Valutazioni fantasy pt.3
Le nostre recensioni per i partecipanti al concorso! La pubblicazione avviene in ordine del tutto casuale.
La classifica con i voti arriverà non appena finiremo di leggere tutto =)
sofidreamer00 - Taurus - creatura/luogo/individuo particolare
(l'estratto ci è stato inviato senza spazi tra i paragrafi, ma abbiamo fatto del nostro meglio per interpretare quando andava l'invio a capo.)
La fontana brilla di luce propria sotto i raggi del sole provenienti dal soffitto, e la luce riflette l'acqua stessa sul soffitto del grande atrio.
"Siediti qua. Lego io il cavallo" Helios si allontana prendendo le redini dalle mie mani e le lega a un grande cornicione dalle punte sporgenti fatte ad uncino.
Come ha ordinato, mi siedo al bordo della grande fontana e sporgo la mano, per toccare le ninfee che navigano a circolo sull'acqua. L'acqua mi sfiora dolcemente il polso e la ninfea si sposta più lontana, come se non dovessi toccarla.
Quando Helios ritorna da me, si siede di fronte alla fontana, con i piedi nudi immersi nell'acqua. "Dammi la mano, bimba." mi intima lui, cambiando forma. Il suo corpo prende la luce dorata del sole e come per magia, indossa una tunica color pelle che gli copre solo la parte anteriore del corpo. I suoi muscoli guizzano fuori dalla maglietta che evapora nell'aria, i suoi capelli cambiano colore, più chiaro del suo precedente castano, quasi tendente a un giallo ocra. I suoi occhi verdi e splendenti mi guardano in attesa.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: ci siamo trovate un po' in difficoltà perché non abbiamo molti elementi che tengano alto il coinvolgimento emotivo. Forse in questo caso aggiungere un pensiero personale o una reazione riguardo l'accaduto della voce narrante avrebbe aiutate a mantenere alto il coinvolgimento. Anche solo approfondire la scena, o mandarci un estratto più lungo, ci avrebbe sicuramente aiutato a rimanere più immerse nella situazione, soprattutto considerando che viene interrotto sul più bello.
Grammatica e lessico: tralasciando il fatto che i paragrafi erano attaccati (non abbiamo voluto considerarlo errore poiché poteva essere dovuto al copia/incolla), abbiamo trovato un punto mancante nel primo discorso diretto e uno di troppo nel secondo (praticamente hai invertito le regole).
C'è una ripetizione di "soffitto" all'inizio. Per il resto lo stile è ok, abbastanza descrittivo, anche se, come già detto, manca un pizzico di introspezione.
Originalità: non abbiamo potuto capire bene che tipo di creatura appare in questo estratto poiché la descrizione di quest'ultima non è abbastanza accurata e fatta un po' frettolosamente, immaginiamo che la possibile descrizione venga approfondita successivamente, ma sarebbe stato bello se avessimo potuto cogliere qualche pensiero della protagonista di fronte alla scena. Sembra quasi che manchi un pezzo alla fine che ci spieghi attraverso le sensazioni della voce narrante cosa sia accaduto davvero. A parte ciò l'ambientazione sembra buona, niente di banale!
TheMelanie97 - Dollren - combattimento
Alzai lo sguardo e osservai gli altri elfi per capire la loro situazione. Non erano messi meglio di noi eognuno stava per il conto proprio, di certo non si sarebbero aiutati a vicenda, soprattutto l'elfo piùanziano. Stava osservando la situazione con sguardo calcolatore, per poi incontrare il mio. Sorrise, masapevo che non era un sorriso amichevole. La ragazza accanto a noi stava pregando tutte le divinitàche conosceva, inginocchiata con le mani congiunte a occhi chiusi. La sentivo sussurrare alcuni nomiche conoscevo, altri mi erano sconosciuti. Proprio in quel momento in lontananza sentii una vocefamigliare che riconobbi subito. Mi girai verso quella voce, sperando con tutto il cuore che non fosseveramente lui, e invece lo vidi, con Niamh al suo fianco «Capo, voglio partecipare anch'io alla caccia»disse con un sorriso che non gli avevo mai visto in viso. Cian mi aveva tradito e ora voleva divertirsi auccidermi insieme a quella... non saprei nemmeno come definirla. Ogni titolo dispregiativo non èabbastanza.
Tristezza, rabbia e sconforto mi colpirono in pieno petto e le lacrime sgorgarono da sole dai mieiocchi, anche se cercavo di fermarle con tutta me stessa. Pensavo di aver superato questa fase, di averaccettato il ruolo di Cian in tutto questo... ma in realtà era una bugia che raccontavo a me stessa. Miaveva ferito nel profondo... Non l'avrei mai perdonato per questo. Leon richiamò la mia attenzione eguardò i miei capelli, ormai diventati neri. Nel suo sguardo si leggeva benissimo che non capivaperché questo era accaduto e si sentiva sicuramente tradito dal modo in cui mi guardava. «Va... vatutto bene Leon, succede quando sono triste» gli indicai le mie lacrime e poi i capelli. Sul suo visosparì l'espressione corrucciata di prima e mi abbracciò, trasmettendomi tutto il suo affetto. Anche seerano abbastanza lontani da noi, sentii la risata del capo dei cacciatori mentre passava il bracciointorno alle spalle del ragazzo «Non sta a me decidere, devi essere sorteggiato» dopo di che lo spinseguidandolo verso un uomo che sembrava stesse distribuendo degli stuzzicadenti. Tutti i cacciatoripresenti avevano pescato uno dei legnetti ma alcuni sbuffavano risentiti, buttando a terra glistuzzicadenti interi. Solo cinque cacciatori sorridevano compiaciuti della loro fortuna: tra quei cinquesorrisi si trovavano quelli di Niamh e Cian.
