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<< Devi stare a casa. Sono passati cinque giorni da quando ti è passata la febbre. >> mio padre è da più di dieci minuti che sta cercando di convincermi a farmi restare a casa, ma io non ne posso più.
Alzo gli occhi al cielo: << Papà, sono appunto passati cinque giorni, non vedo perché debba restare ancora chiusa qui dentro. >>
Incrocia le braccia al petto: << Perché hai avuto la febbre? >>
Sospiro nervosa. << Basta, papà. >>
Prendo il mio cellulare: << Vado a fare una doccia ed esco. >> dico dirigendomi verso il bagno, e quando chiudo la porta, sento mio padre urlare: << Kristeen Roberts! Stiamo parlando! Non puoi interrompere il discorso. >>
Apro la porta e mi affaccio dal bagno.
<< Non ho interrotto nulla. Tu mi hai detto di non uscire, ma io non sono più una bambina papà. Scusa. >> chiudo di nuovo la porta e finalmente riesco a fare la doccia.
Dopo più di mezz'ora chiusa nel bagno, sono pronta per uscire.
Mio padre mi guarda male ma io lo ignoro; perché non capisce che non può più dirmi cosa fare?
Forse perché infondo per loro rimarremo sempre bambini, anche a cinquant'anni.
<< Papà io vado, ci vediamo più
tardi. >> dico avviandomi alla porta d'ingresso.
<< A più tardi. >> dice semplicemente e torna a guardare la TV.
Non appena metto piede fuori casa, mi sembra di tornare a respirare.
Il sole mi riscalda il viso e una leggera aria fresca mi fa sospirare di sollievo.
Raddrizzo le spalle e comincio a camminare - senza meta - per le strade di Miami.
Avevo proprio bisogno di respirare aria nuova. In quella casa tutto mi sembra pur di stare bene.
Il mio cellulare squilla interrompendo i miei pensieri.
Lo prendo dalla borsa e rispondo.
"Ciao Kristeen, come stai?"
"Dan... Bene. Grazie. Sto facendo una passeggiata. Avevo bisogno di respirare."
"Dove sei? Ti raggiungo."
"Ancora a pochi passi da casa. Sono uscita da meno di cinque minuti."
"Okay, ti raggiungo."
Riattacchiamo e mi fermo a una parte per aspettare che arrivi Dan.
Dieci minuti dopo sono tra le braccia del mio amico.
<< Ti sei ripresa finalmente. >> dice e io alzo gli occhi al cielo.
<< Non me ne parlare. Stavo bene già da un po' ma mio padre mi ha tenuta costretta a casa. >> frigno.
Dan scoppia a ridere e il lo guardo in cagnesco incrociando le braccia al petto.
<< Non c'è niente da ridere. >>
Dan alza le mani in segno di resa e scuote la testa.
<< Hai ragione. Non c'è niente da ridere sul fatto che sei stata sequestrata dal tuo stesso padre. >> dice ridacchiando e io quasi me lo mangio con gli occhi.
Sto per rispondergli a tono quando vengo interrotta dal mio cellulare che squilla. Ancora!
Lo prendo irritata e quando vedo che è solo Daniel mi tranquillizzo. Credevo fosse mio padre che chiamasse solo per controllarmi.
"Daniel." Dico sfoderando un mega sorriso.
"Come sta la mia piccola? Ancora a letto?"
"Ehm... No, in realtà sono uscita."
"Come uscita?"
"Uscita. Mi sono lavata, vestita e sono uscita di casa."
"Dove sei che ti raggiungo."
"Sono con Dan, non preoccuparti. Non sono sola."
"Ah, sei con Dan..."
"Si."
"Okay." Risponde secco.
"Tutto bene?"
"Si. Torno a lavoro. Goditi la tua giornata con il tuo amico."
Dice e riattacca.
Sposto il cellulare dall'orecchio e lo fisso senza parole.
Il suo comportamento mi è parso alquanto strano.
Perché ha risposto in quel modo freddo? Perché mi ha riattaccato il cellulare in faccia?
<< Va tutto bene? >> chiede Dan.
Annuisco e gli sorrido. << Si, va tutto bene. >>
Incrocia le braccia al petto e sposta il peso da una gamba all'altra.
<< Allora perché hai quell'espressione? Daniel ti ha detto qualcosa? >> chiede.
Poso il cellulare in borsa e guardo il mio amico confusa.
