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Valutazioni thriller pt.2

Le nostre recensioni per i partecipanti al concorso! La pubblicazione avviene in ordine del tutto casuale.

La classifica con i voti arriverà non appena finiremo di leggere tutto =)

MrJamesFord - Lungo il confine - dialogo intenso

"Da quanto tempo lavori per lui?"

Liz si volse, sconvolta: occhi sbarrati, felini, luminosi. Non ricordava di essere mai stata presa di sorpresa durante un appostamento.

Young, senza chiedere alcun permesso, fece due passi e si sedette accanto a lei, sfidando la notte di fronte a loro, che appariva così grande da poter ingoiare la foresta e tutte le bestie che vi dimoravano, o passavano, loro compresi: prese da una busta di carta un boccone di tabacco da masticare e se lo spinse in bocca, indirizzando un occhiolino alla donna.

"Non sono affari tuoi."

"Lo so. Ma ero sveglio, ed un turno di guardia passa decisamente meglio in compagnia."

"Parla per te."

"Io parlo sempre per me. Sono il massimo sostenitore di Neil Young."

"Di norma gli uomini come te non finiscono bene, con me."

"Interessante! E chi sarebbero questi uomini come me?"

"Quelli che pensano di averla sempre vinta."

"Dici che quindi è meglio qualcuno che non lo pensa ma finisce per averla vinta ricattando?"

"Cosa intendi?"

"Reznor. Non mi pare un vincente. Solo uno che se non vince ti ammazza."

"Non sai nulla, di lui."

"Non si sa mai abbastanza, delle persone. Vuoi che ti racconti una cosa di me?"

"No."

"Poco importa. Te la racconto comunque."

"E che succede se ti ammazzo?"

"Non lo farai. Quando accadrà, non me lo dirai prima."

Liz era disorientata da quel giovane ladro di cavalli dalla battuta pronta, l'unico dai tempi in cui aveva conosciuto Reznor a non mostrare apertamente paura di lei, o quantomeno cercando di affrontarla.

Young sputò un grumo di tabacco, alzando lo sguardo verso il cielo.

"Stanotte è molto limpido, si distinguono molte costellazioni."

"Credi mi importi qualcosa?"

"Non si sa mai: l'astronomia potrebbe sempre servirti."

"Tu dove l'hai imparata?"

"Mio padre. Diceva che quando eri nella merda in mezzo al niente, con le stelle potevi sempre tornare a casa. O quantomeno tentare."

"Non sempre c'è bisogno di tornare a casa."

"La casa è dove ci si rifugia. Il nostro posto. Non dev'essere necessariamente quella in cui siamo cresciuti. A me è andata bene, ma so cosa possa significare. Penso a Faraday."

"Se ti è andata bene, perché sei qui?"

"Qualche anno fa c'è stata un'epidemia, da queste parti. E' morta un sacco di gente. E non so per quale motivo, ma sono l'unico a non essermi ammalato, della mia famiglia."

"E ora?"

"Ora cerco la strada per costruirne una mia."

"Cosa volevi raccontarmi?"

Young sorrise, distese le gambe e le incrociò, come se si stesse rilassando in un Saloon, sputò altro tabacco e parve genuinamente felice.

"Dopo la morte dei miei iniziai a lavorare come ladro di cavalli. Ci so fare, con quelle bestie. Le capisco. Sono libere e selvagge, ma è come se chiedessero di essere domate."

"Non ti seguo."

"Ognuno di noi ha bisogno di qualcosa. Non importa cosa. E' il bisogno, che conta. La libertà è il sogno più ambito ed inebriante del mondo, ma senza un rifugio cui tornare, finiamo per non farcene nulla."

"Non parlavi di cavalli?"

"Non fingere di essere più stupida di quello che non sei. So distinguere le persone. Sono un po' più stronze degli animali, ma cercano più o meno le stesse cose."

"Ovvero?"

"Te l'ho detto. Libertà e briglie. Siamo fatti così. Ad ogni modo, mi è capitato di viaggiare, e una volta, ad Ovest, ho conosciuto una ragazza: era molto dolce, mi ha sempre trattato come il padre dei suoi figli, siamo stati bene, eppure qualcosa non andava."

"Mi pare difficile che possa andarti bene una donna, se insisti così tanto."

"Quindi sai anche come fare una battuta, se ti ci metti."

"Fai silenzio e continua, stronzo."

