Valutazioni thriller pt.3
Le nostre recensioni per i partecipanti al concorso! La pubblicazione avviene in ordine del tutto casuale.
La classifica con i voti arriverà non appena finiremo di leggere tutto =)
KiaIcyFlames - The Academy - scena più cruenta
All'improvviso da un altoparlante esterno una voce metallica ci comunica di raggiungere immediatamente l'Auditorium. Noi ci alziamo e corriamo diretti all'Auditorium, ed io smetto di concentrarmi su Katia. Mi sembra che stia bene, quindi non devo preoccuparmi più di tanto.
Nella sala troviamo gli studenti del primo anno già seduti sulle poltroncine di pelle. Quelli degli anni successivi arrivano con più calma, anzi direi quasi controvoglia: si siedono solo dopo che noi abbiamo preso posto e cercano di fare qualsiasi cosa, tranne guardare il palco con le tende rosse chiuse. Noi quattro, seduti proprio al centro della sala, restiamo abbastanza sorpresi di questo.
«Sarà un altro discorso di Rain, probabilmente noioso» commenta Mark.
Annuisco, ma mi sembra comunque una reazione strana anche per un discorso noioso.
Quando tutti sono seduti, una ventina di guardie armate con i manganelli si mettono ai lati dell'Auditorium e mantengono l'ordine nella sala.
Le luci si spengono e le tende sul palco si aprono.
Pensavo di trovarmi uno spettacolo noioso, o magari allegro, o meglio ancora interessante. Ma non l'agghiacciante scena che mi si para davanti agli occhi.
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Sul palco ci sono un ragazzo e una ragazza, seduti su due sedie d'acciaio bloccate al pavimento da sbarre anch'esse di acciaio, con le mani e le gambe legate a cavi di ferro che hanno già creato ferite violacee sui polsi e le caviglie. Lei sta piangendo, mentre lui ha lo sguardo abbassato e non riesco a vederlo in volto.
Riconosco dalla spilla che sono del terzo anno.
La cosa che più mi sconvolge di più è un leggero ma ben visibile rivolo di sangue che cola lungo la gamba e la gonna della ragazza. E ho come l'orrendo sospetto che le abbiano fatto altro prima di metterla su quel palco.
«Che cosa sta succedendo? Che significa?» esclama Mark.
Mathias e Mark non riescono a togliere gli occhi di dosso da quella scena così raccapricciante, mentre Katia ha una mano davanti alla bocca e sta per mettersi a piangere. Io non riesco nemmeno a parlare: ora capisco perché gli studenti cercavano di non guardare quel palco. Sapevano cosa sarebbe successo.
Nella sala si sentono sussulti e urla di terrore, subito rimessi in riga dalle guardie. Gli studenti del primo anno sono sconvolti; quelli del secondo e del terzo invece guardano la scena quasi fossero in trance: probabilmente fanno finta di vedere, mentre con la loro mente vagano in qualche posto migliore, o addirittura cercano di non pensare nemmeno.
Sul palco compaiono sei guardie e un uomo che non ho mai visto prima. Non so chi sia, né perché sia lì al posto del preside Rain. Da una fila vicina alla mia sento un ragazzo trattenere il fiato in una smorfia di paura e sussurrare "Eliah". Quel nome mi mette i brividi: il tono che ha usato sembra così terribile, come se quel nome fosse la sciagura in persona.
Eliah è un uomo sui trent'anni, vestito di nero e dallo sguardo senza alcuna pietà. Parla al microfono al centro del palco, mentre le guardie si avvicinano ai due ragazzi.
«Come finanziatore dell'Accademia, sia dal punto di vista economico che giurisdizionale, è mio dovere informare voi studenti di un fatto orribile che è capitato all'interno della nostra meravigliosa scuola»
Toglie il microfono dall'asta e si mette dietro i due ragazzi. Così è quello l'uomo che rifornisce di soldi l'Accademia, e che fa in modo che le nostre famiglie non debbano sborsare neanche un centesimo per la nostra iscrizione? So veramente poco del sistema economico dell'Accademia, quindi non capisco pienamente il suo ruolo. Comunque sarebbe sembrato un brav'uomo, se non si fosse reso partecipe di quel tremendo spettacolo.
