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1 - La mattina viene la gioia




1914


La giornata si era rivelata piacevolmente serena. L'acqua del mare era calma, quasi immobile, se non fosse stato per le poche onde che la corrente portava a riva. Il cielo era di un azzurro celestiale, talvolta oscurato da delle nuvoline qua e là in cui il sole scompariva per poi riapparire all'improvviso, come se volesse giocare a nascondino.

Amy affondò le dita delle mani nella poca sabbia soffice e scura che vi era e assaporò l'ebbrezza di quel venticello marino. Si sentivano gli strilli rauchi dei gabbiani che in ogni caso non la infastidivano, ma avvaloravano quella meravigliosa atmosfera che l'incantava sin da piccola ogni giorno come la prima volta.

Voltò la testa e si soffermò a guardare il padre e Barry, un loro vecchio amico, che stavano tornando dal largo nella loro barca da pesca. Amy li osservò mentre la nave approdava a riva, aspettando che scendessero.

Quel giorno la spiaggia era semideserta, eccetto per i pescatori della città.

Si alzò lentamente, scrollandosi la sabbia che le si era attaccata alla lunga gonna grigia del tailleur che le aveva comprato l'anno prima la madre in occasione del suo compleanno. Adorava quei vestiti, che indossava più comodamente rispetto agli abiti che la madre le cuciva; le davano maggiore libertà di movimento. Corse dal padre con i piedi scalzi sui ciottoli che apparivano nelle vicinanze dell'acqua e i capelli biondi esposti al vento estivo.

«Papà!» gridò, avvicinandosi alla loro barca.

Non era granché come imbarcazione, ma, essendo la sua una famiglia non molto ricca, non potevano permettersi di più. In ogni caso, quel poco che avevano a loro bastava.

Suo padre si girò al suo richiamo e la guardò con un sorriso benevolo, lasciando per un attimo da parte i pesci che avevano preso. Aveva la pelle delle braccia spellata e quella del naso arrossata per il troppo tempo trascorso sotto il sole, soprattutto durante la stagione estiva.

«Vieni qui, piccola marinaia» disse abbracciandola. «Buon diciottesimo compleanno.»

Lei lo ringraziò con un dolce sorriso. «Perché stamattina non mi hai svegliata? Mi sarebbe tanto piaciuto venire con voi» si sciolse dall'abbraccio. «Buongiorno, Barry.»

«Principessa! Auguri! Visto che bottino?» chiese questo soddisfatto indicando le ceste straripanti di pesci.

«Giorno fortunato» commentò Amy.

«Di' a tua madre che vado al mercato prima del solito e che stavolta mi mantenga il pranzo e non lo finisca tutto lei» la avvertì suo padre.

«Sarà fatto.»

Quello le carezzò i capelli biondi amorevolmente prima di lasciarla.

«Domani mattina avvertimi prima di andare via!» gli gridò da dietro e, sebbene lui non si fosse neanche girato, Amy capì che stava ridacchiando.

Era sempre così con lui: riuscivano a capirsi con un semplice sguardo d'intesa o anche senza nemmeno guardarsi.

Amy diede uno sguardo alla spiaggia e le tornò in mente quando da piccola correva fino ad arrivare alle montagnole rocciose che vi si formavano intorno. Si ricordò con nostalgia tutta la vivacità e la gioia dell'infanzia.

Ogni volta che andava in quella spiaggia diventava malinconica. Chissà, forse era perché ormai era cresciuta e da lei si richiedeva molta più responsabilità e maturità. O forse perché erano in guerra, e la gioia appassisce davanti alla minaccia della morte.





Il padre era sempre stato un uomo molto forte, con una volontà ferrea. Infatti, pur essendo il suo un lavoro a quei tempi non molto notevole e redditizio, continuava a praticarlo per il bene della famiglia, senza dare importanza alla stanchezza che portava ogni giorno, cercando di sembrare davanti alle sue figlie e a sua moglie ogni giorno come l'uomo forte che era sempre stato. Ma in fondo a lui piaceva quel lavoro. Aveva sempre amato la pesca e sin da ragazzo aveva saputo che quella sarebbe stata la sua attività nella vita.

Charles Crawford era un uomo sui sessant'anni, dalla carnagione leggermente più scura rispetto agli altri inglesi, accentuata in estate per tutto il tempo che passava al sole, e di corporatura robusta. I suoi capelli erano di un biondo molto chiaro e lucente, anche per effetto del sole, e tagliati sempre corti per non essergli di impiccio mentre pescava. Era un padre meraviglioso ed Amy lo sapeva bene. O comunque lui cercava sempre di esserlo. Charles aveva avuto un'infanzia piuttosto difficile, con un padre molto severo e violento. Quando aveva visto la sua prima figlia appena dopo il parto, aveva promesso a se stesso che mai si sarebbe comportato come il suo genitore, mai sarebbe arrivato alle mani. Così aveva cresciuto le figlie con continuo amore e affetto. Naturalmente, nonostante l'impegno con cui Charles cercava di mantenere la loro famiglia, molto spesso poteva capitare che la pesca non fosse favorevole; così, Amy, per non scaricare tutto il peso del loro sostentamento sulle spalle del padre, aveva deciso di andare anch'essa a lavorare come infermiera nel loro piccolo ospedale, l'unico presente a Hastings, ma fortunatamente per il suo compleanno le era stato concesso un giorno libero da poter trascorrere con la sua famiglia.

