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<< Indossa quello, sono sicuro che ti piacerà. >> mi indica un abito rosso, stretto in vita e la gonna un po' larga, senza spalline, scollo a cuore e corto fin sopra le cosce.
<< È bellissimo. >> esclamo correndo a prenderlo. Lo sento ridacchiare e sorrido.
È passata già una settimana da quando abbiamo iniziato a lavorare insieme e mi sento già parecchio a mio agio. Anzi, se proprio devo dire la verità, è riuscito a mettermi a mio agio subito. Non so in che modo ci sia riuscito, ma ad ogni modo c'è riuscito.
Prendo il vestito che ha detto Daniel e lo tolgo dalla gruccia, poi mi chiudo in camerino e lo indosso.
Mi guardo allo specchio e mi trovo bellissima. Mi giro prima da un lato, poi dall'altro, mi osservo attentamente e mi piaccio. Così come sono.
Esco dal camerino e raggiungo Daniel, prendo la mia solita postazione: di spalle alla parete bianca e aspetto che mi dica cosa fare.
Daniel sistema come al solito la macchina fotografica sull'asta e nel frattempo mi dice di sedermi sull'amaca e di indossare la collana di fiori.
<< Perché? >> chiedo.
<< Perché ho avuto questa idea. >> dice ammiccando.
Scoppio a ridere e faccio come dice. Prendo la collana di fiori e me la metto al collo, poi mi siedo sull'amaca - facendo attenzione a non farla ruotare per poi ritrovarmi a terra - e aspetto ancora che mi dica cos'altro fare.
<< Ora stenditi e allunga le braccia sopra la testa, gira il volto leggermente di lato e chiudi gli occhi. Rilassati. >>
Annuisco.
Una volta posizionatami, Daniel comincia a scattare.
Fa uno, due scatti, poi mi dice di alzarmi e mettermi seduta.
<< Attenta a non cadere. >> dice ridacchiando.
Rido anche io e mi metto a sedere.
È davvero difficile stare seduti su un'amaca senza capovolgersi.
<< Hai sempre desiderato fare questo lavoro, quindi? >> chiede d'un tratto.
Un ultimo scatto e poi mi si avvicina.
Annuisco abbassando lo sguardo a terra.
<< Sei brava. Freddy aveva ragione. Sei in gamba. >>
Faccio spallucce: << È il mio lavoro. >>
<< Si, ma tu ci metti tutto l'impegno, ci metti tutta te stessa. >>
<< Per te non vale lo stesso? >> chiedo.
Annuisce sorridendomi.
<< Faccio questo lavoro perché mi piace, mi è sempre piaciuto, ma non ti nego che spesso mi capita di pensare di mollare tutto, di fare altro. >>
<< E poi? >>
Scuote la testa e si passa una mano tra i capelli, sposta lo sguardo da me alla macchina fotografica: << E poi niente. Penso che è soltanto una stupida idea e ritorno sui miei passi. Penso che non potrei mai abbandonare questo lavoro perché lo amo. Perché mi piace da una vita e non potrei mai rinunciarci. >>
<< Wow. >>
Mi porta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e io lo guardo sorpresa da questo gesto inaspettato, del tutto inaspettato, completamente inaspettato.
<< Per te è lo stesso. Lo so. >>
Ridacchio e mi faccio un po' indietro perché è fin troppo vicino.
<< Io non ho mai pensato di lasciare il mio lavoro. >>
Scoppia a ridere portandosi una mano sulla pancia: << Lo so. Questo lo so, tesoro. >>
Cala il silenzio e continuiamo a lavorare.

14:06: è l'ora di pausa pranzo e fuori c'è Dan che mi sta aspettando.
<< Sei sicura di non voler pranzare con me e Freddy? >> chiede Daniel e io annuisco.
<< Ho già preso appuntamento con il mio amico, mi dispiace. >>
Incrocia le braccia al petto: << E chi sarebbe questo tuo amico? >>
Inarco un sopracciglio del tutto sorpresa dalla sua domanda, dalla sua inaspettata curiosità.
