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CAPITOLO QUATTRO


«Dai, Assunta...Ti prego! Vieni al mio compleanno questa sera!» insiste Patrizia all'ora di intervallo.
«Non lo so, Patry. Il fatto è che ho iniziato a prendere un farmaco da poco tempo che mi fa degli effetti collaterali molto forti» le rispondo, sperando che se ne faccia una ragione.
Sono rientrata oggi a scuola in un giorno di inizio Dicembre e diciamo che sto andando avanti, accettando di essere epilettica.
«Ti ricordo che sei la ragazza del mio migliore amico!» parla ancora Patrizia.
«Dipende da come mi sento»
«Oh andiamo, mica hai 80 anni! Oppure siete abituati a farvi compatire in "Terronalandia"?»
Un altro motivo per cui non sopporto Patrizia è il fatto che parla male della mia terra.
Ovviamente ne ho parlato con Marco di ciò e lui ha avuto il coraggio di dirmi che scherzava e che non dovrei offendermi per queste stupidaggini.
Allora è uno scherzo quando dice che il Sud Italia è composta da gente ignorante o quando dice che Napoli deve bruciare dal Vesuvio?
Sono davvero scherzi ?
Ah già, dimenticavo: lui vive con degli zii che odiano la gente del Sud Italia.
Ho anche provato a dire a Patrizia che non deve mai più permettersi di scherzare sulla mia terra e cosa è successo alla fine? E' andata da Marco, lamentandosi che sono stata aggressiva con lei, quando non è vero e alla fine lui mi ha sgridato e ovviamente lei ci ha goduto.
Come sempre non riesco a farmi rispettare ed è meglio che me ne resto zitta e lo faccio solo per amore di Marco.
«Va bene, Patry. Vengo alla tua festa» le rispondo, dandole vinta.
«Wow! Fantastico! Voglio un bel regalo, mi raccomando!» ribatte, facendomi l’occhiolino.
Come se tutti i regali che le ho sempre fatto, hanno sempre fatto schifo.

Sono in metropolitana, ritornando a casa da scuola, e mi siedo in un posto isolato.
Sento di avere un brutto nodo alla gola.
Indosso le cuffie ascoltandomi "Come una cometa".
Il testo e il ritmo della musica è talmente lento e triste che mi fa piangere.
Ripenso a mille cose: ripenso a quanto mi manca la mia terra, a quanto mi manca il "Marco" che avevo conosciuti ai primi tempi.
Il "Marco" che mi rassicurava di esserci e che mi abbracciava se ero triste. Solo che Patrizia, poi, si è ingelosita e d'allora, Marco non mi ha mai più abbracciato. Ho tentato di farlo io ma lui si distacca, dicendomi che non ne ho bisogno.
Cerco sempre di capire dove sbaglio, ma ora non importa.
Prendo un fazzoletto, mi asciugo le lacrime e non mi rimane che andare avanti.

A casa la situazione non è decisamente migliore.
Mio padre è sempre più distante, mio fratello sta impazzendo senza lavoro, tantoché lo cerca amache in Lombardia e mia madre è sempre più ubriaca.
Ho saputo che vende gli oggetti che abbiamo in casa per fare soldi per comprarsi i "Gratta e Vinci" e sperare di vincere dei soldi.
La trovo ad occhi chiusi sdraiata sul divano, avendo in mano una bottiglia di Whisky quasi vuota.
Solo a vederla così, mi sento spaventata ma voglio vedere se sta bene.
Non vorrei mai che fosse andata in coma etilico e così la scuoto dolcemente per vedere se almeno si sveglia.
Lei apre gli occhi di scatto e mi da uno spintone che vado a finire contro il muro, battendo forte la testa.
Lei se ne va in cucina e io corro in cameretta, chiudendomi dentro. Ho la sensazione di sentirmi in pericolo.
Sento i suoi passi avvicinarsi e ho il cuore che mi batte a mille dalla paura.
«APRI QUESTA MALEDETTA PORTA! TI VOGLIO FARE FUORI!» urla come una pazza, bussando violentemente alla porta.
Io sono nel letto, tremando come una foglia e non so cosa fare. Non so se chiamare i carabinieri oppure no, ma ho paura solo che potrei peggiorare la situazione in famiglia.
Cerco di calmarmi, convincendomi che è tutta colpa dell'alcool e che ha rovinato il bellissimo rapporto con lei, temendo che non c'è nulla da fare per ritornare indietro come prima.
Mia madre smette di bussare e sento che si allontana, ma per ora non voglio uscire dalla cameretta, essendo ancora impaurita.
Mi è passata la fame e ora come ora preferisco mille volte ascoltarmi la musica di Rocco Hunt. Ormai è la mia ossessione che favorisce il mio benessere.
Chiudo gli occhi e non c'è più nulla intorno a me, tranne che la sua voce.
Così mi addormento con questa melodia che mi fa battere il cuore, non più dalla paura ma dalla gioia.