«Questi due ragazzi sono stati colti in flagrante mentre cercavano di scappare dall'Accademia» esclama con un tono di puro odio.
Dalla sala si leva un piccolo boato di stupore. Noi quattro ci guardiamo sconvolti: hanno davvero tentato di scappare? Fin adesso pensavamo fosse uno scherzo, o qualcosa giusto per spaventare le nuove matricole il primo giorno, non una cosa reale. "Ed ora che cosa succederà?" penso: se l'atto è così grave, quanto lo sarà la sua punizione?
«Sappiate ragazzi» continua Eliah rivolgendosi ai due seduti sulle sedie «che quest'affronto alla struttura non è ben accolto dagli insegnanti, che ogni giorno cercano d'inculcare nella vostra zucca vuota le loro preziose materie. Né dai loro studenti, che cercano tutti i giorni di diventare dei bravi lavoratori. Né dai vostri genitori, che sicuramente non sarebbero contenti del vostro stupido comportamento»
Eliah si allontana dalle due sedie, e mentre la ragazza piange ancora più disperata e il ragazzo non muove un muscolo dalla paura, conclude il suo discorso: «Ah, ma voi tutto questo lo sapete già, perché queste regole vi sono state dette il giorno in cui voi siete entrati. Eppure le avete trasgredite sapendo che c'erano»
È la frase definitiva: le guardie si avvicinano ancora di più ai ragazzi e cominciano a picchiarli con i manganelli. Io abbasso subito lo sguardo e non guardo la scena, mentre Mark quasi istintivamente mi attira a sé col braccio. Anche lui non guarda quella violenza inaudita, così come Mathias. Katia si copre anche le orecchie per non sentire le grida della ragazza che urla sotto i colpi delle guardie, grida che mi penetrano fin dentro l'anima e che m'incutono terrore puro, quasi fossi io a prendere quelle botte.
Nella sala c'è il pandemonio: gente che urla inorridita, altri che cercano di scappare. Ma le guardie bloccano tutti e obbligano a guardare quella scena, picchiando coi manganelli chi non lo fa. Anche a noi ci urlano di osservare, e siamo costretti a eseguire gli ordini. Mark mi tiene ancora stretta a sé, quasi volesse darmi forza, mentre io mi ritrovo a piangere dalla paura. Ci stanno costringendo a guardare un pestaggio brutale su due nostri coetanei.
Gli unici a stare immobili sono gli studenti più vecchi: tremano dalla paura, ma sono immobili, quasi fossero in uno stato vegetativo. Quante punizioni hanno visto per essere così preparati a quell'orrore? Come fanno a non scappare, a non urlare?
"Ma che diavolo sta succedendo in questo posto?"
I due ragazzi vengono picchiati per cinque minuti buoni. Alla fine della punizione sono sporchi di sangue sul viso e sul corpo, hanno varie tumefazioni sulla pelle e quasi tutte le ossa rotte. La ragazza non urla più e la sua testa ciondola senza peso, mentre il ragazzo sembra apparentemente morto, anche se si vede che respira debolmente.
«Portateli qui» ordina Eliah.
Le guardie tolgono i lacci e sollevano i due ragazzi, che non rispondono neanche con un sussulto.
«Che questo vi sia d'ammonimento. Abbiamo regole ferree qua che vanno rispettate, qualsiasi cosa succeda. Voi siete il nostro futuro: fate quello che vi diciamo e non rischierete alcun tipo di violenza. Noi vi abbiamo dato la possibilità e l'onore di essere qua, ma nonostante questo volete sempre di più. L'unica cosa che vale in questo mondo è la conoscenza, e voi la state sprecando per desideri assurdi. La conoscenza è un onore ragazzi: ricordatevelo prima di fare pazzie come questi due giovani»
«La conoscenza non è un onore» sussurra improvvisamente la ragazza sul palco, respirando con fatica «è una condanna»
Detto questo la ragazza scatta, prende in mano una pistola rubandola a una delle guardie che la sostengono e si spara alla tempia. Uno schizzo di sangue si sparge sul palco e sulle tute delle guardie, mentre lei cade a terra morta.
