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6. Corsa verso il baratro (REV)

- Dove stai andando, Severus?

Le ombre della sera si allungano sul fogliame scuro, mentre la voce decisa di Silente mi richiama sul limitare della Foresta Proibita.

- Cosa fai, adesso: mi segui? – rispondo con dura e seccata ironia. – Non eri tu quello che si fidava completamente di me?

- Certo che mi fido! – ribatti con calma, neppure sfiorato dai miei modi sgradevoli. – Ma voglio evitare che tu perda il tuo prezioso tempo cercando ancora una soluzione che non esiste.

La tua voce si è indurita.

- Rassegnati!

Un'esortazione, secca come un ordine.

Come sempre sei informato di tutto ciò che accade nella scuola e sai che non mi sarei mai rassegnato, che avrei cercato una soluzione per la tua mano fino all'ultimo momento possibile.

Non importa se anche io ormai non credo più in questa evenienza: ho un assoluto bisogno di aggrapparmi a un'impossibile illusione per tirare avanti, nell'attesa che l'inferno richiuda di nuovo le sue pesanti porte su di me, come già è stato in un tempo lontano.

- Ne abbiamo discusso decine di volte: uccidermi è l'unica soluzione possibile e dovrai sfruttarla al meglio per riconquistare la fiducia di Voldemort. – affermi per l'ennesima volta, ripetendo parole che conosco a memoria. – La tua presenza al suo fianco, accettata senza più che l'ombra del dubbio la lambisca, è essenziale per individuare l'Horcrux che ancora non conosciamo e in quali nascondigli sono celati gli altri. Solo tu puoi aiutare Harry, ormai!

- Non è vero! - rispondo irritato. – Finora le tue brillanti deduzioni sono state insostituibili per trovarli. E' solo questione di tempo...

- È questo il problema, Severus! Sai che il mio tempo è contato! – m'interrompi deciso.

- Solo perché rifiuti irresponsabilmente di bere la mia pozione! – sibilo stizzito.

- Non intendo bere il tuo sangue, Severus, né permetterti di replicare ancora quell'incantesimo infernale: è fuori discussione! – ribadisci con durezza, alzando il tono di voce.

Ti guardi alle spalle: la Foresta Proibita intorno a noi sembra tranquilla e deserta.

- Però non ti sei fatto scrupolo di chiedermi di ucciderti, vero? – ringhio, il volto deformato da una collera impotente. – Dai tutto per scontato, Albus: potrei anche aver cambiato idea!

- Ormai me l'hai promesso, Severus, ricordalo. Piuttosto, devi tenere d'occhio il nostro giovane amico Serpeverde. – continui ammiccando, più tranquillo dopo aver ristabilito quelli che, secondo te, sono patti definiti e incontrovertibili. – Draco è terrorizzato e sta diventando un pericolo, più per sé e per gli altri allievi che non per me.

*

Ti ho sottovalutato, Potter: non pensavo che avresti mai provato un incantesimo sconosciuto su un compagno di scuola.

Quell'incantesimo era "Contro i Nemici", Potter, era scritto in modo chiaro sul mio libro, ma tu lo hai provato, senza conoscerne gli effetti, su un tuo compagno: consideri Draco alla stregua di un nemico?

Hai rischiato di ucciderlo, ed io sarei perito con lui, a causa del Voto. Per fortuna ho udito gli strilli di Mirtilla e nessuno conosce meglio di me il necessario contro-incantesimo.

Il Sectumsempra è Magia Oscura, Potter, credo che ti sia chiaro che il Principe Mezzosangue non andava tanto per il sottile in queste cose: del resto, aveva tutte le sue buone ragioni per farlo, visto come tuo padre e quel bastardo di Black lo tormentavano.

Ma è Magia Oscura e non mi aspettavo che la usassi con tale facile superficialità.

E' pericolosa, Potter: non sono riuscito a farti entrare in testa nemmeno questo concetto, con le mie lezioni di Difesa?

Cerchi di mentire, proprio a me.

E' ridicolo!

Il mio libro ti galleggia in primo piano nella mente: non sono riuscito a insegnarti nulla, neppure in Occlumanzia.

Ma Silente ha avuto ragione: il Principe, invece, riesce a insegnarti ogni cosa.

Peccato che sia più pericoloso di quanto Albus avesse stimato.

Ti ho chiesto di portarmi i tuoi libri. Tutti. Ma il testo di Pozioni Avanzate che c'è nella tua borsa non è quello giusto.

