Fragili Illusioni
Nota Autrice : Partecipa al concorso di @Fantasy_IT e @HistoricalFictionIT
Il Palais - Royal di Parigi splendeva di mille luci, la sala da ballo addobbata a festa rendeva ancora più suggestivo lo sfarzo che lo circondava.
Ambasciatori, principi, letterati, filosofi, avvolti nei loro abiti più belli erano giunti da ogni angolo del continente per cercare di stringere alleanze ed accordi commerciali, era quella l'occasione perfetta per debuttare nella cosiddetta "alta società".
Il duca d'Orléans aveva fatto carte false pur di assicurarsi la sua presenza e Diane non poteva che sentirsi lusingata da tale onore e i suoi genitori anche.
Tanto da aver fatto in modo che tutti i loro parenti e amici che a loro era spettanti un onore così grande, ovvero far debuttare la propria figlia in un evento così importante.
Diane quella sera indossava un abito abbastanza particolare che aveva creato lei stessa, e faceva risaltare i suoi capelli castani e il suo corpo minuto.
L'abito era lungo, bianco e con un'enorme quantità di decorazioni : dal mantello partivano veli color rosa e giallo pastello e una specie di gorgiera di rete bianca le si apriva a ventaglio dietro la testa.
L'abbigliamento era parecchio bizzarro e aveva attirato molte attenzioni quando aveva varcato la porta della sala con i suoi genitori.
Aveva perso di vista i suoi genitori nella calca e ora si era trovata sola.
Non che la cosa le dispiacesse visto che, suo padre non aveva fatto altro che fulminare con lo sguardo ogni giovanotto che le si era avvicinato per chiederle di ballare.
Diane sapeva che suo padre voleva solo il meglio per lei, ma la fanciulla era riuscita a rabbonirlo con uno sguardo.
Aveva rassicurato il genitore che si sarebbe comportata nel modo consono ad una fanciulla di buona famiglia e aveva accettato ogni invito fattole, tanto che il suo carnet era praticamente pieno.
Dopo l'ultimo ballo la ragazza si era seduta su uno dei raffinati divanetti di broccato d'oro di fianco ad un gruppo di signore intente a parlare tra di loro.
Nessuno fece caso a lei si limitarono a farle un cenno di saluto per poi tornare al discorso lasciato a metà quando si era seduta Diane.
-Avete sentito? Si dice che la principessa Helene si stia per sposare con il figlio di un nobile minore. Io griderei allo scandalo - un'elegante signora, vestita di nero stava sussurrando quelle parole velenose alla sua vicina che ridacchiò di gusto, nascondendosi dietro al ventaglio colorato.
Diane dovette trattenersi dal rispondere, visto che lei conosceva bene la principessa Helene e sapeva quanto fosse innamorata di quel duca del quale quelle donne stavano sparlando.
Lei aveva avuto modo di lavorare per la principessa e il suo fidanzato perché le avevano chiesto alcune
Aprì il ventaglio e finse di farsi aria, nel vano tentativo di allontanare i pettegolezzi dalle sue orecchie poco allenate.
Lei non aveva nulla di che spartire con quelle dame annoiate dalla loro vita, capaci solo di parlare male alle spalle del prossimo, forse perché non sapevano fare altro, era una donna indipendente, capace di costruirsi una solida reputazione usando il suo ingegno e la sua particolare abilità nell'invetare.
Molti degli attrezzi tecnologici che vi erano in quel castello, tra cui i robot a vapore che avevano servito a tavola durante la cena, la quale aveva preceduto il ballo, erano opera sua.
Gli ospiti volteggiavano leggiadri sulla pista da ballo a ritmo di un lento valzer e dalla sua posizione l'inventrice poteva vedere le espressioni sognanti di alcune ragazze mentre ballavano con alcuni degli uomini più attraenti di Francia.
Le dame indossavano gioielli che imbrigliavano la luce del lampadario a goccia che rischiarava la sala.
Ad attirare l' attenzione di Diane fu una giovane donna che accompagnava il principe tedesco Ludwig von Wittelsbach.
Era sicuramente più grande di lei, con i capelli dorati, grandi occhi castani terribilmente magnetici, l'abito era di stoffa molto pregiata degna della figlia di un monarca, ma quello che colpí l'inventrice fu il pettinino che spuntava tra i suoi capelli.
Brillava di mille sfumature di verde, doveva essere di giada.
Al dito brillava la fede nuziale, doveva essere la moglie di Ludwig.
-Voi non ballate, mademoiselle? -una voce maschile la distrasse dalla sua osservazione della principessa tedesca.
