Non dirlo a Jude - Bollino Verde
Cammy scese le scale e riuscì a non farsi sfuggire uno strillo quando qualcuno la prese per un braccio e la portò nel sottoscala.
Nell'ombra, strizzò gli occhi per capire chi fosse. -Caleb, mi hai spaventata.-
-Lo immagino. Senti, non volevo rapirti in questo modo. Devo farti una domanda, ho già chiesto alle altre ragazze senza esiti positivi e mi sei rimasta solo tu.-
-Quale domanda?-
-Hai del fondotinta?-
La ragazza dai capelli sul viola arcuò un sopracciglio. -Uh?-
Sospirando arreso e deglutendo un boccone amaro, lui si scostò dall'amica per mostrarsi alla luce.
Lei rabbrividì. Il ragazzo aveva un livido su uno zigomo e un occhio nero, un'escoriazione al mento e un graffio a una delle guance.
-Caleb, che cosa hai fatto?- ansimò preoccupata e lo riportò nel semibuio. -Un'altra rissa?-
-Sono stato provocato, non è stata colpa mia.-
-Aspetta che Jude lo venga a sapere...-
-Jude non saprà proprio un bel niente, per questo ti ho chiesto il fondotinta.-
-Glielo avevi promesso dopo l'ultima volta.-
-Lo so! Te l'ho detto, non ho iniziato io. Vuoi darmi una mano o no?-
Cammy scosse la testa e si morse il labbro, cedendo. Lo condusse fino alla sua stanza e lo fece sedere sul letto. Si accomodò al suo fianco e iniziò a muovere il piccolo pennello come una professionista.
-Ti devo un favore.- borbottò Caleb, prima di scansarsi per la troppa pressione sulla palpebra. -Fa' meno male di quanto sembri.- la rassicurò vedendo la sua espressione in pena per lui.
Lei fece più attenzione all'occhio leso. -Non so se posso mentire a Jude, ci proverò. Prega solo che Celia non faccia la spia, sai quanto gli è leale.-
Le rivolse un piccolo ghigno. -Me lo deve, ha giurato di non parlarne.- le confidò, ripensando a tutte le volte in cui aveva coperto le uscite della ragazza col suo compagno di squadra, Darren.
Camelia prese il trucco in polvere e cominciò a dipingergli la pelle fino ad ottenere la giusta sfumatura. -Come farai agli allenamenti? Suderai.-
-Puoi aiutarmi anche in questo. Di' a tuo padre che mi sto allenando in privato per una tecnica speciale.-
La ragazza mise su un broncio insicuro. -Ora vuoi che menta anche a mio padre?-
-Il tempo che questi lividi spariscano. Li curo ogni sera, non ci vorrà molto.-
Cammy mise via i trucchi e gli diede uno specchietto per confermare che fosse tutto ok. -Caleb, Jude è sveglio e tu lo sai. Noterà che qualcosa non va, io stessa me ne sono accorta. Hai dolore alle costole, vero?-
Lui fece una smorfia, poi spallucce. -Qualche calcio, niente di grave.-
-Dovresti andare da un medico. Ti posso accompagnare all'ospedale.-
-Sto alla grande, non mi serve.-
Indispettita, lo toccò su un fianco e lui saltò sibilando dolorante. -Lo sai che una costola incrinata può bucarti un polmone?-
-Adesso stai esagerando.-
-La prudenza non è mai troppa. Sono seria, Caleb. Fatti controllare o dirò tutto a Jude.-
Il castano ridacchiò velenoso. -Buffo, sai? Silvia mi ha fatto la stessa minaccia.-
-Ha fatto bene. Lui è peggio di me e lei quando si tratta della tua salute, lo sappiamo tutti, ma ciò mostra quanto tenga a te.-
Caleb, affranto, si mise a camminare avanti e indietro nella camera. -Ci tiene, certo, questo lo so. Però prova a metterti nei miei panni. Nessuno di voi sa che cosa significa essere il ragazzo di Jude Sharp. È altruista e amorevole, questo è vero. Ma considera anche quanto sia possessivo nei miei confronti. È iperprotettivo, un maniaco del controllo, a volte mi pare di stare in una gabbia con lui vicino.-
Cammy serrò la bocca in una linea retta. -Non starai esagerando?-
-Nel viaggio in aereo per venire su quest'isola mi ha stritolato la mano talmente forte da non farmi più sentire le dita. Ha controllato in più occasioni che la mia cintura fosse ben allacciata e l'ho sorpreso a accettarsi che respirassi ancora quando, semplicemente, stavo facendo un pisolino. Dimmi tu se non è lui quello che esagera!-
-I suoi genitori sono morti in un incidente aereo.-
Caleb serrò gli occhi e la mascella, esalando un respiro profondo. -Lo so. Il punto è... non posso andare avanti così. Io e lui siamo agli antipodi e ciò, anche se non lo dice, so che lo spaventa. In Giappone, nei pomeriggi dove lui si divertiva nella biblioteca privata di suo padre o giocando a calcio, sai che cosa facevo io? Colpivo a pugni un muro per indurirmi le nocche e facevo a botte per proteggere le sorelle dei miei amici.-
Lei annuì, totalmente assorta dal suo monologo.
