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Valutazioni fantasy pt.2

Le nostre recensioni per i partecipanti al concorso! La pubblicazione avviene in ordine del tutto casuale.

La classifica con i voti arriverà non appena finiremo di leggere tutto =)

gd_dady - Cattivo Sangue - creatura/luogo/individuo particolare

Non mi fidavo molto delle parole di Warden, ma ormai dovevo concludere questo percorso e l'unico modo era fare questa benedetta - o maledetta - scelta. Inoltre, quello che mi aveva sussurrato all'orecchio prima di entrare era stato piuttosto ambiguo: "Se entri in contatto con loro ne subirai i patimenti".
Non avevo la minima idea di cosa stesse parlando, ma come al suo solito concedeva indizi che apparivano rebus.

Parlava con la consapevolezza di farmi confondere, mi avvertiva dei pericoli rendendoli quasi una fiaba per bambini. Non immaginavo minimamente a cosa sarei andato incontro e nonostante il buio non mi spaventasse, ora desideravo che qualcuno accendesse anche una flebile luce.

Oltrepassando quella porta mi ritrovai a camminare in un lungo tunnel, riuscivo a intravedere l'uscita. Un leggerissimo bagliore bluastro mi stava aspettando, e se finalmente fossi arrivato al traguardo? Se quella luce che tanto desideravo finalmente si stesse accendendo?

Mi rinnovai di buona fede e speranza, potevo ancora uscire, ma come potevo lasciare Amira intrappolata qui? Quel pazzo l'aveva fatta risucchiare dal sottosuolo e chissà se l'avrei più rivista. Gli occhi vermigli della ragazza, che mi fissavano con sgomento, e l'impotenza di non riuscire ad aiutarla mi lasciarono addosso una profonda tristezza.

Era una semplice ragazzina e aveva subito le pene dell'inferno solo perché era nata con un dono prezioso. Tradita dalla sua famiglia e dai suoi amici, non volevo comparire anch'io in quella lista di menzogne. L'avrei aiutata anche a costo di scendere a patti con il nemico. Non meritava questa sorte.

Mentre il percorso proseguiva avevo la sensazione di sbandare, era come se i muri oscillassero, e così mi fermai. Il tunnel era piuttosto stretto, forse non toccava i due metri di larghezza e le pareti sembravano avere vita propria. Ruotai il viso prima verso destra, poi verso sinistra e, come avevo ipotizzato, questo luogo sembrava vivo. Mi avvicinai al muro alla mia destra e l'osservai con attenzione. Alcune sottili incanalature percorrevano l'intera superficie, come piccole gallerie scavate dalle formiche, e al loro interno scorreva la linfa vitale: sangue. Appoggiai la mano su una porzione non intagliata da quelle crepe e il contatto fu paralizzante.

Era pelle.

Morbida al tatto e fredda come ghiaccio si muoveva leggermente in avanti e indietro in modo regolare. Sembrava respirasse.
Lo sconcerto macchiò il mio viso, non avevo visto mai nulla di simile. Era inquietante, era vivo.

Lasciai scivolare il dito su una delle fessure e toccai quel sangue che scorreva senza curarsi della gravità.

Non provai ribrezzo, ma ciò che avvenne dopo mi paralizzò: il sangue che macchiava l'indice si era agglomerato a formare una piccola pallina irregolare.
Questa prese a strisciare e, infilandosi sotto la manica della maglietta, risalì lungo il braccio.
La sentivo percorrere la pelle, centimetro dopo centimetro, mentre in uno scatto di adrenalina toglievo rapido la maglietta. Arrivò a strisciare sul collo e con la mano provai a toglierla come fosse una fastidiosa zanzara, dandomi una sonora sberla. Iniziai a sfregare la mano sul collo impaziente di eliminare quell'affare dal corpo e alla fine non la percepii più.

«Cazzo! Ma che diavolo era?»

Mi allontanai da quella parete arretrando lento e cauto portandomi al centro; qualsiasi cosa fosse aveva vita propria e di certo non volevo averci a che fare. Mi incamminai nuovamente con passo più celere per uscire il prima possibile, ma quella strana sensazione di qualcosa che strisciava viscida riuscivo a sentirla appena sotto l'orecchio. Non ebbi il tempo di replicare il gesto per rimuovere quella goccia di sangue dal volto che avvertii l'orecchio inumidirsi.

Istintivamente abbassai la testa di lato, mentre con la mano battevo sull'altro orecchio per far scivolare via quella cosa. Dopo qualche secondo il fastidio cessò. Drizzai la schiena, controllando in giro se quell'intruso fosse caduto a terra, ma non notai nulla.