Lasciò la spiaggia poco dopo che se ne fu andato il padre e passò il tempo che le rimaneva a gironzolare per le vie familiari della città.

Hastings era una cittadina del sud dell'Inghilterra, che da ventisei anni era diventata indipendente dalla contea dell'East Sussex. Pur avendo un vasto territorio, Hastings con il tempo si era ridotta a piccola città balneare e peschereccia. La costruzione di una ferrovia tra la metà e la fine dell'Ottocento, avevano fatto aumentare a dismisura il numero degli abitanti di Hastings da meno di tremila a quasi sessantamila. Questo era anche dovuto e favorito dal turismo, sebbene scarso, formato cioè da quelle famiglie benestanti che avevano voglia di allontanarsi per un po' dallo stress e dal caos delle più grandi città inglesi e di ritirarsi in campagna o al mare. Tuttavia, Hastings non aveva nemmeno un porto, nonostante avessero più volte tenato di costruirlo. Infatti, i problemi strutturali e l'aumento dei costi esaurirono tutti i fondi disponibili, impedendo di continuare l'edificazione. A parte questo, si viveva davvero bene. Il paesaggio era bellissimo, praticamente si aveva mare e pianura a un passo l'una dall'altra, e le persone erano gentili e ospitali, sempre pronte ad aiutare per qualsiasi cosa che non andasse come doveva. Inoltre, c'erano delle magnifiche scogliere, perfette per sedersi e leggere un buon libro in santa pace, e dei ampi prati che andavano ad avvalorare quello splendido luogo. Amy adorava anche andare nelle rovine di un castello costruito millenni prima, dove regnava perennemente il silenzio e la natura, data la sua posizione rialzata rispetto alla cittadina, su un'alta collina che la sovrastava.

Si fermò davanti a un basso palazzo a due piani. Entrò nell'ingresso e salì due rampe di scale per arrivare al loro piccolo appartamento al secondo piano.

Bussò alla porta e sentì delle voci provenire dall'interno. Poco dopo la sorella le aprì la porta.

«Ciao sorellona!» disse abbracciandola, stupita che quella fosse arrivata prima del previsto. Si aspettava di vederla tornare il pomeriggio, come accadeva sempre, ma non così presto.

«Chi si vede! La piccola Amy» sorrise quella, ricambiando l'abbraccio.

«Ho diciotto anni, non sono più piccola» replicò.

Madeleine, che Amy era solita chiamare con il nomignolo di Maddy, era una donna indomabile e sempre a caccia di avventure, sebbene il suo lavoro le impedisse di allontanarsi da Londra, dove viveva e lavorava. Il suo sogno più grande, però, era fare il giro dell'Inghilterra e visitare tutti i posti e i luoghi che si sentiva descrivere da amici, conoscenti e passanti. Gestiva un negozio di tessuti assieme a una sua socia, in cui avevano speso tutti i loro soldi e risparmi e le cui vendite ultimamente sembravano andare particolarmente bene, motivo di grande orgoglio per i loro genitori.

Aveva un carattere molto vivace, il che si poteva facilmente intuire dalla sua capigliatura: riccioluta e a caschetto. Amy non aveva mai capito come poteva portarli in quel modo, anche se era il suo lavoro, oltre che la sua indole, a costringerla a tenerli così. Lei, d'altro canto, adorava i capelli lunghi, tant'è che solo quando superavano la vita permetteva alla madre di spuntarglieli, nonostante ultimamente avesse deciso di portarli un poco più corti del solito.

«Beh, allora credo sia giusto e opportuno farti gli auguri di compleanno» affermò tirandole amorevolmente il lobo dell'orecchio, un vizio che si era presa da bambina.

«Cos'è che tieni dietro la schiena?» chiese Amy, fingendo una faccia sospettosa, avendo notato che la sorella teneva un braccio nascosto ai suoi occhi indagatori.

«Beh, sai, le solite cose» disse l'altra e le rivelò il libro che teneva in mano, porgendoglielo.

Amy lo afferrò e lesse il titolo: Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò.

«L'ho visto per caso nella vetrina di una libreria e ho subito pensato a te. Forse te l'avrei dovuto fare prima, ma volevo regalartelo in un momento speciale. E quale momento è meglio del proprio diciottesimo compleanno? Inoltre, mi sono ricordata di quanto ti fosse piaciuto il primo libro, Alice nel Paese delle Meraviglie.»

«L'ho adorato!» disse Amy abbracciandola di nuovo, euforica. «Grazie!»

«Non c'è di che» rispose, sorridendo.

«Dov'è mamma?» chiese per cambiare argomento, sciogliendosi dall'abbraccio.

