Valutazioni romance pt.2
Le nostre recensioni per i partecipanti al concorso! La pubblicazione avviene in ordine del tutto casuale.
La classifica con i voti arriverà non appena finiremo di leggere tutto =)
Simobarbi - Vivere... un'altra volta - momento comico
Avevamo da poco terminato di pranzare e di sistemare la cucina.
Quello era l'ultimo pomeriggio che avremmo trascorso al casale tutti e quattro. Eravamo in soggiorno, seduti intorno al tavolo, a fingere di seguire le notizie che scorrevano sullo schermo della televisione, quando Emma manifestò, velatamente, a Tony la voglia di stare un po' con lui, da sola. Era normale in fondo. Erano una coppia. Era giusto cercassero un po' d'intimità. Tutta quell'ansia di studiare insieme Metodologia, non aveva lasciato molto tempo soltanto per loro due.
"Tony, pensavo..." io e Marco ci voltammo verso di lei, interessati, "ho scordato di darti i CD che mi hai chiesto. Li ho nella borsa in camera. Potremmo salire a prenderli..."
L'occhiata che mi scambiai, fugacemente, con Marco non ebbe bisogno di parole.
"Che CD? Non ricordo di avertene chiesto..." le rispose Tony con noncuranza.
Aveva la fronte aggrottata, impegnato com'era a rovistare nei suoi ricordi, mentre giocava con una play station portatile, senza spostare lo sguardo dal display.
Mi scappò un sorriso. Avevo inteso perfettamente dove volesse arrivare Emma con quel discorso. Ma Tony riusciva ad essere così ingenuo, a volte, da sembrare proprio un bambino, nonostante avesse gli stessi anni di Marco.
"Ma sì! Quelli che non riuscivi a trovare... non ricordi?"
"Non stavo cercando CD. Forse ti stai sbagliando..." - si accigliò, senza degnarla ancora di uno sguardo.
Emma seduta di fronte a lui, si sporse in avanti e gli toccò un braccio per costringerlo a prestarle un attimo di attenzione. La guardò appena.
"Che ne dici di andare... magari ti tornano in mente" gli gettò un'occhiata languida, d'intesa, che lui parve non comprendere.
"Ma quelli dei Coldplay o dei Chainsmokers, dici?"
Guardai Marco, al mio fianco, di sottecchi, trattenendo una risata.
"Tony!" Emma lo fissò, spalancando gli occhi con aria abbattuta, ma lui parve alquanto perplesso.
"Ok... poi andiamo" si strinse nelle spalle, "Sto cercando di vincere il Gran premio di Formula Uno..." tornò a studiare il gioco, attendendo l'inizio di una nuova gara, "Dovresti provarci anche tu. È troppo figo!" le suggerì euforico.
"Grazie, ma non ho voglia di farmi rimbambire la testa. Ho in mente altre cose... soltanto io, a quanto pare" commentò lei incrociando le braccia al petto, imbronciata.
Per tutta risposta Tony si portò le mani alla testa imprecando.
"Nooo... cazzo! Non si può sorpassare in curva" esclamò.
Quindi riprese in mano la situazione piegandosi di lato, quasi guidasse veramente. Continuando ostinato a picchiarsi con i tasti di quell'accattivante gioco, senza dar segni di aver capito. Emma lo guardò avvilita, indecisa su come fargli comprendere le circostanze e si morse un labbro...
"Antonio Conti!" si intromise Marco scandendo il suo nome e cognome a voce alta.
"Che ho fatto?" Tony rispose subito con aria colpevole, "Non sono stato io!"
Alzò gli occhi abbandonando il gioco, aggrottando la fronte alla ricerca di una scusa per qualcosa che sicuramente aveva fatto, si disse.
"Tu sei proprio tonto! Fidati! Vai! Muoviti! E ricordati... niente oscenità in casa mia!" proseguì Marco alzando gli occhi al cielo.
"Che cavolo stai dicendo?" spalancò i suoi occhi neri e solo allora si accorse dell'imbarazzo di Emma. Una lampadina si accese nella sua testa.
"Oooh... Quei CD!" Aveva sul volto un'espressione così sorpresa da risultare buffo.
"Allora ci vediamo, ragazzi!" disse Emma prendendolo immediatamente per un braccio e facendolo alzare, prima che ci ripensasse. Le sue guance si erano arrossate incontrollabilmente, nonostante cercasse di apparire indifferente.