Tutti intorno a noi smisero di parlare e mi voltai per capirne il motivo. Finito il sorteggio, il capo deicacciatori si mise davanti a noi elfi. «Molto bene signori...» Fece scorrere lo sguardo su tutti noi perpoi fermarsi su di me e ghignare «...e signore. Vi proponiamo un'opportunità che non potreterifiutare. Quella che vi offriamo è la possibilità di tornare a una vita serena, a patto però che riusciatea superare una prova. Fra qualche minuto vi lasceremo liberi in questa foresta, l'unica cosa chedovrete fare è sopravvivere ai cacciatori che vi seguiranno per catturarvi e, in alcuni casi, uccidervi» lodisse divertito, con un sorriso spontaneo che fece morire la speranza in tutti noi. Era ovvio che non ciavrebbero lasciato andare, per loro eravamo "merce" preziosa. «Partirete uno per volta e quando vidaremo il via, inizierete la vostra corsa per la libertà con qualche minuto di vantaggio su di noi, cosìavrete il tempo... di nascondervi o di correre il più lontano possibile» Detto questo, si ritirò,lasciandoci da soli a sopportare le occhiate che gli uomini e le donne intorno a noi ci lanciavano.Ovviamente i cinque fortunati stavano scegliendo la loro preda e ovviamente sapevo già chi avrebbecacciato me, era scontato.
Guardai Leon, che non aveva capito niente di tutto quello che l'uomo aveva appena detto, masicuramente aveva notato il tono minaccioso della voce e cercava a tutti i costi di non tremare. Se cifacevano partire uno per volta, sarebbe stato un problema proteggere Leon. Come potevo lasciarloandare da solo, quando gli avevo promesso che lo avrei portato via da qui? Gli sorrisi e gli strinsi lamano nella mia per rassicurarlo, ma non sapevo più cosa fare. «È una fortuna che adori i marmocchi, Rossa» Niamh ci aveva raggiunto e iniziò a girarmi intorno come un predatore. Si fermò dietro di mee sfiorò la mia gola con la lama di uno dei suoi pugnali «È meglio ucciderti così...» lasciò stare la miagola e tornò davanti a me e me lo puntò al cuore «O così?» se voleva spaventarmi, non ci sarebberiuscita, potevo batterla di nuovo e questa volta non gli avrei lasciato solo una cicatrice sul volto «Senon sbaglio il vostro gioco non è ancora iniziato» «Hai ragione, ma nessuno può impedirmi distuzzicati un po'... tranne Cian, magari posso convincerlo a saltare la caccia e ad andare in unposticino privato... solo io e lui» mi guardava sorridendo mentre pensava seriamente di fare quelloche aveva detto. «Perché mi dici questo?» «Ho visto come lo guardavi. Ti sei infatuata di lui e quelcoglione voleva fare festa tra le tue gambe, ma si è dimenticato un piccolo particolare... lui è mio» mipassò il filo della lama di nuovo sulla gola e avvicinò il viso al mio orecchio «Quando ne ho voglia»non la guardai andarsene, sentendo la rabbia montare sempre di più.
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Vidi i cacciatori prepararsi e strinsi di nuovo la mano del mio compagno di sventure per avvisarlo.Cian era tra di loro, senza Niamh attaccata a lui sembrava essere un'altra persona con un'altrapersonalità. Di nuovo. I nostri sguardi s'incontrarono e da lui ricevetti solamente un altro schiaffo aimiei sentimenti. Non potevo credere di essere stata così sciocca, di non aver riconosciuto il pericoloche mi è stato accanto per tutto questo tempo. Il capo dei cacciatori iniziò a camminare avanti eindietro davanti a noi, valutando chi avrebbe fatto partire per primo. Finita la sua passeggiata, rivolsetutta la sua attenzione all'elfo che si trovava al capo opposto a me della fila. Era abbastanza in forma,o meglio, non sembrava aver subito nessun prelievo di sangue «Tu partirai per primo» il ragazzodeglutì la poca saliva che aveva in bocca e dopo essere stato spronato a muoversi con una spinta, sidiresse nel punto indicatogli. Gli diedero il via, e dopo alcuni minuti iniziò a seguire le sue tracce uncacciatore che aveva il doppio della muscolatura del poveretto. L'unica cosa che potevamo fare erasperare che riuscisse a nascondersi prima che l'uomo lo trovasse. La seconda anima sfortunata ful'elfa accanto a noi, che si alzò da terra da sola con sguardo assente. La guardai allontanarsi mentreLeon capì che ci avrebbero separato. Si attaccò alle mie vesti con tutta la forza che aveva nelle suebraccia, ma non sarebbe riuscito a contrastare la forza di un uomo adulto. Lasciarono noi due perultimi facendo partire anche l'elfo anziano che sembrava star pensando a un piano per fuggire sano esalvo. Poco dopo dagli alberi spuntò il primo cacciatore che era partito per la caccia che portava tuttotrionfante il cadavere della sua preda al carro da dove eravamo scesi.
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, ma Leon non era ancora pronto a lasciarmi andare.Quando m'intimarono di alzarmi, lui si mise a urlare e a strattonare la manica del mio vestito, ma iogli feci segno di stare in silenzio appoggiando l'indice alle mie labbra «Tranquillo Leon». Feci appenain tempo a lanciargli un ultimo sguardo prima che mi portassero di peso alla linea del via. Gli unicipartecipanti rimasti di questo "gioco" erano Cian e Niamh. Lei si mise accanto a me, confermando imiei ovvi sospetti su chi mi avrebbe dato la caccia. Alzai lo sguardo su Cian per l'ultima volta,sapendo che a lui sarebbe capitato Leon. Lui lo guardava di sbieco e poi sbuffò tornando a guardaredalla nostra parte. I nostri sguardi s'incontrarono proprio quando mi diedero il via. Per qualchemotivo che conosceva solo il mio cuore, invece di iniziare a darmela a gambe rimasi con gli occhiincollati su Cian. Intorno a noi i cacciatori ridacchiavano, ma lui non lo fece, perché le sue labbrastavano mimando la parola corri. Era una minaccia o... scossi la testa e prendendo un profondorespiro iniziai a correre inoltrandomi nella boscaglia. Non avevo tempo per pensare a questesciocchezze, adesso dovevo concentrarmi per seminare Niamh e salvare Leon.