Il cuore batteva come un martello pneumatico dentro un petto ormai stanco di sopportare altro. Poggiai le mani sui fianchi e feci dei respiri profondi per diminuire il battito cardiaco. Alzai la testa verso il soffitto sconfinato, non ne intravedevo la fine, e il buio che lo avvolgeva sembrava scavare delle profonde voragini nell'anima. Feci scivolare lo sguardo sulle pareti seguendo lentamente un percorso immaginario e notai qualcosa attaccata al muro.

Aguzzai la vista e quando realizzai cosa fosse quella figura lo stomaco si rivoltò.

Era un corpo.

Convulsamente continuai a scrutare tutta la parte superiore, compiendo un giro completo su me stesso, e lì notai migliaia di corpi dalle sembianze umane. Ogni volta che il mio sguardo si posava su uno di essi ne sentivo il dolore, ne udivo le urla e ne percepivo i tormenti.

Legati a quel tunnel da delle protuberanze nere che si estendevano da esso, sembravano deformati e menomati di qualche arto. Un conato di vomito prese il sopravvento.

Rimasi immobile quasi mi si fosse bloccato il respiro. Nonostante ciò, spinto anche da un senso perverso di curiosità, mi avvicinai per osservare meglio uno dei corpi. I miei occhi si focalizzarono sul soggetto più in basso rispetto agli altri. La pelle sembrava in parte scuoiata, come quella dei demoni che mi avevano attaccato, e una gamba mancava fino all'attacatura del bacino, ma erroneamente da quanto avevo dedotto non era stata strappata, era stata assorbita.

Indietreggiai un passo e un dolore lancinante mi colpì la testa. Iniziai a sentire delle urla disperate dentro il cervello e immagini di un uomo che veniva torturato da un demone presero vita. Caddi con le ginocchia al suolo e con le mani che stringevano forte la testa.

Era insopportabile.

Dolore. Sangue.

Urla. Pianto.

Mi sembrava di impazzire.

Afferrai con violenza i capelli, tirando per sentire un dolore fisico che mi distogliesse da tanta sofferenza, e il mio grido disumano si unì a quello che mi imperversava dentro.

Trascorsero dei secondi eterni e poi tutto cessò, quella sostanza entrata nel mio corpo fuoriuscì dal naso e cadde al suolo per essere riassorbita dal terreno.

"Se entri in contatto con loro ne subirai i patimenti", finalmente avevo capito.

Mi accasciai al suolo stremato e singhiozzante, poi chiusi gli occhi.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: non c'è che dire, una scena cruda e mozzafiato, che fino all'ultimo ci mantiene coinvolti nella lettura senza poterci distogliere. La "cosa" che è entrata nel corpo del protagonista ci lascia carichi di ansia fino a che non la vediamo uscire, e solo lì finalmente possiamo tirare un sospiro di sollievo.

Il tutto è abbastanza perfetto, anche se sembra che le emozioni siano disseminate in certi punti precisi, troppo regolari, con il risultato che non si amalgamano perfettamente alla narrazione.

Poco chiara forse è la descrizione dei corpi martoriati poiché non descritta nei particolari, anche se la scena pare abbastanza cruenta.

Grammatica e lessico: una grammatica quasi impeccabile, macchiata da pochissimi refusi. Sono presenti alcune disattenzioni con la punteggiatura, in quanto in alcuni punti, certe interpunzioni sono sostituite da altre, ma spesso è attribuibile allo stile di autore.

Lo stile è molto rapido, e ci consente di leggere l'estratto con velocità nonostante sia lunghetto.

Originalità: senza dubbio originale, tuttavia la creatura protagonista della prova non viene descritta perfettamente. Sappiamo solo che il ragazzo è in un tunnel, le quali pareti sono fatte di pelle, dalla quale si stacca quella goccia che si intrufola indisturbata. Non abbiamo una figura completa del nostro "mostro", ma in ogni caso sappiamo che è qualcosa fuori dal comune, quindi complimenti.

Come accennato poco fa, l'ultima scena dei corpi non appare molto chiara e tanto esplicativa, per cui sarebbe stato molto più carino avere più dettagli, anche se cruenti.

himenoshirotsuki - Slayers - creatura/luogo/individuo particolare

Alan rimaneva immobile con l'arma pronta a scattare. A un tratto saltò, facendo roteare la spada sopra la testa. Il Necromorfo si rannicchiò fulmineo, schivò l'affondo e fuggì. Il cacciatore imprecò di nuovo e riprese l'inseguimento.