«Che cosa mi metto?» domando a me stessa, mentre sono davanti all'armadio con le ante aperte.
Non capisco come io abbia fatto ad accettare di andare a questa festa.
Guardando il lato positivo penso di non aver fatto male, visto che voglio dimenticare di quello che stava per fare mia madre qualche ora prima.
Spero che non accadrà mai più.
Inoltre mi sono anche dimenticata di fare il regalo e credo che, per quest'anno, mi toccherà a dividere con Marco.
Glielo comunico subito tramite Whatsapp. Sento già che mi risponderà male e che questa serata sarà uno schifo.
Subito dopo ricevo la risposta di Marco.

"Scusa perché? Non hai voglia di farle un regalo?"

" Ho avuto dei problemi in famiglia e non potevo"

"Bugiarda"

"Io sarei una bugiarda? Mia madre era ubriaca marcia e mi voleva far fuori!"

"Tua madre non è ubriaca, è stanca di te e dei tuoi capricci!"

Come può permettersi di giudicarmi così senza conoscere come sono andate veramente le faccende?

"Ok, bugiardella. Arrivo alle 20, ciao!"

"Ciao!"

Continua a non credermi a quello che gli dico e questa cosa mi fa davvero stare male. Ora cerco di non pensarci e devo assolutamente scegliere cosa indossare.
Alla fine opto per una semplice maglietta e un jeans, almeno mi sentirò a mio agio.

Alle 20 precise, Marco è sotto casa e io mi sento terribilmente a disagio. Sarà per la discussione che abbiamo avuto prima.
Avviso ad Ale che farò tardi, anche se la voglia di andare a questa festa non c'è l'ho proprio.
Appena entro in macchina, guardo Marco che sembra infastidito dalla mia presenza e ho un terribile magone.
Appena parte con la macchina, mi vengono in mente quei momenti in cui ai nostri primi appuntamenti dove eravamo innamoratissimi e con il sorriso in bocca.
Vorrei tanto sapere perché abbiamo smesso di essere come ai primi tempi e ora siamo così distanti con un grande freddo tra di noi.
È colpa di Marco che da sempre retta a ciò che dice Patrizia.
Il bello è che glielo dico e lui dice sempre che io non sono nessuno e che Patrizia è più importante di me.
Questo pensiero va via quando Marco accende la radio e non posso credere a quello che sto ascoltando: stanno trasmettendo una canzone di Rocco Hunt.
S'intitola “Vene è va" e mi piace da morire, soprattutto quando gira quel video dove mostra che è un naufrago che cerca la sua città in un’isola sperduta.
Quando inizia a cantare, io chiudo gli occhi e mi sento già rilassata.
Mi trasporta in un mondo che solo io posso entrarci e sto immaginando che lui sia qui davanti a me.
Lui che canta agitando il corpo sorridente e io che urlo come pazza dalla troppa adrenalina.
Come piangerei di gioia se tutto questo fosse vero.
Improvvisamente tutto si spegne, persino il mio sogno.
«Via 'sto terrone! Pure stonato e analfabeta!» interviene Marco, criticando Rocco Hunt con tanto odio.
Dentro di me si scatena una rabbia che mi fa venire voglia di picchiarlo e invece no, mi limito a stare zitta con le braccia conserte con la speranza che capisce che ha tolto la canzone che stavo ascoltando.
Passano i secondi in silenzio e allora decido di intervenire.
«Veramente, quella canzone che hai tolto, mi piaceva tanto...»
Marco incrocia il mio sguardo minaccioso e mi fa paura.
«Ti piace?» domanda secco.
«Sì» rispondo, avendogli occhi lucidi.
Spero solo che adesso riaccende la radio, che mi chiede scusa di averla spenta e di aver insultato il mio cantante preferito.
Invece niente.
«Seriamente ti piace questo terrone?»
«Certo e sarei pregata se non lo chiamassi così»
«Ah sì, giusto... Il fatto che siete terroni vi accomuna »
«Marco, ora mi stai offendendo» gli rispondo con calma e sentendo di essere sicura di me stessa.
«Se ti offendi, significa che è la verità. Comunque siamo a Torino e si ascolta musica normale. Quando sarai al tuo paese, ascolterai quello schifo, chiaro?» ribatte Marco, essendo fuori di sé.
«Chiaro» rispondo a testa bassa con una grande voglia di piangere e perdendo quella sicurezza che avevo soltanto qualche secondo fa.
Sta ferendo una parte di me e lo odio.
Vorrei lasciarlo, ma poi mi viene in mente che se lo farei, sarei completamente sola.
Tutto questo non mi va e ha vinto lui per l’ennesima volta.

«Finalmente siete qui!» sbraita quella scimmia urlatrice, andando addosso a Marco all'entrata del locale e non calcolandomi.
A volte sembra che la coppia sia "Patrizia e Marco" e non "Assunta e Marco", ma ormai ci sono talmente abituata che non sono neanche più gelosa.
Osservo Patrizia com'è vestita: vestito succinto con tanto di scollatura profonda come l'Oceano Pacifico, tacchi vertiginosi come l'Everest, truccata come il clown horror "It" e capelli laccati che fanno assomigliare a una parrucca.
Continua a sorridere con una grande falsità di quando Barbara d'Urso si commuove.
Sono qui da pochissimi minuti e già questo ambiente non fa per me.