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Mentre correvo la gonna dell'abito continuava a impigliarsi con i rametti che si trovavano per terra,impedendomi di raggiungere la mia normale velocità nella corsa. Decisi quindi di fermarmi dietro adue alberi vicini e sfruttando il taglio che un cacciatore aveva fatto quando eravamo ancora al castellodei Valyeban strappai il tessuto, creando un mucchio di stoffa sul terreno. Finito il processo distrappo, guardai la gonna corta che ero riuscita a ricavare e sospirai sentendo le mie gambe libere daquel fastidio, ma quando vidi il taglio sulla gamba, il mio sollievo si trasformò in preoccupazione.Non faceva poi più di tanto male, ma non era neanche messo molto bene. Di sicuro si sarà infettatoed era meglio curarlo il prima possibile. Guardai dietro di me e notai che mi ero allontanata di un belpo' dall'accampamento e la mia inseguitrice non si era ancora fatta viva. Non sapevo se fosse una cosapositiva o negativa, visto che dovevo recuperare Leon. Dovevo tornare indietro ma, se lo avessi fatto,avrei di sicuro incontrato Niamh e questo non faceva parte dei miei piani di salvataggio. Contandoanche la presenza di altri due cacciatori e due elfi ancora in circolazione era meglio stare attenta aogni mossa. Lasciai un paio di orme calcate nella direzione opposta a quella che avrei preso vicino airesti della mia gonna per confondere un po' le idee a Niamh, poi facendo attenzione a non rompererametti ed evitando le zone morbide del terreno circostante tornai indietro, scostandomi leggermentepiù a destra della strada che avevo preso prima. Poco dopo sentii dei passi venire nella mia direzionee vidi in lontananza la chioma azzurra della mia aguzzina. Sembrava del tutto sicura di sé e se la stavaprendendo veramente comoda. Dietro di lei c'era qualcuno, e quel qualcuno era Cian, che guardavaintorno a sé inespressivo. Anche se non capivo bene quello che dicevano sembrava che Niamh stesseridendo di Cian per aver perso di vista la sua preda. Il mio cuore si alleggerì sentendo che il piccoloLeon era riuscito a sfuggirgli. Adesso però il problema era trovarlo. Probabilmente si deve esserenascosto più indietro, e l'unico nascondiglio possibile in quella foresta era la chioma degli alberi.Proseguii la mia ricerca tornando quasi all'inizio della foresta, dove se ne stava il resto del clan deicacciatori.
Rivolsi il mio sguardo verso l'alto e chiamai sottovoce Leon, sperando che fosse nelle vicinanze.Dopo alcuni richiami la sua testolina rossa spuntò fuori dalla chioma di un albero e iniziò a scenderecon cautela. Lo raggiunsi di corsa e lo presi in braccio prima che toccasse il terreno. Lui mi strinseforte con le sue braccine, felice di rivedermi «Roymaty!» risi sommessamente mentre lo stringevo ame «Adesso dobbiamo uscire da questo bosco, poi saremo liberi». Lo appoggiai a terra eprendendogli la mano corremmo tra gli alberi, cercando una via di fuga.
Eravamo di nuovo lontani dall'accampamento ma ancora non bastava e Leon iniziava ad ansimarenotevolmente. Non era abbastanza in forze per superare una prova del genere, infatti, poco dopoiniziò a rallentare. Lo caricai sulle mie spalle per farlo riposare un po', cercando di mantenere lastessa velocità di prima. Il guaio era che noi non conoscevamo questo posto e i suoi nascondigli cheerano un mistero per noi, per i cacciatori erano luoghi ideali dove scovarci e ucciderci con facilità.L'unica possibilità che mi venne in mente fu di continuare a correre, senza guardarmi indietro. Peròportare sulla schiena Leon si era rivelato più difficile del previsto. Iniziava a pesare e non la smettevadi ansimare e tossire, portando con fatica l'aria nei polmoni. Davanti a noi sentimmo delle personeparlare, riconobbi la voce dell'elfo più vecchio e dell'elfa che si era messa a pregare prima dellacaccia, poi le loro voci furono seguite da un rumore metallico e da un urlo di dolore. Lasciai libero ilbambino e ci avvicinammo circospetti al luogo da dove era arrivato il lamento, usando un cespugliocome copertura. Davanti a noi vedemmo l'elfa con un piede intrappolato in una trappola per orsi e l'elfo che si allontanava con un sorriso furbo sulle labbra. Questo se ne andò correndo nel folto deglialberi, lasciando la poveretta a soffrire. Perdeva molto sangue dalla ferita e ogni volta che cercava diaprire il meccanismo, si lasciava andare in lamenti di dolore. Quei bastardi avevano disseminato ilbosco con delle trappole, non avevano la minima intenzione di perdere nemmeno uno di noi.
Corsi subito da lei per aiutarla, causandole un attacco di cuore con la mia comparsa improvvisa«Cosa... cosa ci fai qui?» la sua voce tremava mentre cercava di trattenersi dall'urlare ancora «Tilibereremo da quell'aggeggio» Leon fece la sua comparsa dietro di me, facendo sospirare la ragazza.Accettò il nostro aiuto, a patto che se i cacciatori si fossero avvicinati noi, l'avremmo lasciata al suodestino per salvarci. Insieme cercammo di aprire la trappola per liberarle il piede, ma anche setiravamo con tutte le nostre forze, non riuscimmo a muoverla neanche di un centimetro. Lei accasciòla schiena contro l'albero dietro di sé disperata «È inutile, non riusciremo ad aprirla in tempo» allesue parole Leon prese tra le mani il meccanismo che teneva chiusa la morsa e la fuse, concentrando ilcalore della magia del fuoco in un unico punto. Io e la ragazza rimanemmo a bocca aperta «Leonanche tu... perché non me lo hai detto prima...» espressi a voce alta i miei pensieri, cosa inutileperché Leon non mi aveva capito e la ragazza continuava a guardare stupefatta la trappola che avevaallentato la presa sulla sua caviglia. Nella mia mente associai i capelli rossi, il fuoco e la pelleabbronzata di Leon a quelli di Mal e capii che c'era un collegamento tra di loro, probabilmenteprovenivano dallo stesso luogo, perché non ci ho pensato prima? Con l'aiuto di Leon liberammo confacilità la ragazza, ma adesso c'era il problema su come farla camminare. Non riusciva a fare pesosulla gamba, quindi avrei dovuto aiutarla e il nostro passo sarebbe rallentato di molto. Mentrepensavo, lei richiamò la mia attenzione, alzandosi da terra sostenendosi all'albero accanto «Il mionome è Kathe, grazie per avermi aiutato» mi porse la mano ed io gliela strinsi subito «Io sonoRoymaty e lui è Leon» le sorrisi, poi mi avvicinai a lei per aiutarla a camminare. Non potevamorimanere fermi in quel punto troppo a lungo, ora avevamo alle calcagna un altro cacciatore, e questonon era molto piacevole.