Uscirono dalla galleria e sbucarono in una via stretta dall'acciottolato irregolare e pieno di buche. La pioggia scrosciava sopra di loro, coprendo ogni rumore. Alan si sentiva stanco, ma non poteva fermarsi in quel momento, non ora che lo aveva in pugno. Improvvisamente, giunto in prossimità di un incrocio, il mostro si fermò. Girò la testa alla sua sinistra e si immobilizzò, il corpo scosso da un tremito incontrollato.

Lo Slayer rallentò la corsa fino a camminare. Percepì una sensazione di angoscia opprimergli il petto, mentre un brivido freddo gli avviluppava le viscere. Solo in quel momento si accorse che intorno a loro regnava un silenzio assoluto. Persino la pioggia, quando cadeva nelle pozze o sulla pietra, non produceva più alcun suono.

In quel preciso istante una cantilena sommessa giunse alle sue orecchie.

Trallero, trallallà...

e l'infante dove sta?

Grida, urla la sua mamma

e la gente già s' affanna

a cercare quel piccino

che ormai già è in cammino.

Si è perso? Dove è andato?

Chi lo ha visto? Va cercato!

E nel buio più totale

lo sa solo un animale.

Che animale sarà stato?

Forse un orso od un alato.

No, è un uomo, proprio vero

che si chiama uomo nero.

- No... no ti prego, no... - uggiolò il Necromorfo, indietreggiando terrorizzato.

Dal nulla un bagliore metallico squarciò l'oscurità e dai denti serrati della creatura uscì un grido roco. Alan si pietrificò mentre l'osservava cadere a terra come una marionetta rotta. Con i brividi che gli correvano sulla pelle e il cuore in gola continuò a camminare, fino ad arrivare vicino al cadavere di Dumbar, che giaceva immobile, senza alcuna ferita visibile se non quelle che si era procurato durante lo scontro con lui.

Guardò a destra e a sinistra, agitato, ma non notò nulla di strano.

Se nel buio è tutto nero

sta arrivando l'uomo nero.

E se il buio ancora dura

puoi solo aver paura!

Non fece in tempo ad alzare lo sguardo, che la lama di una falce gli passò sul collo e si ritrovò faccia a faccia con un essere che da quel momento in poi avrebbe abitato per sempre nei suoi peggiori incubi. Fissò un viso senza fattezze, un'essenza immateriale fumosa che si dimenava sotto il cappuccio, e avvertì l'urgente bisogno di fuggire, poiché da sotto quel mantello stracciato sentiva pulsare una volontà malvagia che gli penetrava fin nel cervello. Ma, stretto tra il filo freddo dell'acciaio e il corpo di quell'essere, il cacciatore non poté muovere un solo muscolo. Incapace di respirare, di urlare, spaventato da un sentimento sconosciuto tanto da provare quasi un dolore fisico, attese inerme il suo destino.

A un certo punto, gli parve che il proprio cuore cessasse di battere.

Nascosto sotto quel cappuccio sudicio, Alan non vedeva più fumo inconsistente, ma il volto sfregiato di Eluiase, con il sorriso divorato dai vermi e le orbite vuote.

Infine il mondo piombò in una torbida oscurità.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: complimenti, dall'inizio alla fine siamo rimaste incollate con il fiato sospeso. Questo è davvero un estratto capace di attirare lettori verso la propria storia. La cantilena porta con sé un'inquietudine che poi sprigiona in angoscia quando l'artefice si rivela.

Grazie a frasi brevi e concise, sei riuscita a darci una sensazione di grande ansia sempre crescente, tanto da farci immaginare di essere dentro al racconto stesso.

Un ottimo lavoro, inquietante e pieno di suspance!

Grammatica e lessico: non abbiamo trovato alcun errore grammaticale se non una D eufonica non necessaria, i nostri complimenti. Lo stile inizia incalzante per poi farsi più preciso dopo, ma mantiene comunque quella velocità che tiene il fiato sospeso.

Sintassi normale, ma non banale nel contesto, complimenti.

Originalità: l'estratto (così come sicuramente la storia in generale) presenta elementi davvero originali, a cominciare dal personaggio più ricercato, ovvero Eluiase, o ciò che ne rimane, per passare al mostro iniziale, fino ad arrivare alla cantilena. Insomma, in un pezzo così piccolo ci sono ben molti elementi consistenti.

