Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

6-La Strategia.

Xavier.

Un raggio di luce livida si infiltrò all’interno della cella facendomi intuire che fosse giunta l’alba, la stanza apparve improvvisamente meno tetra.
Laphia giaceva ancora tra le mie braccia con gli occhi chiusi e un timido sorriso dipinto sul volto fine, «Cosa credi di fare?» Gard si rivolse a me con la voce ancora impastata dal sonno.
Iniziò a scrutarmi con le palpebre assottigliate, probabilmente per mettere a fuoco la situazione «Shh» lo ammonii, avvicinando l’indice alle mie labbra.

Il suo sguardo si spostò sulla bambina che riposava beatamente, «Che succede?» intervenne Lasbert, probabilmente sveglio a causa del trambusto che stava prendendo forma.
Non impiegò molto a fraintendere la situazione, «Tz, vorresti ucciderla. Non è così?» mi aggredì immediatamente. Spalancai gli occhi risultando incredulo a ciò che aveva appena detto, «Lasciala! Non abbiamo bisogno di gente come te!» Lasbert proseguì ignorando le mie spiegazioni.

Le sue parole man mano si insinuarono in profondità provocandomi un dolore lancinante all’altezza del petto, ero consapevole che non dovevo attribuirgli importanza.
Ma allora perché faceva così male?

Il ragazzo si scagliò nella mia direzione prendendomi alla sprovvista, d’istinto strinsi Laphia e ruotai di poco il busto usando il mio corpo come scudo. Non volevo che a causa di un gesto avventato nascesse una tragedia, la minima distrazione avrebbe portato all’attivazione del collare.

Ero stato abituato ad accumulare in continuazione il dolore senza mai respingerlo, se mi avesse colpito, ormai, non faceva più alcuna differenza.
Laphia si mostrava alla vista come una bambina minuta, sembrava che avesse qualche anno in meno di me e in più, lei non c’entrava nulla in quella situazione sgradevole.

Non mossi neanche un muscolo attendendo il pugno di Lasbert, i minuti trascorsero ma non accadde nulla. Ruotai di poco il capo e spalancai gli occhi alla vista della scena: Keadel stringeva il polso del ragazzo nella sua mano, le sue iridi traboccavano di delusione e rabbia tanto da far accapponare la pelle.
«Sfiorali anche solo con un dito e non esiterò a difenderli» enunciò il ricciolo poco prima di allentare la presa, Laphia si svegliò stropicciandosi gli occhi visibilmente confusa.

Rimasi impietrito per qualche istante, le mie labbra erano schiuse mentre tentavo di comprendere realmente la situazione.
Lasbert si dimenò liberandosi dalla presa, «Xavier, che succede?» chiese la bambina minuta intenta a sbadigliare. Non riuscii a donarle una risposta che avesse un senso, l’atmosfera creatosi all’interno della cella sembrava comprimerci al suolo con violenza.

Avrei dovuto trovare un modo per smorzare quella tensione e poter comunicare a tutti il piano, la nostra attenzione era concentrata su ciò che era appena accaduto tanto da non percepire immediatamente l’arrivo di una guardia.
Accostò di fronte alle sbarre scrutandoci con disprezzo, «Noto con piacere che ti fai odiare anche dai tuoi coetanei» la sua voce roca rimbombò tra le pareti gelandomi il sangue.
Possedevo la consapevolezza che si stesse rivolgendo a me, serrai la mascella tentando di contenere la rabbia che scorreva repentina all’interno del mio corpo.

«Non farti ammazzare, ci servi vivo per il prossimo esperimento» l’uomo proseguì con un sorriso avido impresso sul volto, «Ricordati di salutare per bene i tuoi compagni, questa volta potresti non sopravvivere» concluse ridendo fragorosamente, le mie dita si strinsero in un pugno serrato.
Keadel continuò a osservarmi in attesa di spiegazioni, «Cosa intendeva?» sussurrò il biondo una volta che la guardia scomparse dalla nostra visuale, la sua voce tremava ed io, non trovavo il coraggio di incrociare il suo sguardo.

Ruotai il capo concentrando la mia attenzione sulla parete sudicia, «Niente di importante» cercai di tagliare corto. Laphia si allontanò da me scrutandomi con gli occhi lucidi, «Perché?» biascicò tentando di placare le lacrime.
Strinsi le labbra percependo una frustrazione immensa farsi strada in me, «Dimmi la verità» insistette il riccio afferrandomi il braccio.
Non mostrai alcun segno di ribellione, il mio sguardo era inchiodato nello stesso punto così come il capo, rivolto sempre nella stessa e identica posizione.

Feci un respiro profondo prima di esporre i fatti, non volevo che la situazione prendesse una brutta piega a causa mia, «Gli esperimenti a cui vengo sottoposto sono differenti dai vostri, vengono svolti anche con un intervallo di tempo prolungato. Il motivo è differente da ciò che starete pensando, causano gravi danni al fisico e più si viene sottoposti ad essi, più si incrementano le probabilità di morte certa» mormorai a stento, percependo l’aumento della tensione all’interno della stanza.