Li seguimmo con lo sguardo salire la scala di legno, ancora seduti, l'uno accanto all'altra, in silenzio, divertiti da quella scena. La schiena appoggiata indietro allo schienale, le gambe stese, incrociate, sotto il tavolo. Fu allora che mi voltai a guardare Marco. I nostri occhi si incrociarono e il suo sopracciglio saltò in alto. Non ce la facemmo a trattenerci ed esplodemmo in una sonora risata.
"Oddio!" sbuffò Marco, "E' incredibile! Credevo di dovergli spiegare i particolari!" si strizzò gli occhi con le dita di una mano.
"Non ci posso credere!" dissi tra le lacrime.
Inaspettatamente ilrumore di una macchina, che si avvicinava al giardino, ci sorprese, smorzando apoco a poco la nostra ilarità...
#GmS
Coinvolgimento emotivo: ci siamo fatte una sonora risata per quanto riguarda la momentanea stupidità o meglio la naturale ingenuità di Tony e ci siamo immedesimate nei poveri panni di Emma, stufa, incompresa e non calcolata fino all'ultimo esilarante e imbarazzante momento. Abbiamo percepito il suo costante disagio e il disappunto nei confronti del suo ragazzo, lontano mille miglia dell'irraggiungibile risposta a cui lei tanto auspica.
La scena è breve, e forse in questa brevità l'infantilità del personaggio viene accennata forse un po' eccessivamente, non lo conosciamo davvero, quindi non possiamo davvero valutare quanto questo sia coerente, non riusciamo quindi a cogliere davvero il personaggio di per sé.
Grammatica e lessico: ci sono parecchie virgole poste dove non vanno e che spezzano di netto il discorso quando invece dovrebbero accompagnarlo.
La punteggiatura dei dialoghi non è interamente corretta, abbiamo notato che poni sempre la minuscola alla fine del dialogo indipendentemente dal verbo che lo accompagna, ricorda che solo il verbo dichiarativo necessita della minuscola.
Originalità: abbiamo il momento di particolare imbarazzo per Emma che cerca in tutti i modi di far capire a Tony che vuole stare da sola con lui e mentre gli amici comprendono al volo le intenzioni della ragazza, lui invece, sembra "cincischiare" senza capire davvero cosa intende. Una scena che ha diverse caratteristiche originali e molto buffe che ci hanno regalato un attimo di momentanea comicità.
L'idea funziona, e il fatto che ci siano più partecipanti alla scena solleva un po' l'originalità di essa. Un fraintendimento (anche se non di questo livello) è normale che accada, ma con un'audience ben consapevole di ciò che sta succedendo il momento di comicità acquista ancora più valore.
ValeKoto - Every step I take - dialogo imbarazzante
Aurora si diresse verso la zona delle aule, alla ricerca di Eleonora, ma l'aula dove avrebbe dovuto essere la sua amica era vuota, segno che la lezione era terminata leggermente in anticipo. Così si diresse verso il cortile posteriore, dove c'erano le scale d'emergenza. A volte si erano fermate lì per pranzare.
E non appena fu all'esterno la individuò immediatamente, appollaiata sulle scale, intenta a mangiare chissà quale specialità vegetariana le aveva preparato sua madre.
Quando Eleonora la vide salire le scale per raggiungerla, posò immediatamente il contenitore che teneva fra le mani e le rivolse uno sguardo a metà tra il curioso e l'arrabbiato.
«Ah, eccoti finalmente. Ma dov'eri finita? Mi sono preoccupata quando non ti ho vista a lezione... Ti avrò mandato almeno una decina di messaggi. Si può sapere dove sei stata?» le chiese in tono di rimprovero.
Aurora si sedette accanto a lei e le sorrise. «Buongiorno a te, amica mia! È una giornata troppo bella per sprecarla in un'aula, non credi?»
Eleonora la guardò come si guarda un pazzo che sostiene di vedere gli elefanti volare.
«Ehi, ti senti bene? Perché stamattina stento a riconoscerti... Non fraintendermi, sono contenta di vederti così allegra, non ti avevo mai vista sorridere prima di oggi. Ma cosa ti è successo? Dove sei stata?»
Aurora abbassò lo sguardo, imbarazzata, e rise di nuovo.
