38.
Stava piovendo.
Era notte fonda e i miei genitori stavano dormendo.
Scesi dal letto e uscii dalla mia stanza.
Mi incamminai scalza lungo il corridoio, lanciando un occhiata alla porta chiusa della camera di mia sorella.
In silenzio e in punta di piedi, imboccai le scale.
Indossavo il mio pigiamino rosa con gli orsetti.
Era buio pesto, il bagliore aranciato dei lucine di emergenza mi indirizzava verso la cucina dove avevo un enorme necessità di acqua.
Avevo avuto l'ennesimo incubo.
Avevo bisogno di aria e rinfrescarmi la gola.
Dopo aver sorseggiato malamente dell'acqua depositai il bicchiere sporco nel lavabo e risalì lungo le scale per andare in camera mia, non avevo sonno avevo bisogno di starmene da sola e chi sa...
Apri la finestra e l'aria pungente della pioggia mi pizzico il naso.
Aprii anche la persiana e con l'aiuto della sedia mi arrampicai sulla finestra per andare sul mio posto isolato il tetto, dove stavo a pensare durante le estati.
Il cielo era gocciolante e i lampi si facevano largo nel cielo saettando.
Con una mano mi scostai i capelli bagnati dalla fronte e mi sedetti sulle tegole.
Sollevai lo sguardo sul cielo oscuro e pensai che la tempesta stesse aspettando proprio me.
Non voleva farmi piangere da sola.
Avevo imparato fin da piccola a sopportare il dolore, ma non riuscivo più a sopportare e contenerlo.
In quell'istante, mi sentivo come un aquila che batteva le ali contro la tempesta ma che non sarebbe mai sopravvissuta al suo tumulto, non avrebbe mai rivisto il sole dietro le nuvole nere.
Aprii il palmo della mano e lasciai che le gocce picchiettassero sulla mia pelle.
Le vedevo, le sentivo, ero viva, ma ancora sporca.
Troppo sporca.
Neanche tutta l'acqua del mondo avrebbe ripulito la mia anima.
Ogni goccia di pioggia era un pezzo di me che ormai non riuscivo più a tenere insieme.
Chiusi la mano in un pugno e fissai il vuoto di fronte a me.
Era un manto scuro e profondo.
Non era mai stato più spaventoso come allora.
In quel momento pensai pensai a tutto quello che subivo ogni giorno, di come le persone mi ignoravano, ignoravano i miei disegni, i miei isolamenti, la mia solitudine.
Ignoravano il dolore che provavo, ignoravano il dolore che era davvero enorme per la mia giovane età.
E un idea mi baleno in testa come ha sempre fatto.
Un idea malsana che in quel momento mi fece provare la paura, la paura che prevedeva ogni altra emozione:
Il coraggio, l'adrenalina, la follia e la disperazione.
Non mi voltai nemmeno indietro pensando che potevo finirla e tornarmene a letto come ho sempre fatto.
Spalancai le braccia assaporando il vento che mi scompigliava i capelli la pioggia che si mischiava alle mie lacrime.
Ero un angelo perfetto, adesso, o forse no.
Un angelo probabilmente lo sarei diventata dopo il mio gesto.
Mamma non sarebbe stata contenta della mia decisione, ma non mi importava.
Non potevo andare avanti in quel modo.
In quel momento, i fiori del giardino si piegarono sotto la pioggia, il vento scosse le foglie e tutto pareva così idiliaco, un quadro.
Il destino stava scrivendo di una bambina che a soli dieci anni voleva smettere di combattere.
Aveva smesso di sperare, non voleva più vivere con la malinconia, con i colori assopiti, con un nodo che gli stringeva il cuore.
Ripensai al biglietto che avevo lasciato nel mio diario segreto con tutta la confessione, l'unico che ascoltava, l'unico oggetto a cui potevo raccontare tutti i miei tormenti, dedicato alla mia famiglia
"Quando smetterà di piovere, io sarò gia andata, sarò una fata che volerà nel cielo spensierata. Sarò libera dalle catene e dalle macchie che ho sul cuore, sarò come Mila e Sugar nei miei libri esplorerò il mondo con le mie ali e sarò felice. Non siate tristi non sono arrabbiata starò bene..."
Lasciai il diario in bella vista sulla mia scrivania aperto.
Sapevo che avrebbero letto tutto, mi è sempre piaciuto leggere e disegnare erano la mia via di fuga.
Avrebbero forse capito finalmente cosa non andava in me.
Così dopo un ultimo profondo respiro, chiusi gli occhi e mi lasciai cadere nel vuoto, avvolta dalle braccia silenziose di quella tempesta.
Cit. By me
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