Capitolo 10 - Dim
I seguenti giorni di viaggio trascorsero rapidi, il Motolab 4 procedeva lentamente verso ovest superando oceani di campagne sempre più vuote, segnate e devastate, costellate da villaggi ridotti in miseria e da campi in cui magre vacche pascolavano solitarie, forse dimenticate da qualche contadino frettoloso di lasciare quel luogo oramai appestato dalla guerra.
Dopo quattro giorni la compagnia giunse finalmente in vista di una colonia fortificata abbastanza grande e sicura da essere ancora abitata da civile, oltre che circondata dai soliti accampamenti di guerra in cui i vaticanisti riposavano prima di giungere al fronte poco distante.
Tuttavia questo non rendeva esenti la colonia dal portare i soliti marchi della guerra: le mura erano doppie, un terzo anello era costruito per metà mentre sul secondo si vedevano le alte impalcature che avrebbero edificato nuove torri per ospitare altre armi di artiglieria a distanza.
A differenza di Niz, Dim era dominata da un'alta cattedrale in pietra, edificio simbolo del potere vaticano, così grande da essere considerata una cittadella nella città, anch'essa in costante espansione verso l'alto.
Scesero in città tutti insieme, lasciando a Ostuni l'onere di controllare Motolab e bivacco insieme a Kiloro e ai due macchinisti. I soldati si occupavano di trasportare i predoni catturati per la strada, gli stessi che solo qualche giorno prima avevano strappato la vita ad altri due soldati della scorta, ma spesso Petrangola doveva riprenderli e rimproverarne qualcuno, l'essere privati di due compagni aveva reso i soldati irosi e vendicativi, tanto che colpivano il fianco dei prigionieri ogni volta che ne avevano l'occasione e con qualsiasi pretesto.
- Piantatela, capisco il vostro rancore ma dobbiamo riportarli interi se vogliamo incassare qualcosa – disse, all'ennesimo abuso.
La ramanzina servì a poco e Baccara si sentì sollevata quando consegnarono i predoni alle autorità vaticane barattandoli per una notte di cibo, bagordi e un pass per poter violare il coprifuoco nell'area tra il secondo e il terzo anello.
- Avete una notte di libera uscita, avete alcol, cibo e donne gratis, vedete di non fare brutta figura e non esagerare, non ho intenzione di pagare la cauzione per nessuno di voi animali, siamo intesi?
- Sì, signora! - avevano esclamato praticamente in coro.
- Ora fuori dalle palle, ci vediamo domattina alle 9 all'accampamento.
I soldati scomparvero in un baleno lasciando Petrangola sola insieme a Baccara e Isamu.
- Voi due restate con me, non abbiamo tempo per riposare – disse, rivolta ai due.
- Dove vuoi andare? - domandò Baccara.
- Per noi ho avuto un permesso speciale – disse Petrangola, mostrando tre papiri rettangolari, impettita. - Andiamo nel secondo cerchio di mura.
- Cosa vuole fare lì, signora?
- Lavorare – rispose Petrangola, - dormire lì ci permetterà di essere a due passi dal centro, se vogliamo avere informazioni di prima mano sul fronte non c'è posizione migliore.
- Ma non si era stabilito di prendere il passaggio sotterraneo? - domandò Baccara.
- Sì, ma le informazioni non sono mai abbastanza. Poi non mi fido delle informazioni di Cornelio.
- Aveva una strana aura – si decise a dire Baccara, - ho visto una specie di ombra oscura.
Petrangola incassò l'informazione senza commentare, continuando a camminare nelle fangose strade affollate dell'anello esterno, tra fattori sporchi e vaticanisti in ricche armature ingemmate.
Si fermarono solo nei pressi del cancello per il secondo cerchio, un paio di guardie con armature ancora più ricche e decorate di quelle viste a Niz controllavano lo scarso flusso dei passanti quasi passivamente, attivandosi solo alla loro vista.
Petrangola mostrò i lasciapassare e la guardia scomparve in un piccolo ufficio posto a lato del passaggio, proprio all'interno delle mura. Al suo posto comparve un altro prelato, forse un officiale di alto rango.
Fece loro il quarto grado, guardandoli in cagnesco tutto il tempo. Alla fine, non trovando nessun motivo per bloccarli lì, confermò i visti con un timbro e li lasciò procedere.
