Parte 4: Cambio di programma
L'agenzia mi contatta alle due di quello stesso pomeriggio.
Vogliono farmi tre appunti:
uno, sono obbligata ad indossare camice o divisa mentre lavoro. Mi spiace che mi facciano questa osservazione, perchè è stata una leggerezza mia. Mi ero chiesta se cambiarmi o meno, quella mattina, e non mi sembrava necessario, ed invece ecco che mi arriva il cazziatone. Incasso, e mi scuso, pensando tra me e me che questi sono tedeschi dentro.
Secondo appunto: mi viene detto che è stata richiesta una consulenza dermatologica per me, ed un flash-back della visita che ho fatto in Italia mi illumina sulla questione. E' una sciocchezza, sull'indice della mano destra ho dei puntolini rossi in rilievo. Faccio un sospiro impaziente.
Terzo appunto: il tracciato del sig. Payne risulta alterato, e deve eseguire accertamenti. Mi dispiace molto per Liam, ed in più sono seccata di questa intrusione: hanno visto il referto prima di me? Sarà continuamente così? In ogni caso, l'incaricata dell'agenzia mi informa che verrà eseguito tutto a Sydney; mi lasciano i contatti di uno studio medico del luogo, per permettermi di prendere accordi una volta arrivati.
In sostanza, mi fanno sentire inadeguata.
In questo stato d'animo, preparo le valigie. Non vedo i ragazzi; viaggeremo in differita, loro partiranno dopodomani, io ed il resto della troupe decolleremo domattina.
Theresa è davvero simpatica. E' sulla cinquantina, è una persona serafica e dolce, ma sa il fatto suo.
Tutti loro sono persone in gamba, e lo devono essere, per far funzionare tutto alla perfezione. Sembrano parte di un meccanismo ben oliato, ad incastri perfetti, e spero di essere all'altezza delle aspettative dell'agenzia.
Appena ho un attimo, telefono al mio direttore sanitario e chiedo lumi sul tracciato di Liam; le cose non sono preoccupanti, diciamo pure che è un eccesso di zelo, ma siccome Liam è un personaggio di rilievo per la Modest, non vogliono assumersi responsabilità. Per cui, una volta arrivati a Sydney, dovremo trovare il tempo per la consulenza cardiologica. Alla sera mi leggo tutte le cartelle cliniche dei ragazzi; non ci sono fatti rilevanti, a parte l'asma allergica di Harry, esiti di infortuni sul campo da calcio di Louis, e l'aritmia di Liam. A mezzanotte sono esausta, e cado in un sonno profondo con Matt tra le braccia.
In aeroporto le cose filano lisce, il check-in è veloce ed io e Matt dormiamo fino a Dubai, dove viene eseguito uno scalo tecnico durante il quale restiamo imbarcati. Ripartiamo subito alla volta di Singapore; una volta atterrati, lo scalo è di tre ore. L'ultima tratta, Singapore-Sidney, è allucinante. Matt è stanco e scombinato dal fuso orario, ed io sono stravolta. Nonostante i posti siano confortevoli e la compagnia aerea efficiente, mi chiedo davvero chi me lo faccia fare. Ho appena sottoposto un bambino piccolo a più di venti ore effettive di volo, l'ho sballottato in giro per gli aeroporti , e mi viene da piangere.
Cerco di razionalizzare la cosa, in fondo è solo stanchezza e jet-lag, e questo è uno dei viaggi più lunghi che faremo. Saranno pochi gli spostamenti così impegnativi.
C'è da dire che apprezzo l'impeccabile organizzazione dell'agenzia, che mi permette di sbarcare velocemente. I miei bagagli e l'attrezzatura vengono gestiti da altri, devo solo salire sul taxi e farmi recapitare all'albergo. Alcuni membri della troupe arriveranno nelle prossime ore, perchè non abbiamo viaggiato tutti insieme. Io, Theresa ed altre cinque persone finalmente arriviamo, per primi, all'albergo.
Ho Matt che piange in braccio, e il mio sguardo sorvola sull'ambiente senza vederlo realmente, ho solo una confusa impressione di lusso e luminosità.
