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24

<< Non avere paura. Ti ho detto che resterò qui con te. >>
Sto tremando come una foglia tra le sue braccia.
<< Hai chiuso tutto? >>
Annuisco e chiudo gli occhi sentendomi completamente al sicuro nel suo abbraccio.
<< Vieni. >> mi prende per mano e cammina verso il corridoio guardandosi attorno, anche se non si vede niente, solo di tanto in tanto la luce dei fulmini illumina la casa.
<< Daniel, cosa cerchi? >> chiedo spaventata perché un fulmine è appena caduto proprio vicino casa.
<< Il bagno. Dov'è? >> chiede.
<< Qui. >> lo tiro in direzione del bagno e poi gli chiedo il perché.
<< Mia nonna diceva sempre che il posto più sicuro durante un fenomeno di uragano, è il bagno. >> spiega sicuro di se.
<< Quindi dovremmo restare chiuso qui dentro fino a quando non arriverà e sarà andato via? >>
<< Si. >> dice e io continuo a tremare tra le sue braccia.
<< Kristeen, hai paura? >>
Annuisco: << Si. Ho paura, e anche il buio poi non aiuta per niente. >> borbotto.
Mi chiede se ho candele da poter accettare e io gli dico che non importa.
<< Dovresti uscire di qui ed è pericoloso, e poi non voglio che mi lasci sola. >>
<< Sei sicura? >>
<< S-Si. >> balbetto.
Sospira e mi abbraccia forte: << Va bene. Allora non mi allontano. >>
Poggio le mani sul suo petto e chiudo gli occhi mentre lui mi stringe sempre di più a se e sempre più forte.
<< Eccolo. >> sussurra, alzo gli occhi e ascolto il vento forte. Si sentono rumore di tutti i tipi, dagli alberi che si spezzano, oggetti volanti, di tutto e di più.
Sprofondo con il viso nel petto di Daniel e lui mi bacia da sopra i capelli.
<< Ho paura. >> sussurro con le lacrime agli occhi.
<< Sssh... >> mi accarezza il viso.
<< Ci sono io qui con te. Tranquilla. Adesso passa tutto. >>
È molto dolce con me Daniel, a dire il vero lo è sempre stato.
Quindici minuti dopo siamo ancora chiusi nel bagno, seduti a terra, l'uno tra le braccia dell'altro.
<< È passato. >> dice, allora io mi sposto un po' sciogliendo l'abbraccio e prendendo le distanze.
<< Va tutto bene? >> chiede premuroso e spostandomi una ciocca di capelli che mi è ricaduta sul viso.
Annuisco imbarazzata e sospiro guardandomi intorno e finalmente ritorna la luce.
<< Credo sia meglio... >> indico la porta del bagno e Daniel annuisce.
<< Si. >> non mi lascia finire la frase.
Ci dirigiamo in cucina e gli chiedo se vuole bere qualcosa e scuote la testa.
Daniel mi guarda intensamente negli occhi facendomi sentire terribilmente in imbarazzo.
Mi volto di spalle e incrocio le braccia al petto: << Non devi guardarmi in quel modo. >> dico, e quando mi volto, lo trovo alle mie spalle. Sussulto e faccio un passo indietro.
Finisco contro la porta, lui poggia una mano su di essa, l'altro braccio lungo il fianco, e tiene in mano una cartella: probabilmente dentro ci sarà la rivista contenenti le mie foto.
Mi fissa con un sorrisetto malizioso disegnato sulle labbra.
Faccio un passo avanti, sono vicinissima al suo viso, è così alto che sono costretta ad alzare la testa per guardarlo in volto.
<< Ti ho detto che non devi fissarmi in quel modo. >> dico con tono secco.
Ridacchia. Si avvicina di più a me e mi costringe a poggiarmi alla porta. China la testa e si avvicina alle mie labbra, si ferma a pochi millimetri, poi mi sfiora il naso con il suo e lo strofina.
Mi manca l'aria. Sento il suo fiato caldo sul mio viso quando parla:
<< Va bene, tesoro. >>
Si allontana e a me sembra di riuscire a respirare di nuovo.
Il mio petto si alza e si abbassa a ritmo del mio respiro.
<< C-Cosa sei venuto a fare, allora? >>
<< Ti avevo detto che ti avrei portato la rivista perché volevo guardarla insieme a te. >> spiega.
Spalanco gli occhi, << Ma Daniel, non hai sentito i telegiornali? >> incrocio le braccia al petto, << Non so se ti sei reso conto che sei arrivato giusto in tempo prima dell'arrivo dell'uragano! >> esclamo. Non è possibile che abbia rischiato così tanto solo per guardare una stupida rivista insieme.
Sospira e si passa le mani tra i capelli:
<< Tesoro, non ti arrabbiare. Volevo vederla con te. Che male c'è? >>
Aggrotto la fronte e la rabbia prende il sopravvento.
<< Non posso credere che tu sia così irresponsabile. Daniel, avresti potuto rischiare la vita se fossi arrivato qualche minuto più tardi. >>
Annuisce: << Si, lo so. Ma sono qui, con te, e stiamo bene. Entrambi. >>
Si avvicina e io faccio un passo indietro.
Se ne accorge e si scusa.
<< Senti, se è per quel giorno al campeggio mi dispiace. >>
Trattengo il fiato, e quando sto per parlare e dirgli che non deve farlo più, lo squillo del mio cellulare me lo impedisce.
Lo prendo e leggo la scritta "Papà" sullo schermo.
<< Un attimo. >> dico rivolgendomi a Daniel che mi sta di fronte e rispondo.
<< Papà, tutto bene? Come state? >>
Daniel mi guarda restando in silenzio.
Spalanco gli occhi e scoppio a piangere e subito Daniel mi abbraccia.
<< Arrivo subito. >> riattacco e mi sciolgo dal suo abbraccio.
<< Devo andare! >> urlo disperata.
Mi chiede cosa è successo per essermi agitata in questo modo e gli spiego che mio fratello è rimasto ferito.
<< È grave? >> chiede preoccupato.
Scuoto la testa: << Non lo so. Mio padre ha detto solo che gli è caduta una trave addosso e lo hanno portato in ospedale. >>
Daniel mi stringe forte per cercare di calmarmi.
<< Okay, vieni. Ti accompagno. >> mi prende la mano e si incammina verso la porta d'ingresso, allora io tiro via la mano e mi fermo, lui di volta e io scuoto la testa.
<< No, grazie Daniel. Non posso. >>
<< Suvvia Kristeen. Non dire stronzate! Vuoi andare da tuo fratello? Ti accompagno io, non ti lascio andare da nessuna parte in queste condizioni, sei troppo sconvolta. >>
Mi prende la mano e mi attira a se.
<< Non ti lascio sola, tesoro. >> mi sussurra all'orecchio.
Avvolgo le braccia attorno ai suoi fianchi e mi stringo forte a lui.
<< Grazie, Daniel. >>
Mi prende il viso tra le mani e mi bacia sulla guancia. Trattengo il fiato, poi andiamo via.