Mentre avanzavamo Kathe chiese da dove provenivamo ed io sospirai, dicendole che prima abitavoin un piccolo villaggio di Lyeonia «Per il bambino invece non lo so» lei aggrottò le sopracciglia «Nonsiete imparentati?» La sua domanda mi lasciò un po' spaesata «No, o almeno, io non ho fratelli mamia madre ha i suoi stessi capelli» il discorso s'interruppe lì, perché in lontananza sentimmo il suonoinconfondibile di una lama che affonda nella carne e i lamenti del mal capitato, che doveva esserel'elfo che aveva fatto finire Kathe nella trappola. «Sono vicini!» sussurrò Kathe con un filo di voce. Ilrumore proveniva dalla nostra destra, quindi decidemmo di deviare a sinistra, ma la sfortunasembrava avercela con noi. Senza accorgercene finimmo nel campo visivo del cacciatore che cercavaproprio la nostra compagna. Lui sfoderò un sorriso compiaciuto e iniziò a correrci incontro. Mi voltaiinsieme a Kathe per scappare dalla parte opposta, ma lei non si mosse, anzi, mi spinse in avantislacciandosi dalla presa delle mie braccia. La guardai esterrefatta, alternando lo sguardo da lei alcacciatore «Kathe, dobbiamo scappare!» lei mi rivolse un leggero sorriso e poi si voltò «Scappatefinché siete in tempo, ormai per me è finita» sembrava quasi che ci stesse implorando, ma io nonvolevo lasciarla lì. Vedendo che non accennavamo ad allontanarci mi ricordò uno dei motivi per cuivolevo sopravvivere a questo massacro «Pensa al bambino, non pensare a me» aveva ragione. Mi eroripromessa di tirare fuori Leon da tutto questo e l'avrei fatto. Strinsi la mano a Leon e con riluttanzadissi addio alla ragazza, chiedendole scusa per non essere riuscita a salvarla.
Io e Leon riiniziammo a correre a perdifiato, anche se non eravamo l'obiettivo del cacciatore finché ilbambino non iniziò a tossire. Era diventato molto più pallido e mi chiedevo come riuscisse arimanere in piedi. Lo caricai sulle mie spalle e corsi come una pazza finché non raggiungemmo unapiccola radura. La attraversammo molto velocemente, anche se eravamo sicuri di aver seminatoeventuali inseguitori. Non potevamo rimanere troppo tempo allo scoperto. Superata la zona rossa,decisi che era il momento di fermarci un attimo e far riprendere Leon. Poco più in là scorreva unpiccolo torrente e un po' d'acqua fresca non ci avrebbe fatto male. Lasciai il piccolo per terra accantoa dei cespugli che ci facevano da riparo e andai a prendergli dell'acqua. Sciacquai le mani neltorrente, sentendo dei brividi percorrermi il corpo per l'acqua fresca, ne bevvi un po' sospirando epoi ne presi un po' per Leon. Gliela portai e lui la bevve, per poi tossire ancora con più forza. Erocombattuta, non sapevo cosa fare, se continuavamo così, la sua situazione sarebbe peggiorata, maanche rimanere fermi non sembrava una buona prospettiva. Mi alzai, pensando a cosa fare, ma ilfreddo contatto con una lama con la mia gola fermò ogni mio pensiero. «Ciao Rossa, era ora che tifermassi» Mi si gelò il sangue nelle vene sentendo la sua voce. Vidi Leon alzare la mano controNiamh per colpirla e ci riuscì, anche se la lingua di fuoco che aveva creato non era di grandidimensioni. Questo bastò per far ritirare l'arma della cacciatrice dal mio collo, facendomi solo unpiccolo graffietto. Mi fiondai subito verso Leon, prendendolo tra le braccia iniziando a correre allacieca. Raggiungemmo una parete rocciosa che ci bloccò la strada, insieme alla nostra inseguitrice chenel frattempo ci aveva raggiunti, rendendoci la fuga impossibile. Si avvicinò a noi e puntò le armicontro Leon che avevo fatto scendere dalle mie braccia. Lo tirai subito dietro di me, facendogli scudocon il mio corpo «Tu vuoi me, lascia stare il bambino» «Giusto... Cian, quel moccioso è tuo» ilragazzo ci raggiunse poco dopo, ma ignorò completamente Niamh e si avvicinò a me. La ragazzaoffesa lo fermò colpendolo alla schiena, trapassandolo con una sua lama «Tocca a me ucciderla,quante volte te lo devo ripetere?» mi allontanai da lei mentre sfilava il pugnale dal corpo di Cian, chesi lasciò sfuggire solo un lamento sommesso mentre si toccava la zona ferita, che si rimarginò davantiai nostri occhi. Rimasi ammutolita dalla scena e non mi accorsi che Niamh si era avvicinata,abbastanza da rifilarmi un pugno prima allo stomaco e poi al viso. Barcollai all'indietro per lasorpresa ma non caddi, anche se mi mancava l'aria dopo il colpo che mi aveva assestato. La ragazzarise, sfidandomi a contrattaccare. Lo avrei fatto, se Cian non l'avesse colpita alla testa conl'impugnatura del suo pugnale facendola cadere a terra. Probabilmente l'idea di uccidere un bambinodebole e malato era troppo poco per lui.
Presi in braccio Leon approfittando del momento per scappare ma Cian mi raggiunse subito,prendendomi da dietro e mi trascinò via con sé. Scalciai più che potevo e Leon usò di nuovo i suoipoteri per bruciargli le braccia, ma invece di un urlo di dolore sentii solamente una leggeraimprecazione. Guardai indietro e incontrai il viso di Cian che mi guardava accigliato «Lasciami andaresubito!» volevo continuare a urlargli addosso, ma lui mi mise una mano davanti alla bocca «Shhh zitta!E tieni a bada quel bambino!» ci trascinò fino alla parete rocciosa che non era molto lontana da noi eci fece infilare in un'insenatura che poi si apriva in una vera e propria grotta.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: alcune scene sono raccontate un po' grossolanamente, ma molte altre in compenso sono ben accurate. Magari avresti dovuto concentrarti di più su delle reazioni rispetto ad alcune azioni che rimangono sconosciute, come se non toccassero la protagonista, perché non viene mostrato come reagisce neanche mentalmente, ma la storia nel complesso è viva, possiamo immedesimarci in questa faida anche se non vi è un vero e proprio combattimento.