E per Eleonora non fu necessario sapere altro per intuire come avesse trascorso la mattinata la sua amica.
«Eri con lui, vero? È per questo che non hai risposto ai miei messaggi?» insistette lei.
«Sì» rispose Aurora, le gote ormai in fiamme.
«Ehi, non te la puoi cavare così, voglio i dettagli! Che avete combinato? Dove siete stati? Cosa c'era scritto nella lettera?»
Eleonora fremeva dalla curiosità.
Aurora esitò qualche secondo, incerta se fosse il caso di parlare dell'accaduto con lei. Ma alla fine la gioia prevalse e cominciò a raccontare.
«Stamattina ho preso il solito pullman e l'ho cercato. Nella lettera diceva di aver fatto delle ricerche sul mio passato e di voler aspettare che fossi pronta a parlargliene. E io avevo solo voglia di trovarlo e urlargli in faccia che non aveva il diritto di farlo e che dovevamo chiuderla lì. Così siamo andati a casa sua e abbiamo cominciato a parlare. Lui insisteva di voler stare al mio fianco comunque, alla fine gli ho fatto vedere le miei cicatrici e lui ha detto di amarmi, nonostante tutto. Non me lo aspettavo, davvero...»
Eleonora rimase ad ascoltare attentamente, registrando ogni dettaglio e prendendo mentalmente nota di tutte le domande che le avrebbe fatto non appena Aurora avesse finito di parlare.
«Wow, una dichiarazione di questo tipo così presto non me la sarei mai aspettata neanche io. E tu? Cosa gli hai risposto?»
Aurora rimase in silenzio per un po', poi senza guardare l'amica in volto: «Non ho usato propriamente le parole per dargli una risposta...» disse, in preda all'imbarazzo più completo.
Eleonora rimase sbigottita e ammutolita per diversi secondi.
«No, non dirmi che lo avete fatto... Non ci posso credere...» disse in tono a metà tra il meravigliato e il divertito.
Il volto di Aurora andò in fiamme, le punte delle sue orecchie più rosse di un peperone, leggermente nascoste dai capelli lasciati sciolti sulle spalle.
«Non riesco a crederci nemmeno io, fidati. Avrei potuto immaginare qualsiasi cosa, ma non che sarebbe successo tutto questo» disse Aurora con un'espressione incredula sul viso.
«Davvero incredibile... E quindi lui sa tutto?»
«Ogni cosa. Gli ho raccontato com'è andata. Da prima a dopo l'incidente. E anche cos'è successo quella notte. Avevo bisogno di parlarne, e non me ne ero resa conto fino a quando non l'ho fatto. Ora mi sento davvero meglio.»
«Wow... Ma è meraviglioso... E ora? Cosa farete? Siete ufficialmente una coppia?» chiese Eleonora, desiderosa di maggiori dettagli.
«La verità? Non ne ho la più pallida idea. Cioè, non abbiamo parlato di questo. Immagino che lo scoprirò la prossima volta che ci vedremo.»
«Oh, Aurora, sono così felice per te...» disse Eleonora, stringendole una mano per farle sentire la sua gioia.
«Grazie Eleonora. Grazie per avermi portato la lettera ieri. E soprattutto grazie per avermi spronata ad aprirmi con lui» le disse Aurora, ricambiando la stretta e sorridendole.
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«Figurati. È stato un piacere aver potuto contribuire a renderti felice. Ora la prossima mossa è organizzare un'uscita a quattro!» disse l'amica, battendo le mani, euforica.
«Un'uscita a quattro? Non mi hai mai detto di avere un ragazzo...» disse Aurora, perplessa.
«E infatti non ce l'ho. Ma penso di aver trovato il candidato perfetto» rispose Eleonora, con un sorrisetto malizioso.
«E sarebbe? È Cristian, vero?» chiese Aurora, sorridendo.
«Cristian? Stai scherzando? Non potrei mai stare con lui! Prima di tutto lo conosco da una vita, l'ho visto scaccolarsi il naso, non potrei mai starci insieme. E poi è troppo sicuro di sé, sa di piacere alle ragazze e per questo si dà un sacco di arie. No, Aurora, gli voglio bene come ad un fratello, ma non potrei mai stare con lui» le spiegò l'amica, abbassando lo sguardo sul laccio sciolto della sua scarpa destra.
