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<< Vieni con me e Jack, questa
sera? >> Daniel mi bacia sulla guancia.
Inarco un sopracciglio e lo guardo confusa: << Solo noi tre? Ma per andare dove? >>
Scuote la testa: << Ci sarà anche Jessica, ovvio. Non ti avrei mai chiesto di venire ad una serata per soli
uomini. >> dice sicuro di se.
Lo spintono: << Quindi mi lasceresti a casa e andresti in giro a divertirti senza di me? >>
Annuisce scherzosamente, poi ridacchia e mi prende per i fianchi attirandomi a se.
<< Non ti lascerei mai sola. >>
Mi fingo offesa e incrocio le braccia al petto.
<< Tu lo faresti perché sei uno
stronzo. >>
Spalanca la bocca: << Io non sono uno stronzo. >>
Scoppio a ridere nel vedere la sua espressione da cucciolo bastonato.
Sfioro il suo petto con le dita in modo sensuale - o meglio, per quello che riesco - e mi alzo sulle punte per baciarlo.
<< Tu invece sei una piccola
monella. >> dice e scoppia a ridere.
Mi avvento sulle sue labbra e lui mi cinge i fianchi con le braccia, poi mi solleva da terra e io avvolgo le gambe attorno ai suoi di fianchi.
Lo bacio e lui ricambia con passione.
<< Allora, ci vieni? >> chiede di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo fingendo di pensarci su: << Mmh... Credo proprio di sì. >>
Abbasso lo sguardo su di lui e lo trovo a fissarmi con occhi famelici.
<< Credi. Tu credi di venire? >>
Annuisco.
<< Piccola birbante. >>
Questa sera andremo io, Daniel, Jack e Jessica all'Opium Garden. Si trova a Miami Beach e non vedo l'ora di andarci. Dicono che è fantastico.
<< Papà, vuoi un po' di
Cheesecake? >> chiedo.
Da quando lui e Hanna si sono lasciati, ha il morale a terra.
Scuote la testa e mi ringrazia.
Fa per andarsene ma io lo chiamo e si blocca all'istante, poi si volta verso me.
<< Mi dispiace, io volevo funzionasse tra te ed Hanna. >>
Vedo i suoi occhi farsi lucidi e tira su col naso, fa spallucce: << Doveva andare così. Io voglio che siate felici. Siete giovani e dovete cogliere ogni opportunità, tenervi le persone che vi capitano davanti strette. Ormai io sono vecchio e quello che dovevo fare l'ho fatto. Non importa. >> dice.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio.
<< Non dire così, anche tu meriti di essere felice. Dopo la mamma ti sei dedicato solo a noi, e ora che avevi finalmente trovato di nuovo qualcuno da amare... >>
Mi interrompe sciogliendo l'abbraccio e alzando una mano: << Amavo molto tua madre, quando è morta il mio cuore è caduto in mille pezzi. Con Hanna sono stato bene e sono felice di averla conosciuta, ma doveva andare così. Nella mia vita deve esserci una sola donna. Una sola donna deve possedere il mio cuore... >> fa un lieve sorriso, ma i suoi occhi esprimono così tanta tristezza.
Lo abbraccio di nuovo.
<< Ti voglio bene, papà. >>
Mi picchietta una mano dietro la schiena: << Anche io, bambina mia. >>
Sciogliamo l'abbraccio e lui si ritira nella sua camera, io invece torno in cucina, mi siedo a tavola con mio fratello e gli chiedo se lui vuole un po' di dolce. Essendo mio fratello però, non posso che ricevere un si come risposta.
Ridacchio e mi alzo di nuovo per prendergli la Cheesecake e servirgliela in un piattino.
<< Mi servi nonostante io non abbia più arti fratturati. >> dice del tutto meravigliato e io lo guardo di sbieco.
<< Ti servo perché mi va, altrimenti avresti anche potuto alzarti e prendertela da solo. >>
Sbuffo. << Ecco la mia sorellina antipatica. Ciao. Mi sei mancata. >>
Gli rivolgo un sorrido finto e lui mi fa la linguaccia.
<< Come va con Roxy? >> chiedo d'un tratto tornando seria.
Annuisce: << Bene. >>
Incrocio le braccia al petto.
<< Allora faresti meglio a far andare le cose sempre bene perché nostro padre è a pezzi se non l'avessi ancora
capito. >>
Alza lo sguardo su di me: << Lo so. Lo vedo anche da solo. Non c'è bisogno che me lo dica tu. >> sbotta e io mi irrito. Mi alzo di scatto e vado via.