Grammatica e lessico: sono presenti alcuni errori come "gli" riferito a un personaggio femminile, congiuntivi mancanti o, più ricorrente, la punteggiatura errata nei dialoghi.
L'estratto è narrato al passato, ma spesso vi è un cambio insensato che prevede il presente come in "Non potevo credere di essere stata così sciocca, di non aver riconosciuto il pericolo che mi è stato accanto[...]", "Di sicuro si sarà infettato ed era meglio curarlo" e così via.
Sono presenti anche ripetizioni e una terminologia ancora un po' scarna, tuttavia questi errori non sembrano pesare molto sulla lettura per via dello stile che in qualche modo rimane fluido, forse anche per l'alto interesse che la vicenda emana.
Originalità: abbiamo sempre visto il popolo elfico come superiore, ma mai come fuggiasco, e questo è un punto a favore dell'originalità. Il modo in cui viene esposto Cian, inoltre, dona quella punta di realismo al tutto. Le sue intenzioni non si capiscono di preciso fino a che non si rivela, alla fine, proprio come in una situazione del genere in realtà dovrebbe accadere.
Purtroppo non vi è una vera scena di combattimento ma è stato comunque interessante da vedere questa prospettiva un po' diversa.
Lucamaro00 - Kegivos - Sogni mortali - combattimento
Il viaggio durò molto e il paesaggio non era dei migliori da osservare: questo si faceva via via più cupo e nebbioso all'avvicinarsi al regno degli spiriti.
Varcate le mura del regno, ormai prive di doganieri, le carrozze passarono inosservate per una campagna di frumento appassito.
Poco distante dalla strada, c'era una villa diroccata avvolta da edere e circondata da un maestoso cortile con alberi da frutto.
Vargas aveva riconosciuto quella casa.
Era tornato dopo tanta fatica alla pianura Darya alla villa che lo aveva accolto dopo lo spaventoso viaggio.
Le carrozze si fermarono.
Krahdens era riuscito nel suo intento: avevano raggiunto sani e salvi il regno.
Non bastava che recarsi all'interno della villa, prelevare Will e i ragazzi e tornarsene a casa.
Ma qualcosa non convinceva l'anziano saggio.
Al suono delle carrozze i ragazzi si sarebbero aspettati di vedere qualcuno affacciarsi alla porta di ingresso.
Ma anche dopo essere scesi, non si avvertiva rumore se non quello dei nitriti dei cavalli che non sembravano amare l'atmosfera di questo oscuro regno.
Ark disse che si sarebbe addentrato da solo nella villa per evitare ammassamenti inutili; d'altronde quale ragazzo avrebbe voluto visitare quella villa di nuovo?
Il re chiamava il nome di suo fratello nel tragitto ma l'unico suono che riusciva ad avvertire era un mugolio straziato.
Ciò lo fece insospettire.
Alzò la mano al cielo generando una piccola sfera di luce azzurra che gli permise di vedere all'interno della villa che stranamente pareva disabitata.
Forse se ne erano andati, Vargas aveva mentito.
Quel mugolio, però, gli era rimasto troppo impresso nella mente.
Ark aprì con calma il grosso portone di legno decorato del salotto e intravide una piccola luce.
Chiamò ancora il fratello ma ciò che si presentò alla sua vista gli fece immediatamente cambiare idea.
Un sorriso beffardo splendeva riflettendo la fioca luce della stanza.
Ark si avvicinò a quel viso.
La sua mano lo illuminò chiaramente.
Quella davanti a lui era Titania.
La regina iniziò a ridere malignamente.
Con un gesto veloce spalancò le braccia e la stanza s'illuminò in un baleno.
Tre corpi intrappolati da nubi fumanti erano stesi ammassati sul divano letto.
Uno di questo era quello di Will.
Ark non fece in tempo a far uscire un suono dalla bocca.
Titania inclinò lateralmente la testa continuando a ridere di scherno.
Il sorriso si tramutò per un attimo in una espressione angelica.
Prima di tramutarsi in un terribile strillo che fece tappare le orecchie ad Ark.
I capelli di Titania si erano alzati al cielo e lei era avvolta da una gigantesca nube di fumo.
Le mani della regina si chiusero e il fumo che la circondava si schiantò lontano da lei generando un'onda d'urto che fece saltare in aria la casa.
I ragazzi da fuori rimasero completamente sbalorditi da quello che era appena successo davanti ai loro occhi.
La malefica regina si trovava ora nel regno degli spiriti.
Ascese in cielo sopra le macerie della villa sorretta da una folta nube di fumo.
Fu lì che Vargas la riconobbe, ma non l'aveva mai vista così malefica.
«Vi stavo aspettando bimbi!» disse Titania con voce roca e maligna.
«Quanti e che belli che siete! Pensavate che andasse tutto liscio? O speravate di trovare Xia ad accogliervi? Illusi: per colpa di uno stupido ragazzo dai capelli rossi fra voi questo è successo!»
I ragazzi guardarono con sguardo infuriato Vargas negli occhi e si allontanarono da lui.
Il rosso non se ne accorse perché continuava a fissare Titania con uno sguardo da vero guerriero.
Ark aveva detto ai ragazzi che avrebbero dovuto essere addestrati a difendersi dalle minacce, ma questi non si aspettavano che la minaccia si sarebbe presentata in una maniera così disastrosa.
La malefica ninfa proseguì il suo discorso fluttuando al suolo: «Ora però mi servono nuovi combattenti fra le schiere dell'esercito».
Al pronunciare di quelle parole il fumo che si era accumulato sul terreno riprese forma in una schiera di spiriti fumanti dagli occhi lucenti e violacei.
I ragazzi erano spaventatissimi alla prima vista degli spiriti: quelle crudeli creature che avevano solo sentito nominare.
Solo Vargas però non era sorpreso conoscendo la vera natura di quei piccoli corpi amorfi e fluttuanti, nonostante avessero dato a lui e a Orna da fare al villaggio Sonebyo.