La suite è spaziosa. Faccio subito una doccia con Matt, mentre chiamo il servizio in camera per il suo latte. Non capisco nemmeno che ore siano; il mio orologio segna le 2:00 a.m. di Londra, ma qui è giorno. Appena arriva il cameriere scopro che sono le dieci del mattino. Matt si addormenta, com'era prevedibile, in due minuti netti, con ancora il biberon da finire, ed io spazio con gli occhi stanchi sul panorama meraviglioso che si vede dalla vetrata.
Sono in alto, e la vista è mozzafiato. Per un attimo, mi rammarico di non essere qui i vacanza e di non poter girovagare per i dintorni.
Un discreto bussare alla porta mi distoglie dall'oziare davanti al balcone, è una gentilissima ragazza dell'albergo che mi informa di avere l'incarico di badare a Matt quando ne avrò bisogno in questi giorni, se Theresa sarà impegnata contemporaneamente a me.
-Se lo desidera, posso fermarmi anche adesso col bimbo, lo posso vegliare, se lei vuole scrollarsi di dosso la stanchezza con una nuotata in piscina.-
La proposta è allettante. Matt quasi certamente non si sveglierà, e se accadesse, la baby-sitter mi assicura che chiamerebbe direttamente in piscina per avvertirmi. Quindi ne approfitto.
La piscina è parzialmente coperta e riscaldata. Mi tuffo, lasciandomi scivolare di dosso la tensione. Faccio delle pigre vasche, cullata dall'acqua, e comincio di nuovo a sentire una sensazione di benessere. I muscoli del polpacci e delle spalle mi dolgono, non sono più abituata a nuotare a lungo, per cui dopo un po' esco, chiedendomi se sia il caso di andare a letto cedendo al sonno, o fare un after-hour per prendere subito l'orario. Decido di approfittare del riposino di Matt per dormire a mia volta, ma punto la sveglia a mezzogiorno e mezzo.
Il primo concerto dei ragazzi è previsto per domani sera, 7 febbraio, all'Allianz Stadium. Loro presumibilmente arriveranno in nottata, o al più tardi domattina, in un altro albergo. Devo capire come organizzare la visita di Liam, e nel primo pomeriggio contatto il centro medico. Loro sono già stati informati, per cui attendono solo che io fissi un appuntamento. Già, ma come faccio? Non posso decidere per Liam. Secondo me l'ideale sarebbe fissare per domani in tarda mattinata o ancora meglio dopodomani, perchè ci saranno due giorni di pausa prima di arrivare a Brisbane. Ma devo prima poter parlare con una guardia del corpo. Quindi contatto l'agenzia, per capire come poter organizzare la cosa. Il signor Moss ci riflette molto.
-Luna, ho bisogno di capire se per lei sia davvero un problema lo stare più a stretto contatto con i componenti della band. Mi spiego: per alcune date potrebbe essere più semplice per tutti se lei fosse nella loro stessa location. Senza dover organizzare viaggi e spostamenti. Potremmo limitare i contatti programmando i giorni in cui lei deve lavorare con loro. Cosa ne dice?-
La cosa mi agita, ma capisco le motivazioni del manager. In effetti sarebbe più semplice per loro ed anche per me, da un certo punto di vista.
-Ma la cosa comporta delle limitazioni, no?-gli chiedo.
-Sì, in effetti. Lei sarebbe nel loro stesso albergo, con tutto ciò che comporta a livello di sicurezza. Sarebbe molto limitata nell'uscire dall'albergo-
Ok, ci devo pensare. Penso più che altro a Matt. Ho presente cosa succede quando gli One Direction sono da qualche parte: in giro per il mondo la loro privacy è pari a zero. Non so se sono disposta a tutto questo per preservare l'anonimato. Il pensiero mi preoccupa, e mi riservo di pensarci su.
All'improvviso squilla il mio cellulare, numero sconosciuto. Rispondo mentre sono fuori in terrazzo con Matt che gioca con i personaggi degli Avengers.
-Pronto?-
-Ciao Luna, sono Liam-
Tuffo al cuore. Mi raddrizzo subito dalla mia posizione stravaccata.
-Ciao, Liam. Dove sei?-
-Stiamo facendo scalo a Singapore. L'agenzia mi ha contattato per aggiornarmi sulla visita cardiologica. Te l'avevo detto io che avrei avuto rogne..-
-Ho sentito il medico che l'ha refertato, in realtà non è nulla di che, ma per un discorso di responsabilità la Modest vuole che tu ti sottoponga ad altri accertamenti, anche se lui non lo riterrebbe necessario- cerco di rassicurarlo.