<< Mi ha detto di divertirmi con te e mi ha chiuso il cellulare in faccia. >> spiego.
Dan mi prende le mani e mi sorride:
<< È geloso. Sa che siamo solo
amici? >>
Annuisco.
<< Allora forse perché hai chiamato me e non lui. >>
Allargo le braccia e poi le lascio cadere lungo i fianchi.
<< Ma dove ho sbagliato? Lui è a lavoro! >>
<< Forse avrebbe voluto che gli avessi chiesto di raggiungerti nonostante fosse a lavoro. Almeno ci avresti provato anche se non sarebbe potuto venire. >>
Forse Dan ha ragione.
<< Dan... >> mi stringo nelle spalle.
Lui resta in silenzio aspettando che parli: << Posso chiederti di accompagnarmi da Daniel? >>
Il mio amico mi fa l'occhiolino e mi prende a braccetto: << Con piacere. Vieni, la macchina è di qua. >>
Saliamo a bordo e Dan parte.
<< Grazie. >>
Lui sposta lo sguardo dalla strada a me e poi torna a posarlo su di essa.
<< Di niente. >>
Per un po' restiamo in silenzio, l'unica a parlare, o meglio, a cantare è la radio:
"Un-Break My Heart" di Toni Braxton.
È una canzone bellissima, del 1996, molto triste per la verità, ma davvero bellissima; e poi la voce della cantante è davvero fantastica.
Quando ho visto il video della canzone, ho pianto. Davvero commovente.
<< Tu non mi dici niente? >> chiedo d'un tratto mettendo da parte la canzone.
Dan si volta per una frazione di secondi verso di me e mi guarda confuso.
<< Cosa dovrei dirti? >>
Lo guardo con furba: << Non hai nessuna ragazza? >> chiedo curiosa.
Scuote la testa e fissa la strada avanti a se.
<< Sai cosa ho capito? Che non ho voglia di innamorarmi ed essere geloso e possessivo come il tuo Daniel. >>
<< Daniel non è possessivo, ne
geloso. >>
Mi guarda di nuovo: << Ah, no? >>
Sospiro e sbuffo: << Forse... >> ammetto.
Dan scoppia a ridere e io comincio ad irritarmi leggermente.
Daniel è geloso, e forse anche un po' possessivo, forse è vero. Forse Dan ha ragione.
<< Non capisco ora cosa c'entra questa cosa con il fatto dell'innamorarsi. >>
Scuote la testa: << So già che sarei esattamente come Daniel e non voglio condannare nessuna ragazza a questa tortura. >>
Resto senza parole a quello che mi dice.
Ma io non sono d'accordo; quindi gli chiedo cosa farebbe se un giorno dovesse bussare alla sua porta l'amore.
<< In quel caso si vedrà, per ora mantengo le distanze. >>
<< Tu non ragioni. >>
Annuisce: << Invece si. >>
Arriviamo davanti l'edificio e scendo dall'auto, ringrazio Dan per il passaggio e lui mi augura buona fortuna, lo ringrazio e mi avvio dentro a passo svelto, poi lento.
Spero solo non mi cacci.
Salgo veloce le scale e raggiungo l'ufficio di Freddy.
<< Buongiorno Freddy! >> esclamo affacciandomi nel suo ufficio.
<< Buongiorno a te... >>
Vado avanti e mi fermo di colpo quando sento dei pettegolezzi riguardo Daniel e una ragazza.
<< Si! Dicono che abbia flirtato con Deborah. >>
Il mio cuore manca di un battito e mi si mozza il fiato e per poco non perdo i sensi.
Delle lacrime cominciano a sgorgarmi dagli occhi, cerco di trattenerle, ma senza alcun risultato.
La porta si apre e non appena vedo Daniel uscire, mi volto di spalle e asciugo le lacrime.
<< Kristeen... >> non appena mi vede mi viene incontro, ma io scappo via.
<< Kristeen! >> lui però prende a corrermi dietro.
Le lacrime scorrono senza tregua sul mio viso e tra singhiozzi cerco di trattenere un grido di rabbia.
<< Kristeen, fermati tesoro. >>
Non appena sento chiamarmi così, mi fermo e resto di spalle per una frazione di secondi, poi mi volto lentamente.
Fisso i miei occhi nei suoi, e per la prima volta nella mia vita, sento un dolore al petto.
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