"Come desideri: dunque, nello stesso periodo mi è capitato di fare diversi incontri, e uno di questi si rivelò fondamentale per decidere di cambiare strada rispetto alla signorina di cui ti parlavo. Si trattava di una storia tutta sesso e rodei, grandi bevute e via discorrendo. Eppure, anche in quel caso, mi pareva mancasse qualcosa."

"Di sicuro tu non mancherai a loro."

"Può essere. Il fatto, comunque, è questo: la prima non conosceva per nulla il mio lato selvaggio, mentre la seconda ignorava la ricerca delle briglie."

"Mi stai dicendo che tu vuoi essere selvaggio ed addomesticato ad un tempo?"

"Puoi dirlo forte."

"Allora farò un favore a tutte le donne, quando ti farò fuori."

"Questo è molto probabile. Ma non cambio idea. E forse ho anche trovato la persona giusta."

"Cosa te lo fa credere?"

"E' una donna forte, di quelle con la risposta pronta, che non esiterebbe a piantarti un coltello nel cuore ma anche a mostrare cos'ha dentro."

Liz si voltò verso Young. Osservò il suo modo rilassato e naturale di porsi anche di fronte a qualcuno che aveva più volte dichiarato, e desiderato, di vederlo morto, e si domandò se esistesse davvero un uomo in grado di farle dimenticare tutto quello che aveva vissuto nel corso della sua infanzia, negli anni in cui aveva dovuto provare il mondo sulla pelle ed in quelli in cui aveva cavalcato, ucciso e combattuto accanto a Reznor.

Rimase in silenzio, come ipnotizzata, per così tanto tempo, che non si accorse che Young, terminato il tabacco, si era alzato in piedi.

La guardava dall'alto in basso con il sorriso che gli aveva visto sfoderare in città, e con i suoi amici.

"Vedi di non ammazzarmi, allora. Ci tengo. Perché ho davvero intenzione di tornare da lei, una volta finita questa merda."

Si girò come se nulla fosse, e scomparve inghiottito dalla notte come il più fugace dei temporali estivi, carico di promesse e con un piede fuori dalla porta per evitare di restare un minuto di troppo.

Liz sfilò lo stiletto che portava, nascosto alla vista, in una speciale tasca del corpetto.

Lo osservò attentamente, e cercò di ricordare quante vite di uomini avesse preso.

Uomini che l'avevano minacciata, uomini che l'avevano sottovalutata, uomini che l'avevano fatta sentire piccola, o illusa.

Uomini come Young.

Passò la lama sul palmo della mano sinistra, e la strinse fino a quando sentì il calore del sangue lavare via ogni debolezza, ogni momento in cui si era mostrata vulnerabile con lui accanto fino a poco prima.

Quando il denso liquido cremisi prese a colarle lungo il braccio, Liz lo leccò lentamente, dal gomito al polso.

"Non tornerai da lei. Non tornerai da nessuna."

#GmS

Coinvolgimento emotivo: il coinvolgimento emotivo è molto forte, soprattutto nella seconda parte dell'estratto, quando, dopo un inizio un po' complesso per chi non ha presente i personaggi, cominciamo a comprendere meglio chi sono i due e che emozioni serpeggiano tra di loro.

La difficoltà nasce dal fatto che, pur essendo chiaramente una scelta stilistica, il botta e risposta non aiuta, in un estratto, a immettersi direttamente in questo scambio quasi da film. Anche perché in alcuni punti abbiamo sentito che prima di una determinata frase ci fosse bisogno di una pausa, o perché esse erano troppo costruite per essere sparate di getto, o perché una pausa sia esplicita che data da un determinato gesto avrebbe reso quelle determinate parole più d'impatto.

Grammatica e lessico: uno stile unico e inconfondibile, con un vocabolario variegato e puntuale, perfetto per il contesto in cui si svolge la vicenda. Una grammatica curata e plasmata sapientemente alle proprie necessità. Vorremmo suggerirti di inserire i verba dicendi, per costruire quelle pause ad effetto che servono al lettore, come abbiamo detto sopra. Ma, al tempo stesso temiamo che sarebbe come snaturare il tuo stile, molto cinematografico e diretto.  

Originalità: un brano decisamente fuori dagli schemi della letteratura di Wattpad, pregno di immagini evocative, con personaggi forti e determinati e, soprattutto, con la particolarità di deviare all'ultimo da ciò che ci aspettiamo mentre leggiamo. Crediamo che Young si riferisca a Liz, quando descrive la donna "giusta" e rimaniamo spiazzati, proprio come lei, quando capiamo che non è così.

FedeWrite_ -  Bad Romance, sangue infernale - dialogo intenso

Grida.