Cerchi di prendermi in giro, con lo stupido soprannome del tuo amico Weasley.

Però, inaspettato, trovo altro nella tua mente: tu ci tieni molto a questo libro.

Non riesco a credere alle emozioni che percepisco in te: gli sei riconoscente per averti insegnato tante cose e lo consideri alla stregua di una guida.

Ma c'è altro e questa è la cosa più incredibile: per te il Principe è come un amico, di cui ti fidi pienamente, di cui cerchi sempre l'aiuto. Stimi l'intelligenza del Principe e apprezzi le sue profonde conoscenze magiche.

Sei bugiardo e imbroglione, Potter, ma non intendo toglierti il libro che hai nascosto chissà dove: non voglio, non posso, privarti dell'unica parte di me che ammiri in modo incondizionato.

Leggilo fino in fondo, Potter, potrà esserti molto utile perché ci sono alcuni incantesimi, ma anche nuove pozioni da me inventate, che nessun altro al mondo conosce: sono sicuro che tua madre l'ha mostrato solo a tuo padre, così i miei segreti sono periti con loro.

Ma non sperimentare gli incantesimi ostili sui ragazzi: potrebbe essere più pericoloso di quanto credi. Il Principe Mezzosangue, a quel tempo, si era già incamminato sulla strada che portava alla perdizione: c'era una guerra in atto, allora come adesso, ma il Principe stava dalla parte sbagliata.

Ma ora, non più.

Ora ha capito.

Troppo tardi, ma infine anche il Principe ha capito.

*

I mesi passano, lenti e dolorosi, con il sole di questa inoltrata primavera che ogni giorno sorge su una terribile aspettativa di morte.

Non la mia morte, purtroppo.

Non c'è alcuno scampo: Albus non intende cedere!

A fine giornata il sole tramonta piangendo in quello che, ogni sera, mi sembra sempre più un lago di sangue, ed io mi accingo ad affrontare un'altra notte affastellata di incubi del passato che mi annunciano spietati quelli del mio nuovo futuro.

Non ho più notizie di Crystal: non ho chiesto nulla, non voglio sapere nulla.

Avere la conferma che è felice tra le braccia di un altro è indicibile tormento, eppure è una dolce consolazione essere certo che, almeno lei, potrà ancora essere felice.

Evito con cura di metter piede a Grimmauld Place: non è necessario e non avrei la forza di rivedere i suoi occhi privi d'amore per me.

Ogni notte rimando sempre più a lungo il temuto momento in cui il sonno cattura la mia mente e cammino, procedo lento inoltrandomi nella Foresta, dove solo la luna può vedermi, quando fa capolino dalle nuvole, e ogni suo candido raggio mi ricorda la perduta felicità.

Continuo a distillare la pozione per Lupin, ogni mese sempre più perfetta e lui, stupito dal portentoso effetto, mi invia pergamene piene di sentiti ringraziamenti per la libertà dalla bestia che ogni mese gli regalo.

Lo faccio solo per Crystal, il mio adorato e perduto amore, sperando di poter aiutare la sua felicità e quando rimesto il calderone una lacrima vi cade dentro.

Se non mi vergognassi, anche solo a pensarlo, potrei asserire che sono le mie straziate lacrime d'amore a rendere così efficace la pozione per l'uomo che, in questo momento, può bearsi del suo splendido sorriso e godere dei baci della donna che avrebbe potuto essere mia.

Pronuncio il tuo nome

nelle notti buie,

quando gli astri vanno

a bere alla luna

e dormono gli alberi

delle foreste cupe.

Ed io mi sento vuoto

di passione e musica.

Orologio impazzito che canta

morte ore antiche.

Pronuncio il tuo nome

In questa notte buia,

ed il tuo nome suona

più lontano che mai.

Più lontano delle stelle,

più dolente della pioggia quieta.[1]

Io, invece, trascino piano i miei passi tra le radici nella cupa Foresta, avvolto nella pioggerella leggera, e sommesso sussurro il nome del mio amore: ogni volta che le adorate sillabe lasciano le mie labbra tremanti, so d'averla perduta un poco di più e il vuoto si allarga, congelando il mio cuore.

Ancora un altro stanco sussurro e il suo nome, gioiello prezioso, s'innalza nell'aria scura, volando sempre più lontano e irraggiungibile, oltre le stelle e le mie svanite illusioni.

