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<< Allora... Raccontami un po' di te. >> poggia il mento sul dorso della mano e mi osserva attentamente.
Assaggio un po' della mia granita e poi dico: << Non c'è niente di che da raccontare. >>
Ridacchia e poggia la schiena sullo schienale della sedia: << Tutti abbiamo qualcosa da raccontare. >>
Faccio spallucce: << Sono un tipo piuttosto riservato. >> confesso.
Annuisce: << Come vuoi. Almeno dimmi come ti sei trovata a fare questo lavoro. Parliamo di qualcosa. >>
Tossisco. << Era il lavoro dei miei sogni. Fin da ragazzina ho desiderato fare questo lavoro e mi sono impegnata tanto per arrivare fin qui. >>
<< Un successo meritato allora. >>
Lo ringrazio e prendo un altro po' della mia granita.
<< Sei sicura di mangiare
abbastanza? >> chiede.
Inarco un sopracciglio e lui indica la mia granita alla fragola.
<< Sei troppo magra e ho paura che tu non mangi per avere un fisico
perfetto. >>
Annuisco e con voce strozzata dico:
<< Certo che mangio. Cosa te lo fa pensare? >> chiedo.
<< Il fatto che tu abbia scartato tutto ciò che conteneva zuccheri e abbia scelto la granita che contiene una percentuale minima di zuccheri. >>
Incrocio le braccia al petto: << Sai la percentuale degli zuccheri che contiene la granita? >> dico ridacchiando.
Storce il naso: << Non esattamente, ma so che è piuttosto dietetica e che non c'è rischio di mettere su un po' di grasso. Esattamente quello che ti ci vuole. >>
Scuoto la testa: << Sto bene così, grazie. >>
<< Sta' attenta. Capisco perfettamente che stai svolgendo il tuo lavoro, tra l'altro il lavoro dei tuoi sogni, ma non devi mettere a rischio la tua vita per questo. >>
<< Sto bene, grazie. >>
Daniel mi guarda con sospetto e poi si limita ad annuire.
<< Perché mi hai portata qui? Era questo il tuo scopo? >> comincio ad agitarmi. Detesto quando le persone - soprattutto chi non conosco, si intromette nella mia vita dicendomi quello che devo e non devo fare.
Daniel inarca un sopracciglio: << Il mio scopo? Non capisco, di cosa
parli? >>
Poso il cucchiaino nella granita e mi alzo di scatto dalla sedia.
<< Scusami. Devo andare in bagno. >>
Daniel mi segue con lo sguardo mentre sposto la sedia da dietro di me e mi dirigo verso il bagno.
<< Ma... >> lo sento dire, ma lo ignoro e continuo la mia fuga.
Quando ritorno al tavolo, mi scuso per essermene andata via in quel modo.
<< Non sono tanto abituata alle domande. >>
Si gratta il mento: << Nessuno ti ha mai chiesto nulla della tua vita? >> chiede.
Mi siedo e poggio entrambi i gomiti sul tavolo.
Scuoto la testa, poi annuisco.
Lui ridacchia: << Non ho capito bene. Si o no. >>
Sorrido: << Non lo so. >> ammetto.
Inarca un sopracciglio: << Sei un po' strana ragazza, confusa, più che altro, credo. >>
Sospiro, poi mi scuso ancora una volta per il mio comportamento.
<< Va tutto bene. >>
Finisco di mangiare la mia granita, e lui di bere il suo caffè, è poi torniamo a lavoro.
Mi fa entrare accompagnandomi dolcemente con la mano dietro la mia schiena.
<< Te la senti di fare quegli scatti o preferisci iniziare con qualcosa di meno  appariscente? >>
Annuisco intimidita: << Preferirei. >>
Scuote la testa: << Non c'è
problema. >> sospira e a grandi passi viene nella mia direzione.
Mi prende per le spalle e mi dice che per qualsiasi cosa, io posso parlare con lui.
<< Davvero, se non ti va di fare degli scatti un giorno, e magari vorrai farli un altro, io non ho problemi. L'importante che poi si consegna il book al termine del tempo stabilito. >>
Annuisco e lo ringrazio. Gli dico che è molto gentile.
<< A me importa soltanto che stiate bene. Non mi piace tenere le modelle costantemente sotto pressione, quindi, ti ripeto, per qualunque problema, grande o piccolo che sia, tu puoi parlarmene. >>
Mi sorride e io ricambio.
<< E ora vai in camerino e indossa ciò che ti fa sentire più a tuo agio
adesso. >>
Faccio come dice e comincio a cercare tra gli abiti della collezione.
Trovo un vestito davvero carino: è tutto ricamato, giallo, mono spalla, corto fin sopra le cosce e stretto in vita.
Lo indosso e poi raggiungo Daniel.
Lo trovo impegnato a sistemare la macchina fotografica sull'asta, quando si volta verso me e mi fissa a bocca aperta.
Arrossisco di nuovo e incrocio le braccia al petto.
Dicono che è un segno di chiusura, quando non ti senti a tuo agio. E lo stesso vale quando si accavalla la gamba sull'altra.
<< Bene. Ottima scelta. >> scuote la testa e strizza gli occhi.
<< Vieni. >> mi fa cenno di posizionarmi davanti la macchina fotografica, e di posizionarmi di spalle alla parete bianca.
Faccio come dice e aspetto che mi dica cosa fare.
<< O-Okay, Kristeen. Cerca di essere il più naturale possibile. Fa' quello che ti pare. Io ti scatterò le foto. >>
Complicato. Molto complicato. Come faccio ad essere naturale quando deve scattarmi foto una persona che non conosco neanche un po', e uomo per giunta!
Bene. Prendo aria nei polmoni e poi la ricaccio.
Mi raddrizzo e mi giro leggermente di lato. Porto la gamba destra un po' avanti e la sinistra dietro, poggio il peso sulla gamba destra e porto le mani sui miei fianchi e faccio per muoverli, prima a destra a poi a sinistra.
<< Perfetta. Continua così. >> Daniel ha cominciato a scattare e stranamente non mi sento poi del tutto a disagio. Ho solo bisogno di prendere confidenza.
<< Brava. Kristeen, adesso potresti prendere i capelli tra le mani e portateli dietro? Continuando a fare quello che stavi facendo. >>
Annuisco: << certo. >> dico e faccio come dice.
Prendo i miei lunghi e ricci capelli neri e me li porto all'indietro. Muovo un po' i fianchi a destra e a sinistra e sorrido leggermente.
<< No. No. Perfetta così. Non sorridere. Cerca di essere seria. >>
Lascio i capelli scendermi sulle spalle: << Perché seria? >>
<< Fidati di me. >> dice.
Annuisco e riprendo a fare quello che stavo facendo poco fa, ma senza sorriso.
<< Sei bellissima. Brava. Molto brava. Sei una bomba. >>
Lo guardo esterrefatta.
Si ferma, << Che ho detto? >> chiede.
<< Uhm, ehm... Niente. >>
Sospira, si allontana dalla macchina fotografica posta sull'asta e viene verso di me.
<< Sei bellissima. >> dice.
Arrossisco e lo ringrazio per il complimento.
Mi accarezza la guancia e mi sorride: << Coraggio. Rimettiamoci al
lavoro. >>
Trattengo il respiro e annuisco.

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