Non pensiamo ci sia molto altro da dire a riguardo, se non che tutta la scena è intrisa di grande mistero, tanto che ci invoglia immediatamente a passare a leggere la storia vera e propria, anziché meri estratti.

Lady_Lamora - Melania. Incontri da favolacreatura/luogo/individuo particolare

Il termine persona non era la parola adatta per descrivere quello sconosciuto. Indossava indumenti come le comuni persone, ma il suo non era l'aspetto di una comune persona. Era interamente coperto da una folta pelliccia, aveva grandi occhi di colore verde e una lunga coda come un gatto; a dover essere sinceri, se non fosse stato per il cappello a tesa larga sulla testa e gli enormi stivaloni neri che calzava, avrebbe potuto essere un comune gatto domestico, un grosso gattone dal pelo fulvo.

Lo sconosciuto, accortosi di essere osservato, si voltò verso di lei osservandola di rimando. Si alzò in piedi e, cosa molto strana per un gatto, si sollevò sulle zampe posteriori sistemandosi cintura e spadino con le anteriori.

«Bonjour, mademoiselle» la salutò con uno svolazzo del cappello piumato.

Melania ricambiò il saluto con fare impacciato, indecisa sul modo migliore per rivolgersi a quello strano individuo.

«Oh, io sono il Gatto. Per servirla» dichiarò con una seconda riverenza. «È una gioia incontrare in tal luogo un'incantevole dama quale voi siete, mademoiselle...»

«Melania, il mio nome è Melania.»

«Melania! Qual insolito, ma al contempo incantevole nome! Posso osare chiedere, mademoiselle Melania, quale sia la meta del vostro peregrinaggio?»

Melania esitò per qualche istante, sorpresa di trovare tra gli alberi qualcuno dai modi più adatti a una corte e dall'aspetto così insolito.

Non aveva mai incontrato un animale parlante, tanto meno uno che indossasse abiti e accessori come una persona qualsiasi, forse era sotto l'effetto di qualche maleficio, qualche strega gli aveva lanciato una fattura condannandolo a vivere il resto dei suoi giorni nelle sembianze di un gatto, ma sembrava piuttosto a suo agio come felino e lei non gli avrebbe di certo fatto domande a riguardo.

«Sto cercando di raggiungere la città più vicina.»

«Una fanciulla non dovrebbe mai viaggiare da sola» esordì, osservandola dal basso, la cima del cappello che riusciva a malapena a raggiungere la vita di Melania. «Mascalzoni di ogni forma e misura si celano in queste selve! Permettete dunque a questo umile servitore di condurre mademoiselle alla meta cui tanto desidera pervenire, al fine di salvaguardare la sua incolumità.»

Melania impiegò qualche secondo a capire chi fosse la 'mademoiselle' di cui stava parlando e cosa si fosse offerto di fare.

«È davvero molto gentile... signore... ma non ce n'è alcun bisogno. Non è molto lontano e non voglio disturbare...»

«Insisto, non v'è disturbo alcuno. Se non lo facessi mi reputerei un vero screanzato e uno sprovveduto, soprattutto sapendo che una mia vecchia conoscenza si aggira tra questi boschi. Ha le sembianze di un lupo, ma è molto più pericoloso...»

Il gatto continuò a narrare le malefatte del fellone, come continuava a chiamarlo, raccontandole la sua abitudine di ingannare le vittime travestendosi e camuffando la voce e storie su porcellini e capretti che lo avevano come protagonista. L'essere che le stava dipingendo sembrava veramente qualcosa di cui avere paura e Melania si fece convincere nel farsi accompagnare.

Ripreso il cammino, la curiosità del gatto lo spinse a domandarle il motivo della sua presenza in quel luogo. Ascoltò la sua storia senza interromperla, colpito dalle numerose difficoltà che aveva dovuto affrontare.

«È stata molto coraggiosa, mademoiselle Melania. Fuggire da quel nascondiglio di briganti da sola, al buio e senza sapere dove andare è stato un vero atto di temerarietà. Anche se dovete ammettere che siete stata molto fortunata a non incontrare qualche pericolo nel vostro vagare notturno... Mi auguro che quella signorina sia stata altrettanto favorita dalla sorte...»

«Ne sono certa. Doveva arrivare solo fino alla casa della nonna e mi aveva assicurato di non dover percorrere molta strada» disse nel tentativo di rassicurare se stessa prima di tutto.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: la simpatia della situazione riesce ad attirare l'attenzione anche se verso la fine la conversazione si perde un po', specie nell'ultima frase. Sarebbe stato meglio accorciare l'estratto e tagliare prima.