*

Nella bufera rabbiosa,

la vela gonfia di vento,

lui viene spingendo la barca.

Nell'oscurità della notte oscura

come pauroso e mortale veleno,

pare che il cielo infranto

s'inabissi nel mare:

lui viene avanti scomparendo

nel seno d'onde alte e rabbiose

senza pace e senza meta.[2]

Il vento ulula intorno a me, rabbioso nella notte nera: la veste bianca del vecchio canuto si confonde con la vela, poi diventa essa stessa la vela di una barca impazzita che si getta nel gorgo impetuoso delle onde.

Il suo sorriso brilla, occhi di stelle mi fissano, vuoti di vita, in questa tenebrosa notte: sta bevendo la pozione distillata con il mio sangue.

Ma... un momento! Il colore non è quello giusto: no, Albus, non bere, è un veleno mortale!

La coppa si rovescia e le onde si tingono di rosso, mentre il cielo, spaccato dal Marchio di morte, è risucchiato nel gorgo che ha già inghiottito la barca.

Un lampo verde squarcia la notte e Albus scompare nei flutti, gridando il mio nome, divorato dalle mie orrende parole di Mangiamorte.

Per un istante rimane sospesa solo l'ombra tenue del suo sorriso.

Poi il buio, gelido e nero, torna a soffocarmi.

*

Non me ne sono reso conto, ma la stanchezza ha vinto la mia resistenza e sono scivolato negli incubi del sonno: adesso sono di nuovo sveglio, madido di un sudore gelido.

Questa è una notte infinita e memorie strazianti tornano a torturare senza alcuna pietà la mia anima, persa in questo soffocante labirinto di dolore.

*

Sei andato via con Potter, che è quasi peggio che se te ne fossi andato da solo.

Peggio per il mio orgoglio, calpestato e ignorato, anche se so che il ragazzo ha bisogno d'essere testato sul campo.

Ma ha ancora così tante cose da imparare: come potrà aiutarti?

Ti sarà solo d'impaccio e, alla fine, vi caccerete nei guai e sarò io a dover rimettere insieme i cocci, ammesso mai di ritrovarli, e sperando ancora una volta d'arrivare in tempo.

Mi hai detto di aspettarti e rimanere all'erta; obbedisco, come sempre, e attendo nella notte estiva stranamente fredda dopo il lungo temporale.

O, forse, il gelo è solo dentro di me, nella mia anima che trema sapendo quale terribile ora si sta avvicinando.

Non riesco a restare fermo nel sotterraneo: ho provato a leggere, ma i miei occhi inquieti si rifiutano di mettere a fuoco le lettere.

Si fa cupa la sera. Si gela. Il pontile

ha un brivido e la risacca geme nel suo legno

canoro, poi ricade pesante

su un ritmo brutale come la noia tetra

che un tempo martellava i miei colpevoli giorni:

solitudine del cuore nel vuoto dell'anima,

la lotta dei mari e dei venti dell'inverno,

l'Orgoglio vinto, straziato, che rantola e declama,

e questa notte in cui serpeggia un agguato infame,

catastrofe fiutata, preannuncio dell'Inferno.[3]

Sono uscito nella notte, verso il lago nero, e percorro adagio il lungo e scricchiolante pontile, la bacchetta a illuminare il passo successivo.

Le piccole onde sciabordano appena e s'infrangono sui pali di sostegno, perdendosi nel nulla intorno a me, mentre attendo che il mio triste destino si compia, figlio di colpe passate, tante volte già pagate, ma che ancora esigono, insaziabili, il penoso obolo.

Il mantello fluttua nell'aria tesa e la mia anima geme, come le vecchie assi di legno, contorte e spaccate, sulle quali cammino.

La notte è nera, senza luna e senza stelle: sembra la notte giusta in cui la speranza debba morire.

Dovrò essere io a ucciderla.

Un sospiro mi esce dalle labbra sottili e pare un lamento: le folli scelte d'un tempo, gli errori e le colpe d'un giovane fiero e ambizioso che voleva solo essere stimato per quel che sapeva di valere, si abbattono su di me come venti furiosi e mi spingono verso l'abisso.

Il mio orgoglio è sconfitto: vorrei potermi gettare ai piedi delle mie vittime a implorare la pietà che non ho avuto con loro.

La pietà che Albus non mi permette di avere con lui.

Rimarrò solo, senza più un'anima, nel cuore solo l'infinita disperazione di chi non merita alcun perdono.

Odiato da tutti.