Sentii le dita di Keadel allentare la presa intorno al mio braccio, «Sono otto anni che subisco lo stesso esperimento una volta al mese, non so per quanto potrò ancora andare avanti» sibilai concludendo il discorso.
Non ottenni un riscontro all’istante e decisi di attendere ancora qualche secondo, «A-avevi intenzione di non dire nulla?» mi voltai di scatto non appena udii la sua voce spezzata.
Spalancai le palpebre quando le mie iridi incontrarono le sue, «Keadel…» sussurrai flebilmente. Le lacrime solcavano le sue guance colorite senza fermarsi, «Vivi nella convinzione che a nessuno importi di te ma non è così!» mi irrigidii a quella affermazione da cui traspariva una sorta di dolore, le mie labbra rimasero schiuse e le parole mi morirono in gola.

Percepii una stretta all’altezza dello stomaco e non possedevo più la forza di sostenere il suo sguardo, abbassai il capo tentando di cambiare totalmente discorso.
«È anche per questo che ho progettato un piano di evasione» mormorai prima di deglutire rumorosamente, l’attenzione di tutti improvvisamente si concentrò su di me.
Keadel fece scivolare definitivamente le dita dal mio braccio, radunai della polvere e della terra che si erano depositate sul pavimento sudicio.
Iniziai a tracciare delle righe con l’indice in mezzo al piccolo mucchio che avevo creato in precedenza, tutti i presenti iniziarono a scrutarmi visibilmente confusi.

Una sorta di mappa prese forma rapidamente, «Questo è il perimetro della struttura» mormorai con la voce instabile, «In ogni angolo c’è una torretta di controllo con almeno due guardie all’interno» proseguii indicando i punti corrispondenti sul disegno.
«Il cambio di guardia avviene ogni dieci minuti con estrema precisione, l’unico rischio sarebbe incontrare qualche uomo vagante nei corridoi» le parole iniziarono a fluire all’esterno del mio corpo senza badare agli altri.
«Dovremmo attirare una guardia, con discrezione, convincerla ad aprire la cella, rubare il suo mazzo di chiavi e metterla in qualche modo fuori gioco. Da lì in poi inizierà la vera e propria fuga, l’uomo che attenderà dall’altro lato non impiegherà molto a riflettere sul ritardo del cambio. Darà l’allarme e rischieremo ogni cosa, non possiamo sapere quale sarà la reazione e se le tempistiche ci permetteranno di uscire in tempo. Inoltre non abbiamo idea di cosa ci attenda là fuori e se l’inseguimento proseguirà oltre le mura» conclusi sicuro di me, poi alzai lievemente lo sguardo.

Keadel tenne il braccio alzato e lo sguardo fisso sul pavimento, «Perché rubare il mazzo di chiavi? E come fai ad essere certo che tutto ciò andrà a buon fine? Sei certo delle tempistiche?» pose quelle domande senza nemmeno guardarmi in volto.
Sospirai profondamente, «Il mazzo serve per poter aprire più celle possibili, all’interno di questa struttura ci sono chissà quante persone come noi. Ho trascorso otto anni in solitudine e ciò mi ha concesso di informarmi, ho studiato ogni movimento basandomi sulla posizione solare ma… non esistono certezze, persistono ancora alcuni problemi. Il tempo, però, scarseggia: tra neanche dieci tramonti mi sottoporranno all’esperimento, senza trascurare che se rimandiamo, dovremmo subire ulteriori torture e il nostro corpo non reggerà. Quindi…» presi un lungo respiro, «Chi è d’accordo?» posi il quesito finale.

Keadel annuì all’istante, Laphia e Ley lo seguirono a ruota senza indugiare ma il vero problema erano gli altri tre ragazzi, continuarono a scoccarsi occhiate con fare sospetto.
Se non fossimo stati tutti d’accordo, si sarebbero incrementate le probabilità di fallimento, «Non mi fido» sbottò Gard con l’approvazione di Lasbert e Redda.

Roteai gli occhi infastidito da quel loro atteggiamento, mi aspettavo l’ennesima discussione che non avrebbe portato da alcuna parte, se non a un passo dalla morte. Un lieve sospiro lasciò le mie labbra, «Come possiamo fidarci di te? Nessuno ci assicura che tu non voglia farci del male. Sei l’unico che possiede quel collare, perché dovresti aiutarci?!» la voce elevata di Lasbert si espanse velocemente tra le mura della cella.

Strinsi i pugni, «Perché sono un essere umano, come voi» abbassai il capo sentendomi stanco di essere etichettato.
Lasbert si avvicinò a me con grandi falcate, «Verremo con te, ma al primo passo falso ti metterò le mani addosso» sputò acido, Keadel lo allontanò tentando di calmarlo.
Mi diressi verso il riccio avvicinandomi al suo orecchio, «Ora siete a conoscenza del piano, se l’esperimento dovesse…» mi fermai mordendo con violenza l’interno guancia, «Se venisse anticipato dovrete proseguire senza di me» biascicai, il suo viso si rabbuiò.

«Potresti anche sopravvivere, no?» la sua voce prese nuovamente ad essere instabile, «Anche se dovesse andare bene... non potrò muovermi per almeno due giorni» conclusi percependo un nodo in gola.
Notai l’espressione di Keadel con la periferia dello sguardo, la sua mascella era serrata esattamente come i suoi pugni, le sue iridi smeraldine erano puntate verso il basso, tentava di trattenere le lacrime ma fu tutto inutile.

Di fronte a quella visione provai delle emozioni mai percepite prima, stava piangendo per me? Perché?

Perché quelle dannate lacrime continuavano ad attraversare le sue guance?

«Tu verrai con noi, che ti piaccia o no» affermò, stavolta con una rigidità che sembrava non appartenergli.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro