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29

Un bacio. Un solo bacio è bastato per riuscire a toccare il cielo con un dito.
Sembra stupido dirlo, ma è così. Cosa può fare la forza di un bacio. Ti può far tremare di paura e di felicità al tempo stesso.
Ieri sera Daniel mi ha riaccompagnata a casa. È stato davvero imbarazzante.
Tutto il tragitto in macchina lo abbiamo fatto nel silenzio più totale.
Non credevo saremmo arrivati a questo punto. Ora dovremmo parlare e sinceramente ho un po' paura. E se per lui fosse solo un gioco?
Sa che non si gioca con i sentimenti degli altri? Ma aspetta! Perché io provo qualcosa per lui? Se è così quando è successo? Perché non sono stata avvisata?
Okay, adesso basta con tutte queste domande inutili, con tutte queste paranoie. Daniel non è il tipo da fare queste cose. Almeno credo.
Ma cosa dico!? Non stiamo mica insieme? Ci siamo solo baciati.
<< Basta Kristeen. >> mi dico.
Più tardi dopo pranzo andrò a parlargli.
Scuoto la testa per scacciare via il pensiero di Daniel - per ora - e continuo a fare quello che stavo facendo, ovvero pulire la cucina.
Ho preparato già il pranzo, devo sistemare le camere da letto, pulire i bagni e poi credo di poter fare una doccia prima di pranzare.
Mio padre e Vincent sono in ospedale.
Finalmente Vincent toglie il gesso, e gli resta da fare solo le terapie per recuperare.
Entro nel bagno chiudendomi la porta alle spalle, apro il box doccia e faccio scorrere l'acqua per farla diventare calda, e nel frattempo mi tolgo di dosso gli abiti sudati.
Ma guardo allo specchio e mi rendo conto di dover lavare anche i capelli.
Sbuffo, poi entro nella doccia facendomi scorrere il getto d'acqua.

Un'ora dopo sono lavata e profumata.
Mio padre e mio fratello sono appena tornati a casa. Vincent finalmente senza quell'odioso gesso.
<< Sai che adesso puoi tornare a fare le cose da te? >> dico incrociando le braccia al petto.
Annuisce rabbuiato.
<< Non vorrai mica la baby-sitter a vita? >> dico.
Scuote la testa: << Non la baby-sitter, ma la cameriera. >>
<< Be', no. Quindi impegnati e ritorna in forma il prima possibile. >>
<< Okay. >> dice sconfitto e va a sedersi a tavola, al suo solito posto. Accanto a nostro padre.
Ridacchio e lui sbuffa.
<< Sei un nullafacente. >> commenta nostro padre e Vincent spalanca la bocca come se quello che ha appena detto fosse una terribile bugia.
<< Lo sei. Non negarlo. >> continua nostro padre e io rido sempre di più nel vedere l'espressione di mio fratello.
<< Coraggio. Mettetevi a tavola che è quasi pronto. >>
<< Io sono pronto. >> alza una mano Vincent e io alzo gli occhi al cielo.
<< Quando si tratta di cibo tu sei sempre pronto. >> commento.
<< Cosa mi ha preparato di buono la mia dolce sorellona? >> sottolinea la parola "dolce".
Gli faccio una smorfia e rispondo:
<< Ho preparato, per noi... >>
E Vincent alza gli occhi al cielo: << Per noi. >> ripete.
<< ... Pollo al forno con patate e funghi come contorno. >>
Vincent spalanca gli occhi, e posso scommettere tutto quello che ho che gli è venuta l'acquolina in bocca.
<< Poi? >> chiede curioso.
<< Non ti basta solo questo? >> incrocio le braccia al petto e lui scuote la testa.
<< Sai che mi sazio solo con un misero secondo? >> domanda.
<< No, per questo ti ho preparato un paio di pancake. >> dico divertita.
<< Cosa?! Mi stai prendendo in
giro? >> esclama e io scuoto la testa.
<< Questo per dimostrare che voglio bene al mio dolce fratellino. >> ed esattamente come ha fatto lui prima, calco la parola "dolce".
Si alza e viene da me. << Sei la sorellona migliore del mondo e la mia preferita. >>
<< Sono sempre l'unica che hai. Se poi hai un'altra sorella e non mi hai detto niente questo non lo so. >> dico e lui mi abbraccia.
<< L'unica. Sei l'unica. >>
Ridacchio: << Okay, ma adesso vai a sederti. >>
<< Il dottore ha detto che devi andarci piano, non devi sforzare troppo né la gamba né il braccio. >> lo rimprovera nostro padre.
Vincent si siede e annuisce.
<< Hai ragione. >>
Caccio il pollo dal forno e comincio a preparare i piatti, poi li servo. Ci sediamo e pranziamo finalmente tutti insieme senza che nessuno ci disturbi.