La giovane dai capelli di volpe si mise a sedere di colpo, rimanendo in silenzio. Urla cariche di rabbia e di odio si levarono dal piano inferiore. Controllò l'orologio posizionato sulla scrivania.

19:03

Solitamente la giornata lavorativa di suo padre presso la biblioteca comunale terminava intorno alle 19:30, ma quel giorno era tornato a casa prima del previsto. Si posizionò accanto alla porta semiaperta e, prestando maggiore attenzione, la ragazza riuscì a distinguere qualche frammento di quell'implacabile fiume di parole.

«Sei solo una lurida sgualdrina, Pilar!»

Sentenziò la figura maschile dominata dal caos, sputando il suo veleno mortale come se avesse intenzione di trasformare il salotto purpureo in una carneficina. Julia deglutì, percependo i sospiri di una donna che non aveva il coraggio di ribellarsi: sua madre; al cospetto di quella figura assuefatta dall'ira, vi era lei, un angelico essere umano che non era altro che un flebile sussurro in lotta contro un essere superiore, vittorioso, superlativo. Strinse i pugni, convincendosi di dover verificare coi suoi stessi occhi quello che stava accadendo. Scese dal letto e si diresse a passi leggeri e impercettibili verso la scalinata che collegava i due piani dell'edificio, attraversandola in punta di piedi. Non appena raggiunse gli ultimi gradini, si rese conto che camminare con tanta cautela era pressoché inutile: non avrebbero avvertito la sua presenza in ogni caso, fin troppo impegnati a lanciarsi insulti come se fossero lame.

«Io? Vogliamo parlare di te e di tutti i tuoi attimi di follia in cui ti accanisci contro tutto quello che trovi? Anche se si tratta di tua figlia?»

Più si avvicinava, più le loro voci diventavano accecanti, nitide. Si pentì immediatamente di non essere rimasta in camera sua, ignorando l'immenso fracasso di un litigio come tutti gli altri. Da anni andavano avanti in quelle stesse condizioni: gridando, lanciandosi colpe su colpe, odiandosi.

Rimase in ascolto. Bastarono pochi secondi affinché ritirasse tutto ciò pensato precedentemente; la goccia che dopo tutto quel tempo avrebbe fatto traboccare il vaso si era riversata sul pavimento, sentenziando la distruzione di una famiglia intera. La giovane si sospinse fino all'arco in cemento che conduceva al salotto illuminato e si sporse in avanti, sbirciando da una distanza piuttosto ravvicinata.

«Dio, Pilar, ma te ne rendi conto?! Il tuo capo! Mi hai tradito con un belloccio da quattro soldi!»

Le labbra di Julia si socchiusero. Fino a quel momento, le motivazioni dei loro litigi erano state la rabbia repressa, la paura e nient'altro che implicasse il coinvolgimento di un'altra persona. Il turbolento carattere di suo padre aveva tollerato passivamente ogni accusa in merito alla sua indomabile ira, ma come poteva sottostare alla vergogna di un tradimento? Il suo orgoglio non glielo avrebbe permesso. Il corpo della ragazza si assottigliò contro la parete e, nell'osservare quella scena così surreale, domande su domande le invasero la testa: Sua madre aveva commesso davvero un tale sbaglio? La sua famiglia era sul punto di sgretolarsi una volta per tutte?

Confusa e devastata, si spense in un implacabile pianto.

«David non è assolutamente un belloccio da quattro soldi se proprio vuoi saperlo!» - «David? Ah, è questo il suo nome? Diamine, non stai nemmeno tentando di negare l'evidenza!»

Numerosi singhiozzi facevano da colonna sonora alla distruzione, frammentando a colpi di parole il cuore di una ragazza che era stata privata di un sostegno e di un solido rapporto basato sull'amore reciproco. Deglutì a fatica, avvertendo un odio crescente diffondersi nel fluido color fuoco che le scorreva nelle vene. Le sue braccia si ricoprirono di lividi violacei e, in quelli che parvero nient'altro che pochi secondi, Julia si ritrovò nel suo corpo infantile, martoriato e percosso dalla furia peccatrice di suo padre. «Devi smetterla di intrometterti in affari che non ti riguardano oppure riceverai una buona dose della tua punizione preferita, mi hai capito?!» l'imponenza della figura che la stava sovrastando la fece rabbrividire e, in preda al terrore, la bambina strinse con forza la manica del suo pigiama invernale.
Abbassò le palpebre e scacciò via il ricordo, rammentandosi del fatto che quella era solo una delle tante meravigliose giornate passate in compagnia di Matthew Davidson: suo padre.