- Ci stanno seguendo – disse Baccara, guardandosi le spalle con la coda dell'occhio.
- Lo so, ci controllano, è normale vista la situazione in città.
Proseguirono lungo le vie ordinate del secondo anello, qui si doveva trovare la maggioranza della borghesia ecclesiastica. Uomini e donne indossavano abiti decorati e ricchi di gemme che, però, Baccara non seppe identificare come taumaturgiche o meno.
Arrivarono alla locanda del centro, un edificio elegante, pulito e silenzioso, molto diverso dall'osteria incontrata a Niz.
- Desiderate? - domandò un uomo vestito da inserviente, fermandoli sulla soglia.
- Siamo ospiti del reverendo Planetra.
- Oh, chiedo scusa, lei deve essere la signora Petrangola.
- Esattamente.
- Loro sono suoi ospiti, immagino – disse, con un filo di disgusto.
- Esattamente.
- Il reverendo vi sta aspettando – continuò, invitandoli ad entrare e conducendoli attraverso la sala.
Baccara si guardò attorno intimorita, il locale era pieno di prelati e altolocati impegnati a mangiare, tra un sussurro e l'altro, seguendo la più rigida etichetta.
- Prego, da questa parte – disse, indicando un tavolino occupato da un uomo vestito in abito scuro con un calice mezzo pieno di fronte agli occhi. - Faccio portare immediatamente altri due coperti, vogliate scusarmi.
Petrangola si incamminò in direzione del tavolo sfoggiando il suo sorriso più cordiale, l'uomo rispose alla stessa maniera, sollevando una mano in segno di saluto. Era un uomo piuttosto anziano, Baccara valutò dalla sua aura che superasse abbondantemente il secolo, forse un secolo e mezzo, l'utilizzo della taumaturgia rendeva difficile decifrare certi particolari.
- Prego, accomodatevi – disse l'uomo, indicando la sedia di Petrangola.
Petrangola sedette, lasciando Baccara e Isamu in piedi alle sue spalle.
- Pensavo venissi sola, ho prenotato solo per due.
- Dovresti averlo capito che non mi muovo quasi mai da sola - disse Petrangola.
- A Petite Eden eri sola.
- È stato un caso – commentò. - Questi sono Isamu e Baccara.
- Una taumaturga – disse, alzandosi in piedi per stringere la mano ai due. - Lo sai che dovrei denunciarti per questo? - domandò, tornando a rivolgersi a Petrangola.
Questa rise.
- Sono solo un'iniziata, eminenza, non rivelerei mai segreti del culto - si giustificò Baccara.
- Lo spero per te, mi state mettendo in una situazione scomoda - commentò Planetra.
- Tu vivi in una situazione scomoda – disse Petrangola.
Due camerieri portarono un altro tavolo, due sedie insieme a piatti e posate, aggiungendo, in pochi istanti, i due posti mancanti.
- Qui c'è un'ottima cucina – disse Planetra, - vi consiglio il fagiano, è cotto seguendo le antiche ricette della zona, un ritrovamento di cui dobbiamo ringraziare il nostro corpo di esplorazione.
- Vi esaltate veramente per poco, voi preti - commentò Petrangola, leggendo il menu.
- Anche l'arte culinaria è stato un grande orgoglio europeo che, prima o poi, recupereremo per intero.
- Prima dovete smettere di fare la guerra a mezzo mondo.
- E perché mai, dobbiamo far sapere al mondo che la taumaturgia è superiore alle altre tecnologie terrestri, anche alle tecnologie taumaturgiche dell'Apostata. Questo mondo ha bisogno di essere guidato spiritualmente e noi siamo la forza adatta a offrire una guida di questo tipo – rispose il reverendo, - senza morale lasceremmo tutto a voi archeologi e ai vostri modi animaleschi di trattare qualsiasi cosa.
- Se noi archeologi avessimo modo di dominare il mondo probabilmente la superficie sarebbe già terraformata – sbottò Petrangola.
Planetra la guardò in cagnesco, ma fu solo un istante, poi sorrise: - Sei sempre la solita, saresti capace di dire eresie anche nella cattedrale di Jeru.