Eleonora non aveva mentito raccontando quelle cose ad Aurora. O meglio, non tutto quello che aveva detto era una bugia. La parte in cui diceva di aver visto Cristian crescere e di volergli bene corrispondeva certamente a verità. Quella in cui diceva di vedere in lui un fratello... Beh, quella era una menzogna che aveva sempre raccontato anche a sé stessa. Conosceva Cristian da tutta la vita, e sapeva bene che genere di ragazze erano il suo tipo: bionde, tutte curve, con indosso sempre gonne ultracorte, adulatrici e molto spesso con poco cervello. E lei non poteva certo dire di avere neanche uno di quei requisiti: aveva una folta chioma rossa e riccia, i fianchi stretti e il seno davvero poco pronunciato, le minigonne non facevano parte del suo guardaroba e l'adulazione per lei non era assolutamente contemplata. E poi studiava fisica, un minimo di intelligenza doveva averla sicuramente. Era per tutti questi motivi che non si era lasciata mai trasportare dall'idea di poter essere per Cristian qualcosa di più di un'amica di infanzia.
Aurora osservò l'amica sistemarsi il laccio della scarpa, e non potendola guardare negli occhi, si chiese se le parole che le aveva appena sentito pronunziare fossero davvero sincere, o se Eleonora stesse mentendo anche a sé stessa.
«Okay. E quindi chi è il fortunato che vuoi invitare a questa uscita a quattro?»
«Ma è tuo fratello, si capisce!» disse Eleonora, in tono infastidito, come fosse stata una cosa ovvia.
Aurora sgranò gli occhi, sorpresa. «Non starai dicendo sul serio... vero? Ti piace mio fratello?»
«Beh, cosa c'è di strano? È alto, biondo, occhi azzurri, ha un fisico da paura, fa il barista... Praticamente il sogno di ogni ragazza» concluse Eleonora.
«Già, il sogno di ogni ragazza... Soprattutto della sua ragazza» sottolineò Aurora, leggermente imbarazzata.
Il volto di Eleonora mostrò immediatamente tutta la delusione che l'aveva investita nel ricevere quella notizia.
«Ha già una ragazza? Dovevo immaginarlo... Che sfortuna...» replicò in tono mogio.
«Mi dispiace Ele, non pensavo ti piacesse così tanto...» disse Aurora, mortificata.
«Non importa, ci sarà qualcun altro, prima o poi» disse, ritrovando il suo solito sorriso allegro. «Ora però basta cincischiare, dobbiamo finire il pranzo, tra meno di un'ora abbiamo lezione in laboratorio, e io ti devo aggiornare su quello che abbiamo fatto stamattina a lezione, o combinerai un disastro!» la canzonò Eleonora.
Aurora rise, poi tirò fuori dalla sua borsa del pranzoun contenitore con l'insalata di pollo e si godette il pasto con la sua nuovaamica.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: questo fattore è presente, anche se forse non esattamente per l'imbarazzo. La situazione c'è, ed è ben chiara, ma quelli che ci hanno coinvolto di più sono stati più che altro i diversi riferimenti della protagonista al suo "passato". Diciamo che non è stato facile distinguere la nota drammatica da quella comica e imbarazzante, ma hai comunque creato una situazione interessante. Il momento in cui i personaggi avvertono maggiore disagio lo troviamo verso la fine, cioè quando Aurora fa capire all'amica cosa è successo tra lei e il suo ragazzo e quando Eleonora si confida sulla sua presunta cotta ma rimane di stucco nell'apprendere che la persona in questione ha già una fidanzata.
Grammatica e lessico: per quanto riguarda la grammatica non abbiamo trovato praticamente nessun errore, le virgole sono poste sempre correttamente e i periodi sono di facile comprensione. Il lessico utilizzato si adatta perfettamente agli ambienti e ai personaggi giovani, sia per quanto riguarda i dialoghi sia per le riflessioni che non sembrano mai troppo costruite o troppo superficiali. Il testo è abbastanza uniforme, scorre fluido e senza intoppi.
Originalità: le situazioni imbarazzanti qui sono ben due, abbiamo apprezzato moltissimo il fatto che, al contrario di molti altri estratti, questi non sembrano basarsi su tipici cliché o situazioni abbastanza conosciute. Entrambe le situazioni son descritte in maniera leggera e spensierata, proprio come dovrebbe avvenire in una normale conversazione tra amiche. Anche se c'è dell'imbarazzo, alla fine si supera, poiché ciò che viene confessato non verrà incompreso né deriso.
chiarafabb - Luce alle tenebre - momento comico
Scendo al pianterreno e mi faccio indicare l'aula in cui si terrà la lezione di Storia dell'Arte. Non appena entrata, scopro che le prime file sono gremite di studentesse, perciò trovo posto solo in fondo, vicino all'ingresso. Scorgo subito Christofer e gli faccio segno di raggiungermi. Alcune ragazze lo notano e vedo che se lo mangiano con gli occhi. Lui, però, sembra del tutto inconsapevole della propria avvenenza, e mentre si sistema accanto a me, osserva: «Questo corso promette bene, non ne ho visto ancora nessuno così affollato.»
Sbuffo. «È solo perchè il professore è un gran figo.»
«Eh?»
Mi affretto a scuotere la testa. «Niente, niente.»
In quel momento mi accorgo che il Professor Gerace è proprio dietro di me.
Fai che non mi abbia sentito... non può avermi sentito con questo baccano, vero?
I nostri sguardi si incrociano per un istante e lui sfodera un sorriso sornione mentre con passo sicuro si dirige verso la cattedra. C'è in lui qualcosa di ineffabile e selvaggio, a stento tenuto a bada dietro una patina di civiltà. Quando si toglie la giacca, lasciando le spalle ampie coperte solo dal fine tessuto della camicia, comincio a sudare e mi agito sulla sedia, ignorando l'occhiata preoccupata che Christofer mi rivolge.
Senza che possa fermarli, i miei pensieri volano all'altra sera, al mio corpo stretto contro il suo, alle sue dita intrecciate alle mie, al suo tocco delicato sulle labbra. Tutta la paura che provavo accanto a lui è evaporata, spazzata via dalla certezza che qualsiasi cosa avesse provato a farmi del male lui mi avrebbe protetta.
La voce del Professor Gerace mi riporta alla realtà. È roca e avvolgente come il suo profumo e cattura subito l'attenzione dell'uditorio. Per di più, l'argomento mi interessa, perciò pendo dalle sue labbra. Tengo il quaderno aperto e la penna in mano, ma non scrivo nemmeno una parola.
I minuti volano. Il professore guarda l'orologio e annuncia che per oggi abbiamo finito. Poi comunica che terrà un seminario e ci invita a prendervi parte. Lo vedo raccogliere la cartella e i fogli sparsi sulla scrivania – che non ha mai consultato, dimostrando di avere anche una memoria notevole – ma prima che possa muovere un passo verso l'uscita viene circondato da un nugolo di ragazze che lo tempestano di domande. Un paio gli stanno così addosso che a momenti penso possano saltargli in braccio. Noto una rossa procace, con un top che mette in mostra tutta la mercanzia, che, mentre parla, languidamente gli appoggia la mano sul braccio, lo stesso braccio che mi ha sostenuta nel bosco, impedendomi più volte di inciampare. Sento lo stomaco annodarsi e vengo assalita da una irrazionale, tremenda gelosia.
Non appena realizzo quello che provo rimango scioccata. Come posso essere gelosa di lui? Non lo conosco affatto, e come se non bastasse è un mio professore, santo cielo! Certo, mi ha aiutata mentre ero chiaramente preda di un attacco di panico, perciò gli sono grata. Non può avere altro nome che gratitudine questo calore liquido che sento crescere in mezzo al petto e che mi brucia dall'interno peggio di un incendio.
Devo essermi paralizzata per qualche secondo, perché non mi sono accorta che Christofer è sulla soglia e mi sta chiamando. Nonostante le mie gambe sembra abbiano messo radici, scopro di essere ancora in grado di camminare e lo raggiungo. Volto le spalle alla torma di studentesse che assediano il mio professore – il Professor Gerace cioè – e fingo di ascoltare quello che mi sta dicendo mentre in realtà ho una gran confusione in testa e vorrei solo tornarmene in camera.
«Allora? Che ne dici?»
Sollevo lo sguardo e incontro quello di Christofer. Mi osserva sulle spine e sembra in attesa di una risposta. Peccato che non abbia sentito la domanda.
«Ehm, ok...»
Il suo viso si illumina. «Ti va bene alle otto?»