La domanda proveniva da un giovane alto e con le spalle larghe, i capelli biondi gli arrivavano al collo e due ipnotici occhi azzurri la guardavano con interesse.
In mano reggeva un calice di vino e la sua espressione pareva quasi annoiata.
Le donne sedute a poca distanza da lei, spostarono lo sguardo sul ragazzo che si era avvicinato e Diane non mancò di sentire alcuni commenti a riguardo della straordinaria bellezza del suddetto giovane.
-No, sono un po' stanca, e invece voi? Per quale motivo non ballate?
Il ragazzo si appoggiò alla colonna poco distante da lui e si mise a osservare il riflesso che il vino creava sul cristallo del bicchiere.
Diane pensò che il suo bell'interlocutore non doveva essere proprio nel suo ambiente, visto come dondolava la gamba appoggiata alla colonna, sembrava inoltre che il completo oro e nero che indossava non fosse esattamente al suo posto su di lui.
-Perché non mi importa, sono qui per accompagnare mio padre. E poi non ho ancora trovato una dama interessante con cui condividere un momento del genere.
Diane ridacchiò notando che il giovane si era leggermente indispettito.
-Comunque non vi ho nemmeno chiesto il vostro nome. - il giovane voleva chiaramente cambiare argomento e Diane fu felice di accontentarlo.
-Sono Diane Marchellier.
A quel nome gli occhi blu del giovane si dilatarono per la sorpresa e abbandonò la sua posa annoiata.
-Siete la famosa inventrice? Mio padre pagherebbe fior fior di franchi per potersi vantare di possedere una delle vostre invenzioni.
Diane arrossí a quegli elogi, nonostante fosse a conoscenza della sua fama non si era ancora abituata a tutta quella visibilità.
-Grazie, ma ancora non mi avete detto il vostro di nome.
-Lo stupore mi ha fatto dimenticare le buone maniere, chiedo scusa, io sono Heathcliff Fournier.
-Fournier? Siete il famoso giornalista e scrittore di polizieschi? Non mi perdo un vostro libro o un vostro articolo, siete veramente bravo con la penna.
A quel punto toccò ad Heathcliff arrossire.
-Mi fa piacere avere una celebrità come voi come ammiratrice.
I due ragazzi si guardarono un attimo e si misero a ridere.
-Bene ora che abbiamo fatto le presentazioni, posso sapere come mai presenziate ad un evento del genere?
-Il duca d'Orléans è un amico di mio padre, così sono stato quasi obbligato a presentarmi.
Non amo molto la mondanità, forse è per questo che ho scelto questo lavoro.
Diane non poteva essere più d'accordo. Si stava rendendo conto che quell'ambiente non facesse per lei.
Aveva passato settimane a immaginare il suo debutto in società e si rendeva, solo allora, conto che non era come sognava.
Stava per dire altro quando la sua attenzione venne attirata dalla porta principale della sala.
Il Duca di Orléans entrò in quel momento con il volto visibilmente scosso.
L'uomo fece un cenno all'orchestra che smise all'istante di suonare facendo piombare la sala in un silenzio surreale.
-Cosa succede?- domandò con un fil di voce il ragazzo.
Diane scosse la testa tesa.
-Miei signori mi dispiace interrompere questa serata di festa, ma è successa una cosa terribile e tutti voi dovete esserne al corrente.
Un brusio confuso corse lungo la sala, mentre la ragazza si sentiva afferrare un braccio, notando solo ora la presenza del padre.
-Ti ho trovata, finalmente, tua madre ed io ti stavamo cercando eravamo preoccupati - affermò l'uomo.
Albert Marchellier era un uomo non molto alto dai radi capelli castani e gli occhi neri, vestiva un completo blu dalla cui tasca della giacca si intravedeva la catenella argento di un orologio da taschino.
Al suo fianco la moglie, Jeanne, splendida nel suo abito color della notte che faceva risaltare i capelli dorati.
Erano una bella coppia nonostante la visibile differenza di età.
-Mi dispiace, padre, posso presentarvi Monsieur Fournier?
Diane cercò di spostare l'attenzione sul suo giovane compagno di chiacchiere e Albert fu abbastanza sollevato nel constatare l'educazione del giovane che fece un mezzo inchino in loro direzione.
Nel frattempo il duca aveva ripreso a parlare, attirando su di sé l'attenzione di tutti i presenti, compresi Diane e i suoi interlocutori.
-Purtroppo la cassaforte del mio studio è stata scassinata e i piani per costruire delle armi che sfruttano la potenza dell'energia a vapore sono stati rubati -
Un silenzio agghiacciante scese su tutti i presenti.