«E cosa devo dirti? Devo forse convincerti che quello di cui mi accusi non è mai successo? Quale utilità ci sarebbe nel farlo? Non mi crederesti lo stesso, Matthew. Tanto vale ammettere la mia colpevolezza e dirti che farlo è stata la cosa più bella degli ultimi vent'anni!»

Il palmo di suo padre sfiorò l'aria in una manciata di secondi e si riversò con prepotenza sulla guancia della donna che sostava di fronte a sé, gettandola in uno stato confusionale. Un tempo non avrebbe mai fatto del male alla sua tanto adorata famiglia, ma gli anni passano e le persone cambiano, si trasformano, insieme all'inclinazione della loro anima.

«Non devi più azzardarti a fare una cosa del genere, mi hai capito puttana?»

Disse. Il suo volto era carico di rancore e di indescrivibile follia. Pilar fece per rispondere, ma Matthew le impedì di farlo, colpendola ancora una volta. Il suono degli schiaffi intrisi di rabbia echeggiò per tutta la casa, giungendo alle orecchie di un'innocente spettatrice che si era rannicchiata contro il freddo cemento della parete. Spaventata e tremante, Julia non fu in grado di intervenire; non riusciva a muovere alcun muscolo del suo corpo, ritrovandosi affetta da una sorta di paralisi momentanea. Strinse i pugni e, avvolta dalle ombre del corridoio, il colletto del suo maglione venne inondato di lacrime e di grida soffocate nel silenzio.

Le iridi della ragazza si incupirono di fronte la sua stessa codardia, costretta a fare da pubblico all'ingiustizia e da carnefice al coraggio. Un terzo colpo, decisivo. Le guance rosee di Pilar acquistarono una tonalità sanguigna e violacea, costringendola a lasciarsi portar via tutte le sue forze. Si accasciò a terra, spegnendosi come stelle al mattino.

«Spero che questo ti basti di lezione.»

Matthew si voltò e, ghignando crudelmente, si protese in direzione dell'arco di cemento. Julia, in preda al terrore, si appiattì contro di esso, pregando con tutta sé stessa di scampare al suo folle desiderio di violenza. Suo padre la ignorò, oltrepassando quel corpo debole e stanco e afferrando il cappotto di lana appeso all'appendiabiti. Una folata di vento penetrò nella vecchia casa di città ed egli sparì, nel bel mezzo della nebbia.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: il problema principale è che l'estratto segue poco la traccia. I dialoghi sono pochi e passano in secondo piano, si è cercato di dare l'intensità con l'introspezione. Ovviamente si tratta di stile e scelte personali che magari nel contesto stanno benissimo, ma diciamo che la scelta del tema ti ha un po' penalizzata. I pensieri della protagonista sono moltissimi, a volte descritti con toni altisonanti e con un vocabolario eccessivamente ricercato, non aderente al personaggio, che, da ciò che ci è parso di capire, è un'adolescente o poco più. Più che sentire il suo dolore, ascoltiamo i suoi pensieri, più con curiosità che con empatia.

Grammatica e lessico: crediamo che il tuo stile, così intrecciato e complesso, renda probabilmente molto meglio nel contesto generale della storia. Purtroppo dobbiamo giudicare quel che vediamo, come per tutti, quindi non possiamo negare che possa sembrare in alcuni punti forzato, e ciò non aiuta lo scorrere della scena. Il linguaggio è forbito ma al tempo stesso ciò è anche un aspetto negativo a causa dell'ambiguità e della confusione (non in senso negativo) che permea nel tuo testo, perché non aiuta l'esterno a comprendere l'estratto appieno. 

Originalità: l'idea che il personaggio fosse esterno al dialogo, "ascoltatore" come noi, era molto particolare, ma come abbiamo già detto è mancata l'attinenza. Il tema della violenza domestica, in questo periodo, è decisamente sfruttato, ma, come spesso diciamo, più che il tema in sé ci interessa il modo in cui viene gestito. In questo caso il personaggio del padre è forse un po' troppo stereotipato, così come quello della madre. La parte più originale è quando la ragazza, per un attimo, si sovrappone alla se stessa bambina: purtroppo, verso la fine, quella scena si fa confusa.

Xmartinahale - Mystery - scena di azione/adrenalina

Quando rientro in stanza, non trovo altro che il letto di Bree vuoto.

Dove si sarà cacciata?

Prendo il telefono e provo a chiamarla, ma parte subito la segreteria. Controllo i corridoi, ma non si sente nulla se non i miei passi che riecheggiano e qualche mormorio provenire dalle altre stanze del dormitorio.

