Unlucky men
«Siamo riusciti a scappare dagli inferi. Quando ci hanno scoperto abbiamo fatto un patto. Se riusciamo a mandare 100 persone all'inferno, noi torniamo in vita.»
Quattro ragazzi, che si portano addosso mille peccati, sono destinati ad essere intrappolati all'inferno. Stanchi di dover scontare i loro sbagli lì, riescono a fuggire. Si rifugiano in una casa ormai abbandonata, nascosti dagli occhi degli umani. Quando vengono sorpresi decidono di fare un patto: Mandare 100 persone all'inferno entro 365 giorni. Se riescono a completare la loro missione avranno l'occasione di resuscitare e vivere una seconda volta. Se falliranno, le loro anime ritorneranno negli inferi, dove non ne faranno più ritorno.
Se non morirò a causa loro,morirò d'infarto.
-ciao ana,io sono micheal. Prometti che quando luke ti taglierà la gola a metà tu non urlerai?-
-quando muori posso mangiarti?-
«Oh perfetto, un'altra puttanella che crede di cavarsela aprendo le gambe.»
«Ci servono le tue lacrime, Luke ti aiuterà a piangere per bene.» Ghigna Ashton, pronto a godersi la scena.
Ashton inizia a ridere leggermente, «Le regole sono semplici: Vi spediamo all'inferno o siamo costretti a tornarci.»
«Tesoro, veniamo dall'inferno. Ti sembriamo tipi educati?» In effetti non ha tutti i torti.
«Cosa volete farmi?» «Sono abituato a picchiare le ragazze. Conosco i punti che le provocano più dolore, tranquilli.» Si aggiusta le maniche e sfila i suoi innumerevoli anelli.
«Perché ne avete così tento bisogno?» Indago. «Siamo morti, è faticoso e stancate per noi essere qui. Le lacrime di dolore degli umani ci fortificano, vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro.» «E questo vi sembra un buon motivo per picchiarmi?!» «Sì.» Rispondono all'unisono.
«Non prenderla sul personale. Abbiamo bisogno di energie per uccidere.» Dice Michael come se fosse una cosa da niente. Probabilmente per loro lo è.
Fratelli gemelli,che camminano verso la porta d'entrata. O forse verso la loro morte più brutale
-mi diverte il fatto che credano di poter scappare da noi-ghigna,accarezzando distrattamente la lama con un dito
Da quando è morto non ha il comportamento e la forza di un umano. Un essere umano non riuscirebbe a mangiare con così tanta facilità una persona, quando lo fa assomiglia più a una bestia. D'altronde, noi non abbiamo più niente a che fare con le persona sulla terra. Non siamo umani e secondo alcuni non lo eravamo neanche quando eravamo vivi. Ma ci va bene così. Ci va bene perché non abbiamo altra scelta. Possiamo solo accettarsi per quello che siamo. Siamo reputate persone cattive, lo siamo, ma questo non è un male. Le persone buone sono quelle che si abituano, che non hanno il coraggio di ribellarsi quando qualcosa non li va bene, si fanno mettere i piedi in testa solo per non essere etichettati come degli stronzi dagli altri. Sono davvero noiosi e senza personalità, non capisco come faccia la gente a preferire le persone che portano rispetto al prossimo. I tipi come noi hanno come solo obiettivo la propria felicità, senza importarsi se agli altri vada bene o no. E se veder soffrire le persone ci fa stare bene, non capisco perché non dovremmo farlo.
Capendo che qui non ho niente da fare, mi dirigo pigramente nella stanza, diventata ormai la nostra base. Apro l'armadio cigolante, trovando la ragazza di cui non ricordo il nome che si massaggia la guancia arrossata mugolando.
«Dove sono? Chi sei tu?» Biascica. «Piacere sono Ashton. E tu hai rotto le palle.» La strattono per un braccio trascinandola con me.
«Oh, quindi non era un incubo?» «Lo è.»
Voglio che sia impaurita da noi e che trovi il nostro comportamento malsano e terrificante, perché lo è. Non voglio farla sentire a suo agio, voglio che soffra. Che capisca che anche se non è morta, per lei l'inferno è arrivato. Anche se questo non ha niente a che fare con il luogo dove eravamo noi.
Non possiamo ucciderti, ma possiamo farti provare l'inferno anche da viva. Per te è finita e credimi, questo è solo l'inizio.
«Non sei mai stata all'inferno, non sai cosa significhi. Odio il mondo in tutte le sue forme. Ma sai, essere torturato per l'eternità non è il massimo. Da vivo posso farmi i cazzi miei, senza essere comandato da nessuno. Lì dimentichi perfino chi sei.»
«Non rompere? Stare zitta senza fare nulla?» Le propongo.
«Da quando si muore non si è più niente. Nessun aggettivo ti può descrivere, se non quello. Non dovresti neanche avere un nome. Perché andiamo, come fa il nulla ad essere qualcuno?»
Il mio tono duro non gli fa effetto. Quando muori, è un po' come se muoiono i tuoi sentimenti. Ma Ashton, di sentimenti non è ha mai avuti e in questo ci assomigliamo.