Krahdens non si sarebbe mai aspettato uno scenario del genere.
Aveva esposto gli unici discendenti della dinastia dei cavalieri a un rischio enorme.
Gli occhi di Titania divennero di un intenso viola acceso.
Un sorriso le si stampò in volto.
La regina emise un potentissimo e acuto grido simile al precedente e le schiere di spiriti molto velocemente si scagliarono con velocità sui ragazzi.
Questi erano terrorizzati ma con sangue freddo iniziarono a scagliare sui nemici gli incantesimi che avevano appreso durante la notte.
Mezzo centinaio di spiriti stava combattendo contro una ventina di ragazzi.
Vargas era stato isolato dopo il discorso, e faticava a scagliare incantesimi sui nemici che lo accerchiavano.
Una ragazza dai capelli rossi piangeva inginocchiata a terra mentre i suoi compagni la proteggevano con sfere luminose dagli attacchi degli spiriti che, a loro volta, emettevano perforanti laser viola dagli occhi lasciando lividi scuri sulla pelle.
Con fatica e una maestria impacciata, i ragazzi erano riusciti dopo poco tempo a dissolvere tutti gli spiriti che la malefica traditrice aveva mandato contro loro.
Nonostante le sue truppe venissero a poco a poco dissolte nel nulla, Titania continuava a ridere di gusto.
Forse nel vedere i ragazzi in difficoltà, forse nel vedere che nessuno voleva più collaborare con Vargas: il traditore, quello che era stato processato e bandito dal villaggio.
Per Lance era il raccomandato, quello che l'aveva sempre vinta.
Il verde era diventato ormai il giullare della battaglia: proteggeva le ragazze e, nel mentre, per rasserenarle, scherzava con loro dimenticandosi di combattere per difendere se stesso.
Vargas si sentiva inutile: stava combattendo in una breve ma intensa battaglia che era stata portata a termine in prevalenza da Galant, Zephyr nonostante dolesse perché la maledizione oscura che aveva sul volto aveva iniziato a bruciargli dal primo impatto con gli spiriti.
Gli incantesimi di Zephyr però, nonostante le stesse formule, erano diversi da quelli dei compagni: invece di scagliare sfere bianche, lui emetteva fasci di luce viola chiaro.
L'effetto raggiunto era lo stesso, ma, ogni volta che scagliava un incantesimo, la sua cicatrice bruciava rispendendo di una luce viola.
Tutti gli spiriti erano stati sconfitti.
Mancava da sconfiggere solo colei che li aveva materializzati.
Vargas sentiva di poter avere l'onore di infliggere il colpo di grazia.
Si diresse sul lato sinistro del cortile allontanandosi dal gruppo e, conclusosi il caos generale, distese il braccio e un lucentissimo raggio di luce rossa partì dal centro del palmo in direzione della testa della donna che in quel momento era volta frontalmente verso le carrozze.
I ragazzi non avevano mai visto un incantesimo così potente fino ad ora.
Ma il loro sogno durò per poco.
Titania poggiò il dorso della mano sulla guancia con il palmo aperto.
Il raggio luminoso finì dritto nel centro della mano.
Titania la chiuse senza alcuno sforzo. La luce continuava ad intravedersi fra le dita.
Il rosso non era riuscito nel suo intento.
Curvò la testa verso lui, e riaprì le dita di scatto scagliando lo stesso raggio luminoso su Vargas che venne scaraventato contro la siepe che cingeva il giardino.
Il rosso si accasciò a terra evidentemente leso in viso.
«Ne volete anche voi o vi basta?» gridò Titania con arroganza diretta ai ragazzi.
Krahdens nel frattempo si era rinchiuso nella carrozza in attesa dei primi ragazzi feriti.
Nonostante non se lo aspettasse doveva in qualche modo rimediare a ciò che stava succedendo.
«Pensavate davvero che vi lasciassi sfuggire in una maniera così facile? Strapperò la vostra anima, e voi diventerete come loro: insignificanti marionette di nebbia! Penso vi convenga quindi rinunciare al vostro compito: Will e i vostri amici sono ormai morti, morti sotto le pesanti ormai rovine di questa sontuosa villa, la rovina del regno degli spiriti. Il vostro viaggio finisce qui».
La regina scoppiò in un terzo urlo acutissimo e una schiera di spiriti si riformò alle sue spalle.
Questa seconda battaglia insospettata, però, sembrava essere infinita: più spiriti i ragazzi riuscivano ad eliminare con i loro incantesimi, più la regina ne ricreava attorno a lei.
Eze e Nakuri combattevano fianco a fianco e pian piano iniziavano a essere distratti dalla loro follia amorosa: si distrassero al punto di essere colpiti da due lunghi fasci di luce viola provenienti dagli occhi di due spiriti più scuri degli altri.
Una ragazza dai lunghi capelli neri spasimava per terra e Galant la caricò sulle sue spalle portandola dritta alla carrozza.
Galant era ormai il più importante sul campo: era colui che con i suoi colpi riusciva a eliminare gruppi interi di spiriti, perché riusciva a produrre sfere più grandi del normale, ed era colui che aiutava a trasportare i ragazzi ormai esausti alla carrozza.
Una splendida ragazza dai capelli azzurri, nel frattempo, era corsa da Vargas per vedere come stesse dopo il doloroso colpo, ma proprio in quel momento, anche lei venne colpita da un luminoso raggio rosso che le fece fare un salto in aria di quasi due metri.
Molti ragazzi erano ormai esausti e, sotto ordine di Samatha, iniziarono a ripararsi attorno alle carrozze.
Malgrado Krahdens volesse bene ai suoi ragazzi, decise di non intervenire durante l'attacco: si occupava solo di aiutare i ragazzi in difficoltà e riaccompagnandoli a casa in carrozza; aveva già intravisto un elemento che avrebbe potuto salvare i soldati più intrepidi che continuavano a lottare come veri guerrieri.
Erano ormai rimasti in pochi a combattere: Zephyr, Galant, Samatha e a terra Vargas.
Le loro menti avevano intuito che il loro destino aveva già scritto che quella sarebbe stata la loro fine; ciò però non smorzava in loro la voglia di combattere.
Dopo numerosi tentativi di annientare l'infinita schiera di uomini fumanti una speranza si accese negli occhi di quei pochi rimasti.