Era una notizia terribile, se quei progetti fossero caduti nelle mani sbagliate, si sarebbe potuta scatenare una guerra senza precedenti.
-Per ora bisogna mantenere la calma- intervenne ancora il Duca, forse per convincere più se stesso che i suoi ospiti.
-Tuttavia non possiamo negare che bisogna far saltare fuori questi piani. - affermò un principe tedesco lì presente, tale Ludwig von Wittelsbach, al suo fianco una bellissima ragazza, annuì come per darle ragione.
-Sí, altrimenti sarebbe un disastro -
-Quindi ci state formalmente accusando di furto? - domandò adirato lord Henry McSimpson, ambasciatore inglese a Parigi.
Un uomo dai capelli rossi e gli occhi grigi avvolto in uno spezzato blu e bianco.
-Assolutamente no, monsieur McSimpson - immediatamente il padrone di casa cercò di correre ai ripari.
-Peccato perché sembra esattamente così - intervenne la principessa Chiara Castiglia, una giovane donna dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi, la quale si trovava a poca distanza da Diane e la sua famiglia.
-Non voglio accusare nessuno, ma per motivi di sicurezza nessuno di voi può lasciare il palazzo, almeno finché il ladro non sarà acciuffato- dichiarò l'uomo sempre più scosso.
-È assurdo! Non potete farlo! - sbuffò lord McSimpson.
Dopo di lui altri ospiti manifestarono il loro dissenso.
-Le lor Signorie hanno ragione, signor Duca non potete tenerci segregati qui- dichiarò Albert agitando un pugno in aria.
Sua figlia notò che suo padre pareva aver fretta di andarsene, ma lei non avrebbe sprecato quell'occasione
per dimostrare il suo valore, oltre che il suo ingegno.
-Chi si prenderebbe la responsabilità di indagare su questo furto senza rischiare che le altre potenze europee, di cui alcuni di noi sono rappresentanti, si sentano offese e decidano di scatenare una guerra? - la domanda del principe Ludwig era volutamente provocatoria.
-Lo farò io - la sua voce risuonò forte e chiara nel silenzio della sala, guadagnandosi un'occhiataccia da suo padre.
Il duca la fissava come se avesse davanti la Madonna.
Non fecero in tempo a rallegrarsi della notizia che la principessa Charlotte, moglie del principe Ludwig urlò spaventata.
-Principessa, cosa succede? - domandò il Duca.
-Il mio pettinino è sparito! - la principessa con gli occhi lucidi.
-Non preoccupatevi, principessa risolverò anche questo caso, ma prima, Eccellenza, avrei bisogno di vedere il luogo del furto - dichiarò la ragazza, mentre avvertiva distintamente alcuni commenti velenosi in sua direzione.
-Certo, mademoiselle Marchellier, seguitemi- affermò il duca facendo segno a Diane di seguirlo.
-Veniamo con voi - Albert e Heathcliff si fecero avanti e Diane sapeva anche il motivo.
Suo padre non l'avrebbe mai lasciata andare da sola, tuttavia non sapeva perché l'affascinante giornalista volesse seguirla.
Forse per catturare qualche scoop.
Il duca annuì serio e condusse i suoi ospiti fuori dalla sala da ballo.
***
La porta dello studio era perfettamente intatta, come se fosse stata aperta con una chiave.
La stanza era in ordine, ad un osservatore distratto non sarebbe sembrato che quel luogo era stato teatro di un furto gravissimo.
L'unico elemento che alludeva al fattaccio era la cassaforte, la cui porta divelta faceva ben capire cosa fosse successo.
Il pavimento di marmo lucido era coperto da un tappeto verde, una scrivania ingombra di fogli e documenti occupava il centro della sala, due librerie erano appoggiate alle pareti ai lati della porta.
La cassaforte si trovava dietro alla scrivania, incassata nel muro, per terra giaceva un quadro, il quale, evidentemente, serviva a nascondere la cassaforte.
Diane pensò che non fosse stata un'idea furba nascondere dei piani così importanti in un posto tanto ovvio come una cassaforte celata da un quadro.
-Vi era altro oltre a quei piani qui dentro, eccellenza? - domandò la giovane avvicinandosi alla cassaforte.
-Sí, i gioielli della mia famiglia, quelli della mia defunta moglie e molto oro, ma non è stato toccato niente se non quei piani.
L'uomo si tamponò la fronte madida di sudore con un fazzoletto di seta.
Diane osservò attentamente il duca, un uomo basso, tarchiato, dagli occhi piccoli e ravvicinati, vestiva un completo scuro con camicia bianca e un panciotto rosso da cui spuntava un orologio da taschino.