Un boato di disgusto si alza nell'Auditorium, che coinvolge anche gli studenti più vecchi, quasi li avesse
risvegliati dalla trance. Molti saltano in piedi, altri cercano di uscire da quella sala. Io rimango pietrificata
sulla sedia. Si è... suicidata? Davanti ai nostri occhi?
Eliah non dice niente né mostra compassione: ordina soltanto di portarla via, di scortare il ragazzo ancora impassibile in infermeria e poi di pulire il pavimento. Poi le tende si chiudono e noi siamo pregati (senza troppe gentilezze) di tornare alle nostre faccende.
Quando esco dalla sala, non voglio vedere nessuno. Quella scena mi ha scombussolato talmente nel profondo, che corro nella mia stanza a vomitare. Non ho mai visto un suicidio prima: è così freddo, così reale. E tutto questo solo perché hanno provato a scappare? È troppo per me. Si aspettano davvero che noi riusciamo a convivere con questo orrore per tre anni accademici? Credevo fosse un normale istituto, non una prigione cazzo!
Mi torna alla mente il pestaggio, seguito a ruota da quel suicidio, con il sangue rosso scuro che cola dalla tempia della ragazza, con gli occhi fissi sulla platea e colmi di un'innaturale vuoto. E quell'uomo che resta impassibile, mentre le guardie li picchiano a sangue.
Ecco la cosa più orribile di tutte: è stata un'esecuzione dal vivo, e nessuno sembrava intenzionato a fermarla.
Mi sento il sangue di quella ragazza sulle mani, sul viso e su tutta la mia pelle, come se l'avessi uccisa io. Il panico mi sale al cervello. Il mondo si fa nero e svengo sul letto.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: è mancata la parte emotiva di quanto succede, è tutto raccontato e poco evocativo. Inoltre la scena cruenta l'abbiamo trovata quasi accennata, edulcorata, trattata dalla protagonista con distacco, come se mancasse il coraggio di ciò che si sta raccontando. Con una scena del genere la sua testa dovrebbe essere estremamente confusa e la cosa dovrebbe permeare anche nel testo.
Grammatica e lessico: la grammatica è buona, ma ci sono un paio di ripetizioni ed errorini (attenzione ai punti finali nelle frasi). Il lessico è un po' povero e lo stile (per i motivi accennati prima) è ancora acerbo. Manca completamente lo show don't tell.
Originalità: sa di già visto, Hunger Games, The Handmaid's tale... il contesto distopico/militarizzato è decisamente abusato. Un po' più interessante è il fatto che sia ambientato in una scuola e il suicidio nella parte finale.
Skadegladje - Chasm - Secrets you keep - scena più cruenta
Lasciò la presa e cadde all'indietro sul cemento, in mezzo a esclamazioni vittoriose degli uomini in movimento intorno a lui. Respirò lentamente, testando le gambe per assicurarsi che avrebbero obbedito. E, spingendo via la nausea indotta dal dolore, attese.
Mani brusche lo fecero voltare, preparate a trascinarlo verso la porta aperta del furgone nero che ora riusciva a vedere distintamente. Erano all'esterno, le persone camminavano in strada, curiosando, ma vennero spinti indietro in modo poco gentile dagli sconosciuti in nero.
Uno degli uomini si allungò verso di lui per afferrarlo meglio.
Aveva finito di attendere. Mosse con velocità la mano, forzando le dita nella bocca socchiusa, rompendogli i denti, prima di piegare le dita e tirare. La pelle si strappò, e così fecero anche i muscoli. La sua forza era molto più grande di quanto ossa e pelle potessero sopportare. Fece un disgustoso verso mentre strappava la mandibola dal suo volto, facendo schizzare sangue e denti ovunque.
Rotolando, sbatté i pezzi d'osso affilato nell'occhio dell'uomo più vicino. Entrambi gli uomini urlanti caddero a terra, spingendo altri e creando abbastanza confusione per dargli tempo di rimettersi in piedi. Accanto a lui un'altro uomo iniziò a sollevare la sua arma, ma lui lo colpì al volto con il gomito, provocandogli un trauma da cui non si sarebbe più ripreso, poi come se la vista di tutto quel sangue non lo disturbasse affatto, si piegò per afferrare il fucile e iniziare a sparare. Aprendo il fuoco in un varco davanti a sé si diede abbastanza spazio per respirare, muoversi, combattere.