Una sfera infuocata azzurra dall'angolo più lontano del giardino era riuscita a colpire la schiena di Titania facendola cadere in ginocchio.
Una lucente armatura si fece avanti da dove era partita della sfera.
Ark era riuscito a salvarsi scappando dalla porta sul retro prima che la villa cadesse.
Purtroppo Will e i due ragazzi erano intrappolati nel fumo e non avevano potuto fare lo stesso.
Titania si rialzò in piedi e si voltò verso il marito che aveva tradito.
«Adesso basta!» gridò infuriata.
Girò il busto di scatto verso i ragazzi e con la mano aperta gettò il braccio in avanti verso i ragazzi facendo sì che tutti cadessero.
Poi si incamminò in direzione di Ark con il braccio disteso sopra il capo e un polveroso cerchio viola le si stava formando sulla testa.
Buttò la mano in avanti per dirigerlo verso il re.
Ma qualcosa la bloccò prima che il cerchio potesse prendere il via.
Una mano stava uscendo dalla finestra delle rovine della casa.
Un violento fascio di luce acquamarina trafisse il corpo di Titania lasciandola priva di sensi a terra.
Ark aveva capito di chi si trattava.
Quello era suo fratello Will: era riuscito a salvare tutto il gruppo nonostante si pensasse fosse morto.
Rimasto ormai unico sopravvissuto di quello scenario apocalittico, sollevò con le mani le macerie ed estrasse il corpo fratturato del fratello.
Provò a tastare il polso dei due ragazzi che erano finiti sotto le macerie ma nulla più era possibile per loro.
La corazza aveva tenuto in vita Will al contrario dei due ragazzi.
Si precipitò ormai allo stremo delle forze dai ragazzi che si erano ormai ripresi dall'impatto dell'onda d'urto.
I sopravvissuti aiutarono Ark a caricare sulla carrozza i feriti e i cadaveri dei ragazzi che sarebbero stati sepolti a breve.
Durante il tragitto di ritorno nessuno osò pronunciare parola.
Non c'era nient'altro da dire. La situazione che tutti avevano vissuto si descriveva da sola.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: il coinvolgimento emotivo non riesce ad arrivare fino alla mente del lettore che si ritrova a leggere una sfilza di avvenimenti uno dopo l'altro narrati con tecnica ma senza sentimento. Non ci sono descrizioni, non ci sono stati d'animo, c'è solo un racconto sbrigativo; l'eccessivo uso dell'invio a capo fa sembrare il tutto ancora più confuso, quasi come se molte frasi non fossero collegate tra loro. Manca completamente lo show don't tell.
Grammatica e lessico: per la grammatica è tutto ok, se non per qualche refuso di poco conto. La terminologia è purtroppo poco ricca, colma di ripetizioni. Vengono riproposte le stesse parole molte volte, cerca di trovare sinonimi, magari con l'aiuto di un dizionario apposito.
Lo stile è un po' troppo frettoloso, ci ritroviamo a vivere una battaglia ma non riusciamo a capire dettagli importanti come dove ci troviamo o quante persone partecipano poiché servirebbe qualche descrizione in più. Soffermati di più su quelle azioni o pensieri che ritieni importanti così da dare loro tridimensionalità attraverso introspezioni e frasi più elaborate, magari con qualche figura retorica.
Originalità: il mondo degli spiriti e Titania sembrano piuttosto originali, ma il modo in cui lei si rivolge è un po' da "classico cattivo". Inoltre non possiamo certo dire che i personaggi siano originali poiché mancano completamente di introspezione. Per quanto riguarda la scena in sé, è tutto un po' troppo confuso per ricavarne l'essenza.
wingedangel89 - La Scelta di Eva - combattimento
Gli angeli e i demoni scattarono nello stesso istante gli uni contro gli altri. Belial dal canto suo estrasse una spada corta nera come la notte, e la puntò contro il petto di mio fratello, pronto a trafiggerlo.
«No! Aspetta!»
Lui si voltò verso di me con un ghigno malefico sul volto. Non avevo idea di come avrei fatto a fermarlo, ma non potevo permettere che lo facesse.
«Mi dispiace, te la sei cercata.» disse, scoppiando a ridere e caricando il colpo.
«Aspetta! Ti sfido!»
Non sapevo perché gli avevo detto una cosa simile. Ero determinata a prendere tempo per cercare un modo per salvarli, ma da lì a sfidare un Signore dei demoni...
«Cosa?» esclamarono Michele e Belial all'unisono.
Il tono del demone era chiaramente divertito, mentre quello del mio arcangelo era letteralmente terrorizzato.
«Vorresti davvero sfidarmi?» chiese il demone, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.
Certo che no! pensai, ma ora non potevo più tirami indietro. Ero riuscita ad attirare la sua attenzione, dovevo solo evitare di morire mentre gli angeli approfittavano della sua distrazione per portare via i miei famigliari e i miei amici.
Ma lo sai che se muori tu ci resto secca anche io, vero? Che ti ho fatto di male? sbuffò Eva rassegnata.
«Sì. Ti propongo una sfida uno a uno contro di me.» dissi, ignorandola. «Se vincerai ti toglierai la soddisfazione di uccidermi, ma se io riesco a ferirti libererai tutti i miei amici, mio padre e mio fratello, e te ne andrai per sempre.»
Lui scoppiò a ridere, mentre la battaglia tra angeli e demoni si interrompeva, per consentire ad entrambi gli schieramenti di assistere alla scena.
«E sia. Se ci tieni tanto a morire, ti accontenterò.»
Mi voltai verso il mio arcangelo.
«Hai ancora il mio pugnale, vero?» gli chiesi.
«Ti prego, dimmi che sai quello che stai facendo.» disse, porgendomi la lama.
«Sì.»
«Stai mentendo.» riconobbe.
«Sì.» ammisi. «Fai in modo che gli angeli salvino tutti gli umani.» sussurrai, in modo che Belial non potesse sentirmi.
«Te compresa. Non posso lasciartelo fare.»
«Michele, hai compiuto la tua missione. Ho scelto, non devi più proteggermi.»
«Non mi importa, io ti amo. Non ti lascerò morire.»
«Abbi fiducia in me.»