Sento che l'ora è vicina: l'odio serpeggia e brucia sul mio braccio, mentre l'agguato è ormai teso. Presto un orrendo lampo verde mi spalancherà le porte dell'inferno ed io le varcherò volontariamente.

Per eseguire i tuoi ordini, Albus.

Perché tu vuoi così.

Perché ti fidi di me.

Perché non posso deluderti.

I miei incubi tingono il vuoto notturno

dell'ombra che non scompare alla luce lunare,

e l'anima si fa goccia indistinta nel rimorso.

Il tuo sorriso increspava d'argento

gli oceani che cullavano il tuo nome dentro me

finché ti ho smarrita tra le onde,

ma naufrago io non trovo requie dal dovere,

e le mie rive sempre cerco nel rimorso:

ad affondare è l'anima priva d'approdo.[4]

*

E' quasi mezzanotte e il castello tace.

Sono tornato nel sotterraneo: aspetto immobile il tuo ritorno da oltre un'ora; dove diavolo sei finito, Albus?

All'improvviso, il piccolo Vitious irrompe nello studio urlando che i Mangiamorte hanno fatto incursione nella scuola.

Ha il fiatone e si stringe il petto.

Il mio cuore cessa di battere per un istante e annaspo, incapace di riempire d'aria i polmoni.

È giunto il momento e l'inferno mi attende oltre la porta.

Non riesco a capire come Draco sia riuscito a far entrare i Mangiamorte nell'invincibile Hogwarts, come abbia potuto portare quegli assassini proprio qui, nella sua scuola, dove ci sono i suoi amici.

Ancora una volta Albus aveva ragione: un ragazzo terrorizzato può essere molto pericoloso ed io ho fallito l'essenziale compito di vigilare su di lui.

Vitious è pallido come uno straccio e sembra stare male, ma mi incita a seguirlo per dare battaglia ai Mangiamorte: non posso permetterglielo, non è in grado di combattere in quelle condizioni.

Inoltre, non ci deve essere alcuna lotta nella scuola: lo impedirò, non voglio che ci siano feriti tra gli studenti e neppure tra i professori.

Quando avrò fatto ciò che devo fare, tutto sarà finito e farò in modo che i Mangiamorte lascino la scuola senza causare danni: possiedo la necessaria autorità per farmi obbedire.

Mi dispiace, Filius: è necessario per tutelare la tua incolumità.

- Stupeficium!

Il sibilo metallico della mia voce incontra lo stupore dei suoi occhi, mentre cade a terra con un tonfo sordo.

Ed io comincio a correre. Verso il baratro.

Una corsa brevissima: Granger e Lovegood sono fuori della mia porta.

Cosa diavolo ci fanno due studentesse in giro a quest'ora? Perché non sono al sicuro nei loro dormitori?

Devo assolutamente tenerle lontano dal pericolo, così le mando a soccorrere il piccolo Vitious, sperando che l'incombenza le trattenga per il tempo necessario a far allontanare i Mangiamorte dalla scuola.

Riprendo a correre verso la torre di Astronomia, come Filius mi ha indicato, dove il maledetto Marchio di morte di Voldemort infetta il cielo della mia amata Hogwarts: un oltraggio che non avrei mai creduto possibile.

Salgo a due a due i gradini di marmo della grande scalinata della Sala d'Ingresso, il mantello che ondeggia alle spalle e la bacchetta ben salda in mano.

Sono vivo: quindi il Voto non è stato infranto.

Cosa significa?

Albus ha convinto Draco a recedere dalle sue intenzioni, o il ragazzo ha già lacerato la propria anima ed io, ancora una volta, ho tremendamente fallito?

Mentre mi avvicino di corsa alla base della torre, sento sempre più distinti i rumori della battaglia: le urla s'incrociano gridando incantesimi, gli strepitii e i lampi di luci delle maledizioni rimbalzano impazziti sui muri.

Mi getto tra loro, incurante di tutto se non del tempo che trascorre troppo rapido e di un'anima che sta precipitando nel baratro.

Quella di Draco?

O arriverò in tempo per scagliare la mia anima all'inferno, al posto della sua?

La torre più alta del castello: neppure a metà scala sono già senza fiato e il cuore mi scoppia in petto.

Devo riuscire a respirare e mantenere una lucidità perfetta: sarà essenziale quando sarò là sopra, quando vedrò Albus davanti a me.

Avrò il coraggio di ucciderlo?