Vorremmo aggiungere che tutto l'estratto manca di emozioni, non v'è sorpresa da parte della ragazza durante l'incontro con in gatto parlante e ci par di capire che è la prima volta che vede un animale simile. Per il resto è abbastanza convincente, nonostante la freddezza emotiva della situazione.

Grammatica e lessico: non abbiamo riscontrato errori e la narrazione procede per il verso giusto, adottando un buon ritmo che alterna dialoghi a descrizioni, seppur poche. In tutto il testo la scelta dei soggetti sembra molto confusa e poco chiara, per cui ti consigliamo di porvi maggior attenzione.

Vorremmo farti notare che nella prima parte del testo sono presenti alcune ripetizioni, che fanno apparire il tutto molto pesante, anche se c'è poco da aggiungere sul resto. Lo stile sembra leggermente immaturo, ma è buono, quindi a questo si può rimediare con la pratica.

Originalità: non sappiamo bene come reagire su questo punto. Il gatto con gli stivali è qualcosa di già esistente, che è stato riportato con fedeltà ma poca originalità, mantenendo il suo personaggio standard. Non possiamo dare molto sull'originalità.

L'incontro è sì poco più innovativo,ma il comportamento e la caratterizzazione del gatto con gli stivali è pressoché identica ai vari film di animazione e racconti basati su questo personaggio. Ovviamente, dell'estratto ne deduciamo questo, può darsi che nella storia in sé il Gatto sia totalmente diverso.

Maggie_Maeg - Angeli della Morte - creatura/luogo/individuo particolare

Sbattei la porta di casa e accesi la segreteria mentre andavo in cucina per prepararmi un toast.

Tutti quei pensieri mi avevano messo appetito.

Biiiiiiip

"Emy, sono la mamma, chiama quando torni."

Biiiiiiip

"Perché non mi hai ancora chiamata, Emy? Sono in pensiero."

Biiiiiiip

"Emily Elisabeth Jamie Moony, se non mi contatti immediatamente, chiamo la polizia!"

Sbuffai.

Com'è insistente mamma!

Pretendeva di essere avvisata immediatamente dopo il suono della campanella, io lo dimenticavo spesso e lei puntualmente minacciava di chiamare le autorità, come se qualcuno mi avesse rapita.

Biiiiiiip

Emy, sono Will. Scusa per oggi, forse ho scelto il modo più sbagliato per affrontarti. Ti chiamo domani così fissiamo un giorno in cui possiamo uscire.

Sogghignai, sembrava lo avessi conquistato davvero, era il momento di fargli pagare le frasi poco carine che mi aveva rivolto in passato.

«Certo che è proprio un tipo insistente, eh.»

Non ero stata io a parlare.

Mi voltai di scatto e vidi due ragazzi, in piedi, nel salotto di casa mia. Uno aveva i capelli viola scuro e gli occhi scarlatti, l'altro invece capelli bordeaux e occhi di un azzurro molto chiaro, quasi trasparenti; erano entrambi circondati da una strana luce dorata, abbagliante.

Mi stropicciai le palpebre, convinta che fosse un'allucinazione.

La fame fa brutti scherzi.

Notai che entrambi dimostravano più o meno la mia età, erano affascinanti e misteriosi, come i miei occhi, poi ricordai l'altro aggettivo, maledetti.

Provai ad assecondare la visione, magari sarebbero scomparsi così come si erano mostrati.

«Chi siete? Che ci fate in casa mia? Questo è un reato si chiama...» Cercavo di mantenere la calma e evitare di urlare mettendomi a correre giù per la tromba delle scale.

«Violazione di domicilio. Lo sappiamo, Morgana. L'altra cosa che vorremmo sapere è il motivo per

cui tu sei ancora viva!» parlò il ragazzo dagli occhi rossi: erano inquietanti quasi quanto quelli del suo collega.

È solo un'allucinazione. Solo una fottuta allucinazione.

«N-non so di cosa state parlando, chi è Morgana?» Ero più sorpresa, che spaventata, quei tipi non mi mettevano paura. Avevo frequentato qualche corso di autodifesa, non erano mastodontici, potevo atterrarli; una parte della mia mente li percepiva reali, mentre l'altra continuava a fare leva sulla teoria del non esistono e io non sapevo a chi dare ascolto.

«Oh, sentito, Azrael? Non ci riconosce» continuò sarcastico. «Se vuoi ti rinfresco io la mem...»