Altre urla infransero la quiete del giorno, il rumore di macchine che si scontravano fece pulsare la sua mente di pura agonia. L'accecante, infinito dolore sbocciò bianco e affilato, consumante, facendolo inciampare sui suoi stessi piedi e scivolare lateralmente, mentre le dita lasciavano il fucile per fermare il terreno che si stava avvicinando pericolosamente. Gli uomini aprirono il fuoco immediatamente dopo di lui, si scrollò di dosso la confusione come meglio potè. Gli sconosciuti contro di lui erano sicuramente ben addestrati e non gli diedero quasi tempo di pensare.
Stringendo i denti contro la nausea crescente si voltò e rotolò via, finendo in mezzo a due auto parcheggiate. Una pioggia di vetro gli cadde addosso dai finestrini distrutti mentre gli uomini continuavano a sparare. Scivolò sotto alla macchina più vicina, strisciando sulla pancia e graffiandosi la guancia sull'asfalto sporco, ma continuò fino a che non si trovò quattro macchine più lontano.
Sopportando un capogiro, si mise in piedi in mezzo al traffico. Due macchine frenarono e sterzarono bruscamente per cercare di evitarlo. I clacson peggiorarono il dolore, la sua vista perse fuoco mentre forzava il corpo ad avanzare ciecamente. Una delle auto lo colpì al fianco, il contraccolpo lo sbalzò violentemente in avanti, facendolo finire contro un'altra vettura.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: è innegabile che la scena sia decisamente cruenta e sanguinosa, quindi obiettivo centrato: infatti, veniamo subito trasportati in una scena violenta e sfrontata che ci tiene attaccati allo schermo fino all'ultima parola e che riesce a farci sembrare di essere nel corpo malandato, ma comunque forte, del protagonista.
Grammatica e lessico: ci troviamo di fronte a uno stile quasi cinematografico (che tiene la tensione alta durante tutta l'azione) diretto e sfrontato, aggettivi che lo rendono perfettamente adatto al contesto della scena. La grammatica è ottima nel complesso, con solo qualche sbavatura di poco conto su qualche virgola, ripetizione o cacofonie.
Originalità: incuriosisce fortemente sapere se quest'uomo sia solo una persona molto forte e preparata o se abbia un superpotere. L'originalità sta proprio nel fatto che questa caratteristica non sia esplicitata. Inoltre una lode per l'attenzione data: sarà pure una semplice scena di lotta, ma nel panorama wattpaddiano è difficile trovarne una così coerente, precisa e che non si concentri solo sulla tecnica, ma anche sulla forma.
MrLalalalala - Il Signore della Giustizia - scena più cruenta
Lucifero osservava con gli occhi stupiti cosa faceva quel gruppetto di ragazzi.
Quello più grosso tagliava la carotide, infilzando il grosso coltello da macellaio dentro l'interno, con il sangue che sgorgava lentamente dalle sue viscere rosse, mentre una ragazza dai capelli biondi tappava ilnaso e la bocca della vittima con un fazzoletto di cotone, probabilmente l' anestetizzatrice del gruppo, mentre altri due tenevano fermo il corpo. Zefiro con Alyssa tagliavano i polsi, facendo dei tagli profondi e netti velocemente, facendo sgorgare sangue che li schizzava in faccia, sorridevano, come se provassero piacere nel farlo, e sopratutto nel essere ricoperti del sangue della loro vittima. L' ultimo, quello più alto controllava che non ci fosse nessuno in zona. Insomma, era proprio una squadra di baby-killer.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: la scena è davvero troppo breve, confusionaria (non volutamente) e priva di tridimensionalità, troppo piatta. Bisogna allungarla e aggiungere introspezioni, considerazioni, qualcosa che coinvolga la mente del lettore. La descrizione è ancora acerba, asciutta e priva di qualsiasi emozione. Inoltre gli errori non aiutano a entrare in sintonia con il breve estratto.
Grammatica e lessico: lo stile non è ancora stile. È ancora troppo banale, dovresti cercare di giocare di più con le parole, con i pensieri, con ciò che vuoi trasmettere. Per quanto riguarda la parte sintattica, ci sono fin troppi errori (sia grammaticali e logici), refusi, e con uno stile così asettico e poco dinamico saltano agli occhi tutti.