«In cucina, sta preparando il pranzo.» Madeleine chiuse la porta e insieme andarono dalla madre, impegnata a pelare un paio di patate per il purè.

Amy le riferì quello che le aveva detto il padre e quella commentò brontolando: «In fondo voi potete andarvene e tornare quando vi pare.»

Eliza era solita passare il tempo libero a lamentarsi con le amiche delle faccende di casa e di come fossero disgraziati il marito e le figlie. Teneva un comportamento severo ed esigente che però talvolta si scioglieva in affetto. Questa sua freddezza nei confronti delle persone che le erano care e che le stavano attorno era più che altro dovuta al fatto che si sentiva oppressa in quella piccola abitazione, ma ciò non attenuava il sincero amore che provava per la sua famiglia.

«Quando riparti?» chiese Amy alla sorella.

Madeleine la guardò sorridendo. «Sono appena arrivata e già non mi sopporti più? Comunque domani mattina.» Fece una pausa e il sorriso svanì dal suo viso quando disse: «Avete sentito della guerra? È scoppiata già da qualche giorno. A Londra sono tutti in fermento, sembrano quasi impazziti. Si leggono notizie ovunque e ci sono addirittura accuse di spionaggio, - credo tutte infondate.»

«Non è una guerra come le altre, lo sento. Non finirà presto» disse Eliza con aria grave.

«Io, al contrario, penso che per Natale sarà già tutto finito. Me l'ha assicurato un mio amico soldato. Abbiamo corpi militari e forze armate efficienti ed esperte, che faranno in modo che tra qualche mese si concluda tutto.»

Rimasero qualche secondo in silenzio, prima che Eliza cambiasse argomento per distogliere tutte loro dai cupi pensieri che la guerra infondeva.

«Amy, pensi che Bryan riuscirà a rientrare per cena?»

Bryan Stevens era l'unico figlio di Barry, nonché fidanzato di Amy da quasi due anni. Si erano conosciuti proprio grazie ai loro genitori, che erano amici stretti sin dalla loro nascita. Avevano passato insieme infanzia e adolescenza e col tempo erano diventati amici inseparabili. Avevano trascorso ogni singola giornata insieme, condividendo parole e pensieri e andando a consolidare l'amicizia più forte che Amy avesse mai avuto. Tutto cambiò quando lui le confessò di amarla e di voler passare il resto della vita con lei al suo fianco. Ricordò di aver creduto di svenire dalla sorpresa e dalla gioia, accorgendosi solo allora di averlo amato in tutti quegli anni passati insieme. L'anno dopo Bryan aveva deciso di arruolarsi volontariamente e di addestrarsi in una caserma di Londra; nonostante ciò, lui tornava ogni fine settimana per stare insieme a lei e il fatto che il loro amore continuasse ad essere tanto forte, malgrado il poco tempo che lui aveva a disposizione, le sembrava la netta prova di quanto fossero uniti.

Questa arrossì senza volere e accennò a un sorriso, come accadeva ogni volta che le capitava di pensare a lui. «Non lo so.»

«Tanto per cambiare. Perché non dovrebbe tornare per cena? È sempre stato puntuale. Anche troppo, per i miei gusti. Questi soldati... sempre gentili e impeccabili, ma talmente noiosi!» affermò Madeleine punzecchiando Amy. Sapeva bene che il suo punto più debole era Bryan.

Eliza le rivolse un leggero sguardo di rimprovero.

«Be'... È andato a Londra per comprare gli anelli» rispose Amy arrossendo ancora di più.

La nonna una volta le aveva rivelato che quando arrossiva diventava ancora più carina e fragile, arrivando quasi ad assomigliare a una bambolina di porcellana. Amy invece quando lo faceva si sentiva solo terribilmente imbarazzata e odiava quella sensazione.

«Anelli?»

«Fedi nuziali» sussurrò Amy.

«Mi sono forse persa qualcosa?» chiese Madeleine, con la bocca rimasta aperta dallo stupore.

«Qualche giorno fa Bryan le ha chiesto di sposarla e lei ha accettato» si intromise Eliza che cercava di mantenere il suo comportamento scostante, ma che era visibilmente commossa dal fatto.

«La mia sorellina si sposa!» disse Madeleine entusiasta, alzandosi. «Hai pensato all'abito? E alla chiesa? Mio Dio, sarà bellissimo!»

«È ancora presto per pensare già a tutto questo» disse Amy timidamente.

«Oh, mamma mia! Quante cose ci sono da fare! Il che significa che dovrete sopportarmi per molti giorni, perché non ho alcuna intenzione di perdermi il tuo matrimonio. Neanche il lavoro potrà fermarmi.»

Amy scoppiò a ridere.

«Bryan ti ha detto quanto si tratterrà?» chiese la madre mentre iniziava ad apparecchiare la tavola, aiutata dalla figlia più giovane.

«Non molto, dovrebbe essere qui per stasera.»

«Bene» soggiunse Eliza sorridendo.

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