E la morte piovve nel vuoto prima di me,

e cadendo mi sorrideva lieta,

invitandomi a seguirla nel tripudio.[5]

Cosa troverò sulla torre: un lago di sangue?

Draco non è certo solo, ci saranno dei Mangiamorte con lui: come potrà Silente convincerlo a rinunciare al suo compito, in loro presenza, senza condannare il ragazzo a morte certa?

Nei tanti piani predisposti insieme, non avevamo mai previsto lo scenario dei Mangiamorte a Hogwarts: quanti saranno? Posso riuscire a renderli inoffensivi o la loro presenza significa che è definitivamente impossibile salvare Albus?

Maledizione, come ha potuto, Draco, farmela così sotto il naso?

E Potter?

Sulla torre deve per forza esserci anche lui.

Se mi vedrà uccidere Silente, come potrò mai aiutarlo, in seguito?

Mi odierà, più di quanto già mi odi adesso, dopo aver saputo che sono stato io a rivelare a Voldemort la profezia che ha condannato i suoi genitori.

La porta della torre è davanti a me e un brivido gelato mi percorre la schiena: io non voglio più uccidere.

Io non voglio uccidere Albus.

Non posso uccidere l'uomo a cui voglio bene come a un padre.

La mia mano trema, mentre sollevo la bacchetta e mi accingo ad aprire la porta.

Albus è vivo!

Sta male, si regge a fatica in piedi, eppure non vedo ferite. Che la maledizione dell'anello lo stia già uccidendo?

Ci sono due scope: anche Potter è qui, senza dubbio nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità, pronto a colpirmi alle spalle quando mi avrà visto compiere una terribile e imperdonabile azione.

Morire è solo ciò che più ardentemente desidero, ma non ora: ho troppi importanti doveri da portare a termine, prima di poter smettere di soffrire.

Quattro Mangiamorte. C'è anche Greyback.

E' impossibile batterli da solo, anche col favore della sorpresa, con Albus in quello stato, Draco con la bacchetta abbassata e Potter che già starà prendendo la mira contro di me.

Draco.

- Il ragazzo non sembra in grado... [6]

Le parole di Amycus mi confermano che Draco non è capace di uccidere.

Poi, il mio nome, sulle sue labbra, in un dolce e agghiacciante sussurro di morte.

- Severus...

Avanzo e spingo rude Draco di lato, mentre i Mangiamorte arretrano, perfino Greyback sembra temermi.

Il mio volto deve essere terrificante, traboccante di odio verso me stesso e il mio passato che mi costringe a compiere la più tremenda delle azioni; sopraffatto dal disgusto per ciò che mi sto imponendo di fare per eseguire l'ultimo ordine di Albus.

Per l'ultima volta incrocio i suoi occhi azzurri e gli apro la mente affinché veda i miei pensieri.

Tu m'hai guardato dentro

nell'oscurità delle viscere:

nessuno ha la mia disperazione

nel suo cuore.

Sono un uomo solo,

un solo inferno.[7]

Ti voglio bene, Albus, padre mio.

Anche se mi costringi ad ucciderti.

- Severus... ti prego...

Sollevo la bacchetta: brucia nella mia mano.

E' dolore che finisce e amor che si consuma,

torre di sangue aperto con le mani bruciate.[8]

Non c'è spazio per indecisione o dolore: sono solo un maledetto assassino.

L'inferno è davanti a me.

Punto deciso la bacchetta sul suo petto.

Sono un assassino che vuole solo morire.

Le porte dell'inferno si spalancano.

Non voglio ucciderlo.

- Avada Kedavra!

Un raggio verde di morte.

Per lui.

Per me.

Uguale raggio mi chiude

in un centro di buio,

ed è vano ch'io evada.[9]

Ho annientato la mia anima e sono sceso all'inferno.


[1] Garcia Lorca – tratto da "Se le mie mani potessero sfogliare".

[2] Rabindranath Tagore – tratto da "traversata"

[3] Paul Verlaine – Raccolta "Amore": tratto da "Bournemouth".

[4] Earendil

[5] Earendil

[6] Nella parte che segue, il corsivo individua le parole originali scritte dalla Rowling.

[7] Salvatore Quasimodo – Dalla raccolta "Ed è subito sera": tratto da "Al tuo lume naufrago".

[8] Garcia Lorca – Tratto da "Terra e luna".

[9] Salvatore Quasimodo – Dalla raccolta "Ed è subito sera": tratto da "Spazio".

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