Dopo che tutti gli invitanti sono arrivati, siamo qui tutti riuniti ad aprire i regali.
Mi preparo psicologicamente per quello che succederà.
Ogni regalo che scarta, urla come una pazza e ancora di più quando qualcuno le regala un completino intimo.
Mi domando chi sia quel pazzo ad avergli fatto quel regalo.
«E’ troppo bello, grazie Marchino!» esclama, mentre gli stampa un grande bacio sulla guancia.

Un completino intimo alla sua migliore amica? Ma stiamo scherzando?
Lo fulmino con lo sguardo, ma sembra che lui non ci faccia molto caso e quindi decido di prenderlo da parte, mettendolo a spalle contro il muro.
«Marco, scusami...»
«Che cosa vuoi? Vuoi per caso rovinarmi la serata?» mi risponde in modo scocciato.
Stavolta non mi faccio intimidire.
«Che cosa significa che tu regali a Patrizia un completino intimo? Non è mica la tua ragazza e menomale che dovevamo dividere il regalo insieme!»
«Beh, si da il caso che lei sia la mia migliore amica e so cosa le piace!»
«Certo, ma questi sono regali sono molto intimi e che dovresti fare a me, che sono la tua ragazza!»
«A te? Tu, in intimo, faresti pietà e faresti scappare qualsiasi uomo!» risponde per poi scoppiare a ridere.
Mi sento fortemente in imbarazzo e la mia autostima si è abbassata in un attimo.
Io e Marco, in due anni di relazione, non abbiamo mai fatto l'amore.
È sempre stato schifato del mio corpo, facendomi paragoni con il corpo perfetto di Patrizia e con quello delle modelle, ed è per questo che non me la sento di perdere la verginità con lui.
Mi è capitato di osservare il corpo perfetto di Patrizia durante il cambio di vestiti nell'ora di educazione fisica e ha un sedere sodo, una terza di seno e una pancia piatta come una tavola da surf.
Io, al contrario, ho il sedere grosso come una nave crociera, seno grosso dovuto ai miei chili di troppo e rotoloni di ciccia ovunque.
Inutile dire che ho provato a fare delle diete per raggiungere la perfezione del corpo di Patrizia, ma Marco mi scoraggia e io mi butto giù, lasciandomi andare.

Dopo la piccola discussione, Marco mi abbandona in mezzo al locale e io ci rimango malissimo per il commento che mi ha fatto pochi minuti fa.
Ora come ora ho voglia di ascoltare le canzoni di Rocco Hunt ed è un peccato io abbia lasciato il mio iPod a casa.
Intanto mi ordino da bere e da lontano noto che Patrizia inizia a ballare sul cubo e come al solito, vuole farsi notare.
Improvvisamente le luci si spengono a ritmo di musica e noto che sul cubo, è salito un ragazzo per strusciarsi sul corpo di Patrizia.
Mi auguro che non sia la prossima vittima "usa e getta" di Patrizia.
Quando la canzone finisce, torna la luce sul cubo e noto che quel ragazzo che si stava strusciando sul corpo di Patrizia, è proprio Marco.
Non è possibile. Non posso credere che sia vero.
Inizialmente penso che sia ubriaco, ma poi capisco che non lo è affatto e mi sta venendo una terribile nausea.
Decido di prendere la borsa e me ne vado via da questo schifo.

Cammino a passo spedito, dirigendomi verso la stazione dei treni Porta Susa, attraversando Piazza San Carlo vuota con un clima troppo freddo.
Che porco!
Continuo a ripetere a me stessa, mentre cammino con le lacrime bagnano le mie guance.

Pensa te, va a strusciarsi su quella cretina... E se, mentre io non ci sono, se la sono sempre spassata? Grazie Marco, hai rovinato tutto.

Quando sono a Porta Susa, mando un messaggio ad Ale in cui gli chiedo divenirmi a prendere alla stazione di Volpiano.
Lui risponde subito dopo, dicendomi di aspettarlo lì che sarebbe arrivato all’istante.
Meglio così, almeno mi risparmio la paura di prendere i mezzi di sera.
Mentre aspetto Ale, ripenso a quella scena che ho visto al locale e non riesco ancora a crederci.
Adesso capisco la loro complicità e ne sono veramente schifata. Mi fidavo di loro e ho permesso che rovinassero la mia vita.

Pochi minuti dopo è arrivato Ale e gli vengo incontro con una grande voglia di piangere. Lo abbraccio e mi sento al sicuro. Sarà meglio che non piango davanti a lui, non voglio che si preoccupa per me, visto che ha i suoi problemi.
Decido di spegnere il cellulare per non permettere più di essere cercata da gente ipocrita come loro.
Non li voglio più nella mia vita. Punto.


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