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56

Sono tre giorni che non metto piede fuori casa. Non riesco nemmeno ad andare a lavoro. Il solo pensiero di rivedere Daniel, mi uccide.
È da quando sono uscita di casa quella mattina che non fa che richiamarmi, ma io non ho risposto a nessuna delle sue chiamate, ne' dei suoi messaggi.
Come fa a non rendersi conto di quello che ha fatto? Crede che tutto gli è perdonato? No. Io ho smesso. Questa volta per davvero.
Qualcuno bussa alla porta della mia camera ed entra.
<< Kristeen, non ti va di mangiare? >> è mio padre.
Scuoto la testa e gli dico di no, che non ho fame e che ho lo stomaco completamente chiuso e che non potrei mangiare nulla in questo momento.
<< Posso sapere cosa è successo? >>
Prendo il cuscino e me lo porto al petto stingendolo forte.
Scuoto la testa: << Non mi va. >>
Fa spallucce, << Va bene. Ma non mi va di vederti in questo stato, e poi sono venuto a dirti che in salotto ci sono Dan e Mary che ti aspettano. >> dice.
Sospiro e mi volto verso la finestra per guardare fuori.
Stranamente oggi il tempo è proprio come il mio umore: uno schifo.
Sospiro e mi volto verso mio padre.
<< Adesso arrivo. Mi do una sistemata e li raggiungo. >>
<< Brava, tesoro. >> mi sorride.
E non appena la parola "tesoro" esce dalla sua bocca, un mare di ricordi riaffiorano facendomi solo male.
Trattengo il respiro e poi sorrido a mio padre.
Mi alzo dal letto e vado dritta in bagno per lavarmi e darmi una sistemata.
Ho le occhiaie e i capelli sporchi.
Faccio una doccia veloce, poi lego i capelli bagnati in uno chignon e metto un po' di correttore per coprire le occhiaie e vado in salotto.
<< Hei... >> Dan mi viene incontro e mi abbraccia. Sento un nodo in gola e cerco invano di trattenere le lacrime.
Scoppio a piangere sul suo petto e lui mi stringe forte, poi mi accarezza da sopra i capelli e mi sussurra all'orecchio: << Quell'idiota non merita le tue lacrime. >>
Mi sciolgo dal suo abbraccio e asciugo in fretta le lacrime e guardo il mio amico singhiozzando.
<< Meriti qualcuno migliore di lui. >>
Abbasso lo sguardo fissando le mie mani e tiro su col naso.
<< Lo so. L'ho capito solo ora. >> la mia voce è un sussurro.
Anche Daniel mi disse le stesse parole.
Forse perché aveva già fatto quello che ha distrutto il nostro rapporto e ne era pentito. Forse era per questo che voleva che io cercassi qualcuno migliore di lui, ma l'amore che provavo - che provo - per lui mi ha resa completamente cieca.
<< Ora devi solo dimenticarti di lui e guardare avanti. >>
Il mio migliore amico mi consola tenendomi tra le sue braccia.
La prima cosa che ho fatto quella mattina dopo che sono tornata a casa, è stato piangere tutte le lacrime che avevo, poi ho chiamato Dan e gli ho raccontato qualcosa per telefono; lui è subito corso qui per ascoltarmi.
È stato con me tutto il tempo quel giorno. Non mi ha lasciata sola nemmeno un istante.
<< Grazie, Dan. Sei un amico. >>
Mi sorride e poi mi prende per mano.
Ci sediamo sul divano, io accanto a mio padre e lui accanto a Mary che mi guarda triste in volto.
Mio padre sospira e si alza e va via lasciandoci soli.
<< Ragazzi, grazie. Davvero. Ma sto bene. Non c'è bisogno che veniate tutti i giorni. >>
Mary scuote la testa: << Kristeen, sono giorni che non esci di casa, non vai nemmeno a lavoro... >>
<< Come potrei... >> la interrompo.
Mi guarda comprensiva, << Hai ragione. Se mi fosse successa una cosa del genere, anche io non sarei andata a lavoro. Soprattutto se lui lavora dove lavoro io. >>
<< Esatto. Io... >> abbasso lo sguardo e guardo le mie mani, << Io non so se potrò tornarci... >> alzo la testa guardando i miei amici << Non sono sicura di voler tornare lì e rivedere Daniel. >> pronunciare il suo nome mi fa male al cuore.
Mary mi prende la mano e sospira.
<< È un coglione. >>
<< Gli spaccherei la faccia. >> ringhia Dan stringendo le mani a pugno.
<< Io le ossa. >> aggiunge Mary.
Guardo entrambi e mi sento fortunata ad avere loro. Ho l'umore a terra e il cuore a pezzi. Mi sento morire. Sento di aver perso un pezzo di me, che non riavrò mai più indietro.
D'un tratto il campanello suona e io sussulto per lo spavento.
Dan e Mary guardano me chiedendomi chi potrebbe essere, ma io faccio spallucce.
Mi alzo dal divano e vado a vedere chi è, ma prima di aprire guardo dallo spioncino.
Spalanco gli occhi e il battito del mio cuore diventa improvvisamente irregolare. Del tutto irregolare. Ho paura possa uscirmi dal petto per quanto batte forte.
<< Chi è? >> chiede Dan venendo da me.
<< D-Daniel... >> balbetto.
<< Non... Non voglio vederlo. Apri tu, io me ne vado. >>
<< E cosa gli dico? >>
Faccio spallucce: << Che non sono in casa. >> dico e mi chiudo a chiave in camera mia.
Chiudo la porta e poggio l'orecchio su di esso per sentire meglio.
<< Ciao. >> la voce di Daniel.
<< Cosa ci fai qui? >>
<< Sono qui per Kristeen. Devo parlarle. >>
<< Non è in casa. >> il tono di Dan è molto freddo e deciso. Duro. Mi fa quasi paura sentirlo così.
<< Se non è in casa, cosa ci fate voi
qui. >> sento dei rumori e dei passi.
<< Ti ho detto che non è in casa. >>
<< Togliti dai piedi, Dan. >>
Altri rumori di passi.
<< Kristeen! Kristeen! >> lo sento urlare.
Poggio la schiena alla porta e scivolo a terra lentamente mentre delle lacrime prendono a scorrermi sul viso.
<< Te ne devi andare! >> le urla di Dan arrivano fino a qui.
<< Lasciami! >>
La maniglia della porta si alza e si abbassa.
<< Fammi entrare, Kristeen! >>
Mi alzo da terra e mi allontano dalla porta. Mi siedo sul letto e non rispondo.
<< Kristeen! >>
<< Ma cosa succede? >> la voce di mio padre lo zittisce. << Cosa ci fai qui? Perché urli? >> lo sento sempre più vicino.
<< Devo parlare con vostra figlia. >>
<< Probabilmente se non apre è perché non vuole. Vattene via. >> dice brusco alla fine.
So perfettamente che mio padre sa qual è la causa del mio malumore, è solo che vorrebbe che glielo dicessi io; ma lui sa.
<< Ma io devo... >>
<< Ho detto via! >> il suo tono è molto severo.
<< Kristeen, ho bisogno di parlarti. >>
<< Vattene. >> interviene ancora mio padre.
Sento i loro passi allontanarsi, poi la porta chiudersi e infine il silenzio.
Ecco. È questo che voglio. Silenzio.

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