Così esco in cortile, magari aveva semplicemente bisogno di una boccata d'aria fresca. Una volata di vento mi fa rabbrividire. Dovrei rientrare a prendere una giacca dato che sono in canottiera e pantaloncini, ma prima devo trovare la mia amica.

Il giardino ha un'aria sinistra di notte, con le altalene che cigolano e con i lampioni che vanno ad intermittenza.

Sento qualcuno afferrarmi per dietro e tapparmi la bocca, impedendomi di urlare. Percepisco un ago entrare nel mio braccio sinistro e una sensazione di calore che scorre lungo il corpo, finché le palpebre non si fanno pesanti e mi addormento.

Quando riapro gli occhi sono legata ad una sedia. Una piccola finestra mi permette di vedere la luna e un'infinità di alberi: sono in una baracca nel bosco. Nella stanza ci sta anche un tavolino, con sopra un paio di forbici e una candela, unica fonte di illuminazione.

Cosa sta succedendo?

«Fatemi uscire, per favore!» urlo spaventata.

Riesco ad alzarmi in piedi, così tento di spaccare la sedia correndo verso il muro. L'unico risultato è, però, prendere una botta contro la schiena.

Sento la porta aprirsi, poi una persona incappucciata entra nella stanza. Non mi rivolge la parola, ma si avvicina a me ed inizia ad allentare la presa della corda.

Non appena mi ritrovo slegata corro verso il tavolo ed afferro le forbici, colpendo lo sconosciuto alla spalla. Lo sento urlare, ma corro subito fuori dalla casetta.

Riesce subito a riafferrarmi e a riportarmi nella baracca, dove mi sbatte contro il suolo. Preme un ginocchio contro il mio stomaco per bloccarmi, quindi si toglie il passamontagna lasciandomi senza parole.

«Sam? Cosa stai facendo? Lasciami andare!» urlo.

Mi strappa le forbici di mano e le lancia sotto il tavolo, poi mi afferra le braccia e le blocca contro il pavimento.

«Fai silenzio e non muoverti» sussurra «Non sono qua per farti del male.»

«Ma se mi hai drogata e legata ad una sedia?»

Sento dei passi provenire dall'esterno, quindi cerco di urlare, ma Sam prevede il tutto. Mi tappa la bocca e mi spinge sotto il tavolo, facendomi segno di tenere la bocca chiusa: «Se urlerai, morirai. E non sarà per mano mia» Mi rimette in mano le forbici «Trova un modo per scappare di qui, torna a scuola e non raccontare nulla a nessuno. Se domani mattina non sarò tornato, avvisa Violet.»

La porta si apre ed entra un uomo sulla sessantina. Sento il cuore battere a mille e la paura aumentare. Cosa succede? Stringo forti le forbici, sentendo la punta premere contro il palmo.

Scatto fuori dal tavolo e colpisco l'uomo, poi lo spingo contro il muro. Non ho mai avuto tanta forza, ma in questo momento mi sento in grado di poter fare ogni cosa.

Corro fuori sentendo solo il battito del mio cuore, che aumenta sempre di più. Mentre scappo i rovi mi graffiano le braccia e le gambe scoperte, eppure non sento dolore. Salto tronchi di alberi caduti, ne evito altri, continuando la mia infinita fuga.

Mi fermo accanto a un albero, ma l'uomo mi afferra. Questa volta, però,stringe le mani attorno al mio collo e sento l'aria iniziare a mancare.

«Pensavi di potermi sfuggire, numero sei?»

Un colpo di pistola riempie il silenzio della notte. L'uomo inizia a sputarmi sul viso sangue e la presa sul mio collo diminuisce, finché io non ritorno a respirare normalmente.

Sam si avvicina a me e mi prende in braccio: «Torniamo a casa, non è ancora arrivato il tuo momento.»

#GmS  

Coinvolgimento emotivo: la protagonista sembra un po' subire tutto ciò che accade passivamente. Racconta ciò che le accade, ma i punti in cui reagisce mentalmente ed emotivamente alle situazioni sono veramente pochi. Le reazioni sono un po' fiacche (forse più che altro non descritte) per il contesto e questo impedisce al lettore di immedesimarsi quanto vorrebbe. La consequenzialità delle azioni non è costruita bene, ci sono delle falle e questo distacca il lettore dall'impatto emotivo che l'estratto potrebbe veicolare.