-Il problema è che vogliono che ti organizzi la visita finchè siamo a Sidney. Devi dirmi quando vai meglio, non conosco i vostri impegni oltre ai concerti. Ho bisogno di contattare qualcuno che gestisca i vostri impegni-
Liam pare pensieroso, e ad un certo punto ripete quello che ha detto il manager poco fa:
-Sai, andremmo meglio se tu non fossi separata da noi. Così sarà sempre un casino organizzarsi.-
-Immagino, ma l'agenzia mi ha vincolata ad un accordo di riservatezza, ho dovuto persino firmare la clausola di non aggiornare i miei account fino alla fine del tour, e comunque di non farmi in nessun modo ricollegare a voi..ed è già stata una concessione, volevano farmeli cancellare..alloggiare nel vostro hotel mi pare assurdo, se vogliamo mantenere questo accordo- tento di svincolare.
-Invece ci semplificheremmo la vita, Luna. Pensaci.-
-Rimane da definire la visita. Quando arrivate?-
-Dovremmo atterrare a Sydney alle 19 ora locale; ma a quanto ho capito tu sei a 10 km dal nostro albergo. No, devo far contattare Moss e puntare i piedi perchè tu sia nel nostro stesso posto- decide, e non mi lascia il tempo di replicare, perchè si affretta a salutarmi e riattacca.
Fisso il telefono per un minuto intero. Quasi lo lascio cadere quando squilla, e Matt si spancia dalle risate nel vedermi sobbalzare.
-Luna, abbiamo concordato di farla spostare oggi stesso; per motivi organizzativi dobbiamo collocare lei e il suo bimbo in un altro albergo. Lo stesso dei ragazzi- precisa il manager.
Alzo gli occhi al cielo.
-Immagino di non avere voce in capitolo...?-
-In effetti è una richiesta ragionevole che ci è pervenuta dal signor Payne. -
-Lei sa che mio figlio non può essere sballottato continuamente da un posto all'altro? Che siamo in Australia, atterrati poche ore fa? Che la persona che si è occupata di tenerlo alloggia in questo albergo? Che gli accordi erano diversi?- mi inalbero mio malgrado, ma lui mi gela:
-Il contratto che ha firmato la vincola a sottostare alle decisioni dell'agenzia.-
-Quindi, come facciamo? Le ricordo che ho un figlio, e lui non ha firmato nessun contratto- gli ricordo, seccata.
-Luna, calma. Mi scuso a nome dell'agenzia per questo disguido. Le assicuro che preserveremo la sua privacy e quella del suo bambino; ed alla fine anche lei svolgerà più facilmente le sue mansioni se avrà i ragazzi a sua disposizione- cerca di farmi ragionare lui.
-Quindi adesso? Faccio le valigie?- mormoro.
-Le mando un'auto nel giro di un'ora; avverta che le mandino qualcuno per aiutarla- mi dice, e riattacca.
Sono spaventata dalla piega che stanno prendendo gli eventi. Telefono in reception; pochi minuti dopo arriva la baby-sitter che porta Matt in giardino.
Sto mettendo di nuovo le cose in valigia, con i nervi a fior di pelle, quando il telefono squilla di nuovo. Prima non ho salvato il numero, per cui riconosco Liam solo quando rispondo.
-Luna, mi spiace molto, non sapevo che ti avessero già chiesto di alloggiare con noi e che tu non volessi.-
-Non è che non voglia, Liam, semplicemente mi spaventa dover condividere con voi il disagio della bolgia che vi circonda, per Matt. Prima non ti ho detto tutto, anch'io ho bisogno di non essere riconosciuta.-
-Non ti preoccupare, Luna. Non conosco i motivi per cui non vuoi, ma se non vuoi, troveremo il modo di tenerti all'ombra. E tornando a Matt, ho chiesto all'agenzia che ti segua una baby-sitter. Così sarai più tranquilla. Ok?-
Non ho parole. Trattengo una risatina incredula. Mi sento un burattino nelle loro mani; d'altronde, mi pagano per fare quello che vogliono.
Che cosa posso dire?
-Ok, grazie, Liam. Sei gentile a preoccuparti così per noi. Ci vediamo stasera- lo congedo.
E spengo il cellulare.
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