Per un attimo aveva pensato che potesse essere lui il ladro, ma non le sembrava un uomo così acuto di intelletto per poter articolare un piano tanto articolato come un furto.
Diane si avvicinò alla cassaforte esaminando attentamente il contenuto.
Vi erano in effetti dei sacchetti in velluto che la ragazza aprí leggermente giusto per sincerarsi del contenuto, vi erano, effettivamente, monete d'oro e altri gioielli, che avrebbero potuto fare gola a qualunque ladro.
Ma Diane era certa che il loro non fosse un semplice ladro, ma che fosse qualcosa di più.
Tuttavia notò qualcosa che, in teoria non doveva essere lì e che era certa di aver già visto alla festa.
Ma certo! Lo aveva visto in testa alla principessa Charlotte!
Che il furto del fermaglio fosse soltanto una messinscena?
No, le pareva troppo scontato.
-Avete trovato qualcosa, mademoiselle?
-No, eccellenza, assolutamente niente-
Mentí Diane mentre nascondeva il pettinino in una tasca nascosta del vestito.
Albert si morse un labbro, visibilmente irritato.
Diane se ne rendeva conto, ma non capiva il motivo di tanto nervosismo da parte del genitore.
-Avete qualche idea su chi possa essere il ladro?
La domanda di Heathcliff non era per niente impertinente, ma, il padre di Diane dovette aver pensato che fosse cosí, perché gli lanciò un'occhiata di fuoco che ebbe il potere di zittire il giovane.
-Per ora no. Ho bisogno di rifletterci sopra- affermò la ragazza.
Per ordine del duca nessuno poteva lasciare il castello, quindi erano stati assegnate loro delle stanze.
Heathcliff si era unito ad alcuni uomini presenti alla festa e avevano setacciato ogni angolo del castello, senza però trovare niente.
Alle ricerche non si erano aggregati né Albert né il principe Ludwig.
Altro motivo per cui Diane sospettava del tedesco.
Erano questi i suoi pensieri mentre misurava a grandi falcate la stanza che le era stata assegnata, sotto gli occhi di Swanilinda, il suo androide.
Diane si sedette sul letto e prese in mano il pettinino che aveva trovato nella cassaforte.
Lo girò sul retro e vide che, vi erano incise due parole : Fragili Illusioni.
Una frase che non aveva senso, perché incidere una frase del genere su un accessorio per capelli.
Era una frase che aveva già sentito una volta, ma non ricordava da chi.
Doveva controllare di nuovo la stanza del delitto.
-Vieni con me, andiamo a controllare un'altra volta il luogo del fattaccio - Diane si rivolse a Swanilinda che annuì.
La ragazza si trovò così a vagare tra i corridoi del castello ancora scossi da parecchio trambusto.
Le guardie parevano tranquille, o forse era solo un modo per tenere a bada la tensione.
Avevano fallito, non erano riusciti a proteggere quei piani tanto fondamentali.
-Vedo che non riesci a dormire nemmeno tu. - Heathcliff era comparso a poca distanza da lei appoggiato al muro.
Diane sobbalzò.
-Mi hai spaventata!
-Perdonami, comunque, dove sei diretta?
-Allo studio del duca, vieni con me?
-Ma certamente che sì - Sorrise il ragazzo.
***
I ragazzi e Swanilinda, ci misero parecchio tempo per convincere il duca e le guardie a lasciarli esaminare ancora una volta la scena del furto, ma alla fine ci erano riusciti, ma ora dopo che Heathcliff aveva rovistato un po' ovunque nella stanza, ma il risultato era sempre lo stesso, ovvero un nulla di fatto.
Lo studio era perfettamente in ordine, forse troppo.
-Qui non c'è niente-sbuffò Heathcliff.
-Forse perché non state osservando con il giusto punto di vista - intervenne Swanilinda.
I due ragazzi fissarono la robot come se avesse detto una grande verità.
Lo studio era perfetto, ma forse il problema era stato quello fin dall'inizio.
Quando Diane ed Heathcliff vi erano entrati subito dopo il furto, la prima cosa che entrambi avevano notato era l'ordine maniacale con cui erano disposti i vari oggetti nella stanza.
Come se volesse nascondere qualcosa.
Di colpo la ragazza si voltò verso il giornalista.
-Heathcliff hai ancora il tuo blocco per gli appunti? - domandò seria.
-Certo, in tasca, perché? - rispose Heathcliff sorpreso da quella domanda.
-Perché devo scrivere, altrimenti impazzisco!