Grammatica e lessico: il vocabolario è un po' ristretto e lo stile ancora troppo semplice. Ovviamente le frasi dirette aiutano per quanto riguarda la rapidità emotiva del brano (richiesta dalla traccia della seconda prova) ma devi anche alternarlo a combinazioni che mettano alla prova le tue abilità di scrittrice. È questa una delle cose che differenzia il raccontare una serie di eventi al plasmare eventi tridimensionalmente e in modo vivido.

Ci sono anche dei piccoli errori da correggere, te li segnaliamo sperando di aiutarti:

si prende una persona *da dietro (non "per dietro")

nella stanza *c'è - o è presente - anche un tavolino (non "ci sta anche")

Originalità: la scena si presenta in maniera poco originale, richiamando alla mente immagini già viste in film e serie tv. Ciò che avrebbe potuto dare spessore alla scena è ciò in cui però manca logica: chi è il lui incappucciato? Perchè la sta aiutando? Purtroppo lei lo riconosce, non si sa come né perchè, e da lì i gesti successivi risultano confusi e poco comprensibili. In questo caso sicuramente il fatto di presentare un estratto non ha aiutato ad entrare nella scena con le giuste informazioni.

Skadegladje - Chasm - Secrets you keep - scena di azione/adrenalina 

Ethan premette con tutta la forza sull'acceleratore, facendo stridere le gomme sull'asfalto umido, il suono delle pallottole che colpivano la carrozzeria rinforzata tornò presto a tormentarli come tamburi di guerra.

Cercò anche di forzare la propria concentrazione, cercando di percepire ciò che sentiva Sasha, per assicurarsi che davvero non fosse ferito. Ma, a parte la confusione che stava svanendo velocemente e il muro di concentrazione, non c'era più traccia di dolore in lui.

Si stavano allontanando il più velocemente possibile. Le gomme lasciavano segni scuri a terra, come ferite infette sull'asfalto. Il cruscotto tremava sotto la forza del motore spinto al massimo. Ma potevano sentire chiaramente il ruggito delle altre auto che li stavano inseguendo, perdendo lentamente terreno mentre uscivano dal porto ed entravano in città.

Ethan si lasciò sospirare di sollievo per un istante, lanciando un'occhiata veloce allo specchietto retrovisore mentre Sasha, accanto a lui, ricontrollava la sua pistola.

Prese una brusca svolta in una strada secondaria e Sasha venne sbattuto contro la portiera, registrò a malapena il borbottare infastidito dell'altro, costellato da vari insulti in russo. L'espressione sul suo volto macchiato di sangue era un muro di pura determinazione.

Lo sentì slacciarsi la cintura di sicurezza e intravide i suoi movimenti. Tutto ciò che si permise di notare, al di fuori della strada e con la coda dell'occhio, erano le sue gambe appoggiate al sedile e allo schienale, tese e contratte nello sforzo di mantenere la posizione, che rimanevano nell'abitacolo mentre si sporgeva fuori, puntando la pistola sui loro inseguitori.

Il suono di più spari echeggiò intorno a loro, seguito subito dopo da un terrificante suono di metallo distrutto e vetri infranti. Ethan giurò di riuscire quasi a sentire il calore delle fiamme quando una delle due auto che li stava inseguendo si schiantò ed esplose contro uno dei palazzi.

Ma il tutto peggiorò nel giro di qualche istante.

Una moto spuntò come dal nulla, zigzagando tra l'auto rimasta e il traffico intorno a loro. In meno di una manciata di secondi li aveva raggiunti. L'uomo alla guida voltò il capo verso di loro, il visore del casco integrale nero rifletté debolmente la loro immagine.

Ethan registrò il suono di un altro schianto dietro di loro nello stesso istante in cui vide lo sconosciuto in moto puntargli una pistola contro.

Ebbe un attimo di panico in cui si ritrovò a cercare freneticamente una soluzione che non avrebbe mai fatto in tempo a mettere in atto, prima che Sasha sistemasse la situazione.

Lo sparo che rimbombò nell'abitacolo lo assordò per qualche istante, facendogli fischiare furiosamente le orecchie. In un attimo, il suo finestrino si distrusse in una pioggia di frammenti argentei che si persero nell'aria.

Il motociclista non era stato colpito, ma la minacciosa presenza che stava al fianco di Ethan era stata abbastanza da farlo arretrare.

Premette con più forza sull'acceleratore, tenendo un occhio fisso sull'ultimo inseguitore rimasto. Dovevano liberarsi di lui in qualche modo. Ma non sarebbe stato facile vista l'agilità con cui riusciva a sfrecciare dietro di loro.