«Certo» replico, sempre più confusa, e lui mi rivolge uno splendido sorriso tutto fascino e fossette. «Ottimo. Ci vediamo sabato prossimo, vedrai che non te ne pentirai.» mi saluta con la mano e se ne va.
A quanto pare, ho appena accettato di uscire con Chris sabato sera.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: abbiamo una narrazione un po' veloce, soprattutto per quanto riguarda la costruzione dei periodi, spesso molto corti e privi di approfondimento emotivo, introspettivo o descrittivo. La cosa ovviamente va a sistemarsi una volta che il professore entra il classe. Ti consigliamo comunque di cercare di unificare la narrazione in modo da avere un migliore equilibrio.
Vedi ad esempio questo passaggio: I minuti volano. Il professore guarda l'orologio e annuncia che per oggi abbiamo finito. Poi comunica che terrà un seminario e ci invita a prendervi parte. Lo vedo raccogliere la cartella e i fogli sparsi sulla scrivania.
Molte azioni si susseguono qui, e non sono facili da seguire o memorizzare.
Per questo non è molto facile immedesimarci, anche se le introspezioni sono gestite bene. Non abbiamo percepito abbastanza sensazioni che ci potessero fornire un coinvolgimento a livello emotivo dal quale trasparivano proprio i momenti di comicità che avevamo richiesto. C'è, forse, l'imbarazzo, quello lo avvertiamo, ma alla fin fine nulla di comico.
Grammatica e lessico: attenzione alle virgole: Noto una rossa procace, con un top che mette in mostra tutta la mercanzia, che, mentre parla, languidamente gli appoggia la mano sul braccio,...
[...] vedrai che non te ne pentirai.» mi saluta → Il "mi" va posto in maiuscolo.
A volte fai un po' di confusione quando si tratta di periodi più lunghi.
Il lessico invece ha un registro medio, adatto al personaggio narrante.
Originalità: per quanto riguarda il tema ci siamo trovate un po' in difficoltà. Più che un momento comico all'inizio, come già detto prima, ci è sembrato un momento imbarazzante, vista la scena del complimento che viene chiaramente sentito, quando invece non sarebbe dovuto essere così, ma, anche quella purtroppo risulta essere abbastanza povera. La parte comica è probabilmente quella finale, in cui la ragazza accetta inconsapevolmente e per sbaglio di uscire il sabato sera. Ma il tutto viene tendenzialmente messo da parte per lasciare spazio alle emozioni contrastanti della protagonista riguardo il suo professore. Viene detto tutt'altro e siamo trascinate dentro il suo mondo di pensieri e sensazioni che riguardano solo lui.
cat_79 - Sorelle nell'anima - dialogo imbarazzante
Busso alla porta della stanza di Teresa con una scatola di cibo d'asporto in mano. Nessuno mi risponde però. Busso di nuovo, nulla. Tocco la maniglia e noto che la porta non è chiusa a chiave. Entro chiamandola un paio di volte, ma la camera è vuota. Appoggio la scatola sul tavolino e in quel momento Teresa esce dal bagno avvolta in un asciugamano. Si blocca di colpo quando mi vede mettendosi una mano sul cuore e trattenendo il telo con l'altra. Credo di averla spaventata.
«Ciao. Ti ho portato la cena.»
Fa un lungo sospiro, poi finalmente mi sorride.
«Grazie. Ma non ti sembra di aver esagerato un po'?», chiede indicando il tavolo.
«Se vuoi mangiare tutto tu... accomodati. Pensavo di farti compagnia.»
«Oh. Okay, meglio se vado a vestirmi allora, torno subito» dice prendendo i vestiti dalla poltrona e correndo in bagno. Vorrei farle una battuta sul fatto che dopo stamattina non sarei certo in imbarazzo, ma lei ha già chiuso la porta alle sue spalle.
Torna quasi subito con un paio di leggins e la mia felpa. Si siede mentre sistemo la cena davanti a noi: due belle minestre e qualche bocconcino di pollo, giusto per stare leggeri. Mi guarda in silenzio, sembra imbarazzata. Prima di sedermi, mi avvicino e la bacio dolcemente. Le sue labbra sono calde e morbide, non vorrei staccarmi mai.
«Sono felice che tu stia meglio.» La guardo negli occhi mentre le accarezzo la guancia, notando che non scotta più come qualche ora fa.
«Mi sento benissimo, grazie» risponde posando la sua mano fasciata sulla mia. «Grazie per tutto Fede, per stanotte, stamattina...»
