non è più la Garcia dei tempi di suo padre, signorina. Non so in che epoca lei abbia vissuto ma al momento non c'è più alcuna gloria nel lavorare in questo posto! I salari sono ridotti una miseria, non abbiamo il controllo dell'estensione di questo terreno ed ora anche la novità nell'irrigazione! Sappiamo tutti che questa società soffre di gravi debiti quindi è questione di ore prima che annunci del tutto la bancarotta.»
«Lasci a me, questa questione» replico, suscitando ulteriormente la curiosità che la rabbia aveva lasciato in lui riposare. «Sono stata assunta qui per occuparmi del settore finanziario. Per gran parte di voi sono un'estranea, come voi lo siete per me. Non vi conosco, essendomene andata via da questo posto da dei mesi ma provengo da qui, dal South Side, e so che tipo di uomo è Cedric. Non dovete lasciarvi abbattere, guardate cosa avete attorno a voi! La proprietà dei Garcia non si è mai estesa tanto ed è grazie a lui se questo è stato possibile! Per cui è normale avere dei dubbi e assistere a momenti di difficoltà ma si tratterà solo di questi primi tempi, ne sono certa. Anzi, ve lo prometto, si sistemerà tutto, farò in modo di capire dove si trova la falla monetaria ma nel frattempo vi prego: non disperate e non andategli contro, anzì credetegli perché è una persona responsabile, oltre che coraggiosa. Forse bruta in certi casi, lo confesso» ammetto in direzione dell'uomo che è stato ferito dalle sue parole estranee, «ma deve essersi trattato solo di un momento, provate a capirlo. Deve essere difficile anche per lui.»
«La ragazza ha ragione» mi appoggia una donna in seconda fila, con un sorriso largo e la pala tra le mani che dilata come a dimostrare quanto ci circonda. «Quando abbiamo mai avuto tanto lavoro da fare? Può essere tosta ma una simile bellezza non si vedeva dai tempi di suo nonno, e quell'uomo ha fondato un impero!»
Sorrido alle parole di lei, e dal calore che si genera poco dopo in un coro basso di assensi e scambi di opinioni.
«Dobbiamo solo dargli fiducia, tutti noi. In questo modo ogni cosa si risolverà, ne sono certa.»
Questo è ciò che dico e ciò che credo davvero, di fronte ad una folla di estranei che è stata in grado, in un solo momento, di farmi capire quale possa essere la giusta strada per raggiungerlo.
Non mi ero fidata di lui abbastanza, rimanendo sempre in allerta di fronte alla possibilità che avesse di farmi male. L'ha tutt'ora ma solo adesso capisco di dover affrontare anche un simile dolore per poter avere indietro altro.
Donargli fiducia è il solo modo che ho di promettergli amore. L'unica cosa che da sempre si era sentito sottrarsi eppure una parte di me l'ha avuta sempre, per quanto riparata da immensi scudi che non gli permettevano di ferirmi.
Ora è arrivato il momento di abbandonare ogni reticenza e di rivelargli la realtà del mio cuore. Spetterà solo a lui il potere di decidere che cosa farne.
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