Originalità: non è chiaro il contesto, quindi, anche se l'idea non sembra male (la baby gang è interessante, ma non si capisce se sia quella la protagonista della storia e dell'estratto o il demone che li sta osservando), non si può definire originalissima.
LuanaMaiden - Delirium - scena introspettiva
Dicono che non abbiano sentito nulla, che siano morte sul colpo e che non se ne sianonemmeno accorte. Ma è vero, o mi è stato detto perché in quel momento ero sotto shock perla loro perdita? Ma perché mai dei medici dovrebbero mentire sulla morte di qualcuno,specialmente se di giovane età come lo erano Ruth e Leah? Ventidue e cinque anni...
«Come stai, Nicholas?» Mi chiede ingenuamente la gente quando mi incontra. Chedomanda stupida, penso io. È come dire ad un cieco: «Hei, quando ci vediamo?»
Come potrei stare, secondo loro?
Mia figlia e la donna che amavo sono morte sei mesi fa, in un incidente. Dovrei stare bene?Come posso stare bene dopo aver perso tutto ciò che avevo?
Lo ricordo ancora quel giorno, è stampato indelebile nella mia mente, come una scritta fattacon una bomboletta su un muro. Potranno coprirla con altra vernice, ma la scritta rimarrà làsotto in eterno, fino a quando non sarà il muro a crollare.
Ruth aveva un vestitino estivo a balze, lungo fino al ginocchio e blu come la notte, mentre, lapiccola Leah, aveva una gonnellina di jeans abbinata ad una maglietta bianca con deisimpatici gattini arancioni con un cappellino da festa sulla testa. Ridevano spensierate ecantavano una canzone per bambini, una di quelle dei cartoni animati, il preferito di Leah,probabilmente.
Hanno lasciato un grande vuoto...
Dopo la loro morte ho smesso di andare a lavorare, ottenendo come risultato illicenziamento. Niente lavoro, niente soldi. Niente soldi, niente casa.
Volto lo sguardo sul lato opposto del letto, dove si sdraiava Ruth. È decisamente troppogrande, ora che non c'è lei al mio fianco, e la casa è troppo silenziosa senza l'intensa risatadivertita della mia piccola Leah. Vorrei essere morto assieme a loro, sarebbe stato moltomeglio. Ma la vita è una bastarda e te la fa pagare per tutto.
Non penso di aver bisogno di uno psicologo, so di stare male e so che ci vorrà del tempoaffinché il dolore passi, se un dolore del genere può passare. Inoltre non sono mai stato unragazzo molto loquace, specialmente con persone sconosciute e non intendo raccontare ilmio dramma a qualcuno che già so non potrebbe fare nulla per la mia condizione.
È un dolore troppo grande e profondo, per essere guarito con delle semplici parole buttate acaso in uno stanzino piccolo e poco illuminato, sdraiato su un morbido lettino ricoperto dicuscinetti foderati in pvc. No, no ed ancora no.
Do un' occhiata al cellulare, osservando l'ora scritta in grande al centro del display. È l'una edovrei nutrirmi, ma non ne ho la minima voglia.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: si percepiscono i sentimenti dell'uomo e la sua disperazione sorda e ormai apatica, ma è una percezione non profonda ed empatica: devi scavare di più nei pensieri e nei sentimenti di quest'uomo, sradicarli senza pietà da dove sono nascosti e mostrarceli così, senza ovattarli. Hai davvero il potenziale per renderla meglio.
Grammatica e lessico: uno stile semplice e lineare, con pochi guizzi. Una grammatica corretta, ma con un vocabolario un po' povero. In sostanza vorremmo vedere l'autrice elaborare di più, perché nel testo si percepiscono le sue potenzialità. Prova a osare di più.
Originalità: il contesto è sufficientemente elaborato ma non spicca per originalità, benché sia triste. L'uomo distrutto dalla morte della sua famiglia, infatti, è un tema decisamente conosciuto. In questo estratto la cosa più interessante è la frase "niente soldi, niente casa" che fa presagire il tema del clochard, peccato che dopo pochi istanti ci sia scritto che lui è in casa, quindi non si può considerare.
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