Vorrei dirle un sacco di cose, ma il cuore mi batte così forte che mi manca l'aria. Sono incantato dai suoi occhi... potrei perdermi in loro.
«Di nulla, davvero. Come va la tua mano?», le chiedo sedendomi e tenendola nella mia, mentre tocco col dito la benda che la ricopre.
«Mi dà fastidio e non riesco a chiuderla del tutto, ma passerà. Andy ha detto che siamo riuscite a raggiungere il punteggio pieno, è un miracolo.»
«Siete state eccezionali, davvero. Mi scoccia dirlo, ma è stata una fortuna che il francesino ti abbia soccorso subito.»
«Ti scoccia?», mi canzona. Cavolo, mi irrita da morire, come tutte le volte che l'ho visto ronzarle intorno. Ieri sera volevo prenderlo a calci!
«Mi stai prendendo in giro?», chiedo fingendo un'espressione contrariata.
«Non sono io quella che si rode di gelosia qui» ribatte con un sorriso sornione.
Abbasso la testa ridendo. Non mi era mai successa una cosa simile. Non sono mai stato geloso fino a questo punto, vorrei non doverla condividere con nessuno al mondo.
Sento le sue mani che sollevano dolcemente il mio viso e le sue labbra sulle mie, tenere, delicate come una piuma.
«Mi hai fatto stare malissimo quando te ne sei andato, perché non mi hai detto nulla? Pensavo fossimo amici noi due.»
Vedo l'amarezza nei suoi occhi ed è come una pugnalata. Sì, eravamo amici. La cosa più bella che mi fosse potuta succedere. Teresa è il mio angelo. Mi vede dentro, sa tutto di me, ed è stata capace di darmi coraggio quando pensavo non fosse possibile.
«Non lo so, credo di aver avuto paura. Tu eri diversa dalle altre, avevi tanti progetti e io non volevo essere di troppo. Saresti stata capace di rinunciare a qualcosa di importante per me, e io non me lo sarei mai perdonato.» Solo ora mi rendo conto di quanto sono stato stupido. Lei non si arrende mai. Non si sarebbe arresa nemmeno per me.
«Sarei stata capace di stare con te, stupido. Volevo starti accanto con tutte le mie forze, ma tu sei scappato» dice con le lacrime agli occhi. Non sopporto di vederla così. Sono stato un vero idiota. Lei è qui con me ora e non potrei immaginare nulla di più bello.
«Mi dispiace Terry, mi dispiace così tanto. Pensavo che saresti stata bene lo stesso, che saremmo stati bene. Ero sicuro che qui avrei trovato la mia strada, invece mi sembrava d'impazzire. Quando mi hai detto che saresti venuta a Londra, ho capito che dovevo smettere di scappare, dovevo fare qualcosa» spiego tutto d'un fiato.
«Siamo qui, ora» sospira.
«E resterò finché me lo permetterai. Io ti amo piccola. Ti ho sempre amata» ribatto perdendomi in quegli occhi grigi che amo alla follia. Amo ogni cosa di lei, l'ho sempre fatto, è stato inevitabile. Ora mi sento finalmente libero come non lo sono mai stato. Lei è tutto per me, la mia gioia, la mia speranza. Mi sembra di toccare il cielo con un dito.
Si alza e viene a sedersi sulle mie gambe, coccolandomi in un bacio fantastico mentre la stringo tra le mie braccia. Odora di buono e le sue lacrime rendono più dolci le sue labbra. Ho perso la testa per questa ragazza folle che non si arrende mai, che si dà con tutto il cuore, senza riserve, che è arrivata fin qui. Voglio stare con lei, nulla ha più importanza.
«Ti amo» mi sussurra tra un bacio e l'altro, mentre passa le dita tra i miei capelli. Infilo le mani sotto la sua felpa, sfiorando quella pelle calda e morbida che adoro. La stringo a me, gustando il suo gemito di approvazione.
«Si prof, spero che sia in piedi...» Andy apre la porta della camera all'improvviso. «Oh cavolo!», esclama richiudendo subito. Terry si stacca come un fulmine da me, si siede tuffando il cucchiaio nella minestra, mentre io cerco di sistemarmi i capelli e di riprendere fiato. Ha le guance così rosse, che devo mordermi le labbra per non scoppiare a ridere quando Andrea riapre la porta, scusandosi con la prof per essere inciampata. Che tempismo!