-Lui vuole cambiarmi. Questo non sono io. Non faccio tanta di quella roba che facevo prima a causa sua, perché me l'ha chiesto lui e io ho accettato. Non può togliermi tutto.-
-Non sta cercando di toglierti niente.- si mise in piedi lei. -Caleb, la scorsa settimana sua sorella è stata rapita da un essere sovrannaturale davanti ai suoi occhi. Se l'è vista portare via. È semplicemente preoccupato per le persone a cui tiene. Pensa di agire per il tuo bene.-
-Be', si sbaglia! Io mi sento soffocare, sopraffare, come se volesse imprigionarmi.-
-Non ti vuole imprigionare, ti vuole al sicuro. Cerca di vederla dal suo punto di vista.-
-Ma perché stai dalla sua parte? Perché diamine state tutti dalla sua parte?-
-Non c'è alcuna parte, Caleb. Jude ti ama. Il suo modo di amarti non è totalmente corretto, lo ammetto, tuttavia prova a pensare come deve essere stare con qualcuno che costantemente trova un nuovo modo di ferirsi o di cacciarsi nei guai. Teme da morire per te. Non vuole che ti capiti niente.-
Caleb deglutì e ricacciò indietro le lacrime. -Io sono così. Non può amare il vero me?-
-Il vero te ha tendenze suicide?-
-Certo che no.-
-Allora rinuncia a tutto quello che potrebbe ferirti. Basta risse, basta ficcarsi nei casini e mostra al tuo ragazzo le tue ferite. Fatti curare da lui, non coprirle.-
Stonewall fece un passo indietro. Tutto si stava muovendo troppo in fretta, per i suoi gusti.
Sapeva cosa lo attendeva una volta in Giappone. Jude avrebbe voluto presentarlo a suo padre e ai suoi amici, per tanto avrebbe dovuto comportarsi con eleganza e signorilità.
Una maschera.
No, Caleb Stonewall non avrebbe mai messo una maschera. Neppure per amore.
Sharp doveva prendere il pacchetto completo. Altrimenti avrebbe passato il resto della loro relazione a truccarsi i lividi.
-Mi dispiace, non posso.- la oltrepassò e uscì, chiudendosi dietro la porta.
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-Caleb!-
Accidenti.
-David.- lo salutò con freddezza e riprese a camminare.
I suoi compagni avevano finito da poco l'allenamento, quindi lui si stava affrettando ad allontanarsi dalla casa. Non se la sentiva ancora di fingere innocenza col suo ragazzo.
-Dove sei stato? Dovevamo evolvere la nostra tecnica con Jude, ricordi?-
Caleb lanciò un'occhiata intorno a loro. Erano soli, sul retro della casa della squadra.
-Ho avuto da fare.-
-Sì, Cammy ce l'ha detto. Curioso, però. Sei stato lontano tutto il pomeriggio, eppure pari fresco come una rosa. La tua tecnica non prevede movimento?-
Il castano ridusse gli occhi verdi a due fessure e gli si parò di fronte. -Quello che faccio è affar mio. Se non ti riguarda, levati di torno. Cena pure con gli altri, io ho già mangiato. Vado a fare quattro passi.-
David corrugò le sopracciglia e lo trattenne, analizzandolo meglio con la luce del tramonto.