Come avevo detto voglio parlare con Daniel, ed è per questo che ora mi trovo davanti casa sua.
Devo ammettere che sono molto agitata. Guardo la sua casa e la paura mi paralizza, non riesco a fare un altro passo. Resto immobile dove sono pensando a cosa fare. Daniel probabilmente è lì dentro, ma se non c'è? In quel caso mi farebbe solo un piacere. Cosa faccio?
Mi costringo a camminare e ad arrivare davanti la porta di casa, ma proprio quando sto per alzare la mano e suonare il campanello, sento la sua voce dietro la porta - probabilmente sta parlando con qualcuno - e il panico mi assale. Tiro via la mano e scappo.
Mi nascondo dietro il cespuglio del suo piccolo giardino, e lo vedo aprire la porta, ha il cellulare in mano.
Indossa un paio di pantaloni neri e una camicia bianca che mette in risalto la sua carnagione olivastra.
I suoi capelli castano scuro sono sistemati per bene ai lati con il ciuffo davanti leggermente alzato. I suoi occhi verde-azzurro che brillano più che mai.
D'un tratto il mio cellulare prende a squillare. Lo prendo all'istante per evitare che lo senta e che scopra che mi trovo qui.
Leggo il suo nome sullo schermo è quasi mi prende un colpo.
Alzo gli occhi su di lui e lo osservo incantata.
Decido di rispondere.
"Pronto." Sussurro.

"Hei!" Esclama.

"Daniel, dimmi." La mia voce è ancora un sussurro.

"Che fai? Ma che hai? Perché sussurri?"

Alzo gli occhi al cielo. Cosa mi invento ora?
"C'è... C'è... Mio fratello che sta dormendo e non vorrei svegliarlo."
Dico.

"Ah, okay. Senti... Hai da fare? Mi chiedevo se..."

"Si. No. Cioè sono impegnata, mi dispiace. Ho ancora tanto da fare a casa. Scusa."
Cosa ho fatto?
"Kristeen perché gli hai mentito" una voce dentro di me mi rimprovera.

"Okay, allora ci sentiamo più tardi."

"O-Okay..." mi limito a dire. Riattacchiamo e poi lo guardo andare allontanarsi da casa sua.
Cosa faccio? Credo sia meglio se me ne torno a casa, così esco dal cespuglio in cui mi sono nascosta e mi incammino verso casa, per fortuna dalla parte opposta dove è andato Daniel.
<< Papà, sono a casa. >> dico non appena varco la soglia di casa.
<< Kristeen, tesoro. Vieni. >> sento la voce di mio padre provenire dalla cucina, così lo raggiungo.
<< Papà, dimmi. Ti serve... >> mi zittisco all'istante non appena mi rendo conto che è in compagnia.
<< Ciao. >>
Una donna bionda di mezza età seduta accanto a mio padre mi sorride dolcemente.
Guardo le loro mani unite e capisco che si tratta di Hanna.
<< Salve. >> improvvisamente mi intimidisco.
<< Chiamami Hanna. >> i suoi occhi verdi brillano, non ho mai visto occhi così lucenti.
Si alza e viene nella mia direzione e anche io mi avvicino; stringiamo amichevolmente la mano e poi mi siedo anche io.

Hanna è rimasta a pranzo e per tutto il pomeriggio. Abbiamo chiacchierato molto, parlato del più del meno, abbiamo parlato delle nostre passioni, del mio lavoro, del suo e di tante altre cose: tipo se ho un fidanzato.
Lei lavora come estetista in città, ha detto di andarla a trovare qualche volta.
<< Ti regalo un massaggio, o un trattamento in sauna. >> mi ha detto e non ho potuto dire no. Mi piace Hanna e credo andremo d'accordo d'ora in avanti.
<< Ti piace Hanna? >> chiede Vincent facendomi tornare alla realtà.
Annuisco.
<< Anche a me. >> dice, poi aggiunge:
<< Non hai conosciuto le figlie? >> chiede.
Svuoto la testa.
<< Sono bellissime. Soprattutto
Roxy. >> si passa una mano tra i capelli tutto rosso in volto.
Scoppio a ridere e mi avvicino a lui, gli do una gomitata affettuosa e gli rivolgo un sorrisetto furbo: << Ti piace, eh? >>
Ridacchia diventando ancora più rosso.
Mio fratello si è preso una cotta e purtroppo della ragazza sbagliata.
La figlia di Hanna. Se tra loro le cose andranno bene, e magari un giorno decidano di sposarsi, Roxy e la sorella diventeranno nostre sorellastre, diventeranno di famiglia e la cosa non potrebbe funzionare.
Abbraccio mio fratello e lui mi stringe a se.
<< Vincent lo sai che... >>
<< Lo so. >> mi interrompe. << Le starò alle larga. >>
Mi dispiace dirlo. Ma credo sia meglio così per lui, e per nostro padre.

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