«Sei spaventata?» Domanda Luke.
«Di voi o di cosa possiate farmi?» Domando a mia volta.
«Di tutto.» Dice Calum.
«Finché ci sarai utile sopravviverai.»
«La vita fa schifo.»
«Vedi cosa succede ad essere gentili con gli altri? Succede che rimani fregato.»
«Non è importante far star bene gli altri. È importante far star bene noi stessi. Io sto bene, e di te non mi importa minimamente.»
Sono sempre stata così d'altronde, un piccolo gesto carino riesce ad illudermi, facendomi soffrire subito dopo. In 20 anni dovrei aver capito come sono fatte le persone, tutta la crudeltà che possono regalarti senza che tu abbia fatto niente. Forse mi piace illudermi, perché per un piccolo lasso di tempo credo di essere importante per qualcuno.
«Quando capirai fino a dove possano spingersi le persone per distruggerti, desidererei restare da sola per il resto della tua vita. Le odierai, ed inizierai ad odiare anche te stesso. Perché, che tu lo voglia o meno, diventerai come loro. Perché sai che se rimani te stesso, non andrai da nessuna parte.»
Non si può stare bene, se non sai cosa significa esserlo.
«Un'anima peccatrice e un'anima pura possono incontrarsi? Davvero?» Indago, anche se non ho nessun interesse a scoparmi qualcuno, soprattutto un'anima pura e innocente.
«Oh certo che si può. Io mi sono fatto la mamma di Luke.» Si intromette Calum.
«Un momento, cosa?!» Luke si volta verso di lui.
«Niente.» «Chi cazzo mi ha avvolto le braccia con del scotch?!»
Tutti e quattro sbuffiamo appena l'unica voce femminile urla dall'altra camera. In questo caso sarei il colpevole, non volevo morisse. Non tengo per niente a lei, ma per quanto odi ammetterlo è utile.
«Michael sei stato troppo gentile con lei.» Mi rimprovera Luke.
«Calum la stava per uccidere. Che dovevo fare?» «Ne avremmo trovata un'altra, non è l'unica ragazza nel mondo in grado di piangere. Anzi, forse liberarci di lei sarebbe stato meglio. Non vedi quanto è rompicoglioni?!» Lo segue Ashton, tutti e due contro di me per un gesto innocente. Non che io abbia innocenza in corpo, semplicemente non credo sia stata una cosa grave.
«Ah ora sarebbe colpa mia? C'era Ashton che le puntava una pistola e non l'ha fatta fuori! Ho solo rimediato ad una cazzata di Calum al solo fine di nutrirsi con dello sporco sangue umano!» «Cosa? Ora sarebbe colpa mia?» «Sì. Perché sei fottutamente inquietante. E credimi, ne ho viste di cose strane nella vita e nella morte.» «Ok basta! Siete fastidiosi. Michael sta zitto, sei stato troppo gentile. Che cazzo ti è successo?» Ci ferma Luke. Mi verrebbe da dirgli che è lui il seccante qui, ma preferisco non controbattere.
«Pensate quello che volete. Vado a fumare.»
Mi volto per uscire dalla porta, dove ne spunta la stronzetta. Non la degno di uno sguardo e la supero spingendola con la spalla. Che vadano al diavolo tutti.
«La gente crede di sapere benissimo cosa sia l'odio. No, nessuno può saperlo finché non odia se stesso.»
«Oh ma andate al diavolo!» «È inutile che mi mandi all'inferno, che tanto ci vivo già.» Ghigna il ragazzo dai capelli rossi acceso.
«Mi piace quando sei spaventata da me.»
«Se devi morire, devo essere io ad ucciderti.»
«Quanto mi manca essere crudele.»
Che sfacciata a chiedermi della mia vita. Perché dovrebbe interessarsi a me, se non per un secondo fine? Se continua così, la ucciderò quando meno se lo aspetta, con le mie stesse mani. E fanculo alle sue lacrime, posso farne a meno.
«Che dice la puttanella?» mi domanda Ashton appena entro nella stanza, con la carta da parati color oro che si stacca sempre di più e il pavimento di legno che cade a pezzi.
Sbuffo esasperato, «Non vedo l'ora che muoia.»
Do un calcio al primo mobile che mi capita avanti per rabbia, prima di buttarmi sul divano, con i piedi sopra al bracciolo di esso.
«Perché non la uccidiamo allora?» domanda a tutti e tre.
Calum prende la parola, «A voi non mancava vedere una persona sotto tortura? O ero l'unico che in cantina teneva appesa una persona come un maiale da macello prima di taglargli gli arti e usarli per cercarli entrambi gli occhi? Non so voi, ma a me eccitava da morire.»
«Ricordo quando l'hai detto a Jack lo squartatore. Si era inchinato facendoti i suoi complimenti» gli ricorda Michael.
«Oh, quanto mi manca parlare con lui di budella sanguinanti».
-Non provare a fare il capo con me, perché non sei nessuno.»
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