-Che c'è?-
-Strano, hai della polvere in faccia. Polvere colorata.-
Caleb sgranò lo sguardo e si sottrasse alla sua presa. -Sarà la tua immaginazione, Samford. Troppe pallonate in faccia.-
Il ragazzo compreso e lo riacciuffò. -Aspetta un attimo.- ringhiò e gli passò due dita sulla guancia destra. Tenne conto del naso che si arricciò per il fastidio ed esaminò la polverina sui polpastrelli. La rigirò e l'annusò. -Ma questo è trucco.-
E quello per Caleb fu il segnale per darsela a gambe.
-No, fermo!- David lo trattenne ed ebbe la meglio, data la gabbia toracica malridotta dell'amico. Prese il tubo dell'acqua che usavano per lavare il furgoncino e lo spruzzò in volto.
Caleb tossì, levandosi i resti di fondotinta e svelando il suo segreto.
David restò a bocca aperta e lo indicò con fare accusatorio. -Ah ah! Lo sapevo!-
-I miei complimenti, Sherlock.-
Il giocatore con l'occhio sinistro bendato parlò furioso a denti stretti. -Oh, vedrai, Jude sarà così arrabbiato con te. Glielo avevi promesso.-
-Tu non farai la spia.-
-È il mio migliore amico, ho tutto il diritto di dirgli che il suo ragazzo è un completo idiota che non mantiene la parola data.-
-E io ho il diritto di vivere come voglio!-
David lo fissò sconcertato. -Ed è in questa maniera che lo intendi fare? Facendoti pestare dal primo che ti fa saltare i nervi rischiando di restarci secco? Bella vita.-
-Meglio un'esistenza colma di graffi a una dentro una campana di vetro.-
-Poetico.- fece cenno in modo sarcastico lui. -Prova a dire una cosa del genere a Jude, vediamo se la pensa allo stesso modo.-
Stavolta, Caleb perse la pazienza. -Com'è che nessuno di voi sembra capirlo? È una questione tra me e lui, voi dovete restarne fuori. Parlerò io con Jude. Glielo confesserò quando sarò pronto. Sono stato chiaro?-
David non era convinto che prima o poi gliel'avrebbe detto, ma decise di dargli fiducia. In fondo erano diventati amici da poco. -Va bene, Caleb. Per stavolta faremo a modo tuo.-
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Jude tenne sotto controllo il proprio respiro e rallentò la corsa che stava facendo.
Mister Travis aveva tracciato loro un percorso da fare per irrobustire le gambe e lui era al secondo giro.
Si fermò sul marciapiede vicino a un boschetto e bevve dalla fontanella. Nel risollevare la testa, notò qualcosa di anomalo.
Una scarpa?
Si fece vicino al cespuglio e gli si mozzò il respiro. Non era una scarpa abbandonata, era allacciata al piede di qualcuno. Qualcuno svenuto sull'erba.
-Caleb!- gli si inginocchiò velocemente a fianco e spostò i rametti selvatici.
Sudato e con dei graffietti dovuti alle spine dei cespugli, il suo ragazzo era privo di sensi e del trucco gli colava dal viso, svelando segni di lotta.
-Caleb, svegliati. Che cosa ti è successo, piccolo? Caleb!- lo scosse come riuscì, non ottenendo risposta. Si girò verso il marciapiede, da dove vide spuntare in lontananza Axel e Shawn. -Aiuto! Ragazzi, aiutatemi!-
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-Lo sapevi? Lo sapevi e non ti sei degnato di dirmelo?!- sbraitò Jude nel bel mezzo della sala d'attesa dell'ospedale di Liocott.
-Me l'ha fatto promettere.- si difese David dalla rabbia dell'amico.
-Anche a me.- ammise Celia.
Jude osservò incredulo la squadra. -Chi altro lo sapeva?-
Poco a poco, alzarono tutti la mano.