Michele esitò. Potevo capirlo, nemmeno io avevo fiducia in me. Non so che diavolo mi stava prendendo. Da dove usciva tutta questa determinazione? Non avevo mai avuto tendenze suicide, perché adesso invece stavo facendo di tutto per farmi ammazzare?
«Sta' attenta. Non ti azzardare a morire!»
Rimasi interdetta dalle sue parole. Aveva davvero deciso di fidarsi di me? Nonostante fosse chiaro che nemmeno io credevo di avere una reale possibilità di farcela? In qualche modo questo riuscì a darmi una carica che non sapevo di avere.
«Allora, sei pronta?» intervenne il demone.
«Certo.» risposi, voltandomi verso di lui.
Belial non mi lasciò nemmeno il tempo di finire di parlare che si era già scagliato contro di me. Memore degli allenamenti con Michele, mi diedi una spinta con la gamba sinistra gettandomi di lato per evitare il suo colpo. Il demone si riprese subito e si gettò nuovamente all'attacco. Schivai nuovamente il colpo, realizzando però che mi sarei stancata sicuramente prima di lui. Dovevo trovare il modo di contrattaccare, di coglierlo di sorpresa, ma come avrei potuto fare? Lui era molto più veloce di me, non sarebbe stato difficile per lui evitare i miei colpi.
«Non limitarti a schivarli! Para i suoi colpi, Evelyn!» intervenne Michele.
Ma che? Aveva improvvisamente deciso di sostenere le mie manie suicide? Faticavo a parare persino i colpi che mi infliggeva durante gli allenamenti, e ora avrei dovuto difendermi dai colpi di un Signore demoniaco?
«Non dubitare di te stessa, o ti farai ammazzare!» esclamò Gabriele.
Perché? C'era un modo per evitare di farsi uccidere in una situazione simile? Lanciai uno sguardo verso i miei famigliari. Un angelo stava prendendo Ryan tra le braccia e si preparava a spiccare il volo. Decine di angeli stavano uscendo dal capannone con i miei compagni di scuola, mentre altri coprivano la loro 'fuga'. Mancava solo mio padre. Il mio 'piano' stava funzionando, dovevo resistere solo ancora un altro po'.
Appena mi voltai nuovamente verso Belial mi resi conto che stavo per pagare cara quella distrazione. Il demone si era lanciato nuovamente all'attacco e non avevo il tempo di schivarlo di nuovo. Istintivamente portai le braccia a proteggermi il viso. Michele pronunciò una sola parola in enochiano e la mia lama si illuminò, accecando momentaneamente il demone e permettendomi di ferirlo con un rapido fendente. Non ci potevo credere. Avevo vinto.
«Maledetta!» ringhiò Belial.
Ebbi solo il tempo di vedere un angelo portare via mio padre, prima che una fitta lancinante alla schiena mi annebbiasse la vista. Come avevo fatto ad essere così sciocca? Belial non mi avrebbe mai permesso di vincere, piuttosto che ammettere la sua sconfitta aveva ordinato ad uno dei suoi demoni di attaccarmi a tradimento. Se non altro, i miei famigliari e amici erano tutti al sicuro.
Crollai a terra, incapace di reggermi in piedi, mentre il dolore mi annebbiava i sensi.
#GmS
Coinvolgimento emotivo: su per giù buono, anche se quando lei si sorprende di essere incoraggiata sembra un po' forzato. È normale che chiunque le voglia bene cerchi di darle consigli in un momento del genere, nonostante non rispetti appieno la sua decisione di mettersi in pericolo.
Il carattere di Belial, qui, sembra un po' smorzato e alleggerito. Essendo un Signore dei Demoni, ci saremmo aspettate qualcosa di più, sì insomma, un vero demonio, il genere di elemento che mette i brividi ogni volta che entra in scena. Anche Michele, uno degli Arcangeli più potenti (o almeno crediamo lo sia, ma non avendo letto il resto della storia non possiamo saperlo) avrebbe dovuto far trasparire gran parte della sua ascendenza, della sua autorevolezza e della sua influenza. Così come Gabriele che, invece, sembra avere un ruolo marginale.
Come ti abbiamo fatto notare, in questo estratto, non ci sono parsi poi così tali e quindi hanno fatto perdere alla scena del combattimento un bel po' di suspense, adrenalina e paura.
I demoni sono astuti, ingannano, mentono spudoratamente e uccidono senza scrupoli. Gli angeli, pur essendo esseri di pura luce divina, mantengono il loro grado di comando, soprattutto se si tratta di Arcangeli e di Michele, cioè principe e comandante supremo delle schiere Celesti, il cui compito è proprio quello di guidare la lotta contro le forze del male.
Ti suggeriamo, magari, di rendere la scena un tantino più ricca. Dona a Belial il carattere possessivo, schivo e indomabile tipico dei Demoni. Cerca di farlo diventare una belva demoniaca, in modo da incutere al lettore almeno un po' di timore, e dai a Michele il controllo, la padronanza e la potenza che gli spettano nonostante sia la ragazza a prendere in mano le redini della situazione. Tutto ciò renderebbe l'estratto ancor più veritiero e ricco di emotività.
Grammatica e lessico: grammatica buona, la punteggiatura un po' meno. Suggeriamo di far attenzione a come sono strutturati i dialoghi: se c'è la minuscola dopo di essi, non va il punto dentro. Lo stile è abbastanza scorrevole, anche se potevi focalizzarti di più sulla situazione generale (descrizione di ciò che ci circonda, atteggiamenti dei demoni e degli angeli e così via).
Originalità: l'argomento angeli e demoni è visto e rivisto, pertanto non vi è molta originalità in questo estratto, anche per il fatto della protagonista che si sacrifica per il bene dei suoi cari e via dicendo. La cosa che più abbiamo trovato interessante è stato il colpo di scena alla fine. Anche qui ti consigliamo di rendere il tutto di maggiore impatto. Rendi evidente il problema centrale della disputa; argomenta intensamente attraverso dialoghi e introspezioni più accurate e complesse. Non limitarti al botta e risposta come se fosse un litigio tra due ragazzi comuni ma rendilo importante, così che possa acquistare maggiore veridicità e stupire. Dato che è una tematica molto vista al giorno d'oggi dovresti proprio cercare di dargli quel tocco in più per renderla diversa e migliore.
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