La città si stava velocemente svegliando e il traffico si stava facendo lentamente più intenso mentre si addentravano verso il centro. Ethan cercò di usarlo contro l'inseguitore, per mantenerlo il più possibile a distanza, ma si trovavano in una situazione di stallo.

Quando la strada si aprì e si iniziarono a vedere le prime auto guidare nel senso opposto a fianco a loro riuscì finalmente a portare la situazione a suo vantaggio.

Il motociclista si stava avvicinando agilmente, accostandosi alla fiancata dell'auto, curvando appena per assecondare ogni loro spostamento.

Nel momento in cui riuscì di nuovo ad affiancarsi, Ethan sterzò improvvisamente verso di lui, obbligandolo a sua volta a fare lo stesso per evitare di essere investito. Ma questo lo portò ad invadere l'altra corsia e a fare un violento frontale con una macchina che stava viaggiando nella direzione opposta.

La moto su cui li stava inseguendo si contorse, frantumando e distorcendo il muso dell'auto contro cui si era scontrata con un suono stridente di lamiere contorte, catapultando in alto e in avanti il guidatore.

Lo vide volteggiare in aria, incapace di riconoscere, anche in quel breve istante, la scompostezza delle ossa rotte. Sembrava più un tuffatore a in tensione piuttosto che un manichino lanciato in aria.

Pochi istanti dopo cadde a terra con un movimento incredibilmente aggraziato; un braccio a protezione del capo e l'altro lungo il corpo. Rotolò una sola volta a terra, spingendo sulle gambe e mettendosi in piedi come se nulla fosse, sollevando nello stesso fluido movimento il braccio che era rimasto lungo il suo corpo e puntando nuovamente la pistola verso di loro.

Ethan fece appena in tempo a registrare la frattura che ora attraversava il davanti del suo casco, mettendo in mostra qualche ciocca di capelli bianchi e una carnagione troppo pallida per essere naturale, prima che la sua attenzione venisse spostata sul pericolo ancora presente.

Fu solo grazie ai suoi riflessi particolarmente elevati che ebbe la prontezza di sterzare verso sinistra, non troppo da rischiare di mettere Sasha sulla linea di tiro, ma purtroppo non abbastanza da evitare completamente la pallottola diretta alla sua testa.

Sentì il suono di vetri che si crepavano, attraversati all'improvviso dal piccolo corpo di metallo. Vide il loro parabrezza riempirsi di fratture, intricate come ragnatele.

Il dolore si fece palese, bruciante e impetuoso, solo un istante dopo.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: il ritmo viene scandito dallo stesso motore, dalla velocità delle macchine sulla strada, senza però sfrecciare davanti al lettore e lasciandolo allibito. Insomma, riusciamo a immedesimarci e sentiamo il sangue pompare forte nelle vene, come se fossimo lì.

Grammatica e lessico: lo stile è adrenalinico ed efficiente, adatto perfettamente al contesto. C'è qualche ripetizione a breve distanza (es: "cercò" e poco dopo "cercando") e parole particolari con significato preciso che vengono utilizzate più volte durante l'estratto (es: "registrare" o "concentrazione"), che possono rendere la lettura monotona. E, per lo stesso motivo, attenzione a non eccedere con la costruzione "frase principale più gerundi", non superi ancora l'eccesso ma è meglio se le alterni ad altre soluzioni.  

Originalità: un inseguimento è uno dei cliché più famosi del passato (oggi è caduto un po' in disuso), bisogna ammetterlo. Ma, così come era successo nella prova precedente, a colpirci è stato soprattutto il modo di raccontare, minuzioso e tecnico senza rinunciare all'eleganza sporca che richiede un lettore in questi casi.

LuanaMaiden - Delirium - dialogo intenso

 Avvicinandomi al mio palazzo, noto una figura abbastanza famigliare appoggiata al muretto.

«Che ci fai qui, Marcus» Dico, mentre apro il portoncino.

«Cos'è? Non posso venire a trovare mio cognato?» Mi risponde.

E perché mai dovrebbe? Sua sorella e sua nipote sono morte, non ha più motivi per venire qui, specialmente dopo sei mesi. Io non ho niente da dirgli e, sicuramente, neanche lui avrà argomenti.

Mi fermo, tenendo il portoncino con la schiena e assumendo un'espressione pensierosa e sarcastica.

«Beh, dipende» Dico. «E poi, io ti ho chiesto perché, non ho detto di andartene.»

«Semplicemente per vedere come stavi. E per darti una mano, magari.»

