21
<< Tesoro... >> Daniel mi chiama dall'ufficio di Freddy.
Mi fermo di colpo e comincio ad agitarmi. Cosa mi vorrà dire?
Mi volto e cammino a passo lento verso l'ufficio, mi affaccio senza entrare.
<< Dimmi. >> dico cercando di mostrarmi il più tranquilla possibile, ovvero il contrario di quello che sono.
<< Non stare lì. Puoi entrare? >>
Mi raddrizzo e porto le mani dietro la schiena intrecciando le dita.
<< È importante, Daniel? >>
Lo vedo trattenere il respiro per un istante e pensarci su. Incrocia le braccia al petto: << Per me
abbastanza. >>
Io invece non voglio parlare. So già di cosa vuole parlare, ma io no. Assolutamente.
Scuoto la testa: << Se non è importante, scusami ma devo tornare a casa. >> faccio per andare via.
<< Ti... Posso accompagnare io. >>
Scuoto la testa: << No, Daniel.
Grazie. >> gli sorrido.
Daniel annuisce deluso e io vado via.
<< Vai già via? >> Freddy mi viene incontro a braccia aperte e io mi ci butto dentro.
<< Si. >> avvolge le braccia attorno a me stringendomi forte a se.
Sospiro.
<< Tutto bene? >> chiede preoccupato e scioglie l'abbraccio per guardarmi in volto.
Annuisco e forzo un sorriso che non è per niente convincente perché Freddy mi chiede ancora una volta se va tutto bene.
Mi porto le mani tra i capelli e annuisco ancora: << Bene. Devo andare
a casa. >> mi limito a dire.
<< Va bene. Ci vediamo domani. >> dice e io annuisco, poi finalmente vado via dell'edificio, lontano da Daniel.
Dopo quello che è successo l'ultima volta, mi sento parecchio a disagio stare in sua compagnia, per questo preferisco stargli a distanza, anche se a quanto pare lui non vuole affatto.
Non appena arrivo a casa, mi metto subito ai fornelli. Tra un po' mio padre e mio fratello torneranno a casa, e come tutte le volte che vanno a pesca, torneranno affamati.
Decido di preparare qualcosa di salutare e semplice e veloce da preparare. Saranno qui a momenti e non voglio farmi trovare impreparata.
Se non fosse stato per il fatto che Freddy mi avesse chiesto di passare dal suo ufficio questa mattina - che poi non era lui a volermi - me ne sarei stata tranquillamente a casa.
Venti minuti dopo, mio padre e mio fratello sono di ritorno e stanno già divorando tutto.
<< Che dite, posso mangiare qualcosa anche io? >> frigno.
Il mio stomaco ha cominciato a brontolare e vorrei riempirlo con qualcosa, ma nessuno dei due me lo permette.
<< Tu non hai già mangiato? >> chiede mio fratello alzando a stento la testa dal piatto.
Scuoto la testa e incrocio le braccia al petto.
<< Quindi dobbiamo dividere il pranzo con te? >> chiede deluso guardando il suo piatto quasi vuoto.
<< Si, Vincent. >>
Mio fratello alza gli occhi al cielo e sbuffa. << Io credevo lo avessi preparato solo per noi. >> frigna.
Scuoto la testa e mi porto le mani tra i capelli; ma può essere tanto stupido?
<< Dacci un taglio ragazzino e fai mangiare anche me. >> dico quasi irritata. Non ci vedo più dalla fame e qualsiasi cosa ora mi da sui nervi.
Vincent alza le mani in segno di resa e io prendo finalmente da mangiare.
<< Ragazzi, a volte non so se siete bambini o due giovani adulti. >> commenta mio padre esasperato.
<< Due giovani adulti che litigano come bambini, e sta' zitto che anche tu ti sei buttato nel piatto senza nemmeno chiedermi se avessi mangiato. >> borbotto incrociando le braccia al petto.
<< Hai mangiato? >>
Lo guardo di sbieco e prendo un boccone rivolgendogli poi un finto sorriso.
Dopo pranzo sparecchio la tavola e metto in ordine, poi mi chiudo in camera e mi sdraio sul letto a pancia in su per rilassarmi. Guardo il soffitto e penso all'altro giorno.
Scuoto la testa per scacciarlo, ma ritorna sempre.
Mi metto a sedere e per la miseria che non riesco a trovare pace da quando sono tornata da quel viaggio con Daniel.
Il viaggio di ritorno è stato molto lungo. Mi è sembrato durare un eternità.
Il mio cellulare comincia a squillare facendomi sussultare. Mi metto subito a sedere sul letto e lo cerco al mio fianco, ma lo trovo sul comodino accanto al letto. Lo prendo e leggo chi è che mi cerca: Daniel. Sospiro e fisso lo schermo non sapendo cosa fare.
Rimetto il cellulare dov'era prima lasciandolo squillare, sperando che prima o poi smetta, e invece non appena smette, riprende a squillare di nuovo.
Sbuffo, mi giro dal lato del comodino, prendo il cellulare e lo spengo, poi lo metto nel cassetto e mi sdraio di nuovo a pancia in su. Chiudo gli occhi e finalmente la pace dei sensi.
<< Kristeen... >> la voce di mio padre mi sveglia. Apro gli occhi e rivolgo lo sguardo a lui.
<< Vuoi cenare? >> chiede.
Spalanco gli occhi e scatto sul letto mettendomi seduta.
Faccio per prendere il cellulare dal comodino, ma non lo trovo, poi ricordo di averlo messo nel cassetto, spento.
<< Che ore sono? >> chiedo un po' assonnata. Come ho fatto ad addormentarmi? Non me ne sono resa conto!
<< Le 21:18. >> mi informa e io annuisco ringraziandolo.
<< Arrivo tra poco. >> dico con un sussulto e sospirando.
Mio padre mi sorride ed esce dalla mia camera chiudendosi la porta alle spalle.
Riaccendo il cellulare e subito mi arriva un messaggio: "Non so se sia il caso di chiamarti come mio solito, ma comunque vorrei sapere se stai bene. Non ti fai sentire e non rispondi al cellulare e sinceramente sono un po' preoccupato. Ti prego, chiamami."
Daniel insiste, ma io non ce la faccio a parlargli, a stare in sua compagnia. Non posso fare finta che non sia successo niente, non posso fare finta che non abbia tentato di baciarmi.
Mi sento troppo a disagio ora con lui; magari è solo un momento, magari mi passerà, ma ora voglio fare come sento di fare: e sento che stargli lontana sia la cosa migliore.
Decido comunque di inviargli un messaggio per rassicurarlo. Non voglio che si preoccupi, così gli scrivo che sto bene e che sono solo stanca.
Daniel si preoccupa sempre per me e questo, non lo nego, mi piace.
Però ora ho bisogno di stargli un po' lontana, forse ci siamo avvicinati un po' troppo e lui ha interpretato male la cosa: io non sono interessata alle relazioni. Non ora, questo è ovvio. Voglio solo concentrarmi sul mio lavoro e realizzare il mio più grande sogno.
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