«Non è lei.» Il ragazzo dagli occhi chiari lo interruppe e Occhi-rossi non ne fu felice.

«Che dici? È esattamente lei. Beh, non ha più i capelli lunghi ed effettivamente ha messo su un po' di chili sui fianchi, ma è Morgana!» precisò.

Le mie allucinazioni mi stanno offendendo?

«Ehi! Io non ho messo su nessun chilo, né sui fianchi né in nessun'altra parte del corpo» puntualizzai irritata. Tra l'altro quella mattina avevo constato di quanto fossi magra perciò ero certa delle mie affermazioni.

I due mi ignorarono continuando a parlare tra sé.

Fisicamente non pensavo di essere poi così male, certo, non avevo il seno di Jenny, in compenso, però, tutti mi dicevano che avevo un bel fondoschiena, e quei tipi mi stavano smontando senza neanche conoscermi.

«Lascia stare, Daniel. Questa ragazza non è Morgana.» Il tono di quello con gli occhi quasi-bianchi era deluso. Fece per andarsene seguito dall'amico, ancora non del tutto convinto, io però non avevo alcuna intenzione di fargliela passare liscia.

«Ehi, voi!» Si voltarono. «Credete di poter andare e venire da casa mia come e quando vi pare? Non mi sembra il caso, che dite? Racconterete l'evento alle autorità e vedremo come ve la caverete.»

Che fine ha fatto la teoria dell'allucinazione?

Zittii quella vocina nella mia mente e afferrai il telefono; se davvero quei due erano nel mio salotto era mio dovere da cittadina responsabile avvisare che nel quartiere si aggiravano due punk dall'aspetto poco raccomandabile, e in quel momento avevano compiuto un'effrazione, anche se non c'era un bel niente da rubare in casa mia.

Occhi-rossi scattò, mi afferrò per il collo e mi immobilizzò al muro. Lasciai cadere il telefono in un tonfo sordo e rimasi senza fiato. Non mi aspettavo una reazione tanto violenta.

Un'allucinazione può farmi del male?

«Daniel!» gridò l'altro ragazzo, ma l'amico non l'ascoltò.

«Pensi davvero che ti lasceremo in vita dopo l'oltraggio che hai commesso alla F.T.A?»

«E cos'è?», replicai con sfida, non volevo che mi vedesse debole, «Federazione Trogloditi Animali?»

Occhi-rossi serrò la presa.

Io mugolai, non riuscivo a respirare.

«Attenta ragazzina, stai scherzando col fuoco.» I suoi occhi furono attraversati da una scintilla che mi terrorizzò, erano due tizzoni ardenti che celavano un rancore prepotente seppellito nel profondo.

La parte della mia mente che li vedeva reali prese il sopravvento e un brivido mi percorse la schiena rendendomi cosciente della realtà delle cose: ero in pericolo.

«Daniel lasciala. Ora!» L'amico gli era alle spalle e gli puntava contro una specie di bacchetta luminosa. Occhi-rossi mi lasciò cadere a terra e finalmente sentii di nuovo aria nei polmoni.

«Sei andato completamente fuori di testa!» gridò il mio assalitore. «Abbassa quell'arma!»

Mi sfiorai il collo là dove la morsa dell'angelo aveva stretto, era dolorante.

Angelo? Ma come mi viene in mente?

«Ti ho già detto che non è Morgana» disse l'altro a denti stretti e scandendo bene ogni sillaba.

«Non possiamo uccidere le persone perché non ti vanno a genio, lo sai?» concluse gelido.

Io ero ancora a terra sconvolta, cercando di riprendere il normale ritmo respiratorio e con nella mente una serie di immagini sconclusionate.


Idris. Un palazzo. Un giardino. Delle ali nere come la pece. Morbide piume bianche.


«Certo che lo so, ma non possiamo basarci sulle tue stupide supposizioni, ignorando il fatto che la ragazzina ha oltraggiato la Federazione. Non sappiamo se è Morgana oppure no.»

«Daniel!» ruggì Occhi-bianchi, mi riscossi e tornai a guardarli. «Ti ho detto che questa ragazza non è Morgana. Ho passato con lei metà della mia vita, credi che non la saprei riconoscere? Di Morgana ha solo gli occhi incantati e...» A sentire quelle parole riuscii a scacciare le immagini che continuavano a svolazzarmi di fronte agli occhi.

Parlavano dei miei occhi e di qualcun altro che li possedeva.

Forse non ero così pazza.

