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TERRA, CASA

«I tuoi amici sono qui?» domanda Nebula, gli occhi neri come il petrolio a cercare quelli ormai spenti di Tony.
Da quando si sono lasciati Titano alle spalle, è la prima volta che sente la voce della donna. I due sopravvissuti non hanno proferito parola per tutto il tempo, si sono limitati a fissare lo spazio, il vuoto.
Tony trae un respiro profondo e, ignorando il nodo che gli si è appena formato in gola, le risponde, lo sguardo basso a fissare il pavimento.
«È casa mia. Devo...devo controllare una cosa.» borbotta lasciando la navicella.
Non pronuncia il suo nome, non dice nemmeno che si tratta di una persona. Se Pepper fosse scomparsa, dirlo a Nebula, ad alta voce quindi, lo renderebbe reale, pensa guardandosi attorno. La strada è deserta, non c'è nessuno, solo macchine, fogli di giornale e spazzatura. Mordendosi il labbro inferiore e stringendo i pugni, si costringe a scacciare dalla mente le immagini, ancora vivide, dei suoi compagni di viaggio, di Peter, ed entra in casa. Regna un silenzio tombale e tutto è rimasto esattamente com'era prima.
Prima che lasciasse la Terra.
I mobili sono ricoperti da un leggero strato di polvere, quasi invisibile. Devono essere passati pochi giorni, pensa attraversando la cucina con l'intenzione di raggiungere la camera da letto. I suoi occhi vagano da un angolo all'altro delle stanze, studiando ogni minimo particolare, cercando qualche indizio che indichi la presenza di Pepper.
Se è stata lì, lui lo capirà.
"Dammi un segno..."
Appoggia la mano, ora tremante, sulla porta della camera da letto che, cigolando sotto la sua spinta, si apre lentamente. È tutto in perfetto ordine, i cassetti sono chiusi, ma la lampada sulla scrivania è ancora accesa e l'armadio completamente spalancato. Il cuore comincia a battergli all'impazzata, come se volesse uscire dal petto, e l'ansia si impadronisce di lui ancora una volta. I suoi vestiti eleganti sono ancora appesi alle grucce, stirati e piegati ordinatamente, ma quelli di Pepper, almeno in parte, sono spariti. Un debole sorriso gli si forma sul volto, ora rigato da una lacrima silenziosa che non è riuscito a trattenere. C'è una piccola speranza, forse non tutto è perduto.
Forse lei si è salvata.

                              ****

Si è lavato e cambiato. I vecchi vestiti erano ancora sporchi di sangue e cenere, non poteva indossarli un secondo di più.
Cominciava a sentirne il peso.
«Ti troverò...» sussurra a sé stesso afferrando la sua felpa preferita, quella che Pepper gli regalò il Natale scorso.
L'immagine di loro due insieme ora è offuscata e piuttosto confusa nella sua mente, ma chiudendo gli occhi e concentrandosi riesce a vederla. Lei, con quel sorriso imbarazzato e quel vestito rosso che avvolgeva dolcemente la sua figura snella. Le lentiggini che ha sempre amato, i suoi occhi blu come l'oceano, occhi che per lui erano come un libro aperto. Vorrebbe avvolgere il tempo, mandare indietro le lancette dell'orologio a quel momento, al Natale più bello che ricorda di aver passato. E vorrebbe dirle che la ama guardandola dritta negli occhi, come faceva sempre. Solleva le palpebre e i ricordi svaniscono lentamente, mentre le sue dita sfiorano qualcosa di ruvido nella tasca della felpa. Aggrotta le sopracciglia e apre quel pezzo di carta.

Tony, ho avuto tanta paura e ne ho ancora ad essere sincera. Non so cosa sia successo alle persone, sono scomparse, si sgretolavano davanti ai miei occhi Tony...io sto bene, certo sono sconvolta, ma sono ancora qui. Spero che leggerai queste parole, pregherò ogni giorno affinché accada. Sono così arrabbiata, furiosa, perché mi hai lasciata. Di nuovo. E non sapere come stai...beh, questo mi uccide. So che te ne sei andato per qualcosa di molto più grande di me. Di te. Di tutti noi. Dio, Tony, hai fatto così tanto per questo pianeta e per le persone che lo abitano, hai dato tutto te stesso e non hai mai voltato le spalle al dovere, alla battaglia. Quindi sì, sono arrabbiata, ma al tempo stesso sono così fiera di te Tony, dell'uomo che sei.
Dell'uomo che amo.
Ho una buona notizia da darti...Rhodey è vivo e anche altri della squadra sono sopravvissuti. Si trovano in Wakanda, io sto andando lì. Tony, non è tutto perduto. Forse lo dico per convincere ma stessa, non lo so, ma qualcosa mi dice che, in un modo o nell'altro, tornerai da me, da noi. Non so come o quando, ma sono certa che ci rincontreremo. Io ci credo.
Ti aspetto

Pepper

Ha il viso ormai rigato dalle lacrime, il suo petto si è liberato di un macigno enorme ora che sa che la donna che ama sta bene, che alcuni dei suoi amici sono vivi e lo stanno aspettando. In tutto l'orrore e nella disperazione, si è accesa una piccola speranza e non ha intenzione di abbattersi, non ora. Mentre lascia casa sua ancora una volta, pensa a Strange.
"Tony, non c'era altro modo."
Ora, a mente più lucida, forse comprende quello che il compagno di viaggio gli ha voluto comunicare. Stephen non avrebbe mai consegnato la gemma del tempo a Thanos, così gli aveva detto, che non avrebbe mai, per nessuna ragione, rischiato la gemma per la sua vita e per quella di Peter, ma poi l'ha fatto. Perché lui ha visto il futuro, avevano solo una possibilità su quattordici milioni di vincere.
E forse doveva andare proprio così.
Scacciando i pensieri, abbandona l'ingresso e torna sulla navicella, dove Nebula l'ha aspettato per chissà quanto tempo. La trova seduta, con le braccia incrociate al petto.
«Dobbiamo andare.» afferma chiudendo il portellone principale. «Non c'è tempo da perdere, Nebula.»
«Cos'hai trovato? Perché questa fretta?» domanda la donna affiancandosi.
«I miei compagni sono vivi, so dove trovarli.» risponde distrattamente.
«E che cosa farete dopo?»
«Che vuoi dire?»
«Rimetterete in piedi la squadra e viaggerete nell'universo alla ricerca di Thanos? Per cosa poi? Vendetta?»
«Giustizia.» afferma serio.
«Anche se lo trovaste, perdereste.» conclude la donna avviando i motori, la voce bassa e rassegnata.
La mente di Tony ritorna a qualche anno prima, quando la minaccia più grande per la Terra era Ultron. È passato tanto tempo, eppure le parole del Capitano, di Steve, gli rimbombano nella testa, quel ricordo ora è più chiaro e vivido che mai.

"Come pensate di sconfiggerlo?"
"Insieme."
"Perderemo."
"Allora faremo anche quello insieme."

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