Prendo la borsa ed esco di casa.
Cammino per strada senza meta, ho solo bisogno di non pensare; quanto vorrei che ci fosse la mamma qui con me.
Attraverso la strada spostandomi sull'altro marciapiede. Alzo gli occhi al cielo e sospiro profondamente.
Un'ora dopo sono di ritorno a casa, giusto in tempo per fare una doccia e prepararmi. Daniel passerà a prendermi tra un'ora.
Mi chiudo in bagno e comincio a spogliarmi, poi entro nella doccia e lascio che tutto lo stress e le preoccupazioni scivolino via come l'acqua.
Mezz'ora dopo sono fuori dalla doccia.
Mi asciugo per bene, poi indosso la biancheria intima e mi avvolgo di nuovo nell'asciugamano per andare in camera mia.
Chiudo la porta a chiave e poi mi posiziono davanti l'armadio cominciando a passare in rassegna tutti i vestiti.
Porto una mano al mento studiando per bene cosa posso indossare.
<< Cosa metto...? >>
Vedo una gonna che non ricordavo di avere: una gonna di pelle, colore bordeaux.
<< Si, mi piace. >>
Prendo una camicia nera e la poso sul letto, poi prendo anche la gonna e faccio lo stesso posizionandola accanto alla camicia.
Prendo un paio di calze e le indosso, poi faccio lo stesso con la gonna e quando infilo la camicia, la sistemo per bene nella gonna tirandola poi un po' fuori lasciandola sblusata.
Infilo gli stivali neri che arrivano alla caviglia e poi vado a truccarmi: metto un po' di eye-liner, un po' di ombretto marrone chiaro all'angolo dell'occhio per creare un po' d'ombra e poi metto il mascara. Aggiungo un po' di blush e infine gloss sulle labbra.
Mi passo le mani tra i capelli per farli un po' disordinati e metto il profumo.
<< Kristeen? >> mio fratello bussa alla porta della mia camera e io mi volto verso di lui.
<< C'è Daniel in salotto. >>
Annuisco. << Adesso arrivo. >>
<< Okay. >> dice e se ne va chiudendo la porta.
Mi di un'ultima sistemata prima di raggiungere Daniel.
<< Sei bellissima. >> dice non appena mi piazzo davanti a lui sorridendogli come una stupida.
<< Andiamo? >>
Annuisco e mi prende per mano.
Una volta fuori in strada, mi conduce alla macchina e non appena mi siedo al lato del passeggero: << Ciao,
Kristeen! >> sussulto per lo spavento.
Mi volto dietro e vedo Jack e Jessica che ridono a crepapelle.
<< Mi avete spaventata, ragazzi. >>
Ridacchio poetandomi una mano al petto.
Daniel entra in macchina e chiede chi è stato ad urlare.
Alzo una mano: << Mi hanno spaventata. >>
Scoppia a ridere e io lo guardo male.
<< Sei complice? >>
Fa spallucce e ridacchia.
<< Andiamo. >> mette in moto e parte.
Arriviamo e Daniel parcheggia l'auto nel parcheggio dell'Opium Garden.
Non appena mettiamo piede dentro il locale, cominciamo a guardarci intorno.
<< Amore, ma è fantastico. >> esclama Jessica.
<< Non sei mai venuta qui? >> chiedo, e lei scuote la testa.
<< No, mio marito non mi ci ha mai portata. >> dice voltandosi verso lui.
La struttura è davvero bellissima.
Ci sono dei piccoli gazebo in legno, appese ci sono delle bellissime lanterne di tutti i colori. Ci sono palme che decorano l'ambiente e una scala che porta a un piano di sopra.
In un angolo c'è il bar e nei pressi dei divanetti che si abbinano perfettamente con l'intera struttura.
Ci sono anche gazebo con enormi tende per creare un po' di intimità nel caso qualcuno volesse appartarsi.
<< Ti piace? >> Daniel mi porta un braccio sulle spalle e io annuisco sorridendogli.
<< Grazie. >> dico e lo bacio sulla guancia.
<< Per cosa? >>
<< Per tutto. >>
Mi sfiora la guancia e io chiudo gli occhi al solo tocco.
Tutto accanto a lui è più bello. Sono così felice, eppure ho il terrore che un giorno io possa perdere questa felicità. Magari per un mio errore, o per un suo di errore... Magari per qualche bugia raccontata. Perché, le bugie, fanno sempre male. Soprattutto se dette da chi ami.
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