«A chi vi riferite?» chiesi, mentre mi rialzavo e cercavo di mantenere sotto controllo la voce tremante e le ginocchia ballerine.

«Non sono affari tuoi.» Stavolta rispose quello che Occhi-rossi aveva chiamato Azrael.

«Andiamocene!» Daniel aprì la finestra e le sue ali, nere come la pece.

Le avevo già viste. In passato.

Altre immagini mi scorsero nella mente, non riuscii a catturarle, erano confuse, ma tutte

caratterizzate da un'ombra insistente di piume d'ebano.

Rimasi imbambolata per un po' a guardare quelle soffici penne, sembrava un sogno. Non credevo agli angeli, eppure erano così reali...

Avevo ragione.

Mi riscossi quando mi accorsi che se ne stavano andando. Senza pensarci mi lanciai all'inseguimento. Non avevo calcolato la distanza tra loro e la finestra da cui saltavo: erano troppo lontani, strappai una piuma nera da Azrael e, con essa, precipitai.

#GmS

Coinvolgimento emotivo: l'espressività dei personaggi è ciò che più ha mantenuto alto il coinvolgimento. Quella e le continue domande e riflessioni a volte ironiche che avvengono nella testa della protagonista. Anche se abbiamo trovato un po' insolito che reagisse, tutto sommato, abbastanza tranquillamente all'inizio, sia che si trattassero effettivamente di quello che dicevano di essere o di quello che lei credeva che fossero. Ma non conoscendo la protagonista non possiamo effettivamente dire se questo atteggiamento sia effettivamente insolito o meno.

Ad ogni modo l'interesse rimane alto fino alla fine, spingendoci a volerne sapere di più.

Grammatica e lessico: ottimo stile, scorrevole, deciso, e con la giusta punta di ironia. La grammatica è buona e il testo non presenta errori evidenti.

A volte però manca qualche virgola in presenza di più verbi, come ad esempio nella primissima riga, dando un leggero senso di frettolosità, oppure in "Questo è un reato si chiama..." → Questo è un reato, si chiama...

E per quanto il "Biiiiip" sia sconsigliato nella narrazione (le onomatopee è sempre meglio descriverle piuttosto che scriverle), la ripetizione seguita dal messaggio dona un buon ritmo alla lettura.

Originalità: sebbene l'argomento angeli sia sovrabusato, così come quello della "reincarnazione" o comunque della ragazza che si scopre far parte di un mondo paranormale di cui non sapeva l'esistenza, ad ogni modo sei riuscita a mantenere originalità puntando su altre cose, come il carattere forte ma non invincibile della protagonista, lo strano aspetto dei due individui, e quelle visioni che ci hanno incuriosito!

SaraSimoni - La Principessa di Ys - creatura/luogo/individuo particolare

Freddo, brividi. Una presenza incombente, un ronzio soffocante.

«Legione» saluto.

«Salve, medium» risponde lo spirito.

Non posso vedere. Non posso toccare. Ma avverto Legione con una chiarezza impossibile per i sensi umani e indescrivibile con le parole che conosco. Legione sa di immensità, moltitudine e eternità.

Mi parla senza bisogno di usare la voce. «Non volevo arrecarti disturbo, medium. Ma ho bisogno di controllo per esercitare il mio potere.»

«Non preoccuparti per me. Puoi salvare il principe?»

La coscienza di Legione mi sfiora come una melodia inquietante in re minore. «Tutto ha un prezzo.»

«Abbiamo già dato a Ossian quello che voleva.»

«A Ossian. Non a me.»

«Che cosa vuoi?»

Legione mi sfiora come solo uno spirito può, come un rannuvolamento pulsante. «Non sarai tu a dover pagare.»

«Qualunque sia il prezzo, sono sicura che varrà la pena. Non c'è niente di peggio della morte.»

«Non tutti sarebbero d'accordo con te.»

«Perché parlano di cose che non conoscono. Dicono morte, ma non sanno di che cosa si tratti.»

«Tu sai che cos'è la magia, medium?»

Il cambio d'argomento improvviso mi spiazza. È difficile mantenersi aggrappati ai filamenti di logica quando si interagisce con qualcuno oltre il velo della vita. Per gli spiriti non esiste consequenzialità, ma solo circolarità, interconnessione totale. «Credo di sì» balbetto. «La uso tutti i giorni, per le cose semplici. Ys è viva grazie alla magia, quindi...»

«Magia» mi interrompe Legione «è il potere esatto delle parole. L'immaginazione che si fa immagine vincolata da una formulazione precisa. Magia è codice, architettura perfetta. Forma che diventa significato a prescindere dall'intenzione.»