Il giornalista si trattenne dal sorridere per poi estrarre da una delle tasche della sua giacca bordeaux, un blocchetto da appunti dalla copertina in pelle.
Diane lo afferrò e si appoggiò sull'ampia scrivania del duca e iniziò a scrivere sotto gli occhi leggermente stupiti di Heathcliff e Swanilinda.
-Tu ci hai capito qualcosa?
L'androide scosse la testa.
In pochi instanti, Diane aveva creato un vero e proprio schema con i nomi dei principali sospettati e il possibile movente.
Il principe tedesco Ludwig von Wittelsbach, forse uno degli uomini più vicini al Keiser, con un carattere non decisamente tranquillo anzi, era stato il primo ad indispettirsi quando il Duca aveva dato la notizia del furto.
La ragazza aveva più di una ragione per sospettare di lui.
In primo luogo la sua reazione le era sembrata leggermente sospetta, come se si fosse sentito tirato in causa,
Il secondo motivo era più strettamente politico. Si sapeva ormai da tempo, che la Germania si stava riarmando pesantemente, come se si stesse preparando ad affrontare un evento bellico senza precedenti.
Quindi, perché non sfruttare un occasione tanto propizia per rubare, ad un potenziale nemico, informazioni così importanti?
Vi era poi la ragazza che lo accompagnava, la principessa Charlotte, sua giovane moglie.
E la proprietaria del pettinino che ho trovato nella cassaforte.
Ma era troppo scontato, chiunque avrebbe potuto rubare il pettinino senza che la principessa se ne accorgesse e metterlo nella cassaforte.
Lord McSimpson avrebbe anche potuto rubare quei piani.
Francia e Inghilterra si odiavano da millenni, non le sarebbe sembrato strano, visto che la tensione tra le due nazioni era sempre alta, bastava un niente per far scattare la scintilla della guerra.
In più era uno di quelli che si era indignato perché il Duca aveva impedito loro di lasciare il castello.
Vi era il Duca stesso, ma Diane lo escluse a priori, era la scelta più ovvia.
Poi le venne in mente la frase sul pettinino e nella sua testa tutto fu chiaro.
-Guarda qui, Heathcliff - la ragazza estrasse da una delle tasche del vestito il pettinino.
-Dove lo hai trovato?
-Non ha importanza, questo è stato messo qui dentro apposta per far ricadere la colpa sul principe Ludwig e sulla sua consorte, dietro vi è una frase, Fragili Illusioni, che non ha apparentemente alcun senso. Infatti penso che sia stato il nostro ladro ad inciderla, uno che è abilissimo nell'utilizzare oggetti appuntiti. È qualcuno che sa quanto sono importanti quei piani, e, soprattutto, sa che la tensione tra le potenze europee è alta, basta un niente per far crollare questo equilibrio così fragile.
Heathcliff cercava di mettere insieme tutti i pezzi, ma non riusciva davvero a comprendere.
-Chiama il Duca. Riunisci tutti nella sala grande! È ora di dire a tutti il nome del colpevole.
La sala grande era una stanza enorme che si trovava nella parte che dava a est rispetto al complesso principale.
Lì riuniti, accomodati su sedie riccamente imbottite vi erano seduti quelli che Diane definiva "I principali sospettati", ovvero il principe Ludwig, sua moglie Charlotte, il padre di Diane, Albert, lord McSimpson, Heathcliff e il duca.
-Possiamo sapere come mai ci avete convocato?
Lord McSimpson proferí quelle parole con aria irritata.
-Lo saprete subito, milord. Volevo annunciare che ho trovato il colpevole- annunciò ma giovane.
-E allora, chi è? Non tenerci sulle spine, figliola. - intervenne suo padre.
-Un attimo di pazienza, padre. Dunque, stanotte, mentre setacciavo la cassaforte del duca, ho trovato questo - con un ampio gesto della mano, Diane, tirò fuori dalla tasca del suo elaborato vestito il pettinino della principessa Charlotte.
-Il mio pettinino! - intervenne subito la diretta interessata.
-State forse insinuando che possa essere mia moglie, il ladro? - domandò indispettito Ludwig.
-È ovvio che siate voi, è risaputo che siate molto vicino al Keiser- lo accusò immediatamente McSimpson.
-Non così in fretta, milord. Perché siete saltato troppo in fretta alle conclusioni. Non sono il principe Ludwig e sua moglie i ladri, anche perché è la scelta più ovvia. Il ritrovamento del pettinino doveva far ricadere la colpa su di loro così da scagionare il vero ladro, dico bene, padre?
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