<< Un amico, cosa vuoi che ti
importi? >>
Si acciglia e sembra irritarsi della mia non risposta: << Adesso lavoriamo insieme, devo sapere chi frequenti. >>
Questa cosa mi suona alquanto strana, infatti gli domando il perché, e lui si limita a rispondere: perché si.
<< Il "perché si" non la considero una risposta, sai? >>
Fa una risatina nervosa: << È l'unica che riceverai. >> dice. << Chi è questo tuo amico? >> insiste.
Lo guardo in cagnesco e sbuffo:
<< L'ho conosciuto quando mi sono trasferita in questa città. Niente di
più. >>
<< Quando ti sei trasferita? >> chiede.
<< Due anni fa. >>
Incrocia le braccia al petto e sposta il preso da una gamba all'altra: << Da dove? E perché? >>
<< Come mai sei così curioso? >>
Fa spallucce: << Non posso esserlo? In fondo lavoriamo insieme e dobbiamo pur imparare a conoscerci, no? Non trovi? >>
Annuisco. << Hai ragione. >> dico.
<< Prima vivevo a Phoenix, il perché dovresti immaginarlo. >> mi guardo le mani.
<< Amore? >> chiede e io sussulto.
<< Cosa?! No! Cosa te lo fa
pensare? >>
Scuote la testa: << Non lo so. Perché, non poteva essere così? >>
Spalanco gli occhi e faccio cenno di no: << No. Sono qui esclusivamente per il mio lavoro, nient'altro. Non sono proprio il tipo che fa quelle cose. >>
Mi scruta attentamente socchiudendo gli occhi: << Io invece credo che tu lo sia. >>
Scuoto la testa: << Non mi conosci. >>
<< Tu si? >> mi spiazza dicendo così.
Mi conosco davvero? A volte me lo chiedo. Sono davvero questa, o c'è una parte di me, quella vera, la vera me che se ne sta in disparte e non vuole uscire?
Resto in silenzio e Daniel mi sorride.
<< Per come parli, saresti capace di lasciare tutto solo per amore. Daresti la vita per l'amore. Lotteresti mille battaglie solo per tenerti stretto l'amore della persona che ami. >>
Lo guardo esterrefatta: << Come fai a dirlo? Che ne sai tu? Non mi conosci affatto. >> gli ricordo, ma lo ricordo anche a me stessa.
<< I tuoi occhi. Parlano. >>
<< Che intendi dire? >>
<< Sono... >>
<< Kristeen c'è qualcuno al piano di sotto che ti aspetta. >> veniamo interrotti da Freddy che entra nella stanza.
<< Oh, si. Adesso vado. >>
<< Daniel, allora, questa signorina come va? >>
Daniel sposta lo sguardo da Freddy a me e mi sorride: << È fantastica. Davvero, ci hai visto giusto. Kristeen è perfetta. >> dice continuando a tenere gli occhi fissi su di me.
Arrossisco e abbasso lo sguardo imbarazzata.
Freddy si volta e annuisce soddisfatto:
<< Ho sempre creduto in lei. >>
Mi copro le guance con le mani:
<< Okay, adesso mi fate andare a fuoco, piantatela. Tutti e due. Vi ringrazio per i complimenti ma adesso è meglio che vada. >> dico e faccio per andare via, ma mi blocco non appena Daniel apre bocca e dice: << A
dopo. >> allora mi volto e annuisco, poi finalmente vado via.
Esco di corsa dall'edificio e raggiungo Dan che mi sta aspettando a braccia conserte, poggiato con la schiena al muro.
Appena mi vede si precipita nella mia direzione.
<< Finalmente ce l'hai fatta! Mi stavo facendo vecchio! >>
Ridacchio e mi scuso per averlo fatto aspettare.
<< Fa' niente. Andiamo a mangiare. >>
Dice, annuisco, lui va avanti e io lo seguo.
Ciò che non riesco a capire, è l'improvvisa curiosità che ha mostrato Daniel poco fa chiedendomi di Dan, e su chi fosse per me.

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