«Non ti capisco» ammetto.

«Dalle parole non puoi scappare, piccola medium. Chi chiama morte, morte avrà, anche se non sa cos'è. Anche se quando lo scoprirà non avrà più una voce da usare per cambiare le cose. E a Ys ci sono troppe persone che chiamano morte.»

«Il re...»

«È solo uno dei tanti. Lui ha paura. Sa che la maledizione del suo sangue illegittimo ricadrà su di lui.»

Mi gira la testa. Non sono più sicura di quello che percepisco, di quello che penso. La mia mente si confonde con Legione. Si perdono i confini, sono in bilico tra la mia coscienza e l'infinito abisso. «Perché sta succedendo tutto questo?»

«Il re ritorna. Il re ritorna sempre, piccola medium.»

«Il re di Ys?»

«Ys è solo un artificio momentaneo. Sepolto sotto il mare, dimenticato dalle genti.»

«Il re di che cosa, allora? Che cos'ha la dinastia Ruairì che non va? Perché Cormac è su quel tavolo, maledizione?»

Sbaglio o è un'ondata di tristezza questa che emana da Legione e mi impregna in ogni fibra del mio essere?

«Tre generazioni.» Il mormorio dello spirito mi accarezza le orecchie. «Non è tanto tempo, eppure voi pensate che sia tutto quello che conta. Una città di marmo e oricalco sul fondo del mare; non è che uno spazio minuscolo, eppure voi pensate che sia l'unico in cui possiate muovervi. Ma, anche se voi non li conoscete, il passato e l'altrove che vi hanno generati stanno tornando a cercarvi. E questa è la magia: una parola pronunciata da una voce ormai spenta che continuerà a modificare la realtà, attraverso gli anni e le leghe, finché l'incantesimo non sarà compiuto.»

Faccio per rispondere, ma qualcosa mi risucchia via, lontano da Legione e dalla sua gelida presenza. Vorrei aggrapparmi a lui, continuare a porgli domande, anche a costo di non avere mai le risposte, ma solo nuovi interrogativi. Invece la mia mente è strappata con la forza dal confine con l'Altromondo.

Di colpo sono di nuovo carne, sangue, ossa, nervi. Sono respiro nei polmoni e brividi sulla pelle. Sono palpebre che si sollevano a fatica e occhi appannati.

Coinvolgimento emotivo: ammettiamo di essere state confuse dal grande sbalzo di stile tra la narrazione breve e concisa e i dialoghi decorati da frasi più complesse. Questo ci ha portato a dover rileggere più volte con la conseguente diminuzione di coinvolgimento. I dialoghi sono molti, e raramente presentano interruzioni tra l'uno e l'altro da una parte narrativa. Proprio per questo, ci vengono fornite molte - troppe - informazioni su qualcosa che non possiamo comprendere e poche sullo stato d'animo della voce narrante. In un estratto è complicato tenere viva l'attenzione del lettore poiché egli non conosce i personaggi, e per questo gli è difficile essere coinvolto. Proprio per questo sarebbe meglio evitare il carico informativo - specie se attraverso un dialogo così tanto diretto - e concentrarsi più su qualcosa che potrebbe colpire il lettore, come sensazioni e reazioni dei personaggi alle informazioni.

Il testo si presenta quasi assente di forti emozioni, non c'è la stessa meraviglia che una persona avvertirebbe di fronte alle parole dette dal Legione. La narrazione è piatta, per cui ti consigliamo di introdurre più l'introspezione.

Grammatica e lessico: sembra tutto ok, a parte qualche piccolissima svista! Ciò che ci è parso un po' strano è lo stile particolarmente semplice formato dall'uso del presente e da frasi molto corte. Forse un tipo di scrittura del genere sarebbe meglio per qualcosa di meno fantasy, ma non ce la sentiamo di dare un giudizio decisivo su questo dato che abbiamo letto solo un estratto.

Lessico basilare, ma senza errori. Forse solo un poco povero di descrizioni. Amplia anche questo punto e siamo sicure che non te ne pentirai.

Originalità: l'estratto parte con un ritmo incalzante che lascia presupporre molta suspense, ma andando avanti con la lettura non entusiasma così tanto, perché quello che viene detto non assume molta forma nella mente del lettore, che si trova anche un po' spiazzato sia per i dialoghi troppo frettolosi che per la figura del Legione, che non si capisce bene cosa o chi sia.

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