«Teresa tesoro, ti vedo molto meglio finalmente. E che bel colorito che hai!», le dice la coordinatrice baciandole la fronte, mentre Andrea alle sue spalle cerca di non sghignazzare. Ci sono anche gli altri che ci guardano con una strana espressione. Per fortuna è entrata lei per prima.
«E questo giovanotto. Grazie ancora per tutto quello che fai. Che carino, le hai portato la cena» dice baciando anche me. Non so se essere più in imbarazzo o più felice.
«Teresa mi raccomando, non fartelo scappare! Ora ho capito perché hai scelto Londra.»
Dopo averla fatta arrossire, più di quanto non sia già, saluta tutti facendoci mille raccomandazioni. Poi si ritira nella sua stanza.
«Allora» cerca di dire Andrea imbarazzata. «Vi abbiamo portato un po' della buonissima cioccolata che abbiamo bevuto stanotte... ma forse per voi è troppo calda, avrete già caldo visto... niente, ho visto abbastanza...» dice coprendosi gli occhi.
«Andy!» la sgrida Teresa , e poi scoppiano a ridere.
Restiamo insieme a chiacchierare per un bel po', quando Terry inizia a strofinarsi la fronte. Si siede sul letto, facendomi cenno di seguirla. Mi metto al suo fianco stendendo le gambe mentre lei si sistema tra le mie braccia. Guardiamo un film stupido alla tv che ci fa ridere, soprattutto perché Andy e Sofia capiscono ben poco di quello che dicono e continuano a chiedere spiegazioni. Quando escono i titoli di coda, la mia ragazza dorme profondamente. Appoggio la testa alla sua e la stringo forte. Dovrei andare, ma non ne ho voglia. Andrea accende la luce e mi fa il più dolce dei sorrisi... com'è che mi sorridono tutti oggi?
«Ragazzi, che dite di andarvi a fare un giro per parlare un po' di cose da uomini, mentre noi stiamo qui con lei? È pur sempre venerdì sera» propone Sofia.
Alex e Enrico mi fanno un cenno con la testa, mi scosto piano e appoggio Terry al cuscino, mi rimetto il cappotto ed esco coi ragazzi.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: ci è piaciuta molto la dedizione del protagonista verso la ragazza, il modo in cui rende chiari i suoi sentimenti attraverso azioni e dialoghi ci è arrivato forte e chiaro.
Farsi coinvolgere da questo estratto, tuttavia non è stato esattamente facile. Per quanto le azioni e i sentimenti fossero dosati bene, c'è da dire che lo stile appare un po' scarno, colmo di periodi molto brevi e vuoti di forte introspezione. Forse avrebbe dato più impatto emotivo se fossero state sviluppate fino in fondo in modo da rendere chiaro ed evidente ciò che c'è nei pensieri dei protagonisti, così da avvicinarci a loro e a immedesimarci in tutto e per tutto in quello che provano o percepiscono.
Grammatica e lessico: abbiamo giusto qualche annotazione da fare!
Nessuno mi risponde però. → La frase costruita in questo modo non funziona molto bene, ti conviene mettere una virgola prima di "però" o spostarlo all'inizio.
[...] prendendo in giro?», chiedo → La virgola al di fuori del dialogo non è necessaria perché esso si conclude già con un segno di punteggiatura.
Io ti amo piccola → Io ti amo, piccola. Ci va la virgola perché "piccola" è complemento di vocazione.
Originalità: per quanto riguarda il resto, l'estratto ci è piaciuto, il pretesto di creare una scena piena di pathos e tensione che viene spezzata brutalmente da un inconveniente è un modo classico e infallibile per scatenare il tipo di emozione che cercavamo. L'imbarazzo c'è, la scena lo dimostra in modo evidente ed è stato piacevole e divertente leggere questo piccolo momento di disagio di cui i personaggi sono protagonisti. La scelta dell'uso di questo genere di scena è stata giusta poiché rispecchia ciò che tante volte accade anche nella realtà e perciò ha aumentato la veridicità degli eventi.
Allo stesso modo ne sembrano influenzati i protagonisti che, come scritto, diventano paonazzi di fronte alla sconveniente interruzione; un momento che gli amici sfrutteranno a loro favore per farli imbarazzare ancora di più.
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