Sbuffo, evidentemente infastidito. Ma con quale faccia tosta viene qui per chiedermi questo? Non è già abbastanza evidente il mio stato d'animo?

«Sul serio, Marcus?» Sbotto, allontanandomi dalla porta ed avvicinandomi a lui. «Non sono un bambino bisognoso d'aiuto!»

Si mette faccia a faccia con me e punta gli occhi nei miei, guardandomi in cagnesco.

«Davvero? Ed è perché non hai bisogno di aiuto che ti ubriachi? Scommetto quello che vuoi, che casa tua è sommersa dalle lattine di birra.»

Lo spingo via, allontanandolo da me. «Il mio dolore non è un affare che ti riguarda, Marcus» Lo minaccio, puntandogli il dito contro.

Credevo che Marcus fosse una persona abbastanza intelligente, ma evidentemente, mi sbagliavo di grosso.
I suoi comportamenti non sembrano nemmeno come quelli di una persona che ha perso qualcuno di importante, si comporta invece, come se tutto fosse normale.

«Ho perso la mia famiglia» sbotto, voltandogli le spalle per tornare ad aprire il portone. «Penso che stare male mi sia concesso» dico, sussurrando le ultime parole.

«Era tua quanto mia. Ed il dolore che provi tu, fidati, lo provo anche io» soffia.

Mi giro di scatto verso di lui, attirato dalle sue parole quasi ostili, che mi provocano ancora più rabbia. «No, Marcus. Quella non era la tua famiglia, era la mia» dico, battendo una mano sul petto, ad altezza del cuore.
«E non azzardati a paragonare il tuo dolore al mio. Perché sai, alcuni dolori sono decisamente più grandi di altri.»

Respiro a fatica, fissandolo in cagnesco ed aspettando la sua risposta. Sto per scoppiare in lacrime, lo sento, ma non darò questa soddisfazione a Marcus. Per nessuna ragione al mondo mi vedrà piangere.

Socchiude gli occhi e si avvicina minaccioso, afferrandomi per il colletto della felpa. Mi avvicina a lui e, soffiando tra i denti, finalmente risponde: «Non sminuire il mio dolore, Nicholas.»

Gli do una testata in pieno naso per farlo allontanare, e lo vedo barcollare e aggrapparsi ad una macchina, parcheggiata dietro di lui. Mi avvicino a lui, che si sta tenendo il naso sanguinante e questa volta sono io a prenderlo per il colletto della giacca e parlargli in tono minaccioso.

«Tu non hai perso una figlia» grido, sferrando una ginocchiata nel suo stomaco, che lo fa piegare in due. «Leah era il sangue del mio sangue, e tu non hai la minima idea di quanto possa fare male averla persa.»

Lo lascio cadere per terra e gli sputo addosso, allontanandomi lentamente da lui e tornando ad armeggiare con le chiavi per aprire il portone.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: il dolore di Nicholas, in questo estratto, si sente più vivo. Forse perché mischiato alla rabbia e alla disperazione. Meno forti arrivano i sentimenti di Marcus, forse perché il focus non vuole essere su di lui, ma ci sentiamo di consigliarti di dedicare la stessa attenzione che hai posto sul protagonista, sul suo compagno nella scena. Non vi è ancora abbastanza tridimensionalità, c'è il pensiero della sofferenza ma ci sfiora solamente, non graffia, non morde, non strazia come dovrebbe fare. Anche l'equilibrio, raggiunto dopo un lutto, può essere sviscerato in maniera più profonda.

Grammatica e lessico: uno stile semplice, un lessico che può essere reso più ricercato, cercando alcuni sinonimi più accattivanti. In particolar modo ti segnaliamo che tendi a ripetere i verba dicendi: sia i più comuni (dico/risponde) sia quelli meno usuali (soffia, soffiando/sbotto). Attenta a non costruire troppe frasi con principale e subordinata con il gerundio, possono dare la sensazione di ripetitività e staticità. Sarebbe meglio in generale arricchire un po' di più le frasi, cercando un equilibrio tra la permanenza di uno stile semplice ma che risulti d'impatto.  

Originalità: il tema della perdita è interessante (benché non troppo originale nel vero senso del termine), ma è sviluppato in maniera leggermente bidimensionale. Questo gioco al "chi soffre di più" può essere manipolato in modo più spinto, scavando a fondo nelle meschinità umane. Il punto di partenza c'è e, secondo noi, hai le possibilità di rendere la scena ancora più sporca e dolorosa. C'è intenzione sì, ma ancora non abbastanza sostanza.

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