-Oh, grandioso. Il mio ragazzo si fa picchiare da dei delinquenti e io sono l'ultimo che lo viene a sapere.-
Stavano per spiegargli cosa fosse successo, ma vennero interrotti dall'arrivo dei loro allenatori. Conferirono loro le parole dei chirurghi, che Caleb aveva riportato un'aneurisma dovuto a una rissa, che lo stavano operando e che gli avrebbero medicato anche le costole.
-Qualcuno di voi sapeva niente sulle sue condizioni di recente?- domandò Hillman.
Jude decise di far pace con la squadra, almeno per il momento. -No, mister. Nessuno di noi sapeva.- poi si voltò verso David, sillabandogli silenziosamente "mai più".
Decidendo di restare lì tutti, si accomodarono alle sedie. In pochi riuscirono a rimanere fino a notte fonda, tra questi Jude e Mark.
-Camelia, andiamo.- richiamò Travis la figlia, avrebbero lasciato i due ragazzi con il mister Hillman.
La ragazza rimase dov'era, concentrata su Jude. L'amico era piegato in due sulla sedia e si stava tenendo la testa coi rasta legati.
Era disperato. Otto ore di operazione e nessuna notizia.
-Un secondo, papà, arrivo.- si affrettò dal regista e gli si sedette accanto. Non poteva lasciarlo in quel modo. -Jude, devo dirti una cosa.-
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Affaticato. Assettato. Dolorante.
Per non parlare della testa, avrebbe voluto staccarsela a suon di morsi sul collo.
Gemette e aprì le palpebre, venendo mezzo accecato dalla luce. Con uno sforzo, scrutò l'unica sagoma colorata al suo fianco.
Che cosa...?
-Jude.-
Il ragazzo scattò su col capo e trasse un sospiro di sollievo. Si mise in piedi e lo tenne delicatamente per i lati della faccia. Osservò scrupolosamente la benda che aveva in testa e le medicazioni fatte alla faccia del suo ragazzo. Per non parlare dell'addome bendato da parte a parte.
-Jude...- raspò di nuovo a fatica.
Lui sorrise con i lacrimoni. Si era tolto gli occhiali dal giorno prima, non aveva fatto che piangere.
-Sei sveglio, finalmente. Oh, Caleb.- si rasserenò, gli baciò la fronte e ci poggiò la sua. -Il mio prezioso, preziosissimo Caleb. Non hai idea di quanto mi sia spaventato. Ti ho trovato a terra, senza forze, eri... Credevo di averti perduto.-
Il castano, felice della sua vicinanza, raccolse più aria possibile. -Mi disp... dispiace...-
Jude gli strofinò il pollice su un lembo di pelle vicino all'orecchio e strofinò teneramente il naso contro il suo. -Shh, non parlare adesso.-
-Giuro che non... non lo farò più. Perdonami.- si costrinse a dar voce ai suoi pensieri, il tono disperato.
Il cuore di Jude quasi non resse al panico nelle sue pupille scure. -È tutto a posto, su, shh. Basta. Basta. Non fare così.-
-Avevi ragione, hai... hai sempre ragione, maledizione a te. Ti prometto che starò alle tue regole, ok? Non sarò più tanto stupido, ma ti prego... ti prego, non lasciarmi. Ti amo.-
Jude sorrise commosso e gli fece altre coccole, sfregandosi su di lui. -No che non ti lascio, amore. Niente di tutto questo è colpa tua. Anzi, semmai è colpa mia. Ti ho fatto credere di dovertela cavare da solo per evitare a me un infarto. Io ti chiedo perdono. Non ti assillerò più. O almeno tenterò.-
Caleb si sentì meglio, molto meglio. Quella notizia alleviò i suoi dolori interni ed esterni e sorrise al suo ragazzo. -Sali. Ti faccio spazio. Voglio averti vicino.-
-Che comportamento ribelle, Stonewall, che diranno le infermiere?- lo punzecchiò ghignando e lo aiutò a spostarsi per far entrare entrambi nel letto. Lui sdraiato di fianco e Caleb supino. -Vieni qui, piccolo mio. Su, abbracciami forte forte.-
Fece come richiesto dal rasta e sospirò beato, sorridendo ad occhi chiusi.
Quello fu l'ultimo segreto che Caleb Stonewall nascose a Jude Sharp.
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Commentate, grazie! :)
-Kitta❤️
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