- È per questo che non vado mai in medio oriente.
Un cameriere si schiarì la gola, palesando la sua presenza a tutti i commensali. Planetra e Petrangola si zittirono, consultando il menu per poter ordinare. Baccara e Isamu si erano portati avanti, seguendo i consigli di Amedeo scelsero il famoso fagiano.
- Allora, a cosa devo questa tua visita?
- Devo avere informazioni su come procede la guerra – rispose Petrangola, - informazioni di prima mano – specificò.
- Che tipo di informazioni?
- Di tutti i tipi.
- Stai cercando la forgotten, vero?
- Perché lo sanno tutti?
- Una forgotten in superficie, i nostri servizi segreti lo hanno saputo praticamente subito.
- Bene, se lo sai allora dammi una mano.
- Lo sai che non posso farlo.
- Se vuoi puoi fare tutto.
Il cameriere interruppe il discorso servendo quattro piatti fumanti e portando una bottiglia di vino, ancora fresca di cantina.
- Ok, cosa vuoi per aiutarmi? - sussurrò Petrangola, appena il cameriere si fu allontanato di nuovo.
il reverendo gustò il primo boccone, guardando con un certo piacere l'espressione di Petrangola.
- La forgotten – rispose.
- Sai benissimo che è saldata alla mia mano e non potrei mai liberarmene, neanche se volessi.
- Ma non intendo quella, intendo l'altra forgotten, quella che ora è nelle mani dell'Apostata.
- Stai scherzando?
- In realtà no, mi accontenterei di poterla lasciare nelle mani del settimo direttorato per un paio di settimane.
- Non succederà mai.
- Ti abbiamo lasciato quella specie di guanto, ma prima o poi la tua famiglia dovrà darci anche quella, sono armi troppo pericolose per rimanere in mano a dei semplici archeologi.
- Ne fareste un grande utilizzo voi, magari contro i rossi a nord, oppure contro gli Yozoo.
Isamu si volse in quel momento, fu un movimento inconscio dato che non commentò ma riprese quasi subito a mangiare.
- L'utilizzo che ne faremmo non è affar tuo.
- La risposta rimane "no", le armi sono roba nostra.
Planetra ridacchiò: - Uguale a tuo zio.
- Mio Zio aveva una deontologia che voi vi sognate. Lui non bramava il potere o il controllo né si è mai permesso di fare la morale a nessuno. Le armi sono più al sicuro in mano nostra che in mano vostra.
Il reverendo smosse il cibo nel piatto con la forchetta.
- Se posso permettermi – disse Isamu, - io credo che sia conveniente anche per voi appoggiare la spedizione della signora Petrangola, da ciò che ho capito siete in un momento di stallo, il territorio vaticano è impegnato in una guerra su tre fronti, al momento il fronte occidentale è in una forma di tacita tregua. Inviare una spedizione vaticana all'interno dei territori neoterrani sarebbe un incentivo per far riprendere gli scontri, allo stesso tempo non potete lasciare che l'Apostata metta le mani su una tecnologia simile.
- È vero – confermò Baccara, - l'Apostata ha raccolto con se i migliori ingegneri e alcuni dei taumaturghi più brillanti, non gli ci vorrà molto a scoprire i segreti di una forgotten, se la avrà tra le mani.
Amedeo ascoltò entrambi con molta attenzione.
- Peccato che l'Apostata abbia già messo le mani sulla forgotten.
- Quindi è un'informazione verificata?
- Sì, lo è.
- Allora i miei sottoposti hanno ancora meno torto, dovreste appoggiarci anche solo per sottrarre la forgotten dalle mani dell'Apostata prima che ne scopra i segreti.
- No, non hanno per niente torto – fu obbligato ad ammettere. Aveva un'espressione pensierosa. - Tuttavia è un'arma che preferisco non cada neppure in mano vostra.
- Devi pensare a qual'è il compromesso migliore, in mano nostra o in mano loro? - domandò Petrangola, mettendolo alle strette.
Il reverendo Planetra fece oscillare il calice di vino un paio di volte, immerso in profonde riflessioni.
- E va bene - rispose il prelato, - avrai le informazioni che ti servono.
E sul volto di Petrangola si materializzò una mezza risata di vittoria.
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