<< Papà! >> corro nella sua direzione non appena lo vedo.
<< Kristeen, stai bene? >> mi abbraccia.
<< Si, sto bene. Tu? >> guarda me, mi accarezza le guance, poi guarda alle mie spalle.
<< Signore... >> la voce profonda di Daniel mi tranquillizza un po'.
Saperlo qui con me mi rilassa, anche se non dovrei.
<< Ciao. Tu sei... >>
<< Papà, lui è Daniel Martin. Il fotografo, ricordi? >> dico, << È venuto anche alla mia festa di compleanno. >> spiego meglio, magari così ora ricorda.
<< Ah, si. Certo. Ora ricordo. È il fotografo che ha realizzato i tuoi
scatti. >>
Daniel gli sorride e gli stringe la mano.
<< Lieto di rivederla. >> sembra intimidito da mio padre.
Sposto lo sguardo da Daniel a mio padre.
<< Papà, Vincent? >> chiedo in preda all'ansia.
Annuisce e mi sorride: << Sta bene. I dottori dicono che è fuori pericolo, ha solo una gamba e un braccio rotto. È stato fortunato che la trave non l'abbia colpito alla testa. >>
Tiro un sospiro di sollievo e mi sento meglio.
<< Ora dovremmo sopportarlo fino a quando non si sarà rimesso del
tutto. >> dice mio padre dandomi una pacca affettuosa sulla spalla e io alzo gli occhi al cielo.
<< Non me ne parlare. Già
immagino. >> e scoppiamo tutti a ridere.
Daniel mi sta accanto e di tanto in tanto mi lancia un'occhiatina.
Averlo accanto mi piace, e ora che abbiamo chiarito le cose, tutto può tranquillamente tornare come prima.

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